L’appuntamento annuale fisso di settembre coi videogiochi sportivi non fa che generare puntualmente una diatriba che vede coinvolti i sostenitori del FIFA di turno e i detrattori di “giochi copia incolla, sempre uguali tra loro”. Negli ultimi due anni, complice la situazione pandemica, questa particolare branca del mercato videoludico ha subito uno scossone che ha portato ancora di più a una scissione sull’argomento con EA ancorata al modello classico di release annuali e Konami che ha provato a cambiare le carte in tavola sostituendo PES col, purtroppo, fallimentare eFootball.
La popolarità del calcio in Italia rende la questione ancora più complessa e dibattuta, creando una situazione alquanto paradossale nel quale tutte le altre release sportive annuali sembrano essere esenti da critiche. È senza dubbio il caso della serie NBA 2K, ovviamente dedicata al basket made in USA, che ogni anno sembra attirare sempre più consensi ed essere totalmente esente dalle critiche sulla ripetitività di fondo della formula.
Da grande appassionato di NBA e pallacanestro mi sono però trovato a chiedermi: è davvero così? NBA 2K23 ha trovato la formula definitiva per il successo? La risposta, come sempre, sta nel mezzo, e anche questa edizione della simulazione cestistica porta con sé lui e ombre, analizziamolo nello specifico e vediamo se 2K si è limitata a segnare un tiro libero o se ha centrato un tiro da tre punti!
Non una storia, LA storia!
Di solito, quando si parla di un titolo di simulazione sportiva, soprattutto a cadenza annuale, si tende a dare per scontato che la trama, o quantomeno una modalità storia, sia del tutto assente. In NBA 2K23 accade invece l’esatto opposto, in quanto il titolo ci metterà davanti a ben tre storie differenti!
La prima, LA storia per eccellenza per tutti i fan dell’NBA riguarda ovviamente l’intramontabile stella dei Bulls: Michael Jordan. La figura di Jordan, come quella di tutti i grandi, ha vissuto tra luci e ombre, eppure l’ex giocatore viene ancora oggi visto come uno dei più fulgidi esempi di esempio nel mondo dello sport. Tornato alla ribalta, come se ce ne fosse bisogno, grazie alla prima puntata documentario targato Netflix The Last Dance, Jordan torna a prendersi un posto di rilievo anche in questa edizione di NBA 2K.
Torna perché già in NBA 2K11 era presente una modalità interamente dedicata alla stella dei Bulls e alla sua storia, ma era impossibile non dedicare l’edizione col numero 23 della serie proprio a Jordan, in onore del suo storico numero di maglia (scelto ai tempi dell’università perché Michael sperava di essere bravo almeno la metà del fratello, che portava il numero 45. Direi che c’è riuscito, no?).
La nuova modalità dedicata a Michael Jordan ripercorre tutti i momenti salienti della sua carriera, a partire dalla partita d’esordio ai tempi dell’università, fino alla storica finale del 1998 contro gli Utah Jazz, passando anche ovviamente per alcune partite indimenticabili come quella che vide impegnati gli All Stars contro il team nazionale capitanato proprio da Jordan.
La passione e la cura che il team di sviluppo ha riposto in questa modalità sono incredibili, dopo un’edizione del titolo giustamente dedicata alla memoria del compianto Kobe Bryant, il team di sviluppo ha affinato la tecnica andando a personalizzare ogni singolo aspetto di ogni partita. A partire dalle statistiche di Jordan che naturalmente miglioreranno di partita in partita a simboleggiarne l’evoluzione tecnica nel corso degli anni, fino a un filtro che riproduce gli effetti delle televisioni a tubo catodico dell’epoca in cui la partita era ambientata (e ovviamente diventa sempre più nitido di partita in partita), passando anche per una certosina riproduzione dei regolamenti in base all’anno in cui era disputata la partita in corso.
Questa precisione dal punto di vista sportivo e storico si riflette anche nella Modalità Ere, la seconda “modalità storia” presente nel titolo. Questo viaggio tra i grandi del basket ci porterà a riscoprire ben quattro momenti salienti della storia di questo sport, partendo dagli anni ’80 in cui rivivremo l’epica rivalità tra Magic Johnson e Larry Bird, fino agli anni ’90, che avranno come protagonista ancora una volta Jordan, arrivando poi ai primi anni 2000, in cui i re del parquet sono stati Shaquillle O’Neal e Kobe Bryant, e all’era contemporanea, in cui seguiremo in particolare i momenti salienti della carriera di James LeBron.
Un lungo viaggio nella storia di questo emozionante sport che regalerà agli appassionati più di un brivido, e che ancora una volta mostra una grande cura nei dettagli e una particolare attenzione da parte del team di sviluppo all’evoluzione dei giocatori nel corso dei decenni e ai cambiamenti che ha vissuto lo stesso basket! Non manca però anche una terza “modalità storia”, decisamente più personalizzata delle due e, purtroppo, molto meno riuscita sotto parecchi punti di vista.
Si tratta della modalità MyCareer, nel quale potremo dar vita al nostro avatar virtuale e fargli vivere una sua carriera arricchita perfino da una vera e propria rivalità con un altro giocatore che vivrà una carriera parallela. Purtroppo, la storia scricchiola già dalle sue fondamenta, già al momento del draft, a differenza di quanto accadeva in passato, non metteremo in mostra le nostre capacità durante una partita di prova (il cui andamento influiva sulla nostra stessa selezione da parte di una squadra), ma sceglieremo a priori in che squadra andare.
A molti potrà anche piacere questa scelta, ma personalmente credo che tolga un po’ di magia a questa modalità carriera, che in passato vivevo come la scalata verso la squadra dei sogni. La nostra tenzone virtuale col nostro antagonista si rivela parecchio “sboccata” nei termini e nei modi, dando talvolta uno spettacolo ai limiti del trash, col nostro protagonista che, odiato dal pubblico, si ritroverà più a riscattarsi agli occhi dei tifosi che non lo vedono di buon occhio che a vivere il proprio sogno sportivo.
A parte questo canovaccio non particolarmente apprezzabile, la modalità Carriera offrirà però l’accesso alla vastissima MyCity, ricca di opzioni grazie al quale potremo gestire ogni singolo aspetto del nostro giocatore; un’ambientazione indubbiamente vasta, ma che paradossalmente sarebbe stata più funzionale se avesse avuto dei contenuti più essenziali che si focalizzassero maggiormente sull’aspetto sportivo della modalità e non di puro intrattenimento.
I re del parquet!
Che si voglia però affrontare una storica partita con protagonista Michael Jordan, calcare il parquet vestendo i panni di Bryant, costruire la nostra carriera virtuale o semplicemente disputare una partita rapida, c’è una cosa sul quale NBA 2K23 non sbaglia assolutamente nulla: il gameplay, naturale evoluzione dei suoi predecessori, ma che fa uno spiccato passo avanti rispetto alle precedenti incarnazioni del titolo.
Direi però paradossalmente, di liquidare prima alcuni difetti, in quanto c’è una modalità di cui non abbiamo ancora parlato, ovvero MyTeam. Questa modalità, non di certo una novità, permette di costruire il proprio dream team e affrontare avversari provenienti da tutto il mondo. Il suo grande difetto? Ovviamente, purtroppo direi, il suo essere legato eccessivamente alle microtransazioni se si vuole essere realmente competitivi e costruire un team che possa dire la sua anche contro avversari di livello non particolarmente alto.
Un altro difetto, a tratti inspiegabile a mio parere, è il forte input lag che caratterizza gli spostamenti in MyCity; un difetto che assume ancora più risonanza se paragonato alla responsività e fluidità dei comandi che caratterizza le partite e rende l’esperienza a tratti spiacevole, soprattutto nelle fasi iniziali della modalità.
Passando a parlare però del gameplay che caratterizza le partite (che a partire da quest’anno possono annoverare anche la lega femminile), esso è a dir poco perfetto e si pone in continuità coi suoi predecessori senza stravolgere nulla, pur andando a smussare alcune criticità del passato. Anzitutto, l’IA avversaria è finalmente degna di nota; le squadre avversarie infatti saranno molto più coordinate che in passato e non capiterà mai di vedere un avversario che si smarca in favore di un’azione sbagliata, anzi, dovremo impegnarci al massimo soprattutto nelle fasi difensive per evitare di subire punti in contropiede che potrebbero portare a rimonte avversarie indesiderate e umilianti.
Un’altra grande miglioria rispetto al passato ha come protagonisti tiri e passaggi, se la fase difensiva si fa ora più impegnativa, potremo permetterci più aggressività in fase d’attacco dal momento che andare a canestro risulterà un po’ più semplice grazie alla maggiore precisione e sensibilità della barra di caricamento del tiro; inoltre, anche nelle situazioni più concitate potremo ora contare su una maggiore precisione nei passaggi, una criticità che si rivelava davvero snervante in passato, soprattutto nell’area del terzo tempo.
Per il resto, NBA 2K23 mantiene praticamente intatto quanto fatto negli anni precedenti, soprattutto nella gestione di blocchi difensivi e dribbling, unendo nella maniera più opportuna il giusto tempismo per le azioni rapide come rubare palla, fare muro e i sottomano, all’adeguata lettura dell’azione così da intercettare a dovere i passaggi e i contrasti degli avversari.
Luci e ombre del comparto tecnico
Un’altra sostanziale differenza tra i simulatori calcistici e la serie NBA 2K sta nel comparto tecnico: se nel caso dei primi sono in molti a lamentarsi del fatto che la grafica risulta scadente e sempre uguale a sé stessa, nel caso del titolo dedicato alla pallacanestro, di anno in anno sembra che ci siano dei netti passi avanti; ancora una volta, la verità sta nel mezzo.
La serie ha sempre brillato dal punto di vista della spettacolarità, che riproduce alla perfezione lo show di una normale partita di NBA, con tanto di pubblicità e spettacoli tra gli intervalli; inoltre, è invidiabile il livello di personalizzazione fornito da questo nuovo capitolo della serie, nel quale potremo perfino personalizzare da zero e in tutto e per tutto (a partire dalla marca, fino a modello e colori) le nostre scarpe da basket.
Per il nostro giocatore da utilizzare in MyCareer potremo perfino scansionare il nostro volto e avere una nostra copia digitale direttamente in game grazie a un app dedicata da scaricare su smartphone. Purtroppo, nel mio caso questa possibilità si è rivelata deludente, le varie scansioni (effettuate tramite iPhone 14 Pro in condizioni di luce ottime) hanno restituito un risultato grottesco, e i volti sembrano essere una criticità abbastanza diffusa nel gioco.
Le espressioni facciali purtroppo sono una pecca non indifferente di NBA 2K23, dettaglio che stride non poco con tutto il resto che viene invece riprodotto alla perfezione! Il sudore sui muscoli dei giocatori, i loro movimenti, gli effetti di luce sul parquet e perfino il pubblico, tutto contribuisce a una simulazione precisa e dettagliata di una vera partita di NBA, ma purtroppo siamo lontani dai primissimi trailer mostrati per next-gen (la recensione si basa sulla versione PlayStation 5 del gioco) e mostra la natura ancora cross-gen del gioco.
Sulla colonna sonora invece c’è ben poco da dire: gioia per le orecchie per tutti gli amanti dell’hip hop! Come al solito la serie pesca a piene mani dai più grandi successi americani della scena rap e hip hop del momento (in passato c’è stato spazio anche per gli italianissimi Club Dogo nelle colonne sonore della serie!) nei vari menù, se poi si sceglie di mantenere i suoni originali durante le partite, ci ritroveremo davanti a una perfetta simulazione sonora sia negli effetti che nelle classiche melodie ormai diventate iconiche delle partite di NBA.
In definitiva, NBA 2K23 fa un netto passo avanti (pur cambiando poco rispetto al passato) in termini di gameplay se confrontato al suo predecessore. La natura ancora cross-gen del titolo risulta essere l’unica macchia nel complesso di un titolo che con la sua mastodontica celebrazione della pallacanestro, e non solo della figura di Michael Jordan, mette in ombra i piccoli difetti: consigliato sia a chi è lontano dalla serie da qualche anno sia a chi si chiede se valga la pena passare da NBA 2K22 a 2K23. La risposta? Assolutamente sì!
https://www.youtube.com/watch?v=HTrwNlJ_k9c