Persona 5 e la sua versione riveduta e corretta Persona 5 Royal si sono rivelati negli ultimi anni un fenomeno videoludico senza pari, imponendosi come uno dei nuovi standard (assieme ad altri mostri sacri come Dragon Quest XI S) per il genere dei JRPG a turni di stampo più classico; titoli che si sono rivelati in grado di regalare al giocatore un equilibrio di gameplay perfetto, assieme a una mole di contenuti che è riuscita a sintetizzare quantità e qualità con uno stile invidiabile.
Quel 5 nel titolo però deve inevitabilmente farci riflettere su una cosa: la serie targata ATLUS non è nata dal nulla, e anzi varia una storia di successi che fino a oggi erano rimasti un po’ di nicchia e dedicati agli amanti del genere (soprattutto a chi possiede una discreta conoscenza della lingua inglese). E specifico “fino a oggi” perché grazie al successo del quinto capitolo la software house nipponica ha deciso di regalare una seconda (e meritata direi!) giovinezza anche ai titoli precedenti della saga.
Dopo l’approdo di Persona 4 Golden su Steam nel 2020, abbiamo assistito negli ultimi giorni anche al ritorno di Persona 3 nella sua versione Portable su console PlayStation, Xbox e Nintendo Switch, la stessa sorte è toccata anche a Persona 4 Golden (di cui puoi trovare qui la nostra recensione) ed entrambi hanno finalmente ricevuto, per la prima volta, una traduzione in italiano. I Persona sono giochi pieni zeppi di dialoghi, e finora lo scoglio linguistico ha scoraggiato molti (e la traduzione in più lingue è senza dubbio uno dei motivi del successo di Persona 5 Royal) che finalmente potranno affacciarsi a questi capolavori del passato.
Analizziamo ora in dettaglio i vari aspetti di questa remaster di Persona 3 Portable, ci tengo a dire che per me sarà una sorta di “secondo round” in quanto ai tempi di PlayStation Portable ho approcciato il titolo, e la saga per la prima volta, uscendone purtroppo sconfitto. Da novellino nei JRPG molte meccaniche non mi erano chiare e non riuscivo a pianificare oculatamente le mie mosse, ricordo che arrivato a metà campagna fui costretto ad abbandonare il gioco, uscendone sconfitto.
Questo mi porta a un primo consiglio che mi sento di darti: Persona 3 Portable è un gioco invecchiato decisamente bene sotto molti aspetti (e vedremo a breve perché), ma non è un buon entry point né per il genere, né tantomeno per la saga; pertanto ti consiglierei, se proprio vuoi a tutti i costi recuperare la serie, di partire comunque con Persona 5 Royal, molto più smussato e al passo coi tempi, e poi andare a ritroso con Persona 4 Golden e, solo alla fine, affacciarti a questo terzo capitolo (sperando che in futuro ATLUS renda anche accessibili i primi due capitoli su console di nuova generazione).
Persona 3 Portable: quando ventiquattro ore non bastano!
La trama inizia con il ritorno del nostro protagonista (di cui, come da tradizione, potremo decidere liberamente nome e cognome) a Tatsumi Port Island, l’isola dove ha vissuto fino a dieci anni prima e dove fa ritorno per frequentare il secondo anno di liceo. Tuttavia, in quella che dovrebbe essere una normale e tranquilla isola si verificano fin da subito strani eventi.
Sbarcato sull’isola in ritardo rispetto al programma, il nostro protagonista arriva nel suo nuovo dormitorio e fa la conoscenza di uno strano bambino che gli chiede di firmare un misterioso contratto. Poco dopo, il ragazzo (o la ragazza, ma ne parleremo a breve) viene raggiunto da Yukari Takeba e Mitsuru Kirijo, due ragazze che vivono nel dormitorio e che fin da subito sembrano sorprese della sua presenza lì, ma soprattutto… in quel momento!
Rispetto al già citato Persona 5, questo terzo capitolo presenta una narrazione molto più spedita che va dritta al punto, ma non per questo si rivelerà prevedibile, anzi, continueremo costantemente a scoprire segreti, retroscena e background dei personaggi andando avanti nel gioco. Tuttavia, la minaccia principale ci viene rivelata praticamente subito: dovremo affrontare le Ombre, dei bizzarri e spietati demoni che si manifestano durante l’Ora Buia.
Un aspetto decisamente affascinante della serie infatti è proprio la gestione dei tempi, le vicende narrate infatti si dipaneranno nel corso di un anno preciso, e dovremo gestire accuratamente le nostre azioni letteralmente nel corso di 365 giorni, assume quindi un significativo decisamente più incisivo anche a livello di lore il fatto che questa fatidica Ora Buia si svolga allo scoccare della mezzanotte e che sia un intervallo di tempo che non può essere percepito dai normali esseri umani, che in quel lasso di tempo si ritroveranno “pietrificati” all’interno di inquietanti bare.
Toccherà ai membri del SEES, che man mano popoleranno il dormitorio, mettere un freno al piano delle Ombre e contrastarle durante l’Ora Buia. E queste sono solo le premesse narrative che verranno presentate al giocatore durante le primissime ore di gioco, ma come anticipato Persona 3 Portable può vantare (come anche gli altri capitoli della serie d’altronde) una narrazione di un certo spessore in cui molti eventi e personaggi potrebbero riservare sorprese in grado di donare al giocatore chiavi di lettura sempre nuove: la trama e i suoi ritmi precisi, accompagnati da un ottimo gameplay, renderanno davvero difficile staccarsi dallo schermo e il gioco si rivelerà senza troppi problemi un’esperienza totalizzante per il giocatore!
Gameplay che regge la prova del tempo!
L’originale (a breve parleremo delle sue riedizioni) Persona 3 ha fatto il proprio debutto nel lontano 2006 presentando ai giocatori un gameplay che si sarebbe poi perfezionato e consolidato coi capitoli successivi; tuttavia, la sostanza ludica della serie era già tutta in quel terzo capitolo, e a diciassette anni di distanza mostra solo in minima parte i segni del tempo, riuscendo a tenere testa a produzioni per forza di cose più al passo coi tempi.
Il gameplay è articolato in due sezioni ben distinte: una contraddistinta da un sistema di Social Link con caratteristiche al limite del dating sim, e una che rispecchia i più tradizionali canoni del JRPG a turni. La prima presenta una mappa in due dimensioni con dei punti di interesse grazie ai quali potremo esplorare gli edifici principali dell’isola di Tatsumi; in questi luoghi potremo svolgere diverse attività che faranno cresce il nostro personaggio e soprattutto i suoi legami con gli altri personaggi.
In particolare, potremo scegliere di lavorare part-time presso alcune attività commerciali per migliorare le caratteristiche del nostro personaggio (Sapere, Fascino e Coraggio) e mettere anche da parte un po’ di denaro utile per acquistare equipaggiamenti, oggetti e partecipare alle attività a pagamento. Non dimentichiamo però che il nostro protagonista è anche uno studente, pertanto in buona parte delle mattinate saremo impegnati con le lezioni, molto spesso i docenti interagiranno con noi ponendoci delle domande e, se risponderemo in maniera corretta, vedremo Fascino e Sapere aumentare.
È nella fascia pomeridiana che il vero lato social di Persona 3 Portable mostra tutte le sue potenzialità: potremo infatti intraprendere diverse relazioni coi vari personaggi che incontreremo, ogni relazione porterà all’evoluzione di un Arcano che potenzierà le nostre Personae. Un aspetto da non sottovalutare se si vuole esplorare il gameplay nella sua interezza e se si vogliono approfondire i background dei personaggi che gravitano attorno al protagonista.
Il fulcro del JRPG a turni sta invece negli scontri che avranno luogo nel Tartaro, la versione “oscura” del nostro liceo che si palesa durante l’Ora Buia. Il dungeon sarà strutturato come una vera e propria torre e alcuni blocchi impediranno di avanzare prima di determinati momenti della trama, così da scandire la progressione e l’esplorazione nel corso dell’anno e accompagnare anche il grinding (che, a onor del vero, nelle prime fasi sarà molto lento, figlio della sua epoca) per l’esperienza del party.
Il combattimento vero e proprio funziona come in ogni classico JRPG che si rispetti: potremo selezionare in ogni turno le azioni del nostro protagonista, che saranno suddivise tra Attacco, Abilità, Oggetti e Persona. Gli spiriti che danno il nome alla serie (spin-off di Shin Megami Tensei, occorre specificarlo) saranno delle vere e proprie manifestazioni dell’animo dei personaggi, e il nostro protagonista potrà arrivare a possederne fino a 150, dando alla serie, e ovviamente anche a questo terzo capitolo, un marcato sentore di monster collector.
Se gli Attacchi e la loro efficacia saranno determinati dalle armi equipaggiate, le Abilità saranno invece determinate dal Persona equipaggiato al momento (saremo liberi di effettuare un cambio a ogni turno). A proposito delle Personae, non potremo reclutarli durante in combattimento come la serie ci ha abituati coi capitoli futuri, ma dovremo fare i conti con la meccanica della Mano Arcana.
Alla fine di ogni combattimento, verremo messi davanti a una schermata con due o più carte che verranno coperte, dopo che saranno state coperte dovremo sceglierne una con il giusto tempismo o colpo d’occhio e tra armi, cure e incremento di esperienza potresti anche trovare un Persona. Impossibile non citare poi la Stanza di Velluto, in cui potremo fondere più Personae per crearne di più potenti, l’unico modo per incontrarle tutti!
Un’occasione mancata per creare un’edizione definitiva
Tutti i capitoli della serie Persona hanno goduto negli anni di versioni ampliate con dei contenuti aggiuntivi, tuttavia, Persona 3 è un caso molto particolare in quanto può vantare ben due riedizioni, ognuna con contenuti esclusivi. Si è discusso a lungo su quale fosse la versione migliore tra la versione FES e la Portable, realizzata appositamente per PlayStation Portable, e questa remaster sarebbe stata l’occasione perfetta per mettere fine alla discussione grazie a una versione definitiva, ma così non è stato.
Come si può intuire dal titolo della remaster, questa riprende in tutto e per tutto proprio la versione Portable, con tutte le sue aggiunte… e mancanze. Essendo sviluppato per console portatile, mancano tutte le cinematiche in stile anime presenti in FES e vero e proprio fiore all’occhiello della serie, una mancanza necessaria e dovuta alle limitazioni tecniche dell’hardware per cui fu realizzata. Sempre a proposito di contenuti mancanti, manca il capitolo esclusivo di FES, The Answer, vero e proprio sequel al finale del gioco base.
Di contro, in Persona 3 Portable è possibile selezionare il personaggio maschile o quello femminile, un elemento che determina la rigiocabilità del titolo in quanto alcuni elementi di trama e determinati Social Link cambiano sostanzialmente a seconda del sesso del protagonista. A dirla tutta, avrei preferito che la versione di partenza fosse la FES, tuttavia, è comprensibile la scelta operata da Atlus di adattare la più recente tra le versioni prodotte.
Ciò che veramente stona è però un elemento di gameplay: nella versione FES potremo impartire comandi a tutto il party, mentre in Portable potremo comandare solo le azioni del protagonista mentre i nostri alleati saranno guidati da un’IA che non sempre prenderà le decisioni migliori e anzi, alcune mosse si riveleranno perfino controproducenti, e nelle battaglie più impegnative potrebbe persino portare al Game Over. Insomma, sarebbe servito davvero poco a perfezionare Persona 3, ma Atlus ha mancato l’occasione, magari temendo che il successo del quinto capitolo potesse essere un unicum e che la fortuna della serie non potesse estendersi anche agli altri capitoli precedenti nonostante i nuovi adattamenti linguistici.
Comparto tecnico sempre pieno di stile!
Per quanto Persona 3 Portable abbia fatto il proprio debutto nel lontano 2009, questa remaster mostra quanto in realtà fosse, almeno dal punto di vista tecnico, un vero e proprio precursore dei tempi. Certo, questa riproposizione può vantare ovviamente caricamenti molto più rapidi, al limite dell’istantaneo, ma dal punto di vista grafico e sonoro tutto è identico a com’era in passato e comunque, ancora una volta, sembra un prodotto con decisamente meno anni sulle spalle di quanti in realtà ne abbia.
I design in stile anime di tutti i personaggi principali sono, come al solito nella serie, un vero e proprio concentrato di stile urbano, sempre estremamente riconoscibili e ricchi di personalità, i nemici invece sono molto più anonimi rispetto a quelli a cui la serie ci ha abituati, non sono sicuramente sgradevoli, ma vedremo davvero poche variazioni sul tema e ci sembrerà che le Ombre siano divise in macrofamiglie i cui membri sono molto simili tra loro.
Durante il combattimento la grafica cambia e viene utilizzato un 3D con personaggi super deformed, potrebbe sembrare una scelta buffa e fuori luogo date le tematiche e i contesti così oscuri (Persona 3 è uno dei capitoli più oscuri della serie), eppure il tutto è così ben contestualizzato e realizzato, con modelli cartooneschi ma proporzionati, da dare al giocatore un senso di naturale continuità estetica mai fuori luogo.
La colonna sonora è da sempre il fiore all’occhiello della serie Persona: un perfetto mix di generi su cui però prevalgono sempre delle sonorità jazz estremamente gradevoli in grado di accompagnare letteralmente ogni situazione, dalle più rilassate fasi social alla più tesa esplorazione del Tartaro nel quale il game over potrebbe essere sempre dietro l’angolo. Non è un caso che nel 2018 sia stato rilasciato il rhytm game Persona 3: Dancing in Moonlight nel quale la colonna sonora è protagonista assoluta.
In definitiva, la remaster di Persona 3 Portable avrebbe avuto bisogno di pochissimi accorgimenti in più per raggiungere la proverbiale perfezione: un titolo che si porta sulle spalle quasi due decenni, ma che risulta ancora parecchio attuale per tematiche e struttura ludica, con un gameplay che risente davvero poco dei segni del tempo e che mostra un’opera che, in generale, è in grado di tener testa anche a JRPG molto recenti e uscire quasi illeso perfino dal confronto diretto con l’amatissimo Persona 5 Royal.