Avete mai immaginato Sir Daniel Fortesque viaggiare nel tempo come il Principe di Persia? Non come il simpatico cavaliere che conosciamo, ovviamente, ma come cacciatore di anime assetato di vendetta al servizio di Chtulu? Tutto, naturalmente, imbracciando uno spadone da mille pollici dal nome particolarmente rassicurante di “Mietitrice d’Anime“? Bene: se non ci avete mai provato, o vi chiedete perché mai dovreste provarci, la risposta risiede nel personaggio di Raziel, protagonista nel nuovo numero della nostra rubrica e cuore della saga di Soul Reaver: Legacy of Kain.
Fin dal primo capitolo (Blood Omen), la saga si distinse per complessità ed intreccio e narrava le vicende di Kain, signore della terra immaginaria di Nosgoth e vampiro assetato di sangue e potere.
Per il nuovo numero della nostra rubrica, tuttavia, ci focalizzeremo su Raziel, luogotenente e primogenito di Kain, protagonista di secondo e terzo capitolo della saga (Soul Reaver e Soul Reaver 2, tra l’altro splendidamente rimasterizzati proprio di recente) e personaggio dal destino tragico ed eroico al tempo stesso.

Ma andiamo con ordine.
La saga di Legacy of Kain si dispiega nella terra di Nosgoth, mondo fantasy- horror popolato da vampiri ed esseri umani. I vampiri di Nosgoth hanno molte cose in comune con i succhiasangue della nostra tradizione (immortalità, sete di sangue, fattezze mostruose ma vagamente umane) e al tempo delle nostre vicende hanno sterminato o trasformato in vampiri gran parte del genere umano. Responsabile della trasmutazione di massa è Kain, signore assoluto dei vampiri e nemico del genere umano. Al suo fianco un manipolo di fedelissimi luogotenenti, vampirizzati da cadaveri di esseri umani, e la Mietitrice d’Anime, arma leggendaria animata da una misteriosa entità divora-anime. (qualcosa di simile alla Soul Edge di Soul Calibur)
Tralasciando, quindi, le vicende di Blood Omen, incentrate sull’ascesa di Kain, la parabola di Raziel ha inizio proprio da qui: da un potente sovrano vampiro e dai suoi fedelissimi luogotenenti a concilio nella sala del trono.
Cacciatore di anime ed angelo della vendetta
Già nel nome Raziel anticipa la propria sorte e rappresenta la dimensione sacrale e religiosa che si respira nella saga.
Secondo la Kabbalah ebraica, l’arcangelo Raziel aveva raccolto in un libro tutta la conoscenza terrena e celestiale dell’universo ma gli angeli suoi fratelli, per invidia, rubarono il testo e gettarono Raziel in mare. Il Raziel videoludico, invece, progredisce più velocemente di altri vampiri sulla scala evolutiva, sviluppando in esclusiva un paio d’ali, e per invidia o paura viene tradito e punito da Kain con la complicità degli altri figli/ luogotenenti.
Il personaggio, quindi, si ispira ad un clichè/ archetipo piuttosto comune nella narrativa : l’angelo tradito e caduto in cerca di brutale vendetta.

Consumato nel corpo e nell’anima Raziel, però, risorge dall’oltretomba grazie ad una misteriosa ed antica divinità divoratrice di anime ma non è più un vampiro assetato di sangue bensì uno spettro affamato di spiriti.
Una specifica è d’obbligo. Come accennato i riferimenti sacri e filosofico/ religiosi in Legacy of Kain sono innumerevoli. L’antica divinità che riporta Raziel alla vita si identifica come la Ruota del Destino: un eterno ciclo di morte e rinascita che ogni anima ed essere vivente affrontano in perpetuo. Il concetto è naturalmente ispirato dalla filosofia e dal culto ma in Soul Reaver è applicato ad un personaggio (l’antica divinità, appunto) che fondamentalmente si nutre di anime come una sorta di parassita dell’oltretomba.

Kain, tuttavia, durante il suo regno, ha vampirizzato gran parte dell’umanità ed impedito ad anime e spiriti di morire lasciando, quindi, la Ruota del Destino a bocca asciutta. Approfittando dell’odio di Raziel per Kain, dunque, la Ruota riporta in vita Raziel e gli affida il compito di eliminare Kain assorbendo le anime di vampiri ed umani lungo il cammino della vendetta.
Soul Reaver: il cammino della vendetta
Nel primo capitolo Raziel è fondamentalmente un vendicatore. Tutta la narrativa di Soul Reaver, in effetti, gioca sull’ambiguità del personaggio tra angeli e demoni. Raziel nasce da archetipi narrativi diversi: il ritorno del rimosso, tipico del grande schermo in pellicole come Rambo e videogiochi come God of War ( link all’articolo dedicato proprio al Fantasma di Sparta), e l’angelo caduto, più affine alla mitologia e alla sacralità in miti come Icaro o Lucifero.
Proprio come Satana, d’altra parte, Raziel non riesce davvero a compiere la sua vendetta. In un primo incontro/ scontro con Kain il cacciatore di anime soccombe alla forza del vampiro e si salva per miracolo. Per qualche motivo la Mietitrice di Kain si spezza al momento del colpo finale, infrangendosi contro il corpo inerte di Raziel ed una versione fantasma della lama si avvinghia a Raziel senza più lasciarlo.La Mietitrice d’Anime, in effetti, è una componente essenziale della mitologia della saga. Rappresentante e forse iniziatrice della lunga tradizione di spade possedute nella storia videoludica, è animata da una misteriosa entità divoratrice di anime che si avvinghia a Raziel e l’accompagnerà più o meno fedelmente per tutto il suo percorso.

In un secondo, decisivo incontro con Kain, dopo aver attraversato una Nosgoth in rovina e trucidato i propri fratelli traditori, Raziel è finalmente pronto a sfidare e forse sconfiggere il suo vecchio sovrano ma Kain, attivando una sorta di immensa macchina del tempo, fugge nel passato di Nosgoth, e Raziel, sprezzante del pericolo e ignaro delle conseguenze, insegue la sua nemesi attraverso il tempo.
Soul Reaver 2: il Fato e il libero arbitrio.
Se vi sembra strano sentir parlare di viaggi nel tempo in un fantasy- horror dalle tinte cavalleresche, dimenticate probabilmente le avventure del buon Principe di Persia, che ci portava a spasso nel tempo già nell’antica Persia.
Se però immaginate qualche gita nel passato da centro anziani in pellegrinaggio, siete completamente fuori strada. Soul Reaver si muove nel tempo come una DeLorean a propellente per razzi, saltando avanti e indietro negli anni e disegnando una cronologia di eventi labirintica, intricatissima che si estende a tutta la mitologia del mondo di gioco.
Nel passato Raziel svela a poco a poco segreti seppelliti alle origini del mondo ma comprende anche meglio il ruolo degli attori in gioco. Una semplice storia di vendetta e violenza si espande su una scacchiera ben più ampia: la morte di Raziel era parte di un piano più complesso, Kain aveva previsto e programmato la rinascita del cacciatore d’ anime e l’antico dio ha soltanto approfittato di un momento previsto dal destino.
Nel secondo capitolo della storia di Raziel il focus si sposta su un tema più delicato e problematico della semplice vendetta: il problema della predestinazione.
I viaggi nel tempo e il ruolo da pedina di Raziel, infatti, introducono una condizione narrativa problematica tipica del genere: il Destino, la possibilità che la vita e la storia seguano un corso prestabilito e siano immutabili. Come capire, dunque, se scelte e alternative siano frutto del libero arbitrio o di una scelta obbligata?
La domanda arriva a scomodare i massimi sistemi e riecheggia avanti e indietro nel tempo fino a raggiungere un tragico epilogo dopo la resa dei conti finale.
(Spoiler) Imbracciando la Mietitrice d’Anime in forma materiale, Raziel uccide la propria controparte del passato ma scopre di essere la misteriosa entità che ha animato la spada fin dall’inizio. Gli eventi, infatti, hanno luogo in un tempo precedente all’ascesa di Kain, quando la Mietitrice non era ancora in possesso del vampiro e Raziel non era ancora il luogotenente del sovrano di Nosgoth.
L’intera vicenda del cacciatore di anime, dunque, si chiude in un loop temporale senza via d’uscita, inesorabilmente costretto in un ciclo eterno di morte e rinascita.
Raziel: il passato ed il futuro.
Naturalmente la storia di Raziel prosegue nell’ultimo capitolo della saga, Defiance, che segue e conclude le vicende di Kain e Raziel contemporaneamente. Ma se il futuro del cacciatore di anime riserva ancora parecchie sorprese il passato non è da meno.
Come accennato Legacy of Kain affronta temi di massima natura come il destino e la vendetta ma si riserva anche problemi e dibattiti di natura più attuale e concreta. Nel passato di Nosgoth vampiri ed esseri umani non convivono pacificamente. L’intolleranza e la discriminazione dilagano feroci: in parte per la natura predatoria dei vampiri, in parte per la paura dell’ignoto tipica degli esseri umani. A tal proposito gli esseri umani hanno fondato l’ordine dei Sarafan: monaci guerrieri d’ispirazione templare, che hanno il compito di cacciare e sterminare i vampiri. Raziel e i suoi fratelli non sono altro che Sarafan riportati in vita e vampirizzati da Kain in un gesto di massimo disprezzo per il genere umano.
Raziel, dunque, affrontando la propria controparte umana nel passato, si ritrova a fronteggiare un doppio paradosso esistenziale: non soltanto la verità e la tragedia del proprio futuro come spirito della Mietitrice d’anime, ma anche il grottesco paradosso del proprio passato come essere umano e cacciatore di vampiri.

Ripudiando il proprio passato, dunque, Raziel accetta il proprio destino pensando di esercitare il proprio libero arbitrio, soltanto per scoprire, pochi istanti dopo, di essere una pedina nelle mani della storia.
Immagina di lanciare la moneta tante volte. Un giorno potrebbe atterrare di taglio.
Il tempo, però, come il buon Principe di Persia ci insegna, non è un fiume in piena ma un mare in tempesta e ci nasconde alternative impervie e misteriose, non sempre fedeli alle apparenze. Nell’ultimo capitolo della saga, Legacy of Kain: Defiance, Raziel e Kain, alleati, ribaltano le carte in tavola e cercano di ripristinare l’ordine e l’armonia a Nosgoth.
Prima di proseguire, tuttavia, abbiamo bisogno di tornare indietro nel tempo, di viaggiare attraverso i secoli fino ad un nobile ed anonimo viandante nelle terre di Nosgoth, mille anni prima di Raziel e dell’antico dio.
Un nobile ed anonimo viandante di nome Kain.