Il mondo dei giochi da tavolo mi ha sempre affascinato, per quanto sia, purtroppo, una realtà difficile da approcciare e talvolta proibitiva per molti. Le esperienze più complesse, mi viene da pensare subito a Heroquest e affini, hanno spesso bisogno di una lunga preparazione: unire un gruppo di giocatori, spiegare regolamenti complessi e ricchi di eccezioni, magari avere spazi appropriati, senza contare i costi proibitivi… Dopo un fortuito allineamento dei pianeti che ha luogo circa ogni diecimila anni (settimana più, settimana meno) si è pronti a giocare!
Il videogioco è molto più immediato, spesso plug and play anche nella sua incarnazione di multiplayer, online e non, e può proporre esperienze con le proprie regole, ricchissime di elementi senza però complicare la fruibilità: possibilità illimitate, o quasi… a mio avviso infatti c’è qualcosa di pressoché impossibile da replicare per il medium videoludico ed è proprio il gioco da tavolo, e Blood Bowl 3, l’oggetto di questa recensione, è solo l’ennesima conferma che due linguaggi ludici, sebbene affini tra loro, non siano sempre poi così conciliabili.
Certo, ci sono le dovute eccezioni, ci sarà un motivo per cui Baldur’s Gate 3 è uno dei videogiochi più attesi degli ultimi anni, ma replicare a schermo quel mondo fatto di regolamenti infiniti, plance di ogni tipo, miniature stilosissime e dadi di ogni forma e con sempre più facce a propria disposizione, si rivela pressoché impossibile: nel tentare di semplificare le cose, paradossalmente si finisce solo per complicarle, mostrando tutti i limiti che un pad, con il suo limitato numero di tasti, può avere. Blood Bowl 3 è purtroppo l’ultimo emblema di questo paradosso, analizziamolo nel dettaglio!
Benvenuti al Blood Bowl!
Di base, Blood Bowl, la serie in generale e non solo questo terzo capitolo della saga videoludica, non punta molto sulla trama (e infatti il focus dei videogiochi del gioco da tavolo punta tutto su partite di football truculente ed esagerate), eppure questo folle mondo di gioco riesce a rivelarsi interessante, proponendo elementi classici del fantasy in una salsa a dir poco demenziale!
In questo bizzarro universo narrativo infatti il Blood Bowl è uno sport seguito da milioni di tifosi; di base si tratta del classico football americano, ma come suggerisce il nome gli incontri sono rivisti in una chiave esageratamente violenta in cui vale tutto e un fallo ha lo stesso peso di un osso del collo rotto. A rendere ancora più folle la cosa ci pensano i giocatori delle varie squadre: ci troviamo in un mondo fantasy in piena regola e quindi a scendere in campo saranno goblin, orchi, nani e chi più ne ha più ne metta!
L’universo di Blood Bowl è diventato sempre più ricco e complesso nel corso dei suoi quasi quarant’anni di storia, passando per ben otto edizioni che hanno costantemente aggiornato il regolamento e introdotto nuove squadre e personaggi di razze sempre più bizzarre con abilità uniche. Purtroppo, nonostante anni di lore da cui attingere, uno dei difetti maggiori del gioco è la sua scarsità di contenuti: ci saranno poche squadre tra cui scegliere, soprattutto guardando tra i contenuti del gioco base.
Blood Bowl 3 presenta infatti un sistema di monetizzazione davvero aggressivo nei confronti dei giocatori, e spesso compreremo squadre che non si differenziano realmente da quelle già disponibili in termini di abilità, ma cambieranno solamente dal punto di vista estetico. Insomma, una vera e propria occasione sprecata di attingere a una lore così vasta e affascinante che negli anni ha saputo reinterpretare in maniera unica e brillante alcune figure canoniche del fantasy.
Blood Bowl 3: un gameplay che rende meglio su carta?
Come anticipato in apertura, una delle criticità dei giochi da tavolo trasposti a schermo è quella di dover adattare regolamenti complessi a gameplay da gestire tramite gamepad o, nel migliore dei casi, tramite mouse e tastiera. Purtroppo Blood Bowl 3 non riesce nell’impresa e restituisce un sistema di gioco ricco di opzioni, ma macchinoso e perfino frustrante in buona parte dei casi.
Blood Bowl 3 infatti cerca di riportare praticamente tutto il regolamento del gioco da tavolo in una sorta di strategico a turni fin troppo prolisso e lento nelle azioni. Tanto nelle fasi di attacco quanto in quelle di difesa i giocatori avranno diverse opzioni a propria disposizione tra placcaggi, sfondamenti, blocchi, passaggi e attacchi, ogni azione sarà eseguibile selezionando tramite una griglia il punto in cui far passare i nostri giocatori e dovremo eseguire un lancio di dadi virtuale per determinare il successo o il fallimento dell’azione stessa.
Un sistema che funziona e sembra divertente… sulla carta, ed è proprio questo il punto! Di sicuro è nella natura degli strategici a turno il fatto che il giocatore debba fermarsi a pianificare le proprie azioni, ma tutto il flusso di scelte e conseguenze che determinano il gameplay si articola di una serie di menù da richiamare tramite una miriade di tasti, e il lancio di dadi virtuale non riesce ovviamente a restituire lo stesso brivido di un lancio reale, e ne i momenti critici un lancio sbagliato potrebbe portare molta frustrazione e farci perfino pensare che l’IA ci stia volutamente remando contro.
Benzina sul fuoco, il gioco soffre di un pesante input lag che spesso e volentieri andrà a rendere inutile la pressione dei tasti, costringendo i giocatori a premere più volte il tasto corrispondente all’apertura dei menù e andando ancora di più a dilatare i tempi del turno di gioco e a rendere l’esperienza insostenibile, soprattutto quando ci si vuole affacciare all’online che per forza di cose dovrà tener conto dei tempi morti di due giocatori, andando ad annacquare in modo insostenibile le tempistiche.
Comparto tecnico: gradevole, ma vecchiotto
A sorpresa, l’aspetto più gradevole dell’intera produzione è il suo comparto tecnico, per quanto sia un prodotto ancora ancorato alla fase transitoria dei cross-gen. La grafica è curatissima, gli stadi sono ricchi di elementi e i modelli dei giocatori grotteschi e caricaturali, è un vero peccato che i modelli in questione non si vedano nelle partite che presentano una grafica dall’altro, ma siano relegati alle scenette di intermezzo e a quelle, ricche di umorismo, del pre-partita.
Nella media invece il sonoro, che si basa quasi esclusivamente sui tipici rumori e cori da stadio e ci regala qualche pezzo rock, ai limiti del metal, durante le già citate scenette presenti prima delle partite. Alcuni giocatori potrebbero accusare la mancanza di una colonna sonora consistente, ma c’è da ammettere che i l’uso così massiccio di rumori da stadio per accompagnare le partite è la scelta migliore dato il mood grottesco e turbolento del gioco.
In definitiva, Blood Bowl 3 è un titolo che dà l’impressione di essere stato lanciato prematuramente sul mercato, servivano ancora tanti accorgimenti per evitare i numerosi bug legati ai comandi e per gestire in maniera soddisfacente i numerosi menù che scandiscono le varie fasi di gioco. Un vero peccato poi che la vasta mole di contenuti che l’universo narrativo del gioco da tavolo ha da offrire sia stata tagliata dal gioco base e relegata a DLC e Season Pass, una netta differenza rispetto al passato che ci porta a un’amara considerazione di come il mercato videoludico stia cambiando e alcune serie storiche stiano virando a forme sempre più aggressive di monetizzazione.