Sviluppato da maitan69 e pubblicato da Whitethorne Games, RE:CALL è fondamentalmente un’avventura grafica ad enigmi testuali dotata di un gameplay ingegnoso e una trama magnetica e divertente. Noi abbiamo vissuto l’avventura dei personaggi di RE:CALL sulla nostra Xbox One e questa è la nostra recensione. Pronto a fare un viaggio tra ricordi imprevedibili e tutti da modificare?
RE:CALL – Nulla è come sembra, tutto può cambiare
Raccontare le vicende di RE:CALL è molto rischioso considerando che l’intera vicenda sviluppata da maitan69 racchiude sorprese dentro sorprese, colpi di scena (alcuni telefonati, altri ben riusciti) e capovolgimenti di prospettiva continui e gradevoli da svelare di capitolo in capitolo.
Nel corso di RE:CALL vestiremo i panni di vari personaggi, ma il principale sarà Bruno Gallagher, un ragazzo solitario, in leggero sovrappeso, insicuro e che vive in un appartamento perennemente in preda al caos e al disordine (e la conferma l’avrai da subito scoprendo dove ha nascosto le chiavi di casa). Bruno ha però uno stravagante “potere”, non si sa come o perché (dovrai scoprirlo nel corso del gioco), è in grado, raccontando o ascoltando un evento, di modificare il passato, cambiando il presente.
In poche parole, se Bruno racconta qualcosa, quel qualcosa è realmente avvenuto, anche se cambia alcuni dettagli in modo folle. Stesso discorso se ascolta una storia. Bruno, infatti, è in grado d’intromettersi nella storia “ascoltata” e di modificarla radicalmente. La genialità del titolo e del gameplay stesso è qui, nel come cambia la storia al cambiare delle nostre decisioni. E no, non è la coerenza narrativa quella che bisogna cercare, ma un modo, anche folle, di ottenere quanto necessario.
Non devi però spaventarti per la “coerenza narrativa” in quanto RE:CALL è terribilmente coerente con sé stesso. Questo significa che dovrai entrare nell’ottica del gioco che non scopre le sue carte fino alla fine. Anzi, l’opera di maitan69 si diverte a stuzzicare la fantasia dell’utente di capitolo in capitolo.
Lo fa grazie anche a un cast di personaggi non molto vasto, ma ben caratterizzato, seppur non manchino i tipici cliché. Noi ci siamo affezionati a più di un personaggio e ti anticipiamo che non mancheranno momenti ironici e altri decisamente folli, così come momenti drammatici e alcuni perfino “violenti”. C’è tutto in RE:CALL: un killer mascherato, poteri stravaganti da svelare, storie di bullismo (soprattutto legate all’aspetto fisico), critiche alle classi sociali (non mancherà la riccona snob di turno) e sulla giustizia (con un vago sentore di Gotham City), signori della droga e tanto, tanto altro.
Se l’inizio di RE:CALL può spiazzare e confondere, più si va avanti, più avrai chiaro determinati punti ritrovandoti tra le mani un prodotto a suo modo originale e divertente in ogni sua sfumatura narrativa.
Cambiamo il presente a suon di scelte
RE:CALL è un’avventura grafica puntata sulla narrazione e su enigmi principalmente testuali. Noi controlleremo il personaggio di turno e avremo a disposizione delle micro-aree da perlustrare con una visuale isometrica. Il primo impatto, per estetica e impostazione, richiama Earthbound e i primi Pokémon, ma privo della complessità ambientale di questi ultimi.
Non avremo alcun inventario a nostra disposizione, tutto quello che potremo fare è girovagare e interagire con determinate persone e oggetti. A seconda del nostro obiettivo, saremo chiamati a scovare e concatenare una serie di decisioni attraverso una fase di trial and error veloce e mai eccessivamente ripetitiva. Ogni livello sarà ambientato in un determinato flashback ma, salvo in alcuni casi, potrai spostarti tra presente e passato liberamente. Questo perché, modificando alcune cose nel passato, si avranno determinate conseguenze nel presente.
Risolvere enigmi nel passato può quindi sbloccare un passaggio nel presente e così via. Scovare il percorso giusto da intraprendere e quindi la giusta sequela di modifiche e scelte, garantisce soddisfazione e riesce a divertire praticamente sempre, grazie a trovate originali e poco prevedibili. E questo sistema funziona così bene che, quando ti ritroverai a vivere una delle fasi “differenti”, noterai il cambio di ritmo, in negativo. Ci riferiamo, in particolare, alle fasi finali del gioco che diventa puramente stealth con banali puzzle a pulsanti decisamente noiosi e poco accattivanti e che stonano molto in rapporto alle altre fasi di gioco.
Questa impressione negativa è legata soprattutto al fatto che le ultime fasi perdono quasi completamente il guizzo originale, abbandonando il sistema di scelte e decisioni testuali e limitandosi a lunghi, monotoni e ripetitivi puzzle ambientali che non convincono praticamente mai e che anzi, ti ritroverai a svolgere sperando di finirli presto proprio per scoprire il resto della storia.
Grafica e sonoro
Graficamente RE:CALL fa il minimo, offrendo una grafica retrò in pixel che, se è accettabile per i personaggi (anche se sembrano privi di braccia), per le location offre una povertà disarmante. Questo problema lo si nota soprattutto perché gli ambienti sono molto vasti e terribilmente spogli, oltre che tutti uguali tra loro (di micro area in micro area).
E questo problema si moltiplica nelle ultime fasi di gioco dove ti ritroverai a percorrere più volte un determinato luogo eccessivamente spento, privo di dettagli e privato anche dell’originalità del gameplay legato alle scelte e relative modifiche.
Ovviamente, le cose che risaltano di più sono, appunto, quelle legate alle scelte e in questo la grafica regge abbastanza bene, ma una maggior cura nei dettagli e soprattutto nelle ambientazioni, avrebbe potenziato ancora di più un titolo decisamente carismatico. Buoni invece gli artwork dei personaggi, spesso flagellati da glitch. Tali artwork, statici, ricordano quelli utilizzati nelle visual novel e questo perché in RE:CALL ti troverai a leggere molto e tutto in inglese (assenti i sottotitoli in italiano).
Il sonoro si difende discretamente bene, con alcune tracce che spiccano più di altre. Il tutto senza mai risultare invasivo o fastidioso, ma neanche particolarmente memorabile.