Nel mare di produzioni videoludiche odierne, capita di tanto in tanto una sorpresa inattesa che, senza nemmeno saperlo, è destinata a dettare la strada per le future produzioni del genere. Nel 2017, il piccolo studio indipendente Team Cherry regalava ai videogiocatori l’incredibile Hollow Knight, che è diventato in men che non si dica un vero e proprio cult che ha tracciato un solco che, in maniera più o meno marcata, molti sviluppatori si sono ritrovati a seguire.
A distanza di quattro anni dall’avventura del piccolo Cavaliere, stiamo attendendo con ansia Hollow Knight Silksong, seguito del metroidvania che ci metterà nei panni dell’agile Hornet, ad alleviare l’attesa per questo titolo (di cui si sa ancora veramente poco) ci sono per fortuna diverse interessanti produzioni e Greak: Memories of Azur rientra proprio in questo caso.
Parliamo di produzioni molto diverse tra loro naturalmente, ma tuffandosi nell’epopea che vede come protagonisti il piccolo Greak e i suoi fratelli è impossibile non provare sensazioni simili a quelle che ci hanno accompagnato nel nostro viaggio nella desolata Pulveria. Greak: Memories of Azur rinuncia quasi del tutto alla componente metroidvania caratteristica di Hollow Knight e punta tutto su un articolato platform 2D che in più di un’occasione saprà mettere alla prova i giocatori con un grado di sfida inaspettatamente sopra la media!
Piaghe e disperazione, tanto per cambiare…
Il presupposto narrativo di Greak: Memories of Azur è molto semplice e classico, ma non per questo risulta meno interessante e anzi, grazie a un’accurata scrittura dei rapporti tra i vari personaggi riesce a catturare l’attenzione del giocatore e a far passare in secondo piano una narrazione che, almeno nella prima parte del gioco, risulta estremamente ancorata agli stilemi più classici del fantasy tradizionale.
La pacifica terra di Azur è stato sconvolto centinaia di anni prima degli eventi di gioco da una minaccia nota come Piaga. Questa terribile Piaga ha distrutto l’ecosistema infettando acque e foreste, prendendo svariate forme antropomorfe e animalesche, e costringendo il popolo dei Courine a rifugiarsi in accampamenti difesi da gruppi di guerrieri chiamati Ricognitori. Dopo un attacco da parte dei selvaggi Urlag, il protagonista Greak si ritrova separato da sua sorella e suo fratello e si tufferà subito in una missione di salvataggio che si rivelerà più complessa del previsto.
Greak si ritroverà quindi in un piccolo villaggio e, mentre proseguirà nella sua missione principale di salvataggio, si ritroverà man mano sempre più coinvolto nelle necessità del villaggio. L’alternanza tra storie secondarie e quella principale porterà il gruppo dei tre fratelli (riusciremo infatti a ritrovare entrambi, tranquillo, non si tratta di uno spoiler, anzi, sarà una caratteristica fondamentale del gameplay!) a esplorare in lungo e in largo la terra di Azur, avventurandosi in foreste corrotte dalla Piaga, lugubri sotterranei e una discreta quantità di ambientazioni che, per quanto aderenti a stilemi già visti e rivisti, sono stati reinventati in maniera abbastanza originale da guadagnarsi una propria personalità e rimanere impressi nella mente del giocatore.
Quello che però rende Greak: Memories of Azur veramente unico è per l’appunto il rapporto tra Greak, Adara e Raydel. Il composto da Greak, sua sorella e suo fratello sarà infatti controllabile e gestibile in contemporanea, andando quindi a rendere un elemento caratterizzante del gameplay anche funzionale all’esplorazione introspettiva dei personaggi che, per quanto mai approfonditi in maniera dettagliata, riescono a far risaltare le proprie unicità e la complementarietà che li rende un vero trio di fratelli.
Uno per tutti, tutti per uno!
Come anticipato, Greak: Memories of Azur ha un’impostazione da platform 2D e nelle sue meccaniche si rivela molto basilare, ma non per questo non riesce a restituire al giocatore un certo grado di complessità nel gameplay. I nostri protagonisti saranno in grado di saltare, attaccare, schivare e interagire col mondo di gioco per risolvere enigmi ambientali, proprio quest’ultima azione sarà fondamentalmente ciò che rende unico il titolo.
Dal controllo del solo Greak passeremo infatti anche a controllare Alundra e Raydel, ognuno dei tre Courine avrà uno stile di combattimento e movimento differente e, a seconda delle situazioni, dovremo decidere se controllare tutti e tre assieme oppure ognuno in maniera indipendente. Tramite la pressione dei tasti direzionali infatti potremo passare istantaneamente da un personaggio all’altro, grazie ai grilletti dorsali posteriori invece guideremo il nostro party contemporaneamente. Un particolare non da poco, che renderà davvero varia e dinamica la risoluzione dei vari puzzle ambientali, vero fulcro del gioco che riesce a far passare agilmente in secondo piano gli scontri e le boss fight (per quanto ce ne siano alcune davvero ben realizzate).
Questa feature contribuisce a rendere il titolo molto originale, ma allo stesso tempo non è stata, purtroppo, calibrata a dovere e scopre il fianco ad alcuni difetti che possono rendere frustranti alcuni punti del gioco. Per prima cosa, partiamo col dire che già di suo, Greak: Memories of Azur si rivela un titolo abbastanza impegnativo, e se ci si butta a capofitto nell’azione senza considerare la minaccia costituita dalle creature malefiche generate dalla Piaga si finirà sopraffatti in fretta.
A complicare le cose c’è il fatto che saremo “responsabili” della salute di tutti e tre i personaggi, anche nel momento in cui ne staremo controllando uno solo, nel caso in cui i punti vita di uno dei tre arrivino a zero, il Game Over arriverà inesorabile. Questo può complicare non di poco momenti cruciali come le boss fight, soprattutto perché, come accennato in precedenza, i moveset dei tre saranno molto differenti tra loro.
Il primo esempio contro il quale ci scontreremo è che il doppio salto di Greak e Alundra è molto differente: il primo infatti compirà un vero e proprio doppio salto, mentre la seconda potrà invece fluttuare per raggiungere appigli più lontani. In alcune fasi platform in cui è richiesta parecchia precisione nei salti, questa differenza potrà portarci a errori grossolani e di conseguenza a perdere preziosi punti vita; lo stesso vale per gli scontri contro nemici più potenti o semplicemente più numerosi.
La difficoltà poi viene anche incrementata dagli Inventari dei personaggi, che almeno nelle prime fasi di gioco saranno davvero ristretti; il giocatore si ritroverà quindi costretto a una gestione delle risorse estremamente accurata e certosina, insomma, tanti piccoli particolari che andranno ad alzare l’asticella della difficoltà in maniera più o meno voluta dagli sviluppatori.
Se però tutti questi dettagli non si possono assolutamente annoverare tra i difetti del gioco e con un po’ di esperienza si accettano volentieri, senza alcun dubbio ciò che si potrebbe considerare una mancanza da parte del team di sviluppo è l’assenza pressoché totale di una mappa dei vari dungeon. Come accennato in precedenza, il titolo presenta anche una piccola componente di backtracking tipica dei metroidvania, senza una mappa però ricordare dove andare e dove l’esplorazione è stata lasciata in sospeso diventa un’impresa davvero ardua.
Un vero quadro animato!
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il titolo risulta veramente soddisfacente, soprattutto dal punto di vista della grafica. Quando in apertura si parlava di somiglianze palesi tra Greak: Memories of Azur e Hollow Knight, ancor prima del gameplay balzano all’occhio le similitudini estetiche tra i due giochi.
Ogni singolo sfondo sarà pieno di dettagli che contribuiranno a rendere il tutto estremamente gradevole alla vista, come se ogni singola location fosse in realtà un quadro a sé stante. A rendere il tutto ancora più piacevole da guardare ci saranno i protagonisti e gli NPC, tutti animati con movimenti unici e fluidissimi che faranno sembrare il tutto una continua animazione. E proprio a tal proposito, alcune brevi sequenze animate andranno a variare il ritmo proprio nei momenti più opportuni, risultando anche parecchio convincenti dal punto di vista registico (per quanto, appunto, molto brevi) e perfette per narrare in maniera silenziosa alcuni dei momenti chiave dell’avventura.
Anche per quanto riguarda la colonna sonora, il titolo convince alla grande, per quanto le varie aree non presentino tracce particolarmente memorabili, il tutto viene però accompagnato costantemente da un sottofondo azzeccato e gradevole, che omaggia sonorità di titoli classici come i vari The Legend of Zelda, senza però raggiungere livelli così alti.
In definitiva, Greak: Memories of Azur è un titolo estremamente riuscito che, sebbene scopra il fianco ad alcuni difetti anche abbastanza importanti dal punto di vista del gameplay, nel complesso riesce comunque a regalare ai videogiocatori un’esperienza soddisfacente con un buon grado di sfida; il tutto viene poi contornato da un comparto tecnico davvero ben realizzato che riesce a tenere il giocatore incollato allo schermo grazie a sfondi e animazioni realizzati con cura.