Quando si va a recensire il titolo d’esordio di una qualsivoglia casa videoludica si corre spesso se non sempre il rischio di imbattersi in un’opera scadente o addirittura incompleta e malfunzionante. Oggi, per fortuna, non abbiamo di fronte nulla del genere.
Quello che ti presentiamo oggi è un titolo che si fa fatica a credere che sia davvero il primo prodotto di una neonata software house. In effetti ENDER LILIES: Quietus of the Knights costituisce il debutto di Adglobe Inc., casa videoludica giapponese che fino ad ora si è limitata solo a collaborare a diversi progetti videoludici terzi. Ora, grazie all’esperienza maturata, ha finalmente deciso di alzare la testa sviluppando un titolo tutto suo sotto l’egida del publisher connazionale Binary Haze Interactive, anch’esso esordiente. Quasi sicuramente è a queste esperienze pregresse che si deve la qualità del titolo, che risulta estremamente convincente sotto vari punti di vista.
Una bambina, un cavaliere, un regno distrutto
La storia di ENDER LILIES: Quietus of the Knights ha inizio nella penombra di una chiesa in rovina. Lì, una bambina vestita di bianca e dai capelli candidi si risveglia dopo un imprecisato periodo di torpore. Ad accompagnare il suo risveglio c’è un misterioso cavaliere dalle vesti nere che presto si rivela essere uno spirito impuro che ha perso il corpo a causa delle vestali, un misterioso ordine clericale al quale anche la nostra protagonista apparteneva.
Come la piccola comincia a farsi strada tra ciò che resta del suo mondo, funestato da una pioggia senza fine, il passato comincia lentamente a tornare a galla: il suo nome è Lily ed è la Bianca vestale, destinata a salvare il suo regno, Finisterra, dall’impurità portata dalla necropioggia, che trasforma chi colpisce in esseri immortali divorati dal rancore e dalla rabbia, compromettendone la sanità mentale.
Ad aiutarla nell’impresa non ci sarà solo il cavaliere nero, anch’egli colpito dalla necropioggia ma stranamente risparmiato dalla pazzia che essa porta con sé. La giovane prescelta radunerà vari spiriti purificati nel corso dell’avventura, che le forniranno diversi vantaggi in battaglia e la renderanno in grado di raggiungere ed esplorare luoghi altrimenti inaccessibili.
Il tutto si districa in una labirintica ambientazione dark fantasy ricolma di nemici e di segreti.
Level design ben fatto e boss fight appassionanti. Cosa si può volere di più?
Se l’intento di Adglobe era quello di sviluppare un titolo metroidvania e di arricchirlo con elementi ruolistici onde renderlo più ‘al passo con i tempi‘, si può dire che tale scopo sia stato raggiunto pienamente. ENDER LILIES: Quietus of the Knights ha infatti tutto ciò che occorre a un esponente del genere per non sfigurare davanti ai suoi simili.
Partiamo dal level design: una serie di aree interconnesse dove orizzontalità e verticalità si incontrano e si scontrano e che, nonostante siano estremamente intricate, invogliano il giocatore all’esplorazione più approfondita possibile, anche in ragione della necessità di raccogliere i vari collezionabili onde comprendere meglio il background narrativo dietro le vicende del gioco (il quale presenta una lore ricca e solida) e potenziare e ricaricare le abilità di Lily, compresa la capacità di curarsi tramite le preghiere, da sfruttare con estrema parsimonia e tempismo impeccabile.
L’ottenimento di tali abilità è strettamente correlato alle boss fight, il secondo principale punto di forza del gioco. Se il combat va gestito con cautela anche con i mob, in special modo nelle situazioni più affollate, davanti ad un boss esso diviene quasi tecnico: gestire lo spazio a disposizione e sapere quali abilità equipaggiare prima della battaglia è fondamentale onde sconfiggere e purificare quelli che diventeranno nostri alleati nell’avventura, i quali in parecchi casi si riveleranno dei veri ossi duri. Sono proprio i boss battuti a dotare Lily di nuove abilità e nuove informazione sul passato loro e di Finisterra.
Le abilità si potenziano tramite la raccolta di tre principali tipi di risorsa, prima fra tutte i sedimenti impuri, necessari per coltivare le abilità con cariche limitate, che più di tutte le altre ci avvantaggeranno nelle numerose boss fight.
L’aumento delle statistiche come Punti Vita e danni inflitti avviene con la classica raccolta di punti esperienza unità all’equipaggiamento dei vari cimeli che Lily troverà nel corso dell’avventura.
Un’unica nota negativa al gameplay del gioco va fatta al backtracking un po’ eccessivo, il quale, sebbene sia un consolidato elemento distintivo del genere metroidvania, ha il difetto di rendere l’esplorazione a tratti dispersiva.
ENDER LILIES: Quietus of the Knights, eco di diverse opere videoludiche
Al di là delle cupe atmosfere e dei toni freddi che potrebbero ricordare, al pari del gameplay, i tanti Castlevania, l’influenza maggiore per quanto riguarda l’estetica di ENDER LILIES: Quietus of the Knights sembra provenire da un’altra meno longeva ma comunque altrettanto famosa saga videoludica proveniente dal Sol Levante. Si parla chiaramente della serie dei Souls di FromSoftware, a cui sembra che l’opera debba molto, non soltanto dal punto di vista artistico, ma anche sullo stesso versante del gameplay. L’esempio più lampante sono i Punti di sosta, che funzionano in maniera totalmente analoga ai falò tanto amati dai fan della suddetta saga.
Un’ispirazione, questa, che si rivela molto più intellettualmente onesta rispetto a quella millantata dai developer di Demon Skin (2021), che ponevano il loro titolo come un vero e proprio soulslike 2D quando di soulslike forse aveva solo la barra della stamina e i ‘sei morto’.
Anche dal punto di vista tecnico l’occhio ha ampiamente la sua parte: l’azione scorre fluida e senza traccia di bug di sorta o cali di frame rate, rendendo il titolo una vera e propria gioia per gli occhi. A ciò si abbina un character design efficace e personale, sebbene ispirato in maniera evidente da opere terze.
Risulta abbastanza superfluo dire che, qualora tu sia un PC gamer, l’utilizzo di un pad per giocare sarà necessario per maggiore versatilità e controllo dei movimenti, per quanto non si tratti di un titolo platform.
Tutto questo carico di lavoro grafico è ottimamente sostenuto dal sonoro, di qualità e perfettamente sincronizzato con quanto avviene in-game, e dalle musiche, anch’esse influenzate di certo da quelle di grandi compositori nipponici, con particolare riferimento a Sakamoto Ryūichi, noto al pubblico occidentale principalmente per aver lavorato alle colonne sonore del film The Last Emperor (1987) e Merry Christmas Mr. Lawrence (1983), e a Joe Hisaishi, ben noto ai fan di Studio Ghibli per aver dato vita alla maggior parte delle soundtrack dei suoi film e ad altri per aver mantenuto un lungo sodalizio artistico con il cineasta del Sol Levante Kitano Takeshi.
I dialoghi, molto fini ed elaborati, non sentono per nulla la mancanza del doppiaggio. Da segnalare anche che il titolo dispone di un’ottima localizzazione italiana.