Pochi giorni fa abbiamo parlato per la prima volta di Demon Skin qui su iCrewPlay, raccontando le peripezie del suo sviluppo e descrivendolo a grandi linee. In questi giorni abbiamo invece avuto l’occasione di provarlo interamente, per cui ora siamo in grado di parlarne più nel dettaglio, descrivendone punti di forza e debolezze. Si tratta nel complesso di un prodotto piacevole, considerato anche il suo status di opera prima della software house Ludus Future in collaborazione con il publisher russo Buka Entertainment, ma andiamolo a vedere più da vicino.
Un’evanescente storia dark fantasy
Un guerriero dalla carnagione bluastra e dal vello argenteo, sopraffatto in battaglia, si risveglia deprivato dei propri ricordi (e dei propri capelli) in un villaggio brulicante di nemici. Nel massacrare gli avversari onde salvarsi la vita comincia a riacquisire poco alla volta frammenti del suo passato e della sua identità, dandosi il semplice appellativo di Viandante e realizzando che per recuperare totalmente la propria memoria deve trovare i frammenti di un artefatto noto come Cristallo Ancestrale.
Forte di questa rinnovata consapevolezza, il Viandante parte alla ricerca della Regina dei Negromanti, la quale sembra essere in possesso di maggiori informazioni sul suo passato e sulla sua missione. Nel corso della sua ricerca dovrà affrontare qualunque cosa gli si pari davanti in un mondo tetro ed ostile.
Combattimenti brutali e percorsi mortali
Giocando Demon Skin si percepisce subito l’eredità, o meglio l’influenza, che la saga dei Souls ha esercitato sugli sviluppatori. Il gameplay è tecnico, severo e privo di sconti, sia nelle sequenze di combattimento che nelle sezioni platform. Il titolo prevede infatti delle rocambolesche fughe degne di un Crash Bandicoot, sebbene meno frenetiche, durante le quali premere il tasto sbagliato al momento sbagliato significa tornare all’ultimo checkpoint senza neanche il tempo di arrabbiarsi.
Il combat system è, nel suo piccolo, abbastanza originale e piacevole. Al pari dei tipici soulslike è presente la famigerata barra della stamina, da tenere d’occhio sistematicamente pena la sicura sconfitta, soprattutto contro i nemici più ostici. Un sistema di parate e di attacchi basato sulla posizione del cursore sullo schermo (o sul movimento della levetta destra qualora si utilizzi un pad) rende la sfida e i tecnicismi presenti ancora più interessanti. Non mancano le combo, che cambiano a seconda della tipologia di arma utilizzata.
Un altro punto di forza di Demon Skin è la buona varietà tanto dei nemici quanto delle armi. I nemici sono molti e di diversa natura ma raggruppabili in due macro-categorie: i nemici di carne e i nemici duri (ovvero fatti di pietra o di metallo). Contro i primi è ottimale utilizzare armi affilate quali spade o asce, mentre i secondi si abbattono più facilmente con armi contundenti come i martelli da guerra. Alcune delle armi, specie quelle droppate dai boss, possiedono effetti elementali che si applicano diversamente a seconda dell’avversario affrontato in maniera abbastanza realistica (ad esempio, è facile che una spada infuocata incendi il pelo di un lupo mannaro).
Una buona scorta di pozioni revitalizzanti è obbligatoria già dall’inizio del mid game, e il miglior modo per ottenerle è prendere le vie secondarie e poco battute dove è facile trovare dei forzieri in cui sono custodite. Usare strategie sbagliate in battaglia può portare ad esaurirle in fretta, rendendo la scritta “Sei morto“, leitmotiv dei Souls, sempre più incombente, e ti garantisco che, a meno che tu non sia un fenomeno tra i gamer, che di “Sei morto” in Demon Skin ne vedrai un’infinità.
La componente ruolistica del gameplay è limitata all’ottenimento di esperienza al fine di potenziare i tre classici parametri: salute, stamina e attacco.
Fino a qui tutto bene, se non fosse che…
A fronte di quelli che sono un’ottimo background narrativo e un godibilissimo gameplay, Demon Skin soffre di enormi carenze dal punto di vista tecnico.
Partiamo dalla grafica: non è possibile giocare a schermo intero su PC senza i settaggi grafici al minimo. Fatto totalmente inaccettabile per un titolo che non richieda una GTX o 8 gigabyte di RAM come requisito obbligatorio per giocare. Tutto questo compromette quella che esteticamente e artisticamente parlando avrebbe potuto essere una oltremodo piacevole esperienza visiva.
Il tutto è ulteriormente penalizzato da una certa legnosità dei movimenti tanto del nostro personaggio quanto dei nemici. Gli unici che sembrano muoversi in maniera ottimale e fluida sono, nemmeno a dirlo, i boss (proprio quelli contro i quali qualche bel glitch avrebbe fatto comodo).
Non aiutano la recitazione e il doppiaggio eccessivamente blandi, salvati solo da una certa sensibilità per quanto riguarda la scrittura dei dialoghi, i quali sono comunque piuttosto stereotipici del genere, fantasy o dark fantasy che sia. Per quanto riguarda altri aspetti del sonoro, gli effetti sono nel loro complesso gradevoli e ben orchestrati (chi se n’è occupato anche provveduto a burlarsi di noi giocatori inserendo, all’ottenimento di ogni achievement, il suono di uno starnazzo d’anatra). La colonna sonora che li sostiene non riesce purtroppo ad imprimersi nel cuore di chi gioca.
Una speranza in più
Tutte queste lacune tecniche fanno molta tristezza pensando a quello che è, a conti fatti, un buon titolo d’esordio che merita l’attenzione del gamer comune. La speranza è che, quando Demon Skin arriverà anche sulle varie console (perché così è previsto), ci giunga con qualche accortezza tecnica in più se non completamente rifinito.