Quando si parla di mercato videoludico italiano e software house nostrane, il discorso si fa sempre, in un modo o nell’altro, più complesso del solito. Appena qualche mese fa infatti, l’hype per Baldo, il nuovo e attesissimo “Zelda italiano” a cura di Naps Team, finiva per scemare rapidamente qui in Italia in un forte senso di delusione collettiva, perché noi giocatori italiani in fondo avevamo creduto un po’ più degli altri nella buona riuscita del gioco.
Non mancano certamente realtà che sono riuscite a salire alla ribalta per la qualità dei propri lavori, è il caso di Milestone, casa di produzione milanese da anni impegnata nello sviluppo di simulazioni motociclistiche e automobilistiche di successo, o ACGames, software house siciliana che ha dato vita al brillante Codename: Terranova. Il caso di Martha is Dead, l’oggetto di questa recensione, è un po’ diverso e a tratti unico, in quanto il gioco è riuscito a fare scalpore ancor prima del lancio per un particolare caso di censura operata da Sony.
In particolare, a pochi giorni dal lancio, il colosso nipponico ha comunicato la sua scelta di applicare a Martha is Dead una censura più restrittiva rispetto alla concorrenza, creando una situazione paradossale e unica nel suo genere che ha portato la versione fisica per PlayStation ad arrivare sugli scaffali in ritardo rispetto al day one, e una versione digitale disponibile su PlayStation Store censurata rispetto alle altre. Il titolo sta facendo parlare tanto di sé per questo motivo, ma non fare l’errore di interessarti a questa piccola perla solo per la risonanza mediatica che sta ricevendo per questa singolare situazione.
Martha is Dead si è infatti rivelato un titolo profondo e intimo, che ha deciso di virare verso una narrazione matura senza cercare di renderla adatta a tutti, com’è giusto che sia d’altronde. Gli sviluppatori di casa LKA, dopo l’inquietante The Town of Light, tornano con un titolo che si ripropone di scandagliare ancora più a fondo la psiche umana, e di ambientare questo oscuro dramma in un contesto bellico vissuto dagli occhi di una vittima degli eventi, scopriamolo nel dettaglio!
Marta è morta, o no…?
La storia di Martha is Dead è ambientata in Toscana nell’estate del 1944, ci ritroviamo in una villetta isolata di campagna in cui la famiglia della protagonista si è trasferita per rimanere lontana dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, scopriremo ben presto che il luogo che dovrebbe essere relativamente sereno e idilliaco può godere di una tranquillità solo relativa: l’ombra della Guerra infatti è sempre vicina e pressante, e c’è qualcosa di molto più oscuro che attende la protagonista.
Nelle primissime battute del gioco infatti, Giulia, sorella gemella della Martha del titolo, in una nebbiosa mattina di luglio trova la povera Martha annegata nel lago che fin da bambina conosce bene, in quanto ospita la leggendaria e terribile Dama Bianca. Giulia, sentendosi da sempre inferiore a sua sorella, decise di fingersi lei, letteralmente rubandole l’identità. Tutto questo porterà ovviamente a una situazione in cui la psiche della protagonista andrà rapidamente e inesorabilmente a disgregarsi e avremo la possibilità di vivere in prima persona questa lenta e macabra caduta nell’oblio.
Al filone principale della trama che esplorerà la psiche di Giulia e il suo rapporto con Martha, si affaccerà anche quello della Seconda Guerra Mondiale, raccontata però da un punto di vista molto particolare. Ho letteralmente amato la volontà degli sviluppatori di raccontare il conflitto visto dagli occhi di chi non lo combatte, ma piuttosto lo subisce; una prospettiva davvero peculiare e distante da quanto siamo abituati a vedere negli sparatutto a tema, l’unico caso analogo che mi viene in mente è quello di This War of Mine, e anche in quel caso ci trovavamo davanti a una narrazione solida e al contempo delicatissima.
La narrazione vista in Martha is Dead non si tira indietro davanti a nulla nel suo raccontare il dramma vissuto dalla protagonista: è cruda, tagliente e non mostra alcuna pietà nei confronti della natura umana e degli errori che caratterizzano il percorso della vita di ognuno di noi, per quanto portati all’estremo nel caso del gioco. Inoltre, riesce anche a essere un ottimo esempio di horror, cedendo raramente al jumpscare, riuscendo piuttosto a mettere sempre il giocatore in una condizione di disagio e inquietudine, per quanto di tanto in tanto ci sia un profondo uso del gore, non mi sono realmente riuscito a spiegare la censura applicata da Sony, sono sincero nell’affermare che ci sono scene molto più crude anche in titolo in cui non sarebbero poi così contestualizzate quanto in Martha is Dead.
In chiusura, come accadde all’epoca per Assassin’s Creed II e il suo seguito diretto Brotherhood, questo titolo potrà essere apprezzato ancora di più dai videogiocatori italiani grazie alla sua ambientazione: la Toscana rurale del 1944 è fotografata alla perfezione nel gioco, grazie ad ambientazioni che danno la sensazione di sentirsi in un luogo familiare. Come già accaduto con The Town of Light, ambientato nell’ex-manicomio di Volterra, anche stavolta l’impegno degli sviluppatori nel mostrare una realtà tutta italiana è visibile e a dir poco riuscitissimo!
Serve coraggio per giocare…
La struttura ludica di Martha is Dead è ridotta davvero all’essenziale, presentando però alcune particolarità che vanno a creare una formula unica e con ottimi spunti tanto per i futuri progetti della software house, ma anche per il genere stesso. Di base infatti, il gioco presenta una classica struttura punta e clicca con visuale in prima persona, simile in tutto e per tutto a titoli analoghi che hanno plasmato il genere come Amnesia: The Dark Descent, ma con un approccio che vira anche verso un minuscolo accenno di open world con tanto di obiettivi secondari.
L’ambientazione principale del gioco sarà infatti la villa in campagna a cui si accennava in precedenza, ma sarà anche possibile anche esplorare i dintorni e anzi, il titolo ci invoglierà a farlo proponendo obiettivi secondari completamente accessori al proseguimento della trama, ma che andranno a completare la lore e anche a sbloccare funzioni come il viaggio rapido (il tutto ottimamente contestualizzato) o a scoprire collezionabili legati a un altro aspetto fondamentale (e anzi peculiare) del gameplay: la fotografia.
La protagonista infatti sarà una grande appassionata di fotografia, e questo aspetto andrà a costituire un’attività essenziale all’interno di Martha is Dead. Avremo infatti a nostra disposizione non solo una serie di vecchie macchine fotografiche, ma anche una camera oscura in cui andare a sviluppare i nostri scatti; l’intero processo che riguarda la produzione di queste fotografie sarà dettagliato e spiegato passo passo con tanto di riferimenti al mondo reale nel momento in cui alcune operazioni fossero state semplificate.
Tempi di esposizione, messa a fuoco, lenti e rullini adatti alle più disparate situazioni andranno a costituire un dettagliato quadro che costituisce un’attività essenziale e appassionante nel gioco, ma che potrebbe anche nascondere un difetto che sicuramente allontanerà dall’esperienza alcuni interessati: il ritmo di gioco.
Martha is Dead si prende i suoi tempi, in tutto: la narrazione è calma e compassata (pur subendo una decisa accelerazione dopo un paio d’ore di gioco), e anche i ritmi del gameplay non sono certamente istantanei, anzi, molte operazioni (proprio come quelle legate alla fotografia) fanno letteralmente a pugni coi ritmi moderni che impongono ai titoli di essere molto più veloci e immediati; un difetto oggettivo che non invalida la qualità dell’esperienza, ma che potrebbe essere insostenibile per alcuni.
Comparto tecnico da brividi!
Mi sarei aspettato di tutto da Martha is Dead, ma ciò che mi sono ritrovato davanti, dal punto di vista del comparto tecnico, è riuscito indubbiamente a superare ogni mia aspettativa. La versione PlayStation 5, sul quale è basata questa recensione, presenta un’unica modalità grafica con risoluzione 4K a 30fps, la mancanza di una maggiore fluidità però non pesa affatto grazie all’incredibile lavoro di ottimizzazione realizzato dal team di sviluppo.
Gli interni sono estremamente curati nei dettagli, e ogni ambiente risulta caratterizzato alla perfezione, Martha is Dead tuttavia dà il meglio negli spazi esterni, dove la cura per il manto erboso e per l’acqua che caratterizza il lago (a tutti gli effetti uno dei protagonisti del gioco) e i torrenti che circondano la tenuta in cui si svolgono gli eventi principali, unita al sistema di illuminazione utilizzato (sbalorditivo nelle sezioni diurne), fa sì che anche il solo girovagare per gli ambienti di gioco risulti gradevole, anzi, il comparto grafico non fa che stimolare la voglia di perdersi in ogni anfratto ed esplorare ogni ambiente.
Anche il comparto sonoro è ottimo, sono dell’idea che un buon titolo horror per funzionare debba puntare più sui suoni che sulle immagini, e avventurarsi nei boschi durante le fasi notturne in Martha is Dead sarà un’esperienza da brividi a dir poco grazie all’ottima gestione dell’audio spaziale, una nota di merito va poi alla colonna sonora, che tra i brani presenta una traccia totalmente interpretata in lingua italiana, è un peccato però che per tutta la durata dell’esperienza la radio suoni sempre e solo la stessa canzone, per quanto orecchiabile. Una piccola sbavatura nell’intera opera poi caratterizza il doppiaggio dei vari personaggi, sottotono rispetto al resto della produzione, soprattutto per quanto riguarda la protagonista, che mantiene un tono piatto e monotono in ogni situazione.
In definitiva, Martha is Dead è un racconto inquietante e intimo, capace di raccontare indirettamente il dramma della guerra vissuta da un civile, mettendo però al primo posto una tragedia familiare e una psiche compromessa che lentamente scivola verso il basso. Un titolo che riduce alla sua essenza il gameplay pur presentando spunti parecchio originali e curati, così come sono curati i dettagli che creano un quadro tecnicamente ottimo e un piccolo orgoglio italiano: imperdibile!