Esclusiva PS4 firmata Plastic Studio
La gravidanza è un momento importante per una donna, specialmente negli ultimi mesi. Fa sorgere dubbi, preoccupazioni e fa pensare a come sarà la vita insieme al futuro nascituro.
Questa è la storia della protagonista: una giovane donna in dolce attesa che passeggia a piedi nudi su di una spiaggia, attrezzata soltanto delle sue curve soavi e di un album di disegni confusi che diventano le sequenze di gioco di Bound quasi sottoforma di ricordi.
Come possiamo notare dal trailer, direttamente dall’E3 del 2016, ci aspetta un mondo “plasticoso” fatto di forme geometriche, melodie rilassanti e stimolanti, una ballerina che lo attraversa e difficoltà da oltrepassare a passo di danza.
Un opera d’arte sotto forma di videogame
Bound, sviluppato dal team polacco e supervisionato dai Santa Monica Studios di Sony, viene classificato come un “visualizzatore” perché non si può definire un vero e proprio videogame (il Dualshock si utilizza solo per fare movimenti e non presentano altre interazioni possibili). Un mix di movimenti fluidi a ritmo di musica strumentale, guidati da sentieri prestabiliti e linee di passaggio per passare da uno scenario all’altro.Elementi di natura, come fiori e prati, insieme a piattaforme sospese che sfidano le leggi di gravità, arricchiscono i paesaggi che dobbiamo attraversare con l’obiettivo di vincere le paure e le preoccupazioni della ballerina.
La forma e il contenuto del gameplay
Il lavoro di Plastic è indiscutibilmente ottimo per l’artisticità del gioco ma ecco che arriva la nota dolente: la ludicità è pessima. Saltiamo, danziamo e ascoltiamo melodie ma ci manca l’interazione. Non possiamo interagire con a nulla, possiamo solo camminare, camminare e ancora camminare.
La linearità, nel caso di Bound, prende addirittura il sopravvento. Non c’è esplorazione, l’avventura è un procedere costante molto ripetitivo, a tratti noioso. Spesso il gioco ti spinge a prendere una pausa, ma la curiosità di continuare è molta e fa sì che il gameplay venga ripreso. Tra i personaggi presenti c’è anche un nemico, ma se non fosse che è il gioco stesso a dircelo, nessuno se ne sarebbe accorto: si mimetizza benissimo come elemento aggiuntivo dello sfondo.
Alla fine di ogni livello, non resta che ballare per sconfiggere i mostri: con “R2” si attiva la modalità danza e si premono i tasti in ordine casuale per mettere in scena i movimenti, uno dopo l’altro. Danzare è anche l’unico modo per evitare gli “attacchi acustici” del mostro, i frammenti volanti o i tentacoli che mettono in pericolo la sicurezza della principessa. Una scelta forzata che potrebbe contraddire la volontà del giocatore.
Cosa vuole raccontarci quindi Bound?
La principessa ballerina è il riflesso, sotto forma di ricordi e paure, della donna sulla spiaggia. Il team di sviluppo: “Molti di noi hanno dei macigni sul cuore, questioni irrisolte che volenti o nolenti condizionano il proprio essere: Bound ruota proprio attorno a una di esse, con una concretezza capace di suscitare una certa empatia in una ampia fetta del potenziale pubblico destinato a giocarci”.
La soluzione, in questo caso, viene rappresentata simbolicamente dalla danza: il coraggio e la forza di affrontare le paure sfruttando le capacità e le qualità che ogni singola persona possiede.
E voi? Avete provato questo titolo? Vi ha soddisfatto? Lo giocherete nel caso? Fatecelo sapere nei commenti.