Il nuovo corso della serie Resident Evil è l’esempio perfetto di come un brand possa vivere una seconda giovinezza nonostante alcune scelte di percorso non proprio felicissime. Dopo un Resident Evil 6 totalmente votato all’action e all’esagerazione che ha decretato un brusco stop per la serie, Resident Evil 7: Biohazard è riuscito a compiere un’ottima operazione di reboot, tornando ad atmosfere più intime, claustrofobiche e sporche, donando ai giocatori un costante senso d’ansia e la sensazione (decisamente reale) di essere inermi di fronte alle minacce proposte nel gioco.
Capcom però ha voluto cambiare le carte in tavola già nel capitolo successivo, Resident Evil Village, riscrivendo ancora una vola non solo le regole della serie, ma anche quelle del survival horror, proponendo una vera e propria antologia dell’orrore in diverse forme, racchiudendo per la prima volta il genere in un mini open world.
L’ottavo capitolo della serie ha sicuramente degli alti e bassi (puoi leggere qui la nostra recensione di Resident Evil Village), ma senza dubbio riesce a far quadrare la lore ormai trentennale che lega la Umbrella Corporation e la minaccia costante di una epidemia zombie di dimensioni globali. A questo pericolo su scala mondiale però, negli ultimi due capitoli si è accostata anche una storia di portata decisamente più raccolta, ma non per questo meno interessante: il racconto che vede protagonista Ethan Winters e in seguito la sua famiglia. Attenzione, perché da qui in poi ci saranno, per forza di cose, grossi spoiler su Resident Evil Village.
Questo protagonista senza volto si è ritrovato nello scorso capitolo della serie a salvare una rediviva Mia Winters, sua moglie, per poi vedersela nuovamente portare via. La disavventura di Ethan nel villaggio dell’Europa dell’Est che fa da sfondo alle vicende di Village ha portato il nostro al sacrificio finale pur di salvare sua moglie e sua figlia Rose, protagonista dell’oggetto di questa recensione: il DLC contenuto in Resident Evil Gold Edition, ovvero Shadows of Rose.
Un lungo addio…
Nelle ultimissime battute di Resident Evil Village avevamo già fatto la conoscenza di una Rose sedicenne, grazie a un timeskip che mostra la ragazza non solo ancora fortemente segnata dalla perdita di suo padre, che in fin dei conti non ha mai realmente conosciuto, ma anche tenuta sotto controllo da Chris Redfield e dalla nuova Umbrella Corporation a causa dei suoi misteriosi e terrificanti poteri ereditati dal mutamicete.
Come già visto in quel timeskip, la giovane Rose è solita recarsi praticamente ogni giorno sulla tomba del padre per rendergli omaggio ed è qui che inizia la vicenda di Shadows of Rose. Il DLC ci mostra una ragazza frustrata a causa dei suoi poteri, che la rendono un mostro agli occhi dei coetanei, costringendola a vivere una vita isolata e priva di legami, che la portano a vedere le sue abilità più come una maledizione che come un’opportunità di riscatto. La promessa di estirpare i propri poteri però la porta verso un viaggio che le farà esplorare buona parte dei luoghi che i giocatori hanno già visitato nel corso del gioco base.
In molti, come il sottoscritto, fin dal primissimo trailer in cui sono state mostrate le ambientazioni di Shadows of Rose si saranno chiesti come fosse possibile tornare in determinati luoghi andati distrutti nel gioco base. Il DLC non si ferma a dare troppe spiegazioni, e non lo farà nemmeno io in questa sede per evitarti spoiler, sappi però che questa nuova avventura è costantemente in bilico tra la realtà e una dimensione onirica in stile Inception, che rende realmente tutto possibile e anzi, aiuta anche a costruire una fase horror del gioco ben riuscita.
A mio avviso infatti questa era una criticità del gioco base, ovvero il fatto di essere un survival horror… senza horror! A eccezione della sezione a Casa Beneviento, nella quale Ethan si ritrovava immerso in ambienti claustrofobici e oscuri, privato delle proprie armi, il resto dell’esperienza non riusciva quasi mai a suscitare orrore o paura nel giocatore. In Shadows of Rose succede effettivamente lo stesso, avremo una Rose che è una vera e propria macchina da guerra tra armi e poteri del mutamicete, e solo nel momento in cui si verificheranno particolari condizioni che la renderanno inerme verso le minacce l’orrore sarà libero di insediarsi nella mente del giocatore.
Per quanto la trama del DLC dia un buon seguito alla saga della famiglia Winters devo avvisarti: sarà difficile non rimanere con l’amaro in bocca al termine delle circa tre ore che ti serviranno per arrivare ai titoli di coda. Il susseguirsi degli eventi sarà alquanto ripetitivo e i grandi colpi di scena saranno invece estremamente banali e telefonati, il finale poi lascia un senso di nulla di fatto che dà la sensazione che un finale vero e proprio debba ancora esserci.
Non parlo necessariamente di una conclusione da ricercare in Resident Evil 9, ma vedendo il corso dello scorso capitolo, al momento sento di poter affermare con tranquillità che l’acquisto di questa espansione potrebbe essere giustificato (per chi è interessato solo alla trama) solo se in futuro la Gold Edition accogliesse almeno un altro paio di archi narrativi gratuiti, altrimenti preparati sì a soddisfare alcune curiosità, ma a rimanere anche estremamente deluso da un arco narrativo che finisce letteralmente senza aver portato da nessuna parte.
Un gameplay già visto, ma non troppo…
Se per quanto riguarda la trama, Shadows of Rose prova a portare i giocatori verso lidi inediti, pe quanto riguarda invece il gameplay il DLC resta fedele al gioco base, ma con qualche novità legata alla natura di Rose, che potrà utilizzare i propri poteri del mutamicete per fronteggiare i misteriosi nemici senza volto che continueranno a braccarla in ogni angolo del villaggio.
Saremo inizialmente sprovvisti dei poteri, e quindi le alternative saranno fare fuoco o scappare, e dal momento che i nemici si rivelano parecchio coriacei già dai primissimi scontri ci ritroveremo spesso e volentieri a preferire la fuga, piuttosto che correre il rischio di sprecare troppe munizioni e ritrovarci poi senza colpi in canna in momenti critici (anche se il DLC è parecchio generoso con le risorse che lascia al giocatore).
I poteri di Rose saranno in continua evoluzione per tutto il DLC, ma praticamente solo per quanto riguarda il numero di utilizzi. I poteri infatti si riveleranno una buona risorsa difensiva che ci permetterà di stordire i nemici o di sfuggire alle loro prese, ma saranno anche fondamentali per avanzare nelle aree più infestate eliminando alcuni nuclei del mutamicete e sbloccando dei passaggi.
In buona sostanza, non c’è nessuna novità particolarmente significativa a livello di gameplay in Shadows of Rose, ma quelle poche differenze bastano a dare a questo contenuto aggiuntivo, e alla sua protagonista, un’identità ben definita che le permette di tenere testa anche ad altri volti decisamente più iconici della serie. Ciò che però potrebbe far storcere il naso ad alcuni e che l’utilizzo di questi poteri e la loro resa grafica sembra far virare l’horror della serie in parte verso uno strano urban fantasy particolarmente cupo, andando in parte a snaturare la natura della saga.
RE Engine sempre in ottima forma!
Dal punto di vista tecnico, Shadows of Rose è perfettamente in linea col gioco base, con un RE Engine ormai da anni in stato di grazia grazie agli sviluppatori di casa Capcom che hanno capito perfettamente come adattare il loro motore grafico a ogni situazione. In particolare, una menzione onorevole va alla resa dei volti, sempre estremamente espressivi e curati, e agli effetti di luce, che si comportano bene sia negli spazi angusti che in quelli di respiro leggermente più ampio.
Ottimo anche il comparto sonoro, soprattutto per quanto riguarda la gestione dell’audio spaziale che permette al giocatore (obbligatorio l’uso delle cuffie per vivere al meglio l’esperienza!) di immergersi completamente negli ambienti di gioco e percepirne le minacce come ancora più vicine e inquietanti.