Le vicende che hanno portato alla produzione di Edge of Eternity sono lunghe e travagliate, infatti si è iniziato a parlare del titolo sviluppato da Midgar Studio già nel 2013, e tra un kickstarter lento a ingranare e le risorse limitate del team di sviluppo per quasi dieci anni (alla faccia di Kingdom Hearts III) in molti hanno dubitato che il JRPG palesemente ispirato alla storica serie Final Fantasy avrebbe visto la luce.
Contro ogni aspettativa, nel giugno del 2021 Edge of Eternity è approdato su PC, e ora ha fatto il proprio debutto anche su console, in particolare su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X e S e Nintendo Switch. Dopo una produzione così lunga e incerta ero pronto al peggio, pur avendo seguito di tanto in tanto la comunicazione relativa al gioco e averne avuto buone impressioni, la brutta sorpresa era dietro l’angolo.
Invece, in maniera del tutto opposta alle mie previsioni, pad alla mano mi sono ritrovato davanti a un titolo dai toni maturi e con una buona scrittura, legnoso in alcuni frangenti, ma sicuramente divertente e con un tasso di sfida intrigante, sicuramente debitore di realtà più grandi e blasonate come il già citato Final Fantasy, ma che sa sicuramente difendersi davvero molto bene e che sarà in grado di ricavarsi una buona fetta di appassionati che lo ricorderanno a lungo: analizziamolo nel dettaglio!
Game of Eternity
La trama di Edge of Eternity è in grado di spiazzare fin dalle prime battute di gioco: se sulle prime sembra di trovarsi davanti al classico fantasy pronto a rispondere ai più scontati cliché del genere di provenienza, le cose prendono ben presto una strana piega, inaspettatamente matura e cruda. Il protagonista Daryon e i suoi compagni d’arme infatti si ritroveranno ben presto coinvolti in un conflitto cruento in cui non ci sarà pietà letteralmente per nessuno.
Un prologo abbastanza articolato ci mostrerà la storia del pianeta Heryon, minacciato da una razza aliena che sta diffondendo la Corruzione, una vera e propria arma biologica che inizia col consumare, letteralmente, il corpo delle persone, per poi renderle dei veri e propri involucri privi di anima. Sembra però che Daryon sia destinato a imbattersi in eventi ben più oscuri e inquietanti di quelli relativi al conflitto. Dopo un timeskip di qualche anno infatti partirà la trama vera e propria, che vedrà i protagonisti di un party che si andrà formando man mano nel corso dell’avventura impegnato nel cercare una cura alla Corruzione.
Come già anticipato, la trama di Edge of Eternity è in grado di stupire a più riprese, questo però non vuol dire che ci ritroviamo davanti a una narrazione rivoluzionaria. La vera sorpresa sta nei toni della narrazione, che sono in grado di far provare al giocatore un senso di spaesamento non da poco, soprattutto nelle prime fasi; il problema però arriva col proseguire dell’avventura, che inizia a presentare situazioni sempre più standard e già viste, tanto che il pathos e i colpi di scena si vanno a perdere proprio quando ci si avvicina al gran finale, rendendo l’esperienza molto meno memorabile di quanto avrebbe meritato e fin troppo debitrice di altri mondi fantasy che hanno segnato la storia del genere.
Gameplay articolato e profondo, ma…
L’aspetto più riuscito e significativo di Edge of Eternity è senza dubbio il suo gameplay, capace di mescolare alla perfezione elementi dei classici JRPG con altre componenti provenienti dal genere degli strategici a turni, il risultato dà vita a scontri divertenti in cui non ci si può però rilassare, si deve costantemente fare attenzione ai nemici e al campo di gioco, rendendo così l’esperienza impegnativa e soprattutto coinvolgente.
Nel gioco infatti non ci saranno sconti casuali, i gruppi di nemici saranno ben visibili sulla mappa e starà a noi la decisione di ingaggiare uno scontro o meno, con tanto di attacco preventivo che ci darà un vantaggio strategico in battaglia nel caso in cui andasse a buon fine. La battaglia vera e propria poi sarà molto articolata, ci ritroveremo infatti non solo a gestire i turni d’attacco (che dipenderanno da una vera e propria ATB in puro stile Final Fantasy VII), ma anche il posizionamento ottimale dei membri del party.
Il campo di battaglia infatti sarà diviso in settori esagonali, e di turno in turno dovremo decidere se attaccare, utilizzare magie (che faranno partire una seconda barra di caricamento), difenderci o muoverci. Il movimento sarà essenziale, perché sarà l’unico modo a nostra disposizione per evitare gli attacchi più pericolosi dei nemici, per attirare gli stessi in trappole che avremo preventivamente piazzato e per interagire con elementi dell’ambiente come baliste e pareti rocciose, che se usati a dovere saranno letteralmente in grado di cambiare le sorti dello scontro.
Inoltre, i membri del party che faranno largo uso di magie andranno sempre protetti dai compagni di squadra più robusti, che dovranno frapporsi tra i maghi e i nemici, così da poter lanciare gli incantesimi senza subire interruzioni. Un sistema che può sembrare complesso sulla carta, ma che in realtà di rivelerà parecchio intuitivo e leggibile e anzi sarà in grado di dare parecchie soddisfazioni e rendere unico ogni scontro.
Inoltre, il titolo presenta alcune peculiarità anche nelle fasi di esplorazione del mondo di gioco, che per quanto stereotipato e derivativo da altre opere (Heryon ricalca alla perfezione tutti i canoni del fantasy classico), risulta sempre interessante in quanto vivo, sottoposto a diverse condizioni atmosferiche che andranno a influenzare una barra della resistenza globale del party (che influirà sulle statiche scendendo sotto una certa soglia) e anche alcune resistenze e debolezze elementali dei nemici (per esempio, in caso di pioggia gli attacchi elettrici infliggeranno più danni, quelli di tipo fuoco di meno).
Una menzione a parte la merita il sistema di progressione dei personaggi, interessante, ma che presenta alcune incomprensibili limitazioni. Ogni personaggio potrà equipaggiare alcune gemme che andranno a potenziare alcune statistiche e consentiranno di utilizzare determinate magie e abilità, partendo dalla gemma centrale però ci saranno tre diversi percorsi che ogni personaggio potrà intraprendere, sbloccarne uno però andrà a bloccare i restanti due, non potremo quindi creare build eclettiche, ma tutte molto specifiche e limitate dal momento che ogni tipologia di gemma, in base al colore, andrà a influire su determinate caratteristiche.
Non saranno solo i personaggi però che andranno a guadagnare esperienza, ma anche le armi, per quanto l’idea risulti interessante però, purtroppo c’è da dire che si rivela anche sbilanciata. Un’arma al massimo livello risulterà più potente di una che si rivelerà nettamente migliore una volta livellata, ma che al primo livello è matematicamente meno performante, questo crea dei dislivelli nella gestione dell’equipaggiamento e porta a una difficoltà altalenante nel corso della campagna principale.
Comparto tecnico “classico”, fin troppo…
Purtroppo, nel comparto tecnico, in quello grafico soprattutto, vanno riscontrati alcuni punti deboli del titolo. L’aspetto visivo infatti tradisce la natura travagliata del progetto a cui si accennava in apertura e anche le risorse limitate a disposizione del team di sviluppo: Heryon è sicuramente un mondo suggestivo, ma che presenta mappe poco estese e in cui il colpo d’occhio iniziale molto spesso cede il passo a texture approssimative e poco dettagliate, oltre a volti inespressivi e “plasticosi” in buona parte dei dialoghi e delle cutscene, dando l’impressione che Edge of Eternity sia indietro di un paio di generazioni in quanto a sviluppo e resa grafica.
Se la grafica purtroppo rientra tra i punti deboli del titolo, la colonna sonora presenta tra i compositori un nome d’eccezione, ovvero Yasunori Mitsuda, autore di colonne sonore di veri e propri pilastri del genere JRPG come la serie Xenoblade Chronicles, nonché Xenogears, Inazuma Eleven e Chrono Trigger. Le tracce dirette dal maestro nipponico sono a dir poco epiche e altisonanti, in grado di accompagnare alla perfezione il senso di scoperta di un mondo così vasto e la difficoltà delle battaglie più ardue, rimarrà meno iconica di altre colonne sonore probabilmente, ma è ben lontana dal non essere considerata quantomeno memorabile.
In definitiva, Edge of Eternity non sarà probabilmente un titolo imperdibile, ma è a mani basse un must have per tutti gli amanti del genere desiderosi di mettere le mani su un’esperienza impegnativa al punto giusto, che riesce a non risultare mai frustrante, con dei buoni spunti narrativi e una colonna sonora ottima, che farà la gioia di parecchi appassionati e nostalgici dei bei vecchi JRPG di stampo classico.