Glyph è un platform in 3D, creato dalla casa danese Bolverk Games, il quale è il classico titolo facilissimo da capire, ma difficile da padroneggiare. Per i giocatori più anziani, le sue meccaniche, potranno ricordare fortemente Kula World, titolo dall’alto valore collezionistico, uscito nel lontano 1998, dove prendevamo i panni di una palla, impegnata nel percorrere labirinti pieni di insidie.
Qui il concetto è molto simile, in Glyph, infatti, saremo uno scarabeo che potrà trasformarsi in una sfera e con lui dovremo superare i vari livelli proposti, i quali sono pieni di insidie ed esplorabili per trovare segreti e oggetti utili nel proseguire nella nostra quest.
Idea originale, ma sarà sufficiente per darci un titolo godibile? Vediamolo insieme.
Uno scarabeo nell’antico Egitto
Nel gioco impersoneremo Glyph, uno scarabeo che viene resuscitato da uno degli ultimi rimasti della nostra razza ovvero Anobi. Il nostro obiettivo sarà fermare la corruzione che si è creata durante l’utilizzo della Heart of Creation, ovvero la fonte di energia del nostro popolo.
Il plot verrà spiegato man mano che progrediremo nel titolo, visto che inizialmente verremo catapultati in un tutorial che ci farà capire le basi delle nostre capacità. Quindi il gioco ci spiegherà come poterci muovere, come saltare e cosa dover raccogliere per poter superare i livelli. La trama non è importante in Glyph, ma ci dà comunque un motivo per proseguire e capire il perché stiamo compiendo determinate azioni.
In Glyph avremo salti, rimbalzi e rotolamenti
Come dicevo ad inizio recensione, il gameplay di Glyph ricorda fortemente Kula World, un gioco del 1998 uscito per PlayStation. L’obiettivo del titolo è quello di partire da un punto A e arrivare ad un punto B cercando di prendere le monete e gli oggetti disseminati nel percorso.
Visto che impersoneremo una palla, o meglio uno scarabeo che si può trasformare in sfera, ci saranno tutti i pregi e i difetti di questa condizione. Potremo: saltare, rimbalzare, rotolare nelle varie piattaforme e, visto che siamo un insetto, trasformarci per planare brevemente. La fisica di questo titolo è stata fatta in maniera davvero ottima e il senso di instabilità, data dall’essere una sfera, è ricreata in maniera davvero ottimale.
Anche gli ambienti di gioco aiutano il gameplay, visto che per muoverci dovremo passare solo per le piattaforme e mai toccare la sabbia. Infatti se andremo al di fuori dei confini che ci sono concessi, sarà l’equivalente di morte certa e ripetizione del livello. Oltre a questo avremo altri ostacoli da superare come ad esempio lava o salti, che potranno essere superati solo dopo aver appreso pienamente le varie capacità di Glyph.
Inoltre, disseminati per i vari stage di Glyph, troveremo monete, gemme e simboli i quali saranno importanti per poter progredire nei livelli successivi, quindi l’arrivare alla fine dello stage, trovando la chiave che sbloccherà l’uscita, non sarà sufficiente. Infatti i livelli, per essere giocati, richiederanno la spesa di un certo ammontare di monete, gemme o simboli. Questo fa si che l’esplorazione, all’interno degli stage 3D di gioco, venga quasi obbligata.
La difficoltà di Glyph è ben bilanciata. Partiremo da alcuni livelli basilari che ci faranno capire come muoverci, per poi arrivare a delle difficoltà progressive negli stage di gioco successivi. L’ostilità di un livello verrà presentata tramite le classiche stelle, meno stelle ci saranno più semplice sarà il livello. Posso assicurati che nelle parti più avanzate, la sfida generale di Glyph diventa qualcosa di davvero importante.
Graficamente nulla di eccezionale
Se dal lato gameplay nulla da dire in Glyph, visto che i livelli proposti sono ben strutturati e il grado di sfida non è davvero niente male, graficamente il titolo risulta un po’ anonimo anche per colpa dell’ambientazione egizia, la quale ci porterà per forza di cose ad ambienti tutti molto simili tra di loro.
Anche le texture non sono scandalose, ma nemmeno eccezionali. Siamo di fronte al classico senza infamia e senza lode. Sicuramente si poteva osare un po’ di più magari aggiungendo qualche elemento a sfondo. In questo modo il tutto risulta un po’ spoglio. Le musiche e gli effetti sonori sono buoni, ma non eccellenti anche se non complesso fanno il loro dovere nell’accompagnarci nei vari mondi di gioco.
Concludendo
Glyph è un gioco che va sicuramente tenuto d’occhio, anche se non è perfetto. Il classico titolo che se padroneggiato può dare grandi soddisfazioni, visto il grado di sfida che da. Non solo questo, Glyph risulta ideale anche per la classica partita mordi e fuggi. Tra i lati positivi abbiamo sicuramente la fisica nei movimenti del personaggio, la quale è creata in maniera eccellente visto che, trattandosi di una palla, la sua instabilità viene trasmessa e ricreata molto bene.
Unica nota dolente per la grafica, la quale è sì colorata, ma pecca negli sfondi, poiché l’ambientazione egizia rende tutti gli stage di gioco estremamente simili tra di loro. Capiamoci non siamo di fronte ad un brutto lavoro, anzi, però si poteva osare sicuramente di più, allo stato attuale siamo di fronte al classico senza infamia e senza lode.
Se sei un amante delle sfide ostiche puoi prendere Glyph ad occhi chiusi, non ti deluderà. Se invece sei alla ricerca di qualcosa poco impegnativo, dove rilassarti e spegnere il cervello, forse faresti meglio a puntare su altro.