Per tutti i nati e cresciuti negli anni ’90, la serie di Harry Potter ha segnato una parte fondamentale della pre-adolescenza e dell’adolescenza stessa. Personalmente, il mio primo contatto con il Wizarding World è avvenuto nel 2001, il film di Harry Potter e la Pietra Filosofale aveva trascinato tutta la mia generazione al cinema e ovviamente molti di noi vollero approfondire la conoscenza di questo mondo magico tramite i libri, dopo aver letto il primo recuperai in blocco i successivi tre, già arrivati sugli scaffali di tutto il mondo, innamorandomi definitivamente della serie.
Per tutti i ragazzi della mia età che leggevano le storie di questi studenti coetanei la serie ha assunto un significato particolare: crescevamo assieme ai personaggi che amavamo… e a undici anni abbiamo tutti aspettato una lettera per la scuola di Hogwarts che non è mai arrivata. Ovviamente nel corso degli anni, dato il successo globale, anche le avventure di Harry Potter e compagnia hanno ricevuto adattamenti nei media più disparati e non poteva mancare il mondo videoludico.
I vari adattamenti videoludici della saga di Harry Potter (quasi esclusivamente tie-in delle varie pellicole) hanno ricevuto fortune alterne a causa di una qualità altalenante, impossibile non ricordare con emozione e nostalgia La Pietra Filosofale e La Camera dei Segreti per la prima PlayStation, ma allo stesso tempo vorrei dimenticare abbastanza in fretta Il Calice di Fuoco e il suo gameplay macchinoso su PlayStation 2.
Nonostante i suoi anni e le pesanti controversie sull’autrice J. K. Rowling, la serie sta invecchiando decisamente bene e fa un certo effetto constatare come anche le nuove generazioni guardino con affetto e interesse ai romanzi e ai film con protagonisti Harry e compagni, piuttosto che alla nuova trilogia cinematografica di Animali Fantastici, segno di come la saga del “Bambino che è sopravvissuto” abbia un suo valore indiscutibile che la sta portando a stregare sempre più generazioni.
Essendo consapevole di questo amore per Hogwarts e le sue storie che non si è mai realmente sopito nel pubblico (e lo dimostrano anche le numerose riedizioni degli otto libri che vengono costantemente riproposte), l’annuncio di Hogwarts Legacy, l’oggetto di questa recensione, non mi è sembrato (come invece è sembrato a molti) fuori tempo massimo, tuttavia mi ha suscitato emozioni contrastanti: c’erano rumor ormai da anni sul progetto a cura di Avalanche Software, e i primi leak vennero fuori nel lontano 2018 mostrando un progetto decisamente interessante.
Dovremo attendere fino al 2020 per avere il primo reveal trailer ufficiale del gioco, e anche quel trailer contribuì ad aumentare l’hype per il gioco. Tuttavia, appena due mesi dopo l’entusiasmo, il cataclisma mediatico generato dal flop di Cyberpunk 2077 ha fatto sì che molti videogiocatori iniziassero a essere giustamente scettici nei confronti di produzioni così ambiziose, e proprio Hogwarts Legacy è stato il bersaglio perfetto di questa sfiducia: ogni trailer mostrava un progetto sempre più grande e ambizioso, e alimentava la speranza dei fan, ma anche i timori.
L’annuncio del posticipo di qualche mese del gioco è stato benzina sul fuoco e ha alimentato i sentimenti contrasti, soprattutto perché HUD e combat system erano ancora avvolti nel mistero. Finalmente, lo scorso 10 febbraio 2023 (7 febbraio per chi avesse prenotato per la Deluxe Edition), Hogwarts Legacy è finalmente approdato su PC, PlayStation 5 e Xbox Series X e S (i possessori di console last-gen e Nintendo Switch dovranno attendere ancora un po’) è ci ha trasportati in un mondo meraviglioso.
Voglio dirlo subito: la nuova opera di Avalanche Software è l’esperienza definitiva per tutti i fan del Wizarding World e potrebbe essere anche un ottimo entry point per chi negli anni fosse stato affascinato dalla serie, ma non avesse ancora avuto l’occasione per entrare in questo mondo magico. Un titolo realizzato con tanto cuore e con estremo rispetto nei confronti per il materiale originale, per tante analogie tra le due produzioni posso affermare una cosa a cuor leggero: Hogwarts Legacy è il primo vero erede di quel capolavoro che fu The Witcher 3: Wild Hunt; analizziamolo nel dettaglio!
Hogwarts Legacy: dai fan… per i fan!
Le prime dichiarazioni relative alla trama avevano suscitato qualche perplessità nei giocatori, non tanto perché si temesse a prescindere che fosse insoddisfacente, piuttosto ci si chiedeva quanto si sarebbe rivelato attrattivo un titolo ambientato a Hogwarts senza Harry e compagnia come protagonisti. Le vicende che vivremo in Hogwarts Legacy infatti ci vedono calcare i corridoi della scuola nel diciannovesimo secolo, circa cento anni prima rispetto agli eventi della serie principale.
Nel corso degli anni la lore del Wizarding World non è certamente diventata complessa come quella di altre saghe fantasy (si pensi ad esempio al capolavoro di Tolkien Il Signore degli Anelli), ma senza dubbio si sono accumulati numerosi elementi di cui tenere conto quando si va a scrivere una storia originale ambientata tra le mura di Hogwarts e dintorni. Gli sceneggiatori hanno realizzato il tutto con una cura maniacale, inserendo numerosi riferimenti a personaggi e situazioni già note al pubblico, ma riuscendo a inserire anche elementi del tutto nuovi, ma perfettamente contestualizzati.
I riferimenti a elementi che abbiamo già visto in passato saranno numerosi e faranno la gioia di tutti i fan della prima ora (e soprattutto di chi non ha mai sopportato le differenze tra romanzi e film), ma il contesto in cui saremo immersi riuscirà ad affascinare e catturare anche nuovi spettatori e lettori che potrebbero recuperare a ritroso le opere da cui tutto ha avuto inizio. Direi tuttavia di cominciare dall’inizio, o meglio… dal quinto anno!
Come molti già sapranno, i corsi di magia e stregoneria a Hogwarts sono articolati in ben sette anni di studi, il nostro protagonista originale (che potremo creare tramite un editor proposto a inizio gioco) però si ritroverà in una situazione alquanto anomala, iniziando gli studi in tarda età e partendo direttamente dal quinto anno. Ci sarà un motivo dietro questa iscrizione così tardiva, motivi che ci accomuneranno ad altri personaggi e che scaveranno nel passato di Hogwarts… e non solo!
La nostra avventura si svolgerà nel contesto della rivolta dei goblin, citata diverse volte nelle opere originali, ma mai realmente approfondita, e ci vedrà fronteggiare Ranrok, il goblin a capo della ribellione. Questo scontro rimarrà per buona parte della campagna principale sullo sfondo delle nostre vicende, facendo però da filo conduttore alla nostra ricerca della verità sulla Magia Antica, una misteriosa forma di magia che in pochi possono comprendere e padroneggiare.
Preferisco non approfondire ulteriormente la trama principale perché sarebbe un vero peccato fare spoiler a riguardo, ma posso assicurare in via definitiva che si tratta di una delle migliori narrazioni degli ultimi anni, mai scontata e con colpi di scena ragionati e non semplicemente tirati fuori dal cilindro senza cognizione di causa. Questa cura non è riservata solo alla campagna principale, ma è stata riposta perfino nelle missioni secondarie.
Esplorare Hogwarts e dintorni significherà incontrare costantemente studenti e abitanti dei villaggi circostanti intenti nelle attività più disparate e molti di loro avranno missioni secondarie da assegnarci. Molto spesso si tratterà di semplici fetch quest o di missioni di carattere stealth, ma che dal punto di vista narrativo sapranno aprirsi verso diramazioni inaspettate e sempre molto godibili. Siamo un gradino sotto Red Dead Redemption 2 in cui i personaggi secondari potevano improvvisare letteralmente di tutto, ma la loro scrittura in Hogwarts Legacy non è assolutamente affidata al caso e anzi contribuisce a costruire un mondo vivo e realistico nel suo essere spiccatamente fantasy.
“È Leviòsa, non Leviosà!”
In apertura parlavo di un certo scetticismo per quanto riguarda il gameplay: la vastità e varietà del mondo sembravano destinati a sfociare in un nuovo caso Cyberpunk 2077 di promesse non mantenute; il combat system a suon di bacchetta invece sembrava ingessato e probabilmente pad alla mano sarebbe stato poco responsivo. Sono che in entrambi i casi il titolo non solo non delude, ma riesce perfino a superare le aspettative.
Il mondo di Hogwarts Legacy è nettamente più vasto di quanto potessi aspettarmi: immaginavo che il focus centrale sarebbe stato il castello di Hogwarts e che l’esplorazione dei dintorni fosse limitata, invece una volta varcati i confini della scuola si apre davanti a noi un mondo di dimensioni ragguardevoli fatto di borghi più o meno popolati tra i quali senza dubbio spicca Hogsmeade. In apertura ho citato The Witcher 3 e mettere piede per la prima volta nel borgo abitato da soli maghi mi ha suscitato le stesse emozioni che mi diede la mia prima visita a Biancofrutteto: un luogo pacifico che rispecchia alla perfezione i canoni del fantasy, ma che ha un carattere tutto suo e ti fa sentire a casa.
Il bello di questo mondo è che sarà ricco di attività di ogni genere, la mappa è densa di interazioni che sebbene possano essere raggruppate in macrocategorie riescono sempre a proporre enigmi e interazioni diverse al giocatore che dovrà sempre guardarsi attorno e ragionare su cosa lo circonda per ottenere le varie ricompense in perfetto stile Breath of the Wild. A proposito di varietà, Hogwarts Legacy presenta un sistema a “scatole cinesi” nel quale sembra quasi esserci un gioco, in un gioco, in un gioco, e così via…
Mi spiego meglio: Hogwarts presenta una mappa complessa e intricata, talmente ricca di elementi nascosti e collezionabili che già da sé potrebbe fungere da open world, non dimenticare però che, allargando il punto di vista, il castello è immerso in un mondo molto più grande; all’interno del castello però si annida anche la Stanza delle Necessità, che darà letteralmente vita a un gioco a parte di genere gestionale e a un ottimo sistema di housing, all’interno della Stanza poi si collocherà il Vivarium, un ulteriore gioco nel gioco di genere monster collector con una forte componente di breeding (divertentissimi entrambi, ma rovinati dalla bizzarra scelta di utilizzare dei timer in stile gioco mobile).
I diversi generi rimangono sempre ben distaccati tra loro, ma riescono a dare vita a un mosaico unico e riuscito alla perfezione che riuscirà ad accontentare ogni genere di giocatore, soprattutto perché l’uso della Stanza delle Necessità e del Vivarium poi sarà indispensabile per reperire materiali utili a pozioni e potenziamenti per l’equipaggiamento. Il filo conduttore che lega tutto sarà naturalmente la magia che ci permetterà di gestire ogni aspetto di queste speciali stanze, ma che soprattutto darà vita a un combat system vario e stimolante, incredibilmente vicino a quello di Sekiro: Shadows Die Twice.
Le sfide a suon di bacchette infatti sono molto più stimolanti di quanto i trailer facessero intendere, oltre a utilizzare incantesimi d’attacco o di supporto che ci permetteranno di immobilizzare in vari modi gli avversari potremo anche schivare i colpi in arrivo oppure utilizzare Protego per incassare senza danni gli attacchi avversari o rispedirli al mittente in caso di parata perfetta.
Potremo apprendere praticamente tutti gli incantesimi che abbiamo visto all’opera nei libri e nei film, con qualche strizzata d’occhio anche ai giocatori che si sono avventurati nei meandri di Hogwarts durante l’era PlayStation 1: ed ecco quindi che potremo scagliare Flipendo per mandare gli avversari gambe all’aria, Incendio per dare fuoco a piante e insetti ostili, Alohomora per scassinare serrature, Wingardium Leviosa per far levitare oggetti e Accio e Repulso per attrarli o respingerli e così via…
Tutti questi incantesimi poi andranno a inserirsi nel medesimo sistema tanto per l’esplorazione quanto per il combattimento, donando quindi un’incredibile continuità al gameplay e stimolando il giocatore a pensare a metodi alternativi di utilizzare lo stesso incantesimo; per allontanare il fantasma della monotonia e dello spam di una singola magia, ogni avversario avrà debolezze specifiche a determinate magie, inoltre buona parte degli avversari utilizzeranno Protego di diversi tipi, ognuno neutralizzabile con una determinata categoria di magie. Una scelta semplice, ma che renderà i combattimenti incredibilmente dinamici e variegati.
Per imparare questi incantesimi parteciperemo a decine di lezioni tramite il quale potremo apprendere nuove magie grazie a dei semplici quick time event. Purtroppo, queste situazioni sono rese probabilmente nel peggiore dei modi: impossibili da sbagliare, monotoni e poco ispirati; per fortuna è uno dei pochi nei della produzione, ed è un vero peccato constatare che lo scivolone degli sviluppatori è arrivato proprio in uno degli aspetti del gameplay più semplici da rendere (per fare un esempio, ricordo ancora con nostalgia i quick time event delle lezioni dei titoli per PlayStation 1, di contro quelli di Hogwarts Legacy sono quanto di più anonimo e dimenticabile possa esserci).
Queste lezioni rivestono però un’importanza decisiva nella progressione del gioco, per avanzare nella trama principale infatti dovremo completare alcune missioni che prevedono indagini sul mistero che stiamo tentando di districare e altre che prevedono la nostra partecipazione a lezioni che accresceranno il nostro arsenale magico e si riveleranno fondamentali per permetterci di superare le sfide avanzate contro boss sempre più temibili e imponenti.
Hogwarts non è mai stata così bella!
Dal punto di vista tecnico, Hogwarts si difende decisamente bene, ma ha alcuni aspetti che tradiscono la natura cross-gen della produzione purtroppo. Potremo scegliere diverse opzioni grafiche che come al solito protenderanno verso il framerate o la qualità grafica; la scelta migliore si rivela come al solito la fluidità: svolazzare a bordo di una scopa o di una cavalcatura tra i cieli di Hogwarts e dintorni sarà una delle esperienze più impressionanti e appaganti di sempre, e farlo con un framerate stabile e fluido avrà tutto un altro effetto.
Fluidità a parte, Hogwarts e dintorni offrono scorci spettacolari a ogni passo: la quantità di elementi mostrati nelle stanze di Hogwarts, le architetture che si schiudono al passaggio del giocatore articolandosi in geometrie sempre più complesse, ma anche le “semplici” vedute dell’orizzonte di cui potremo godere volando oltre una collina o semplicemente uscendo da un bosco… ogni singolo scenario è studiato per stupire e riproduce alla perfezione i luoghi più iconici visti nelle pellicole, e ancora una volta strizza l’occhio anche ad alcuni scenari visti nei primi videogiochi dedicati alle prime due pellicole.
La colonna sonora… merita tutti i premi dedicati alla categoria quest’anno, sarà davvero difficile replicare una tale gioia per le orecchie nelle produzioni future. Sentire un arrangiamento talmente maestoso del tema principale dopo il prologo mi ha emozionato e mi riportato istantaneamente in sala a quando guardavo per la prima volta i film della saga originale; a impreziosire i richiami alle colonne sonore originali poi ci pensa un uso magistrale della musica diegetica: sparsi qua e là per Hogwarts ci saranno strumenti musicali di ogni tipo impegnati nella riproduzione di musica classica, girovagando per i corridoi ti capiterà perfino di ascoltare la Primavera di Vivaldi, un vero capolavoro da giocare obbligatoriamente in cuffia!
Il lato tecnico in generale però, come anticipato, tradisce la natura cross-gen della produzione: se da un lato il DualSense è utilizzato in maniera magistrale per riprodurre le varie magie a nostra disposizione o le fasi di volo, dall’altro l’esplorazione di Hogwarts ci metterà davanti a dei micro caricamenti per passare da una zona all’altra, nell’attraversare alcune porte infatti ci ritroveremo davanti a delle icone di caricamento (in puro stile Windows) che potevano tranquillamente essere sostituite da animazioni di apertura che avrebbero reso ben più immersivo il tutto.
Infine, anche alcune espressioni facciali e doppiaggi non convincono del tutto: i volti dei personaggi secondari appariranno molto più plasticosi e privi di espressività rispetto a quelli dei principali, un dettaglio non da poco dal momento che la regia nei dialoghi (ben più monotona e decisamente meno ispirata di quella delle cutscene) continuerà a rimbalzare da un primo piano all’altro. Ultimissimo difetto, purtroppo anche stavolta non da poco, è il doppiaggio del protagonista: potremo scegliere tra più voci, ma solo una sembra realmente doppiata da un attore vero, mentre per le altre si è preferito optare verso filtri che hanno reso alcune pronunce robotiche e sgradevoli da sentire.
In definitiva, Hogwarts Legacy è un titolo maestoso e curato fin nei minimi dettagli, realizzato con amore e soprattutto con rispetto nei confronti dei fan e del materiale originale. Si tratta di un gioco importante per il mercato videoludico in quanto può riaccendere le speranze dei giocatori di tornare a guardare con fiducia anche verso titoli talmente ambiziosi da sembrare impossibili da realizzare, un titolo che farà sognare generazioni intere di giocatori e setterà un nuovo standard per le produzioni videoludiche tratte da opere letterarie e cinematografiche e che riesce, fin da febbraio, a candidarsi come quello che probabilmente si rivelerà il GOTY 2023 (aspettiamo tuttavia Tears of the Kingdom per capire quanto la competizione sarà accesa). Una produzione che ha quasi il sapore di un miracolo, o meglio… di una magia!