A costo di sembrare ripetitivo, non mi stancherò mai di ripetere quanto il mondo del gaming stia cambiando negli ultimi anni, e quanto in fretta lo stia facendo. Uno degli aspetti che mi sembra più interessante di questo rapido cambiamento è quanto alcuni generi o concept di gioco possano tornare alla ribalta andando incontro alle nuove necessità dei giocatori.
Oltre all’ascesa del soulslike, che si è rivelato in grado con la sua formula di contagiare più generi e setting del previsto, senza alcun dubbio anche i roguelike stanno vivendo una seconda giovinezza, specialmente quando si accompagnano al concept del loop di gameplay e alla generazione procedurale delle mappe e dei mondi di gioco.
I videogiocatori sono sempre di più, e il tempo per giocare è sempre meno, gli sviluppatori tendono quindi a puntare su esperienze mordi e fuggi che non rinuncino comunque a una certa struttura ludica in grado di soddisfare anche videogiocatori un po’ più scafati e non i soli casual gamer. A mio avviso, Oakenfold, l’oggetto di questa recensione, riassume alla perfezione questo discorso grazie alla semplicità alla base del suo concept, corredata però da idee originali sulle quali il giocatore dovrà fermarsi un attimo a riflettere prima di agire. Scopriamolo assieme!
Un futuro lontano… o forse vicino?
Dal punto di vista della trama, devo ammettere che Oakenfold mi ha sorpreso, ma mi ha anche suscitato delle emozioni miste: l’idea di base è interessante e anche impegnata dal punto di vista concettuale e sociale, ma questo impegno viene abbandonato fin troppo presto per virare del tutto sul versante fantascientifico; una scelta che comunque funziona, sia chiaro, ma che ha anche un certo retrogusto leggermente insoddisfacente.
In un futuro a occhio e croce non troppo lontano, l’avidità del genere umano ha portato a un’inevitabile crisi energetica che ha portato l’umanità sull’orlo del collasso. Quando ormai ogni speranza sembra persa, dalle profondità della Terra arriva la soluzione: il Dilithium, un minerale che sembra essere la soluzione definitiva al problema energetico.
Quando tutto sembra risolto però, con un colpo di coda il pianeta tenta di riprendersi ciò che è suo mandando i Biocidi, una sorta di virus dalle fattezze mostruose, a riprendersi ciò che gli appartiene, tentando di sterminare la razza umana. Come puoi vedere quella che sembra una critica (per niente velata) alla crisi ambientale che stiamo vivendo lascia il posto a un racconto molto più imbrigliato nei canoni della fantascienza.
La trama funziona, sia chiaro, soprattutto perché da un titolo del genere sarebbe anche lecito non aspettarsi una trama chissà quanto strutturata che invece è presente e anche ben ragionata. Anche la protagonista Asha sarà un personaggio interessante, soprattutto perché per motivi di gameplay potremo scegliere di darle tre background differenti che non impatteranno sulla storia bensì sulle sue abilità. A essere asserviti al gameplay saranno anche i viaggi nel tempo, che non impatteranno tanto sulla lore del mondo di gioco quanto piuttosto sulla tipologia di sfide che affronterà il giocatore.
Difendi, uccidi, ripeti!
Come anticipato, Oakenfold di base ci proporrà una struttura roguelite in cui vivremo dei veri e propri cicli temporali nel quale il nostro obiettivo sarà quello di difendere delle casse di Dilithium, l’elemento fondamentale per assicurare la sopravvivenza dell’umanità. La sovrastruttura da roguelite però ospita al suo interno uno strategico a turni in cui la nostra Asha e i Biocidi si muoveranno su una griglia suddivisa in quadrati.
L’originalità di Oakenfold sta tutta nel suo sistema della Banca del Tempo: durante il nostro turno infatti avremo a disposizione un determinato numero di azioni, tuttavia, potremo decidere se avanzare in una linea temporale situata nell’angolo in alto a destra dello schermo per vedere dove saranno posizionati i Biocidi nei turni successivi e impedirne lo spawn, oppure, potremo anche tornare indietro sulla linea temporale se ci accorgeremo di star andando in contro al fallimento.
Per il resto, c’è davvero poco da dire: Oakenfoald aderisce alla perfezione al suo genere di appartenenza, in base al background che avremo deciso di dare alla nostra Asha potremo utilizzare mosse differenti, scontro dopo scontro inoltre potremo decidere quale percorso seguire per arrivare alla boss fight finale della run, come ogni roguelike che si rispetti, ogni scelta ci porterà a un bonus che ci aiuterà poi nello scontro, dovremo quindi scegliere con attenzione ogni mossa per costruire la miglior build possibile.
Una particolarità che mi ha davvero stupito e che dovremo essere letteralmente infallibili: la rottura di una singola cassa di Dilithium infatti porterà all’istante al game over, se pensavi quindi che poter dare un’occhiata ai turni futuri potesse facilitarti fin troppo la vita, sappi che in realtà di rivelerà uno strumento essenziale per non andare costantemente incontro a sconfitte altrimenti dietro ogni angolo!
Comparto tecnico senza infamia e senza lode
Se dal punto di vista della trama e del gameplay Oakenfoald mi ha soddisfatto abbastanza, purtroppo il suo comparto tecnico mi ha lasciato del tutto indifferente. Sia chiaro, non parliamo assolutamente di un brutto titolo né graficamente né tantomeno nelle sue sonorità; tuttavia, il gioco si rivela, purtroppo, del tutto anonimo.
Per quanto riguarda la grafica, lo stile ricorda tantissimo quello delle produzioni in flash player che spopolavano attorno al 2010, non brutte per carità e anzi realizzate anche molto bene, ma senza nessun guizzo che le renda riconoscibili; anche il comparto sonoro si è rivelato totalmente anonimo, nonostante il loop di gioco mi abbia trascinato al suo interno anche per diverse ore di fila, non riesco davvero a ricordare nemmeno una singola nota di quanto ho sentito durante i vari scontri.
In definitiva, Oakenfoald è un titolo davvero strano da definire: non è assolutamente un brutto gioco, eppure, nonostante alcune idee brillanti, potrebbe fare davvero fatica a essere ricordato nei prossimi anni a causa di una mancanza di personalità che potrebbe farlo scivolare molto presto nel dimenticatoio, un vero peccato dal momento che si tratta di una produzione davvero godibile e ben congegnata.