Ci sono titoli che hanno influenzato in maniera indelebile il mercato videoludico nel corso degli anni, e mi suscita sempre una certa curiosità vedere gli echi dei mostri sacri nelle produzioni odierne. A mio parere, uno dei world building più efficaci, nella sua semplicità, nelle saghe videoludiche classiche è senza alcun dubbio quella della serie Metroid: una cacciatrice di taglie spaziale si ritrova su pianeti sconosciuti, da sola contro una misteriosa minaccia aliena.
Un concept molto cinematografico che ricorda la fantascienza di stampo cosmico degli Anni ’30, ma che ha trovato una delle sue espressioni migliori proprio nel medium videoludico. Mi sono imbattuto per caso in Astronite, l’oggetto di questa recensione, e andando a ritroso effettivamente la comunicazione relativa al titolo è stata molto ridotta. Potrebbe trattarsi di uno di quegli indie destinati a cadere presto nel dimenticatoio, e sarebbe un vero peccato.
Non ho citato a caso Metroid (che potrebbe tornare molto presto stando alle ultime indiscrezioni) e il cinema Anni ’30 a caso in apertura: Astronite è una vera e propria lettera d’amore verso questi autorevoli fonti, ma senza rinunciare a un tocco di personalità! Un titolo che non riprende pedissequamente i modelli a cui si ispira, ma che sa condire con una certa azzeccatissima ironia le situazioni che vivono i giocatori e rinnova il genere del metroidvania con un pizzico di soulslike: analizziamolo assieme nel dettaglio!
Astronite: un bellissimo mare spaziale di citazioni!
Fin dalle premesse e dalle primissime battute, Astronite non vuole nascondere il suo voler essere un prodotto nato come un calco dei primi Metroid. La trama infatti ci porta nell’anno 7002 con il nostro astronauta protagonista impegnato nella missione 2205 (guardacaso il primo Metroid era ambientato proprio nell’anno 20X5, una strana assonanza numerica, non trovi?); un incarico che sembra davvero ostico e che lo sta portando sul pianeta Neplea.
I precedenti esploratori che si erano avventurati su questo pianeta sono stati costretti a battere in ritirata a causa di una misteriosa e minacciosa presenza aliena guidata dal misterioso “Sconosciuto”, un’entità senziente (che ricorda una sorta di cervellone, una madre oserei dire…) che è riuscita a opporsi ai vecchi esploratori e a mettere in piedi una vera e propria armata di bestie aliene che hanno invaso Neplea. La nostra missione sarà quella di…
… non ci è dato sapere! Mentre staremo comunicando con la base infatti, le comunicazioni si interromperanno e saremo costretti a un atterraggio rovinoso sul pianeta Neplea; a questo punto, qualunque fosse la nostra missione in precedenza ora il nostro obiettivo sarà cambiato e sarà inequivocabilmente uno: sopravvivere! E ovviamente, se possibile, tentare di riparare la nostra astronave per riuscire a fuggire e fare ritorno a casa.
In realtà la narrazione si esaurisce quasi del tutto qui, la nostra esplorazione infatti sarà intervallata solo sporadicamente da qualche dialogo con qualcuna delle creature più evolute che affronteremo sul pianeta e con un misterioso “commerciante”. Per il resto, in puro stile soulslike (un aspetto fondamentale per il gameplay) dovremo esplorare Neplea per avere un quadro più chiaro della situazione.
Non sarà però una vera e propria narrativa silenziosa in stile Miyazaki, il nostro protagonista infatti si fermerà a riflettere e non mancherà mai di esplicitare le proprie scoperte, sarà lui quindi ad accompagnarci nella scoperta ed esaminare e chiarire tutto ciò che sta succedendo, così da dare un quadro chiaro al giocatore. Ciò che ho più apprezzato nella narrazione è l’ironia da cui questa è pervasa, sempre azzeccatissima, pungente senza però scadere mai nella critica e soprattutto onnipresente, ma che non svilisce o ridicolizza mai il contesto.
Gameplay: sei pronto alla sfida?
Come già detto in apertura, a livello di gameplay Astronite continua sul filone dell’omaggio alla serie di Metroid, senza però risparmiarsi alcune contaminazioni con il soulslike. Sia chiaro, il gioco non inventa nulla e il sottogenere del soulsvania ha spopolato negli ultimi anni dopo essere stato sdoganato dal riuscitissimo Hollow Knight; eppure, anche in questo caso il titolo riesce a tirare fuori la sua unicità soprattutto grazie all’ironia che pervade anche il gameplay stesso.
Nelle prime battute infatti il nostro astronauta potrà contare su una dotazione completa che gli permetterà di sparare ai nemici, andare sott’acqua, scattare sia a terra che in aria e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia, poco dopo il suo disastroso schianto su Neplea, il nostro perderà tutto ciò che aveva a disposizione e le sue capacità saranno ridotte al minimo, al punto che inizialmente saremo costretti a evitare qualunque minaccia scappando senza poter reagire in alcun modo.
Tuttavia, come in ogni metroidvania che si rispetti, non resteremo inermi a lungo, anzi, inizieremo poco a poco ad arricchire il nostro arsenale andando avanti nell’esplorazione (e ovviamente ogni oggetto recuperato in questo modo sarà fondamentale per accedere a percorsi precedentemente impraticabili) oppure acquistando power up dal misterioso “mercante” a cui facevo riferimento in precedenza, ed è proprio grazie a questa figura che Astronite si tinge di soulslike!
Questo losco figuro infatti ci fornirà infatti una vasta selezione di power up e in cambio chiederà Shpirti, una peculiare valuta di gioco che otterremo eliminando nemici. Il problema è che questi Sphirti si riveleranno estremamente volatili, e in caso di sconfitta rimarranno sul luogo della nostra dipartita, avremo però un’occasione per recuperarli, ma se moriremo ancora prima di recuperarli andranno persi per sempre in puro stile soulslike!
Astronite è un titolo molto impegnativo, che richiede parecchia dedizione e memoria muscolare nelle fasi platforming, ma anche molta attenzione nelle boss fight che potranno rivelarsi davvero ostiche se non affrontate nel modo giusto. Inoltre, i power up saranno davvero costosi e riuscire ad acquistarli sarà un’impresa tutt’altro che facile dovendo accumulare molti Shpirti e dovendo tornare a comprarli senza perderli durante il tragitto.
Eppure, nonostante questa difficoltà marcata, Astronite non restituisce mai la sensazione di essere ingiusto, anzi si rivela una sfida impegnativa e “vecchio stile” adatta ai giocatori che cercano un ritorno al passato senza però rinunciare a quel tocco di modernità che il gioco riesce a far trasparire in ogni aspetto.
Comparto tecnico ispiratissimo
In apertura, ho parlato di come le fonti di ispirazione di Astronite non siano solo da ricercare nella serie Metroid, ma anche nel cinema fantascientifico Anni ’30 e questo è palese già dal comparto grafico. Il titolo infatti presenta una piacevole grafica pixel in bianco e nero che contribuisce ad aumentare il senso di mistero e minaccia del pianeta sconosciuto e delle creature aliene, una grafica che si mescola, tra l’altro, alla perfezione con le scelte intraprese per il sonoro.
Per quanto riguarda il comparto sonoro infatti, gli sviluppatori hanno optato per dei silenzi quasi onnipresenti, che si interrompono soltanto in alcuni momenti e durante le boss fight, rivelando una colonna sonora di tutto rispetto. Tuttavia, ho trovato la scelta di eliminare l’accompagnamento musicale davvero azzeccata, in quanto trasmette il senso di solitudine che prova il protagonista durante la sua avventura e aiuta il giocatore a immedesimarsi.
In definitiva, Astronite è un omaggio davvero riuscito alla serie Metroid, un titolo che riesce a condensare in sé tradizione e modernità regalando ai giocatori una sfida impegnativa, ma mai ingiusta, e impreziosito da un riuscitissimo comparto sonoro e grafico, nonché da un umorismo onnipresente, ma talmente bene calibrato da non risultare mai fuori luogo o eccessivo.