Eccoci a parlare di Metro Exodus. Questo nuovo capitolo della storia saga Metro ci porta fuori dalla metropolitana di Mosca, facendoci esplorare una Russia distrutta dalla guerra e abitata dalle creature più disparate. Il cambio di ambientazione corrispondente a una struttura quasi open world ha preoccupato molti fan, i quali hanno subito temuto che la saga potesse allontanarsi troppo dai canonici binari narrativi.
Se anche tu hai questa paura, togliamoci subito il dente: Metro Exodus mantiene la classica qualità narrativa della saga, immergendo il giocatore in un mondo in cui la storia resta il fulcro centrale. Come vedremo, infatti, lo scenario di gioco non diventa mai del tutto “aperto”.
Vale la pena inseguire un sogno?
La storia di Metro Exodus è quella del sogno di un uomo. Il sogno di una vita migliore, lontana dalle avvelenate gallerie della metro di Mosca; magari in una casa sulla spiaggia, direbbe Anna. Amesso che si riesca a trovare una spiaggia non contaminata. In questo nuovo capitolo, quindi, abbiamo una trama fatta di speranza, in cui i desideri dei singoli personaggi diventano il fulcro centrale di tutto.
Tutto comincia con una trasmissione arrivata alla radio di Artyom, il quale pensa di aver sentito un segnale un segnale radio diverso dalle normali interferenze. Che ci sia qualcuno vivo oltre le gallerie della metro?
Con questa domanda in testa il protagonista comincia una serie di spedizioni in superificie, con lo scopo di ritrovare quel segnale radio o di avere una nuova prova dell’esistenza di altri sopravvissuti. Dopotutto, perchè non sperare in una vita migliore, fuori dal buio delle gallerie?
Come si può intuire dal trailer stesso, Artyom e alcuni spartani troveranno presto altri superstiti e avranno un valido motivo per lasciare Mosca, dopo aver scoperto una triste verità sul governo della città. Mentre inseguono il sogno di una vita migliore, però, moltissime domande accompagnano i protagonisti: perchè il governo di Mosca ha agito così? La guerra è ancora in corso? Cosa possiamo fare adesso? E soprattutto, quale sarà la terra promessa in cui fermarsi a vivere?
Questo è solo l’inizio delle peregrinazioni del gruppo. Durante l’avventura, infatti, vedremo gli effetti della guerra sulla Russia; non solo sulle strutture, ma anche sulle persone che la abitano.
In tutto ciò si inseriscono le sezioni nel treno, tra un capitolo e l’altro. Qui è possibile interagire con i membri del gruppo, ascoltare i loro discorsi ed approfondire il loro carattere. Nonostante queste parti totalmente votate alla narrazione siano saltabili iniziando subito il capitolo successivo, noi consigliamo vivamente di non farlo, dato che sono realizzate con molta cura, dando la sensazione di cameratismo propria dei gruppi militari più affiatati e dando modo al giocatore di affezionarsi ai personaggi, specialmente Anna.
Oltre a questo, anche nei capitoli stessi la struttura open world non viene mai abbracciata del tutto, dando modo agli sviluppatori di inserire diversi momenti salienti e carichi di tensione, che riescono a creare un mondo vivo e caratterizzato. In poche parole, la narrazione di Metro: Exodus mantiene un ottimo livello, proponendo al giocatore dei personaggi di spessore ed una storia memorabile.
Proprio la caratterizzazione dei comprimari diventa fondamentale per darci la motivazione di andare avanti. La trama, infatti, risulta molto prevedibile nel suo svolgimento, ma la reazione dei protagonisti alle diverse situazioni resta sempre interessante. In ultimo, proprio questi “contesti” in cui ci ritroviamo durante il viaggio rendono questo nuovo Metro sempre appassionante e interessante: Ogni fermata del nostro treno porta una piccola sotto-trama che mantiene sempre interessante la narrazione, lasciandoci sempre un pò di preoccupazione per le persone al nostro seguito.
Queste piccole storie secondarie si incrociano con il viaggio del nostro gruppo, dandoci modo di vedere una Russia post apocalittica brutale e selvaggia, abitata da persone che hanno cercato di riprendere il potere a modo loro.
In tutto questo, c’è un piccolo difetto: la scelta di rendere muto il protagonista stona tantissimo con la dirompenza di alcune scene e con il loro carico emotivo. Questo si vede soprattutto nelle (bellissime) scene d’affetto con Anna, in cui Artyom non dice nulla anche quando è espressamente interpellato.Parliamo chiaramente di una scelta degli sviluppatori, ma ciò non toglie che qualche parola avrebbe contribuito a rendere di gran lunga migliori alcuni momenti.
La trama risulta godibilissima anche per coloro che non hanno giocato i vecchi capitoli della saga, tuttavia alcuni punti sono emotivamente più toccanti per chi conosce i personaggi dal primo capitolo.
La lotta per la sopravvivenza
Il gameplay di Metro Exodus, come da tradizione, combina la struttura da FPS con elementi survival ed un’atmosfera quasi horror, ben visibile nell’esplorazione di molti luoghi.
Partiamo subito dalla più grande differenza con il passato: la struttura più aperta. Questa coraggiosa scelta degli sviluppatori ha destato tantissimi dubbi a tutti coloro che seguono le avventure di Artyom dal primo capitolo. In realtà, Metro Exodus non abbraccia mai la struttura open world, ma propone al giocatore solo delle aree molto grandi, esplorabili liberamente, ma mai dispersive.
Queste zone sono sempre attraversabili in pochissimi minuti e propongono anche poche missioni secondarie, che quindi non diluiscono mai la trama principale per troppo tempo. In poche parole, siamo davanti ad una piacevole via di mezzo tra una narrazione guidata ed un minimo di libertà.
Le missioni secondarie presenti, inoltre, non sono mai particolarmente lunghe e sono anche abbastanza differenziate le une dalle altre. Potremmo dover recuperare l’orsacchiotto di una bambina, oppure liberare degli schiavi. A livello di gameplay, inoltre, durante queste deviazioni troviamo spesso delle mod per le armi particolarmente utili, dando anche un senso di appagamento che va sempre bene.
Oltre alle missioni, nessuno ci vieta di esplorare liberamente gli scenari. Muovendoci tra gli obiettivi ci imbatteremo nelle rovine della vecchia civilità ed in edifici più o meno diroccati. L’esplorazione di questi ultimi, a volte, risulta fine a se stessa, dato che non ci è dato sapere in anticipo se al loro interno ci sarà realmente qualcosa di utile. Questo contribuisce a creare un’aura di scoperta continua, in cui il giocatore esplora il mondo di gioco per il solo gusto di farlo o per scoprire dettagli, diari ed audio della civilità passata.
Inoltre, va precisato che non tutta la storia è divisa nelle aree appena citate. Alcuni capitoli, volutamente più intensi, abbracciano la struttura lineare già vista nei titoli passati, proponendo al giocatore una narrazione pilotata che non sfocia mai nell’open world. In sintesi, possiamo dire che questo Metro: Exodus alterna sapientemente la libertà (mai eccessiva) fornita al giocatore, con dei momenti totalmente narrativi; creando un mix sempre interessante, mai dispersivo e con una narrazione che non passa mai in secondo piano rispetto al gameplay.
In ogni caso, che si tratti di di esplorare le grandi aree, oppure gli angusti corridoi di qualche bunker sotterraneo, la leggera componente survival fa sempre compagnia al giocatore.
Infatti, durante il corso del gioco dobbiamo tener conto di due risorse fondamentali: il metallo ed una sorta di liquido non identificato. Entrambe sono necessarie per fabbricare gli oggetti più disparati: dalle munizioni, alle granate, fino a medipack e filtri per la maschera. Ogni oggetto richiede dosi differenti di questi due elementi; per esempio una molotov necessità di più liquido e meno metallo, al contrario di un tubo esplosivo. Tutto questo è gestibile attraverso un ottimo menù di crafting, il quale divide in modo ordinato e comprensibile tutte le categorie di oggetti, consentendo una consultazione veloce ed immediata.
L’esplorazione del mondo aperto ha quindi un valore aggiunto quando si tratta di reperire le risorse, dato che molti oggetti nelle case possono tornare utili proprio a questo scopo. In aggiunta, i cadaveri dei nemici alla fine dei combattimenti possono fornirci risorse, munizioni o parti d’arma. Questo ecosistema delinea una struttura più permissiva dei precedenti capitoli, la quale dona al giocatore che ha voglia di esplorare gli scenari molte più risorse di quelle reperibili nei precedenti Metro.
Parlando di risorse e di oggetti, va citato l’eccellente sistema di personalizzazione delle armi di gioco. Metro: Exodus può vantare numerose armi, ognuna con caratteristiche e statistiche diverse. Ogni strumento di morte è racchiuso in una categoria a cui corrisponde il tipo di munizionamento necessario (per esempio, tutti i fucili a pompa utilizzano quel tipo di munizioni).
In aggiunta, ogni singola arma è interamente personalizzabile con diversi accessori, i quali possono addirittura modificarne la categoria ed il suo utilizzo principale, adattandola allo stile di gioco dell’utente. Pensavi che il revolver fosse adatto solo agli scontri ravvicinati? Nulla di più sbagliato: canna lunga, ottica 4x e calcio in legno possono rendere la storica pistola un vero e proprio fucile di precisione improvvisato. Tutto questo risulta estremamente appagante per ogni appassionato di armi, dato che osservare come la propria bocca da fuoco preferita possa variare non ha prezzo.
Lo zaino di Artyom, infatti, permette di modificare facilmente le diverse componenti di ogni arma in ogni momento, rendendo possibile anche delle modifiche sul campo per adattarsi immediatamente ad ogni situazione. Inoltre, il numero di accessori disponibili rende ogni esplorazione un vero piacere, dato che potremmo sempre imbatterci in un nuovo componente per il nostro arsenale. Ogni edificio ed ogni missione, quindi, diventa un’opportunità in cui il giocatore non può fare a meno di chiedersi se c’è qualcosa di interessante per migliorare la sua arma preferita.
Sempre parlando d’armi, va citato il feeling estremamente positivo che percepiamo per tutto il tempo. Infatti, i nostri strumenti di morte hanno bisogno di cura e manutenzione costanti, dato che si sporcano progressivamente con l’utilizzo, riducendo drasticamente la loro efficacia nei combattimenti. Un’arma sporca si inceppa facilmente ed è meno precisa, di conseguenza, sempre meno affidabile. Lo stesso concetto vale per ogni arma raccolta da terra: non penserai mica che un vecchio kalash trovato in una capanna abbandonata da anni possa essere lindo e pulito?
Sempre parlando del nostro armamentario, merita una menzione d’onore la sensazione che ogni bocca da fuoco regala durante i combattimenti. Il rinculo, la lentezza della ricarica e gli inceppamenti quando l’arma è sporca sono tutti fattori che contribuiscono a creare una sensazione di realismo davvero appagante, che non sfocia mai troppo nella noia della simulazione.
In caso te lo stessi chiedendo, per pulire le armi non basta aprire lo zaino. In questo caso serve un tavolo da lavoro. Questi ultimi sono disseminati per le aree di gioco e permettono di utilizzare il liquido raccolto (lo stesso necessario per il crafting) per la pulizia delle nostre fidate bocche da fuoco. Inoltre, queste postazioni consentono anche di riparare la maschera antigas e, nel caso del tavolo da lavoro sul treno, di cambiare le armi equipaggiate.
Tutte queste armi non servirebbero a nulla senza nemici da sparare, giusto? Eccoci quindi a parlare dei combattimenti. Questi ultimi propongono al giocatore un ritmo ragionato e lento, vicino ad approcci realistici e tattiche militari. Il movimento di Aryom, infatti, è volutamente vicino a quello di una comunissima persona normale: niente corse velocissime o scivolate e scalare gli ostacoli richiede un’animazione realisticamente lenta. Sia chiaro: non è noioso o simulativo, ma verosimilmente “lento”.
A questo si aggiunge la velocità e facilità con cui si muore. Bastano pochi colpi a segno per vedere il nostro alter ego accasciarsi al suolo, quindi utilizzare i ripari diventa fondamentale fin da subito. Inoltre, abbiamo la possibilità di utilizzare diversi approcci per ogni singola situazione. In particolare, giocare furtivamente regala tante piccole soddisfazioni; date da dettagli che rendono più appagante ogni infiltrazione. Ad esempio, in caso di rumori che coprono i nostri passi sarà più difficile essere sentiti; oppure, in caso utilizzassimo le zone d’ombra saremo più difficili da vedere; o ancora, il silenziatore non è mai completamente silenzioso, quindi in alcuni luoghi può rivelare comunque la nostra posizione.
Tutti questi piccoli dettagli si aggiungono alla presenza di diverse strade secondarie che permettono di aggirare i nemici e di trovare sempre vie alternative, creando un’esperienza stealth appagante e divertente.
La situazione peggiora quando inizia a piovere piombo, come dice il trailer. Nelle sparatorie a viso aperto, infatti, l’IA di Metro Exodus mostra tutti i suoi limiti. Se nelle fasi stealth i nemici agiscono egregiamente, lo stesso non si può dire nelle altre occasioni. Durante gli scontri a fuoco non vediamo nessun tipo di coordinazione da parte dei gruppi nemici, i quali si limitano ad avanzare e sparare nel più blando dei modi. Inoltre, non di rado vediamo un membro nemico incantarsi in qualche loop senza senso, che lo vede passare da un riparo all’altro in continuazione o correre verso direzioni scoperte. Un vero peccato, che rende l’approccio più action meno appagante di quello furtivo.
La realizzazione tecnica
Abbiamo detto che l’esplorazione di Metro: Exodus è resa piacevole dalla curiosità di trovare mod per l’arsenale. In realtà, c’è anche dell’altro: il comparto tecnico ed artistico.
Ogni location di questo Metro è davvero superlativa, potendo vantare una realizzazione tecnica davvero ottima. L’illuminazione e gli effetti, infatti, rendono tutto stupendo da vedere ed una gioia da visitare. Anche le texture sono ottime, risultando sempre abbastanza dettagliate, salvo alcune eccezioni che non permettono alla reakizzazione tecnica di eccellere. A questo si aggiunge il comparto artistico, il quale dona al mondo distrutto una caratterizzazione unica, rendendo suggestiva ogni area, regalandoci degli scorci memorabili che rendono piacevole ogni esplorazione.
Nonostante l’eccellenza mostrata nella realizzazione delle location, il comparto tecnico ha anche qualche difetto di troppo: in particolare, possiamo vedere delle espressioni facciali nei dialoghi davvero troppo elementari e poco incisive. Restando in tema, il labiale di moltissimi personaggi non è sempre in sincrono con il doppiaggio, rovinando qualche momento in cui l’inquadratura lo rende evidente.
Un ultima mancanza tecnica che va segnalata è l’ingombrante presenza di bug e glitch. Troppo spesso possiamo assistere a gradini troppo alti che fanno incastrare Artyom, richiedendo al giocatore di saltare per superare pochi centimetri di dislivello; inoltre, possiamo vedere degli sporadici glitch per quanto riguarda i corpi morti ed alcune armi lasciate per terra.
In alcuni casi, vanno segnalati dei bug che non permettono di triggerare un dialogo con un NPC o che impediscono di proseguire nel gioco. Per fortuna, sono risolvibili caricando un salvataggio di pochi minuti prima, ma vanno comunque segnalati. In ogni caso, siamo sicurissimi che una patch riuscirà a risolvere questi problemi minori, data la cura dimostrata nella realizzazione dallo studio di sviluppo.
Per quanto riguarda il comparto audio, siamo a livelli eccelsi.
Ogni ambientazione diventa viva anche grazie ai fantastici effetti ambientali, alternati dai versi di mutanti ed animali. A questo si aggiungono gli effetti di sparo delle armi, realistici ed influenzati dal luogo in cui si fa fuoco (per esempio, in un luogo chiuso ci sarà l’eco). Chiude il cerchio una colonna sonora superlativa, in grado di donare magnificenza ad ogni momento saliente, grazie a delle composizioni eccellenti.
Bellissima recensione! lo recupererò appena lo trovo in sconto… beati voi che giocate gratis!!
Mi fa piacere che ti piaccia la recensione! Il gioco merita davvero tanto, soprattutto se sei fan del genere ?