Il medium videoludico, nei suoi decenni di esistenza, ci ha insegnato come la trasposizione di opere nate in contesti del tutto diversi (romanzi, film, giochi da tavolo…) sia certamente possibile, ma non si riveli sempre un successo. Basti pensare ai tie in di pellicole di ogni sorta che pad alla mano sfociano spesso e volentieri in capolavori del trash, oppure alle trasposizioni in formato videoludico di giochi da tavolo, che rischiano di reinventare in maniera fin troppo farraginosa e complessa le meccaniche che nella vita reale vengono affidate a carta e penna.
Uno dei casi sicuramente più emblematici è quello delle trasposizioni videoludiche dei giochi di carte collezionabili. A farla da padrone in questo campo c’è ormai da decenni Magic The Gathering, che sta macinando successi anche nei suoi formati digitali: MTG Online e soprattutto MTG Arena; non mancano però anche incarnazioni digitali di Yu-Gi-Oh!, la cui versione Master Duel ha conquistato migliaia di giocatori in tutto il mondo, o Hearthstone, nato appositamente in versione digitale con delle feature impossibili da replicare durante una partita reale.
Se l’appena citato Hearthstone è l’esempio più calzante di come si possa concepire da zero un videogioco che vada a replicare le meccaniche dei giochi di carte collezionabili, c’è da dire che non tutti gli esperimenti analoghi riescono ad andare a buon fine e a colpire il segno; purtroppo, in quest’ultimo caso rientra Deck of Ashes, la cui Complete Edition è l’oggetto di questa recensione.
Va però chiarito un punto importantissimo prima di addentrarci nel dettaglio nella recensione: la mia prova si è svolta sulla versione Nintendo Switch che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si è rivelata affatto la console adatta al gioco. Qui puoi trovare la nostra recensione della versione base del gioco, che provato su Steam si rivela appagante e divertente, ma evidentemente nel porting su console, date le oggettive difficoltà di trasposizione dei comandi dovute all’assenza di mouse e tastiera, qualcosa è andato storto, e anche a causa di una pessima ottimizzazione sull’ibrida di casa Nintendo ci si ritrova a vivere un’esperienza frustrante che abbatte la qualità del gioco stesso.
Dark Souls, sei tu?
I giochi di carte collezionabili e i picchiaduro hanno una cosa in comune: molto spesso nascondono lore ricchissime e trame molto interessanti che però difficilmente si palesano nel corso di una comune partita durante il gioco. Tocca al giocatore stesso andare alla scoperta di questi mondi di fantasia e ricostruire una storia celata nelle azioni dei personaggi o nei testi di colore delle carte. Deck of Ashes invece, in maniera del tutto atipica per il genere, mette in piedi fin da subito una narrazione (comunque abbastanza lineare) che ci prospetta un oscuro mondo fantasy medievale.
Le tematiche portate a schermo saranno comunque abbastanza scontate e non racconteranno al giocatore niente di originale, e anzi, l’utilizzo di termini (e il contesto nel quale vengono utilizzati soprattutto) come “piaga” e “cenere” ricorda indubbiamente l’immaginario caratteristico dalle opere di casa FromSoftware come la serie dei Dark Souls e Sekiro: Shadows Die Twice.
Va comunque apprezzata la volontà di contestualizzare in maniera quantomeno adeguata l’impianto roguelite del gioco (questione che vedremo nel dettaglio più avanti). A risultare leggermente più interessante dal punto di vista della narrazione ci saranno i background dei personaggi selezionabili che nasconderanno storie di vendetta, di redenzione o di intricati complotti a seconda dell’avatar che decideremo di utilizzare.
Peccato però che delle storie così diverse tra loro siano ambientate sempre e comunque nelle stesse location e seguano sempre lo stesso canovaccio narrativo, non risultando così valorizzate a dovere. A prescindere dal personaggio selezionato per la campagna infatti, ci ritroveremo semplicemente di volta in volta a vagare per terre maledette controllate da un malvagio padrone con cui dovremo scontrarci per poter progredire nella trama.
Tante idee, troppe idee…
Come anticipato, di base Deck of Ashes presenta un gameplay da card game, che si sviluppa però nel contesto di un roguelite nel quale raccogliere e gestire risorse di zona in zona in vista dello scontro col boss della stessa. In ogni mappa quindi ci sarà un campo base dove riprendere le forze, acquistare pozioni, migliorare le proprie abilità e mazzo; al di fuori di questo hub centrale poi ci ritroveremo su una vasta mappa caratterizzata da eventi casuali, scontri, caselle con dei forzieri da aprire e dungeon ricchi di ricompense.
Come anticipato, ognuno dei personaggi selezionabili avrà un suo diverso background, questa differenza si rifletterà anche sul mazzo iniziale, riflettendone esattamente lo stile. Potremo quindi scegliere un guerriero che si basa su potenti attacchi fisici quasi esclusivamente a bersaglio singolo, una piromante specializzata in incantesimi di fuoco che applicano danni indiretti agli avversari, un giullare specializzato negli effetti di stato e un mercenario capace di infliggere danni all’intero party avversario.
Si può notare, sia dalla descrizione dei personaggi che dalle caratteristiche roguelite del titolo, come in Deck of Ashes ci siano parecchie idee, e sono anche ben utilizzate, tanto da far sembrare il gioco di carte molto più simile a un dungeon crawler. Non è assolutamente un punto a sfavore, anzi! Il difetto sta nel fatto che tutte queste caratteristiche vadano talvolta a cozzare tra di loro, creando un impianto di gioco farraginoso e a tratti inutilmente complesso, che mette decisamente troppa carne al fuoco che, unita a una difficoltà non da poco, può finire per frustrare il giocatore più che tenerlo impegnato.
Questa complessità si riflette anche nel regolamento del gioco stesso; come in Hearthstone, a inizio turno avremo dei mana da sfruttare per utilizzare le carte in mano. Ogni mano sarà composta da cinque carte e all’inizio di ogni turno andremo a pescare il numero di carte necessario a completare la mano; le carte utilizzate invece andranno a finire nel cosiddetto “Deck of Ashes” una sorta di cimitero dal quale potremo ripescare casualmente le carte quando il mazzo starà per terminare. Alcune carte poi avranno degli effetti attivabili solo quando si ritroveranno nel “Deck of Ashes”, starà a noi quindi creare le giuste sinergie tra le stesse, per poter sfruttare il massimo degli effetti da ognuna.
A prescindere da questa complessità, che potrebbe anche fare la gioia dei giocatori più navigati, tanto nei giochi di carte quanto negli Action GDR, ciò che realmente va a compromettere la godibilità del gioco (quantomeno in questa versione per console) sta nei vari glitch e bug che rendono davvero snervante l’esperienza. Fin troppo spesso mi è capitato infatti che lo zoom di alcune carte rimanesse su schermo e fosse impossibile da rimuovere, compromettendo quindi la visualizzazione del resto della mano e andando quindi a compromettere la partita.
Anche nei momenti dedicati all’esplorazione della mappa, c’è un importante input delay che rende difficoltoso navigare tra i vari punti d’interesse. Devo ammettere che questa pessima ottimizzazione sia un grosso punto a sfavore, soprattutto su Nintendo Switch: l’ibrida della grande N infatti tenta di rendere l’esperienza in portatilità la migliore possibile, integrando anche il touch screen nei controlli, ma il tutto è realizzato in maniera approssimativa e imprecisa, una vera occasione sprecata!
Vedere, ma non giocare!
Per quanto riguarda il suo comparto tecnico, dal punto di vista del comparto grafico è estremamente interessante e anzi, farà la gioia in particolare degli amanti dell’animazione anni ’90, dal momento che carte, sfondi e personaggi sembrano usciti direttamente dalle opere di Genndy Tartakovskij. Un tripudio di dettagli contornati da linee nette e scure, con colori non troppo accesi che riescono a trasmettere alla perfezione le atmosfere decadenti che contraddistinguono il mondo di gioco.
Lo stesso purtroppo non vale per quanto riguarda la colonna sonora, decisamente troppo generica e poco memorabile. Una manciata di tracce abbastanza anonime che non andranno a sottolineare a dovere gli eventi di gioco, risultando di tanto in tanto anche poco adatte alle situazioni visualizzate a schermo.
In definitiva, Deck of Ashes: Complete Edition non è un brutto prodotto, sviluppa delle buone idee da GDR di ampio respiro schematizzandole nella cornice del gioco di carte; purtroppo però non mancano grossi difetti: la versione per console viene fiaccata da importanti problemi tecnici che vanno a compromettere la godibilità generale del gioco e le idee proposte potrebbe sembrare troppe a molti giocatori e andare a cozzare tra di loro delineando un prodotto inutilmente complesso.
La Complete Edition del gioco inoltre non va ad aggiungere contenuti particolarmente interessanti: qualche skin dei personaggi e una porzione di campagna con nuovi nemici, ma totalmente identica a quella principale, non vanno a giustificare una nuova run o l’acquisto del pacchetto.