In un periodo quanto mai delicato, in cui un’emergenza sanitaria globale ha costretto a rinchiudere gran parte della popolazione, italiana e non, nelle proprie abitazioni per via della quarantena del Bel Paese indetta dal Premier Conte, da oltre due settimane, perseguendo il motto (o hashtag, chiamatelo come volete) #iorestoacasa, ho potuto concentrarmi su un titolo che ha ben poco di sorprendente ed originale, che non introduce cocenti novità, ma riesce comunque a intrattenere e tenere attaccato il giocatore allo schermo per diverse ore.
Nonostante evidenti difficoltà tecnico-grafiche che è possibile riscontrare addirittura nel prologo, Operencia: The Stolen Sun si è rivelato un interessantissimo Dungeon Crawler di stampo classico in un’ambientazione fantasy, con movimento a scacchiera in mappe di gioco labirintiche ed un sistema di combattimento strategico a turni solido e ben bilanciato.
Per gli appassionati del genere, si tratta di un titolo di ottima fattura ed è assolutamente consigliato per distrarsi e focalizzarvisi completamente, anche soprattutto per via del prezzo sicuramente accessibile. Il gioco è disponibile su PlayStation 4 (versione da cui abbiamo potuto trarre questa recensione), Xbox One, PC tramite Steam ed addirittura Nintendo Switch.
Una trama che poteva essere approfondita
Uno degli elementi su cui confidavo avrebbero posto maggiore attenzione e cura gli sviluppatori di Zen Studios (software house ungherese già conosciuta per diversi progetti inerenti i giochi della serie Pinball) è sicuramente la storia della campagna principale. Forse può sembrare brutto dover cominciare da un lato negativo, ma ho pensato: via il dente via il dolore, anche tenendo conto del fatto che il titolo dà il meglio di sé nel combat system, che analizzeremo in seguito.
Attraverso una narrazione che alterna frangenti di gioco in cui i personaggi che interpretiamo dialogano tra loro, incontrano NPC, nemici particolarmente potenti e addirittura Boss di fine livello che ci presentano la classica ramanzina per poi essere sconfitti inesorabilmente, la storia di Operencia procede in maniera prevalentemente lineare, con un obiettivo da perseguire e completare per poi dover seguire un’altra missione fino all’uscita dal livello, che ci porterà in un’altra ambientazione completamente diversa dalla precedente.
La varietà dei luoghi è uno dei punti di forza di Operencia: tra foreste oscure, castelli, fortezze e caverne, il lavoro degli sviluppatori a livello di creatività è stato sicuramente di ottima fattura.
I colpi di scena sono appena abbozzati, e nonostante non si possa assolutamente definire una trama semplice per via della complessità dei nomi proposti, tipici dei canoni fantasy, di una lore abbastanza approfondita, che si potrà scoprire attraverso diari e bozze ritrovabili lungo il nostro percorso e di elementi chiave senza cui non riusciremmo a comprendere al meglio l’obiettivo di turno.
Il procedere lento del racconto a volte rischierà di farti saltare intere sezioni di dialogo che possono sembrare inizialmente inconsistenti. In realtà, come anticipato, alle volte racchiudono piccoli indizi su come ritrovare segreti nascosti all’interno delle mappe (estremamente labirintiche e confusionarie, elemento su cui ci focalizzeremo in seguito), o racconti brevi sul passato dei personaggi e sui loro pensieri. Ciò permette al giocatore di interessarsi all’umorismo dei protagonisti, ad una sinossi che altrimenti risulterebbe eccessivamente scontata.
Come da sottotitolo (The Stolen Sun), la trama ruota attorno al furto della luce del Re Sole nel Paese di Operencia, chiamato Napkiraly, del quale viene detto “con i suoi raggi riesce a scaldare le lande omonime e donare la vita alle creature dell’intero reame”.
Chi siano i ladri ed autori di questa malefatta non è dato saperlo ad inizio gioco; con il passare del tempo, gli effetti di questa terribile mancanza iniziano a mostrarsi nelle variopinte ambientazioni: tra animali sempre più pericolosi ed aggressivi che attaccheranno i nostri protagonisti al primo sguardo, fino ad una vegetazione che appassisce e si deteriora a vista d’occhio. Mostri e bestie si riversano dunque inevitabilmente sulle città con l’obiettivo di cibarsi e cercare di sopravvivere.
In questo contesto particolarmente terribile veniamo catapultati nella hub di creazione del nostro personaggio: una caratterizzazione a dir poco limitata però attende il giocatore, che deve scegliere il suo protagonista tra pochissimi preimpostati, differenti solo per sesso e corporatura. Non c’è alcun modo di cambiare colore dei capelli, colore degli occhi, fisionomia, altezza… Non è possibile approntare alcuna modifica, ed è possibile scegliere solamente tra tre classi, mago, cacciatore e guerriero, che aumenteranno le abilità alla partenza dell’avventura.
La personalizzazione avverrà nel corso del gioco, attraverso la scelta del miglioramento delle abilità, potenziamenti e lo scambio o la sostituzione di armi e accessori sempre più potenti per confrontarsi con nemici dalla salute sempre più alta e dalla potenza d’attacco che, se non miglioreremo il nostro avatar, risulterà quasi insormontabile. Inoltre è data completa possibilità al giocatore di migliorare le build atraverso i punti esperienza guadagnati grazie alle vittorie nelle battaglie.
Un Combat System vecchia scuola e un’esplorazione curata
Gli sviluppatori si sono concentrati sul gameplay, approfondendo il sistema di combattimento, strategico a turni che, come anticipato, riprende gli stilemi classici del genere. Alternato a fasi di esplorazione condite da puzzle ed enigmi ambientali che risultano di certo la parte di maggior peso, il Combat System presenta meccaniche semplici e dirette, che non intasano il giocatore con lunghi tutorial e premesse.
Quando incontriamo un particolare nemico, che possiamo anticipare prendendoci qualche leggero vantaggio oppure essere inseguiti e combattere alla pari, entriamo nella schermata dedita allo scontro. Il campo di battaglia è diviso in tre zone, vicina, lontana, media. Chiaramente gli attacchi che facciamo devono essere lanciati in base alla lontananza, ed ogni personaggio è specializzato, con le proprie mosse, in maniera differente.
Si può personalizzare il proprio team in-game in base alle mosse che più ci aggradano ed alle nostre preferenze, arrivando fino alla creazione di un gruppo completo e funzionale negli scontri con i nemici che ci troviamo davanti (è possibile infatti che alcuni avversari siano immuni a certi attacchi e siano necessari personaggi, 4 in partita e 3 pronti a sostituirli, con abilità specifiche).
Le battaglie sono a turni in un sistema in tempo reale che permette di scegliere accuratamente gli attacchi da compiere, le difese, gli attacchi speciali (che è possibile inoltre modificare attraverso un hub specifico). Quando troviamo dei falò, possiamo accenderlo con della legna raccolta nelle sezioni, salvare la partita e recuperare la vita. Inoltre, possiamo utilizzare gli oggetti raccolti che ritroviamo nel mondo di gioco ed aggiungiamo all’inventario per creare pozioni in uno speciale Calderone e migliorare il nostro arsenale, ricchissimo e vario.
Avanzando nel mondo di Operencia: The Stolen Sun troviamo addirittura NPC fornitori, con cui scambiare risorse primarie in cambio di denaro che ritroviamo nei bauli all’interno delle mappe. Quest’ultima componente è purtroppo una grandissima pecca di design, in quanto i luoghi, sebbene come sottolineato già in precedenza, sono estremamente labirintici: la facilità con cui ci si perde nelle sezioni implica una certa ripetitività.
Nonostante sia possibile selezionare ad inizio gioco la difficoltà tra Normale e Difficile, è necessario apprendere al meglio i potenziamenti del nostro team in quanto gli scontri si rivelano spesso particolarmente impegnativi soprattutto nelle fasi più avanzate (in particolare con i boss, che alle volte si rivelano realmente ostici per il giocatore che deve studiare accuratamente le mosse). Vi è la possibilità inoltre che tu possa ritrovarti a ripercorrere aree già visitate per salire di livello attraverso del grinding abbastanza noioso.
Infine, gli enigmi ambientali si fanno via via più complicati e richiedono una certa dose di impegno a livello di memoria in quanto le soluzioni o gli elementi per avanzare si trovano in livelli di ambientazione differenti rispetto a quello in cui dobbiamo avanzare.
Un comparto tecnico da migliorare…
In ultima istanza, approfondiamo il lato tecnico di Operencia: The Stolen Sun. Questo gioco denota una profonda arretratezza da un punto di vista grafico: ci sono texture ripetute allo sfinimento in mappe che sono sì molto varie, ma nel dettaglio è possibile scorgere il riciclo di alcuni elementi. I nemici sono tanti, ma anche qui molto ripetitivi: in sostanza l’impressione è che non abbiano espresso molta cura ai dettagli grafici del titolo, che sembra da questo punto di vista un gioco di troppi anni fa.
Ottima invece la direzione artistica: questo titolo restituisce al giocatore la sensazione di entrare in un mondo che sembra uscire da una fiaba con ambientazione medievale. Insomma un classico racconto fantasy con creature, maghi, cacciatori e cavalieri pronti a compiere gesta eroiche (o diaboliche).
Il comparto sonoro non eccelle particolarmente, con musiche tutto sommato gradevoli, ma che di sicuro non fanno gridare al miracolo ed anzi dimostrano l’assoluta mediocrità con cui gli sviluppatori vi si sono approcciati. Discorso a parte per il doppiaggio ed i sottotitoli, dettagliati e mai disorganizzati o sbagliati nella traduzione.
Altri punti a favore di Operencia sono infine: le ore di gioco, infatti si può completare la campagna principale in circa 30 ore parecchio intense (manca però la componente end-game), ed il prezzo, sicuramente accessibile per gli appassionati di vecchia data del genere. Forse però non è particolarmente consigliato a chi tenta di approcciarsi a questo stile di gameplay in un videogioco per la prima volta.