Quando un brand sopravvive al suo protagonista è sempre un salto nel vuoto, non sempre infatti l’uscita di scena di un personaggio importante riesce a lasciarsi alle spalle qualcosa di buono, e anzi molto spesso lo spirito originale del prodotto viene snaturato, purtroppo. Mi vengono in mente due esempi (abbastanza spoilerosi, occhio!) di anime che si trovano agli antipodi di questo discorso: in Gurren Lagann l’uscita di scena di Kamina segna un’incredibile svolta nella narrazione che riesce perfino a elevarsi verso un finale perfetto, mentre in Death Note la morte di L segna anche un po’ la morte della qualità dell’opera che arranca verso uno scontro finale combattuto da personaggi senza un briciolo del carisma del defunto detective.
Gotham Knights, l’oggetto di questa recensione, segna un nuovo capitolo di una delle più importanti serie videoludiche moderne, la serie Arkham che ha visto Batman protagonista di una riuscitissima trilogia e di un valido spin off prequel (non sviluppato da Rocksteady, ma dalla stessa Warner Bros Montreal che si è occupata di Gotham Knights) che purtroppo però all’epoca non ha incontrato i favori del pubblico, soprattutto a causa di alcune incongruenze e retcon abbastanza forzate.
Il nuovo ciclo videoludico con protagonista il Cavaliere Oscuro ha avuto un fortissimo impatto sul medium e sul modo di gestire il gameplay action negli open world, soprattutto di stampo supereroistico, basti pensare al brillante Spider-Man a cura di Insomniac Games, che riprende sotto parecchi aspetti il combat system e il free roaming ideati dai ragazzi di Rocksteady; e anche dal punto di vista narrativo gli Arkham hanno instaurato una piccola rivoluzione.
Proprio per questa incredibile importanza della serie principale, Gotham Knights è letteralmente una scommessa: il team di sviluppo ha firmato in passato la meno riuscita delle opere legate a Batman, lo stesso Cavaliere Oscuro è uscito di scena lasciando ormai il testimone a nuovi protagonisti che vengono oltretutto reinventati rispetto alla serie originale (ci troviamo in un universo parallelo, per quanto non venga mai esplicitato, Barbara Gordon per esempio veste i panni di Batgirl e non è in sedia a rotelle), segnando una sorta di reboot per la saga.
Insomma, il passaggio di consegne è allo stesso tempo metaforico e reale, e sul gioco pende anche la pesante spada di Damocle dell’essere potenzialmente “solo un riempitivo” in attesa di Suicide Squad di Rocksteady, che sarà ambientata nello stesso universo narrativo della serie Arkham e che a livello narrativo potrebbe riservare ben più di una sorpresa e segnare anche un futuro ritorno inaspettato dell’Uomo Pipistrello, redivivo dal Protocollo Knightfall. Questo Gotham Knights riesce quindi a difendersi bene o no? Scoprilo nella nostra recensione!
Batman è morto, lunga vita a Batman!
Ebbene sì, il Cavaliere Oscuro ha difeso Gotham per l’ultima volta. In molti pensavano che si trattasse solo di una trovata commerciale di Warner Bros Games per attirare l’attenzione sul gioco e riservare poi sorprese dell’ultimo minuto ai giocatori, soprattutto perché gli sviluppatori hanno ribadito la concretezza della dipartita di Batman fin troppe volta durante la campagna marketing, alzando così l’asticella del dubbio dei videogiocatori.
E invece è tutto vero, e la morte di Bruce Wayne viene mostrata nella primissima (spettacolare) cinematica di gioco, dissipando all’istante ogni dubbio: la pesante eredità dell’eroe poggia ora sulle spalle di quattro giovani leve, il cui compito più difficile sarà quello di non farsi schiacciare dal peso di queste nuove responsabilità, e soprattutto quello di conquistare ex novo la fiducia di Gotham, dal momento che, oltre alle gang che stanno mettendo a ferro e fuoco la tenebrosa metropoli, nemmeno le forze dell’ordine saranno collaborative con questi nuovi vigilanti, totalmente soli in questa crociata contro il crimine.
Il tragico evento darà quindi vita a una nuova era di Gotham, nel quale la leggenda di Batman continua a riecheggiare tra le strade e i vicoli della metropoli, tra sostenitori che non vogliono credere nella sua morte e criminali che avvertono la sua mancanza e approfittano di questo vuoto di potere. In tutto questo, i quattro giovani eroi dovranno ergersi a difesa della città sotto la guida del sempre presente Alfred Pennyworth, storico maggiordomo della famiglia Wayne e custode dei segreti di Bruce e del suo alter ego incappucciato.
Potremo quindi vestire i panni di Tim Drake, Dick Grayson, Barbara Gordon e Jason Todd, rispettivamente Robin, Nightwing, Batgirl e Cappuccio Rosso. I quattro personaggi saranno selezionabili in ogni momento presso il Campanile, hub centrale del gioco ricca di funzioni (che vedremo nel paragrafo successivo), nonché quartier generale di questa nuova guardia di Gotham. Ciò che funziona particolarmente bene con la presenza di ben quattro protagonisti è un modello di narrazione che in realtà Warner Bros Montreal non ha tirato fuori dal nulla, ma che ha ripreso dalla serie Arkham e si adatta alla perfezione con Gotham Knights.
Come nei precedenti titoli dedicati al Cavaliere Oscuro, seguiremo un filone narrativo principale articolato come una vera e propria indagine da risolvere accumulando indizi e sventando minacce sempre più grandi, Gotham però è grande e ricca di segreti, e con un sottobosco criminale in subbuglio più che mai, man mano inizieremo a scoprire sempre più villain storici che agiscono nell’ombra e starà ai nostri eroi ovviamente sventarne i piani malefici che si articoleranno in casi secondari veramente ricchi a livello contenutistico e tutti ben caratterizzati a livello di lore, anche se leggermente più “fumettistici” e caricaturali rispetto al passato, come se gli autori avessero voluto riprendere stilemi più classici dei comics della golden e silver age privandoli in parte di quella maturità di cui erano rivestiti i casi dei precedenti titoli.
A prescindere dalla qualità della scrittura, il cui apprezzamento è senza dubbio oggettivo, come mai questa struttura funziona particolarmente bene in Gotham Knights? Perché il giocatore, essendo totalmente libero di scegliere il personaggio che preferisce per ogni singola missione, può giocare molto di ruolo e costruire liberamente sottotrame nel quale, per esempio, Robin è più adatto a missioni di infiltrazione, Nightwing agli interrogatori e così via, andando anche ad assecondare le variazioni a livello di gameplay che presentano i quattro protagonisti.
Free flow combat… è morto anche lui…
Ancor prima di avere tra le mani il gioco, la trama di Gotham Knights mi suscitava sincero interesse, il gameplay invece era un aspetto che mi preoccupava particolarmente. Non per partito preso o perché volessi essere sfiducioso a prescindere, piuttosto, le parole degli sviluppatori mi hanno lasciato parecchio perplesso in quanto, a poco più di un mese dal lancio, questi hanno dichiarato che il combat system non si sarebbe basato sul free flow combat.
Una dichiarazione che potrebbe sembrare da poco, ma assume un’importanza decisamente più rilevante se consideriamo che il free flow combat è diventato letteralmente il marchio di fabbrica della serie Arkham, tanto che Insomniac Games lo ha ripreso in tutto e per tutto per il suo Spider-Man. Perché quindi privarsi di un sistema così riuscito? Ad ora non abbiamo una risposta certa, e probabilmente gli sviluppatori non si esporranno mai sulla questione, presumibilmente però un combat system del genere si sarebbe sposato male con la natura multiplayer del titolo.
Il combat system proposto però funziona? No… ma sì, la risposta è abbastanza complessa. Il sistema di combattimento utilizzato soffre innanzitutto della mancanza totale di lock on sui nemici, un’idea già vista in Ghost of Tsushima, ma nell’opera di Sucker Punch l’idea funzionava perché basata su scontri con un ritmo meno sostenuto e con un numero di nemici mai eccessivamente alto, in Gotham Knights invece gli scontri sono più frenetici e gli scenari urbani più complessi: non potersi concentrare su un singolo bersaglio metterà i giocatori in difficoltà in più di un’occasione.
Un altro grande difetto del combat system (e in realtà del gameplay in generale) sta nella poca differenziazione tra i quattro personaggi: come anticipato, il gioco ci fa intendere che ognuno dei quattro sia specializzato in determinati aspetti: dal combattimento ravvicinato con attacchi pesanti allo stealth, passando per la mira di precisione e per il comabttimento acrobatico a base di combo. Questo è vero, ma solo in parte, soprattutto perché dobbiamo considerare che Gotham Knights parte in sordina dal punto di vista del combat system.
Inizialmente infatti, ogni personaggio (parametria a parte) sarà praticamente identico agli altri, avanzando di livello, i personaggi guadagneranno PA che serviranno ad acquisire abilità che li renderanno sempre più unici. Nelle prime fasi di gioco, gli scontri coi nemici sembreranno alquanto legnosi e ripetitivi, ma diventeranno sempre più dinamici e articolati sbloccando le abilità che allontaneranno, per fortuna, il fantasma del button mashing.
La lentezza con cui Gotham Knights diventa un’esperienza piacevole per il giocatore si riscontra anche nelle fasi di free roaming. La metropoli di Gotham è sempre stata estremamente divertente e intrigante da esplorare nella serie, ma nelle fasi iniziali del gioco, ci mancheranno alcuni elementi fondamentali per muoverci al meglio e in maniera fluida tanto tra i vicoli quanto tra i grattacieli; ancora una volta, la parola d’ordine sarà “pazienza”: ce ne vorrà per affrontare le prime fasi di gioco sotto ogni aspetto, ma i giocatori che riusciranno a superare lo scoglio verranno ricompensati con un’esperienza dal quale sarà difficile staccarsi.
Questo è un difetto? Non esattamente, questo tipo di progressione è piuttosto legato alla natura del titolo che sembra destinato a diventare un progetto a lungo termine. Il team di sviluppo ha già confermato che a fine novembre avremo una modalità a quattro giocatori (attualmente possono cooperare solo due giocatori per volta) e sarebbe strano se questa possibilità arrivasse senza nuovi contenuti da affrontare, è possibile quindi che nel corso dei prossimi mesi sarà rivelata una roadmap che renda il gioco una sorta di game as a service (che potrebbe riuscire dove quel disastro di Marvel’s Avengers ha fallito) destinato a espandersi man mano con nuovi archi narrativi, e magari con nuovi personaggi giocabili.
Ha quindi senso che il gioco dia il meglio di sé dopo diverso tempo, perché sarà fruibile in futuro a lungo se gli sviluppatori perseguiranno questa strada, e in effetti a livello contenutistico Gotham Knights centra in pieno il bersaglio! Vagare per Gotham senza andare dritti agli obiettivi ci metterà costantemente davanti a situazioni estemporanee nel quale fermare rapine, allarmi bomba, liberare prigionieri e quant’altro. Come da tradizione per la serie quindi il titolo sarà pieno zeppo di attività secondarie, tutte ben differenziate e divertenti da affrontare e ognuna legata a sua volta a obiettivi che ci riporteranno ad altri casi, creando quindi un intreccio unico che legherà in maniera certosina l’intera mala di Gotham.
Anche a livello di attrezzatura ci sarà solo l’imbarazzo della scelta: decine di armature, ognuna a sua volta personalizzabile con diverse varianti estetiche e cromatiche, centinaia di armi, tanto da mischia che a corto raggio, mod da applicare a ogni pezzo di equipaggiamento e chi più ne ha più ne metta! Insomma, una gioia per gli amanti dei giochi di ruolo, un titolo che presenta un’imponente struttura ruolistica ricca di contenuti e parametri, forse anche troppo…
Il bello della serie Arkham è stato sempre nella libertà pressoché totale concessa al giocatore, libero di affrontare in qualsiasi momento ogni sfida e villain presente nel gioco. In Gotham Knights invece anche il giocatore più esperto dovrà scontrarsi a un certo punto con parametri e livelli consigliati per portare a termine una missione, dovendo di tanto in tanto rinunciare accorgendosi che ha fatto il passo più lungo della gamba affrontando un incarico non ancora al suo livello ed estremamente difficile (al limite del frustrante) da portare fino in fondo. Un vero peccato, quindi che l’eredità di una serie di così ampio respiro vada poi a incanalarsi in un titolo con una progressione non forzata, ma fortemente limitata rispetto al passato.
Comparto tecnico: Gotham come non l’abbiamo mai vista!
Il comparto tecnico, strano a dirsi, si è rivelato la parte più deludente del gioco; non parliamo di un lavoro mal realizzato, semplicemente, data la natura esclusiva per next-gen del prodotto, era lecito aspettarsi qualcosina in più, soprattutto dal punto di vista dell’ottimizzazione. La grafica infatti è ben realizzata, in particolare per quanto riguarda Gotham, molto diversa rispetto al passato, più viva e luminosa, ricca di luci e insegne al neon, e caratterizzata da una pioggia che spesso e volentieri bagna le strade regalandoci un ottimo lavoro su riflessi ed effetti dell’acqua.
A perdere un po’ sono i volti, sempre molto espressivo e con un ottimo lavoro sulla pelle, ma che, volendo essere davvero pignoli, perdono sui dettagli, in particolare sui capelli. A influire negativamente sulla valutazione però è la scelta, incomprensibile, di non fornire più modalità grafiche e soprattutto di bloccare il framerate a 30 fps senza dare alcuna possibilità di giocare il gioco a 60 fps. Un titolo così dinamico avrebbe sicuramente giovato di un framerate più alto, probabilmente non concesso ai giocatori sempre per non avere rallentamenti di sorta durante le fasi in multiplayer online.
La colonna sonora però, almeno per i miei gusti, è forse l’aspetto più deludente di tutta l’operazione. Il brand di Batman mi ha sempre abituato a colonne sonore d’eccellenza, tracce e musicalità capaci di descrivere alla perfezione il personaggio e di accompagnare al meglio tanto le sequenze più concitate, quanto quelle più riflessive e investigative. Gotham Knights lo fa, la mela non cade lontana dall’albero, ma la vicinanza di quest’albero si sente fin troppo e le tracce proposte sembrano fare il verso a quelle della serie madre senza trovare una propria identità. Gradevoli, ma impossibili da paragonare alle tracce di Arkham City o Knight.
In definitiva, Gotham Knights è sicuramente un prodotto interessante e divertente da giocare, ma a una condizione: che si abbia pazienza. Il giocatore pronto a raccogliere l’eredità dell’Uomo Pipistrello deve anche essere pronto a fare tanta “gavetta” prima di gustare ciò che di meglio ha da offrire il gioco, ma una volta entrato in certi meccanismi l’effetto “ciliegia” che porta a ricercare di volta in volta l’attività più vicina prima di staccarsi dallo schermo è assicurato! Peccato per alcune mancanze tecniche, che possono sicuramente essere risolte tramite patch, e a proposito di aggiunte future, va aggiunto in chiusura che il titolo potrebbe sprigionare il suo vero potenziale se supportato a dovere sullo stile di un game as a service.