Perché Nintendo non tira fuori una versione Pro di Switch? Dopo quasi tre anni di onorata carriera con la console ibrida della casa della grande N (acquistata poco dopo il day one) mi ritrovai a farmi questa domanda nel settembre del 2020, dopo il reveal ufficiale, del tutto a sorpresa, di Hyrule Warriors: L’era della Calamità, spin-off in salsa musou della serie Zelda, nonché prequel di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, un titolo ottimo sotto molti aspetti, ma che ha messo a dura prova la console mettendo in luce la necessità di una revisione hardware.
A due anni e una console (mi sono munito di Nintendo Switch OLED al day one) di distanza, la domanda torna; durante il Nintendo Direct di febbraio 2022 viene rivelato ufficialmente Fire Emblem Warriors: Three Hopes, un nuovo spin-off di una delle grandi IP di casa Nintendo, nonché un nuovo musou: la mia console ha iniziato a tremare al pensiero di un framerate ballerino che solo questo genere, con le sue centinaia di elementi a schermo, riesce a regalare all’ibrida di casa Nintendo.
Gioco alla mano però, fin dai primi minuti di gioco, è stato palese che gli sviluppatori di casa Omega Force, veri e propri maestri del genere musou, abbiano fatto tesoro della loro esperienza passata su Nintendo Switch, riuscendo a comprendere i limiti della console (sebbene siano ancora palesi e a tratti costituiscano ancora un ostacolo) e a ottimizzare nel migliore dei modi il proprio titolo. Una volta superato questo scoglio, che sembrava insormontabile, la mia esperienza col titolo è stata incredibilmente positiva, ma analizziamo nel dettaglio uno dei titoli più attesi dell’estate 2022!
“Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”
Ho letteralmente adorato Fire Emblem: Three Houses, in una serie nel quale la narrazione unisce fantapolitica ed epica cavalleresca, questa prima comparsa del brand su Nintendo Switch ha letteralmente toccato apici di trama difficilmente raggiunti non solo nella serie, ma in generale nel medium videoludico. Fire Emblem Warriors: Three Hopes, narrativamente parlando, costituisce un imponente “What If…”, intercettando alla perfezione quelli che sono i gusti del pubblico odierno, ma allo stesso tempo creando potenzialmente un po’ di confusione nel target di riferimento.
Negli ultimi anni, l’universo cinematografico targato Marvel, e non solo, ha allettato il pubblico con l’idea del Multiverso, una solida realtà già da anni ormai nella controparte cartacea della Casa delle Idee, ed era quindi solo questione di tempo che questa interessante tendenza narrativa sbarcasse anche in altri medium. Fire Emblem Warriors: Three Hopes parte proprio da questo presupposto, narrando una versione alternativa delle vicende già viste in Three Houses.
Proprio questa peculiare scelta mi ha portato a essere un tantino confuso riguardo al pubblico di riferimento del titolo: molti degli eventi raccontati in Three Hopes infatti sono i medesimi del capitolo precedente, ma rielaborati in maniera abbastanza differente e originale (buona parte delle situazioni e sezioni di trama sono interamente originali) da non risultare ripetitivi per chi avesse già giocato il titolo.
Questo mi ha portato a non capire bene a chi il titolo volesse riferirsi: chi non ha giocato Three Houses, non coglierà parecchi riferimenti, ma avrà davanti comunque una storia godibile; chi invece lo ha giocato potrebbe trovare alcuni passaggi fin troppo simili alla trama originale e trovare un fondo di noia nel rigiocare ancora una volta determinati eventi, seppure in una salsa completamente inedita. Penso che il titolo però, per quanto tenti di parlare a un pubblico che sia il più vasto possibile, si rivolga principalmente a chi già ha militato nel Fódlan, per quanto trovo una mossa fin troppo azzardata il tentare di rivolgersi a due fette di pubblico così agli antipodi tra loro.
Infatti, il volersi rivolgere a chi ha già apprezzato eventi e personaggi di Three Houses sembra essere la preoccupazione principale degli sceneggiatori, scelta che però, a mio avviso, va leggermente a rovinare il background dei numerosi comprimari. Se nell’opera originale infatti essi venivano approfonditi e differenziati alla perfezione, in Three Hopes conservano le loro ottime caratterizzazioni, ma il vederli calati in un contesto differente e nel quale spesso vengono introdotti in maniera sbrigativa, poiché si dà quasi per scontato che il giocatore li abbia già conosciuti in passato, contribuisce a renderli quasi macchiettistici e stereotipati.
Superata questa perplessità iniziale però, è doveroso riconoscere che, ancora una volta nella serie, Fire Emblem Warriors: Three Hopes è in grado di raccontare una storia epica e curata fin nei minimi dettagli, dove la tripartizione della storia si rivela nuovamente efficace. Come accadeva in Three Houses infatti, a fine Prologo potremo selezionare un percorso da seguire ed entrare a far parte delle Aquile Nere, dei Leoni Blu o dei Cervi Dorati. Unirci a una singola fazione e conoscerne la storia servirà però ad avere solo un terzo del quadro, dovremo quindi completare per intero tre run per avere un quadro complessivo della storia; fortunatamente, gli snodi narrativi e i comprimari di ogni fazione sono abbastanza diversi tra loro da non far pesare praticamente mai il fatto di rivivere la stessa storia da tre punti di vista diversi.
In questa altalena di alti e bassi (dove però si protende sicuramente verso i pregi) rientra anche il protagonista Shez, un personaggio totalmente inedito rispetto a Three Houses, nonché protagonista principale di Three Hopes. Shez è un mercenario che viene a contatto con una divinità che gli assicura (o le assicura, dal momento che volendo potremo scegliere anche un avatar femminile) dei poteri incredibili in battaglia.
Purtroppo per Shez però un personaggio è destinato fin da subito a rubargli la scena: Byleth, il protagonista di Three Houses. In questa realtà alternativa infatti l’ex professore non ha mai iniziato a prestare servizio presso il monastero di Garreg Mach, diventando un temibile mercenario nonché nemesi del nuovo protagonista. Purtroppo il background narrativo e la presenza scenica di Byleth faranno l’effetto di Darth Vader nella trilogia originale di Star Wars, creando una nemesi che per quanto si mostri poco fa sentire costantemente la propria presenza, e riesce a mettere in ombra senza difficoltà il buono, a cui è stata riservata una caratterizzazione decisamente più shonen e “già vista”.
Mashing button? No, grazie!
Fire Emblem Warriors: Three Hopes è riuscito a unire, incredibilmente bene, due generi videoludici estremamente differenti tra loro: il già citato musou, frenetico e adrenalinico, e il ben più riflessivo e pacato strategico a turni, in particolare nella declinazione a cui la serie Fire Emblem ci ha abituati nel corso degli anni con titoli ricchi di dialoghi a scelta multipla atti a rinsaldare i rapporti coi comprimari e a sbloccare azioni alternative in battaglia.
Purtroppo però, ancora una volta, un accostamento così radicale potrebbe mettere in difficoltà i videogiocatori: gli amanti dei musou desiderosi di azione troveranno dei fitti muri di testo tra una battaglia e l’altra, dovranno quindi attendere pazientemente prima di gettarsi nella mischia; chi invece si affaccia al titolo da appassionato della serie Fire Emblem dovrà fare i conti con un gameplay decisamente diverso rispetto a quello a cui sono abituati (per quanto già in passato Fire Emblem si sia affacciato al genere con il primo Warriors su Nintendo 3DS).
Nonostante questo scoglio iniziale da superare, una volta comprese meccaniche e ritmi di gioco, si entra in un loop da quale è davvero difficile uscire grazie a un gameplay curato nei minimi dettagli! Molto spesso, il rischio che corrono i musou è quello di ridurre il tutto a un frenetico button mashing (e lo affermo a cuor leggero, da fan sfegatato di Sengoku Basara e One Piece Pirate Warriors), Three Hopes invece è riuscito a condensare in una formula unica e soddisfacente le due anime di cui è composto, perlomeno in battaglia.
Per quanto il titolo si lasci ovviamente andare a battaglie che vedranno un singolo personaggio intento a sgominare centinaia di soldati semplici per volta, non rinuncia a una forte componente strategica. Nel corso delle battaglie infatti, agli obiettivi principali se ne alterneranno altri secondari, che ci richiederanno necessariamente di rivedere le nostre priorità in battaglia e riorganizzare le truppe all’istante. Il tutto sarà possibile grazie a una pausa tattica che fermerà l’azione e ci permetterà di impartire nuovi ordini alle nostre unità, così da impegnare il giocatore non solo nell’esecuzione delle combo e degli attacchi speciali, ma anche nella gestione della battaglia a tutto tondo, scegliendo di volta in volta le unità migliori per gli obiettivi specifici.
Dopo il Prologo, a partire quindi dal Capitolo 4, avremo a disposizione anche un accampamento a cui fare ritorno tra una battaglia e l’altra. Questo hub centrale si evolverà battaglia dopo battaglia, mettendo a disposizione del giocatore sempre più strutture con le funzioni più disparate, dando così al gioco anche una forte componente gestionale, dal momento che queste strutture potranno essere evolute grazie a dei materiali reperibili dopo le battaglie.
Si andrà dalla cucina, grazie al quale il protagonista Shez e due altri compagni d’arme potranno ottenere dei benefici temporanei in battaglia fino ai vari incarichi, sempre da eseguire con una coppia di compagni per aumentare il livello di sostegno; una struttura decisamente degna di nota è quella adibita all’allenamento, grazie al quale potremo allenare le classi delle nostre unità ed evolverle per renderle sempre più efficienti in battaglia.
Come già accaduto in Three Houses poi, anche in Three Hopes non mancherà la componente dating sim, potremo infatti accompagnare i nostri compagni di plotone in delle spedizioni nel quale potremo dedicarci anche a conversazioni più rilassate nelle quali rinsaldare il grado di sostegno con le altre unità in modo da renderle sempre più efficienti in battaglia.
Esattamente come accade per la trama, Fire Emblem Warriors: Three Hopes è un titolo nel quale convivono più anime, alcune anche estremamente differenti tra loro, tutte le componenti in gioco sono confezionate ed equilibrate alla perfezione, il giocatore deve però superare uno scoglio iniziale composto da lunghissimi dialoghi e tutorial: la ricompensa però sarà un titolo profondo e soddisfacente anche dal punto di vista del gameplay!
Comparto tecnico: ci siamo… quasi!
Come anticipato, il comparto tecnico era una delle mie più grandi perplessità, dal momento che il genere musou si è già rivelato in passato di mettere a dura prova l’hardware di Nintendo Switch. Per fortuna, con Fire Emblem Warriors: Three Hopes siamo ben lontani dai bruschi cali di frame e dai freeze occasionali visti in Hyrule Warriors: L’era della calamità, ma purtroppo il risultato non può dirsi del tutto soddisfacente.
Ho provato il titolo in lunghe sessioni sia in docked che in portatilità, e sebbene in versione “casalinga” la console non si comporti malissimo col titolo (non riuscendo comunque mai a superare la soglia dei 30 fps), in modalità portatile i cali di frame si fanno decisamente più frequenti, soprattutto nei sentieri montani nel quale la console si ritroverà non solo a gestire centinaia di nemici, ma anche la sparuta vegetazione presente ai lati della mappa. Un risultato che in fin dei conti c’era da aspettarsi, ma considerando i sacrifici in termini di qualità grafica a livello di risoluzione adottati dal team di sviluppo pur di preservare gameplay e framerate, mi sarei quantomeno aspettato un framerate stabile in ogni situazione.
Per quanto riguarda invece la colonna sonora, ci ritroviamo a raccontare una storia dai toni decisamente trionfali! Ancora una volta, il paragone con Three Houses è imprescindibile, dal momento che buona parte delle tracce sarà composta da arrangiamenti di melodie già sentite nello strategico a turni, Three Hopes non rinuncia però anche a musiche inedite, che sanno accompagnare alla perfezione le battaglie caotiche e le marcie trionfali verso la conquista dei forti nemici. Una colonna sonora quindi decisamente piacevole da ascoltare e difficile da dimenticare!
In definitiva, Fire Emblem Warriors: Three Hopes è un ottimo titolo, indubbiamente uno dei più profondi in quanto a trama e gameplay mai approdati su Nintendo Switch. Purtroppo però, mi sento di definirlo un gioco “non per tutti” che sotto più punti di vista sembra non avere chiaro il target di riferimento; tuttavia, i giocatori che riusciranno a superare alcuni scogli iniziali e a carpire l’animo della produzione si ritroveranno a vivere un’esperienza intensa e curata, seppur leggermente affossata dai ben noti limiti tecnici della console.