Sviluppato da Illogika e pubblicato da Atari, Atari Mania non è solo un gioco ma è un modo per festeggiare i 50 anni di Atari. E lo diciamo da subito, i festeggiamenti sono dannatamente divertenti a patto di accettare ciò che il gioco, a conti fatti, è: una collection di microgiochi retrò molto ancorato al suo passato (di cui ne è portavoce con cura e originalità). Noi abbiamo vestito i panni del custode di questo stravagante museo/magazzino su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Atari Mania: basta un solo pixel…
Atari Mania racconta sì la lunga catena di giochi che hanno caratterizzato, e caratterizzano tuttora, il mondo di Atari, ma è anche un pretesto per raccontare una storia inedita, quella di un bizzarro, paziente e coraggioso custode di cui vestiremo i panni. Come in “Una Notte al Museo”, anche qui ci ritroveremo a vigilare sui personaggi dell’universo Atari che, per l’occasione, escono dai loro cabinati regalandoci dialoghi in gran parte divertenti, ben riusciti e che vanno a caratterizzare personaggi che, in origine, non avevano proprio un carattere.
Ai comandi del custode, andremo quindi a girovagare per questo ampio museo/magazzino dove Atari regna incontrastata, infarcendo ogni piano di rimandi più o meno evidenti al proprio passato, ma l’armonia dura decisamente poco… Una volta presa la scopa e iniziato a pulire il pavimento dalla fastidiosa polvereecco scovare un pixel morto! Un solo dannato pixel morto. E noi videogiocatori sappiamo bene quanto può dar fastidio quel pixel. Ebbene, da quel pixel la situazione inizia a degenerare velocemente.
Ben presto, l’eroico custode si ritroverà ad affrontare creature composte da pixel neri e mostruosi, pronte a sfidarci in una serie di microgiochi che vanno a mescolare più titoli tra loro. Incuranti e irrispettosi dei cabinati e dei loro mondi, questi mostri rapiranno i vari eroi e fonderanno i loro universi creando mischioni impensabili e che andremo presto ad approfondire. Ma qual è il ruolo del custode in tutto ciò? Semplice: fermare i pixel morti, pulire il museo e preservare i 50 anni di Atari.
Non ci aspettavamo una trama, invece Atari Mania non solo possiede un canovaccio divertente e anche diversi colpi di scena carini e che sapranno intervallare bene le varie fasi di sfide ed enigmi che ci attendono lungo il percorso. Inoltre, come già detto, il cast dei personaggi è ampio, divertente e soprattutto rispettoso del materiale originale. Il tutto poi è servito con sottotitoli in italiano (con qualche leggero errore, ma niente di grave) che agevoleranno l’esperienza. Ma come si gioca ad Atari Mania?
Gameplay: classico, ma intramontabile!
Possiamo distinguere due fasi principali in Atari Mania, la prima è quella che ci vede controllare il custode che, col suo distinguibile passo (è molleggiante e quando cammina sembra quasi allungarsi), si muove lungo il museo cercando di risolvere i problemi di piano in piano. Queste fasi sono paragonabili quasi a un’avventura grafica con tanto di enigmi ambientali da risolvere e strumenti da raccogliere ed equipaggiare (grazie a un pratico menù che aprirà un inventario a schermo che ricorda, appunto, quelli dell’avventure grafiche).
Il primo oggetto che potremo equipaggiare è una scopa con cui potremo, prevedibilmente, spazzare cumuli di polvere. Ecco, i cumuli di polvere sono solo il primo collezionabili di cui è infarcito Atari Mania. Ma torniamo agli strumenti. Dopo la scopa se ne aggiungeranno tanti altri come un magnete (utile ad attirare particolari blocchi), un insetticida (con cui scacciare insetti fastidiosi), un rampino (con cui afferrare a tirare a sé determinati blocchi) e tanti altri. Man mano che acquisiremo nuovi strumenti, potremo sbloccare nuovi passaggi e questo introduce un elemento quasi metroidvanesco, con fasi di back tracking (quasi sempre opzionali) che ci porteranno a scoprire nuovi segreti e sfide.
Non solo, il gioco è infarcito di enigmi “ambientali” con cui poter risolvere sfide e collezionabili. Questi enigmi sono inizialmente banali e intuitivi ma ben presto diventano più competitivi ma mai frustranti o noiosi. Insomma, una gradevole aggiunta con cui potersi divertire e a tal proposito, sempre controllando il custode, avremo modo di raccogliere una serie di collezionabili che sono una vera chicca per gli appassionati: le cover originali dei giochi Atari e diversi manuali di gioco dell’epoca (questi sono vere e proprie riproduzioni originali).
Se le cover sono sparse in giro nella spaziosa location le cui stanze si sbloccheranno man mano che andremo avanti,i manuali richiedono un impegno maggiore: trovare del formaggio, consegnarlo a un topo (generalmente nascosto nella sua tana) e sfidarlo a una serie di microgiochi. Vinta la sfida, il topo di turno ci consegnerà il manuale e noi potremo andare a cercare il prossimo.
Giochi Atari come mai prima d’ora
Prendendo palesemente spunto dalla struttura ludica di WarioWare e da titoli come Ultimate NES Remix e SEGA 3D Classics Collection, Atari Mania sfrutta lo stesso modello di gameplay per condire la portata principale del gioco. Ogni sfida che andremo a effettuare contro il mostro di pixel neri di turno, sarà composta da 10 microgiochi consecutivi (a difficoltà crescente) il cui ultimo è una vera e propria boss fight. Per superare la sfida, bisogna superare tutte e 10 i microgiochi in un colpo solo.
A nostra disposizione abbiamo cinque vite. Perse tutte, dovremo ricominciare dal principio. Se falliamo un microgioco, andremo comunque avanti di un passo. Caso diverso per le boss fight. Se perdi nell’ultima fase, tornerai indietro di una casella e dovrai rifare il penultimo microgioco (che ovviamente sarà diverso) e poi riaffrontare la boss fight (che invece sarà sempre uguale). Ma come sono composti questi microgiochi?
Questo è uno degli elementi migliori dell’intera offerta di Atari Mania, parliamo di centinaia e centinaia di combinazioni di classici Atari uniti tra loro in modi così diversi e impensabili, da stupire in modo quasi costante. Ogni sfida parte con la fusione di tre titoli Atari diversi ma presto la portata aumenta, aumentano i giochi e le fusioni diventano sempre più impensabili, variabili e imprevedibili.
Diciamo da subito che, esclusa la boss fight, ogni singola casella è diversa. Difficilmente ti capiteranno gli stessi 10 microgiochi nello stesso ordine. Anzi, può capitare di trovare fusioni inedite anche dopo innumerevoli tentativi, e fidati non sarà facile superare subito tutte le sfide, alcune sono particolarmente ostiche mentre altre richiedono un po’ di pratica. Questo perché i comandi cambiano costantemente e risultano decisamente fedeli ai titoli originale, anche troppo. Può capitare, infatti, di ritrovarsi in microsezioni un po’ troppo legnose o imprecise.
Entrando più nel dettaglio dei microgiochi e della loro divertente follia, prendiamone uno: Pong. Si passa dal microgioco classico che ci vede appunto impegnati in una velocissima (ogni microgioco ha un countdown da rispettare, se non lo superi in quel tempo perdi una vita) partita classica che ci vede impegnati a fare un punto prima dell’avversario a microgiochi dove sfruttando sempre il sistema di Pong, dovremo difendere il Millepiedi che passeggia in basso allo schermo da orde di nemici che piovono dall’alto. O ancora, potremo utilizzare il gameplay di Pong per annientare delle frecce e proteggere un omino. Lo stesso Pong può invece diventare il nostro nemico ed eccoci quindi impegnati a correre lungo un percorso cercando di schivare diverse palline che rimbalzano da segmenti a segmenti.
Come spiegato da subito, le fusioni sono tantissime ed è sinceramente divertente provare a scoprirle a tutte. E il gioco ne è consapevole tant’è che permette a sfida completata, di rivivere la sessione di gioco tutte le volte che vuoi (e noi lo abbiamo fatto). I microgiochi quindi funzionano a patto di accettare la loro brevissima durata (parliamo di secondi), la loro iniziale confusione (nonostante i comandi a schermo e la mission ben chiara, non sempre avrai modo di ambientarti subito) e alcuni controlli invecchiati decisamente male rispetto ad altri.
Grafica e sonoro: il retrò che ci piace!
Graficamente, Atari Mania non è affatto male. Chiariamoci, non troverai una cura al dettaglio da urla o una grafica ultra realistica ma il materiale originale è rispettato e le fusioni sono incredibilmente belle non solo da giocare ma anche da guardare. Ottima la cura per i collezionabili come i già citati manuali. Qualche problemino quando gli elementi a schermo diventano troppi e che quindi causano qualche lieve rallentamento.
Il sonoro si difende egregiamente, richiamano jingle e ritmi dell’epoca retrò e mixandoli con effetti in parte inediti e in parte classici. Il tutto senza mai risultare fastidioso. Per quanto riguarda le modalità della Nintendo Switch, entrambe sono molto efficaci ma la modalità portatile è particolarmente perfetta per la tipologia di gioco.