Di tanto in tanto, durante presentazioni ed eventi digitali, mi capita di pensare che alcuni titoli vengano presentati solo per fare numero. Si tratta di videogiochi che, a una prima occhiata, sembrano solo un more of the same o semplicemente idee non necessarie che non c’era realmente bisogno di sviluppare, eppure sono lì, e ci sono dietro uno sviluppatore e un publisher che stanno investendo e credendo nel progetto.
Il destino di titoli del genere è vario: di tanto in tanto riescono a sorprendere, altrettanto spesso però si rivelano flop. Devo ammettere che Rollerdrome, almeno per me, nel momento della sua presentazione ha rappresentato appieno questo discorso: presentato durante lo State of Play dello scorso 2 giugno, il titolo mi ha lasciato perplesso sembrando un mix di idee senza capo né coda, e privo anche di chissà quale personalità. Sono davvero contento di essermi sbagliato!
Intendiamoci, Rollerdrome non è certamente un videogioco imperdibile o rivoluzionario, e tra l’altro arriva in un periodo in cui i titoli sportivi (basati su sport reali e non) in generale sembrano subire un netto calo di interesse da parte del pubblico, a partire dal tracollo di quello che è stato PES fino a Roller Champions, il free-to-play targato Ubisoft la cui vita è durata meno di una settimana prima di finire nel dimenticatoio; eppure, il nuovo titolo a cura di Roll7 potrebbe rivelarsi un esperimento decisamente più interessante rispetto alla media, soprattutto perché, quantomeno, sembra avere delle idee ben precise e rispettarle in pieno senza voler strafare.
Una distopia sportiva
A sorpresa, Rollerdrome non si propone come un semplice arcade privo di trama nel quale affrontare sfide in successione con difficoltà crescente, anzi, si preoccupa anche di proporre una trama che, per quanto sia estremamente lineare e del tutto accessoria, si rivela comunque coerente con sé stessa e perfino ben congegnata, abbastanza da risultare alquanto interessante, pur rimanendo sullo sfondo della produzione senza essere mai il focus principale del gioco.
Il gioco è ambientato nel 2030, e il Rollerdrome è lo sport più popolare al mondo, un mix letale che vede chi lo pratica armato di potenti bocche da fuoco e… pattini. La ragione dietro la popolarità di questo sport però non sta solo nel suo essere estremamente sadico quanto spettacolare, ma anche nel fatto che dietro questa spietata disciplina ci sia una mega corporazione che risponde al nome altisonante di Matterhorn.
In maniera molto simile a quanto succede nel futuro distopico di 1984 di George Orwell, la Mattherhorn ha dei piani di dominio assoluto sulla popolazione mondiale, e per distrarre il pubblico dai suoi reali obiettivi ha messo in piedi proprio il Rollerdrome, puntando sul desiderio di violenza e spettacolarità degli uomini, non a caso infatti questo sport si è poi trasformato in un successo planetario.
Vestiremo i panni di Kara Hassan, una nuova giocatrice di Rollerdrome che è pronta a scalare le vette della competizione fino ad arrivare alle sue fasi finali per uscirne da campionessa indiscussa. Non farò assolutamente spoiler (anche perché la narrazione è ridotta all’osso), ma ho trovato interessante il modo di raccontare arena dopo arena il futuro alternativo in cui è ambientato Rollerdrome e anche il fatto che il nostro avatar virtuale non abbia l’intenzione di diventare una rivoluzionaria pronta a cambiare la situazione, ma sia esclusivamente concentrata sulla competizione e sulla sua carriera, come se ormai non ci fosse più modo o voglia di sovvertire questo sistema. Angosciante, ma interessante.
Gameplay: semplice da capire, difficile da padroneggiare!
Se la trama, per quanto accessoria, si rivela comunque una sorpresa gradevole, il vero spirito di Rollerdrome alberga nel suo gameplay che in pochissimo tempo riesce a catturare il giocatore! Il gioco infatti segue alla perfezione una filosofia che nel corso dei decenni è diventata propria di titoli Nintendo come Super Smash Bros. o i vari videogiochi sportivi di Mario, ovvero: semplice da capire, difficile da padroneggiare.
Il titolo infatti può essere approcciato davvero da chiunque, anche dal giocatore più casual e meno avvezzo al medium, e anche per questi ultimi risulterà comunque un’esperienza soddisfacente, per goderne appieno però ci sarà comunque bisogno di una certa dose di impegno e abilità. Il Rollerdrome infatti, per come è stato immaginato dagli sviluppatori di casa Roll7 è uno sport dalle regole estremamente basilari, e questa semplicità si riflette anche nel gameplay stesso.
Per quanto riguarda il movimento e i trick, il tutto si ridurrà a pochissimi tasti; in particolare, una volta che avremo iniziato a muoverci con la levetta sinistra non sarà necessario tenerla premuta in avanti perché l’avanzamento sarà automatico e dovremo limitarci soltanto a direzionare il nostro avatar virtuale, i trick invece saranno semplicissimi da eseguire e consisteranno esclusivamente nella pressione di R1 e Quadrato (ricordiamo che il titolo sarà esclusiva PlayStation e PC) e occasionalmente L1 per alcune particolari tecniche di discesa, si potranno infatti sfruttare rampe, muri e corrimano per saltare e grindare. Sarà inoltre impossibile cadere e infortunarsi in alcun modo in quanto, anche eseguendo i trick senza il giusto tempismo, il gioco non prevede collisioni e cadute, rendendo il tutto estremamente fluido.
Anche lo shooting sarà quanto mai basilare: quattro armi a disposizione da selezionare con la pressione di un singolo tasto direzionale, mira automatica in prossimità dei bersagli, L2 per il Bullet Time e R2 per fare fuoco; ogni arma poi ha delle meccaniche specifiche come il Fucile Pesante che esploderà un colpo critico se si farà fuoco col giusto tempismo. E a dire il vero è tutto qui, non dovremo fare altro che scorrazzare per le varie arene falciando nemici per recuperare Salute ed eseguendo trick e schivate per ricaricare munizioni. La formula però presenta un ritmo forsennato, ma mai caotico, che trascina il giocatore in un loop da cui è difficilissimo uscire.
Come accennato in precedenza infatti, Rollerdrome riesce a catturare i giocatori a più livelli, si potrà infatti decidere di affrontare le sfide proposte dalla campagna principale in maniera del tutto rilassata, limitandosi semplicemente a eliminare tutti gli avversari e proseguire verso la sfida successiva, tuttavia, per procedere ai gradi successivi della competizione mondiale dovremo impegnarci per portare a termine tutti gli obiettivi secondari proposti di gara in gara ed è qui che il tutto si farà decisamente più impegnativo in alcuni frangenti.
Impegnativo, ma non proibitivo! Infatti, i giocatori più smaliziati o coloro che semplicemente si abitueranno presto al gameplay e riusciranno a padroneggiarlo, potrebbero arrivare a vivere la campagna principale perfino come un lungo tutorial, che presenta però delle sfide di difficoltà crescente che portano poi al piatto forte dell’esperienza, ovvero la modalità Sete di Sangue, una sorta di seconda campagna post game con un tasso di sfida che subisce una vera e propria impennata verso l’alto riuscendo a soddisfare senza troppi problemi chi è in cerca di una vera sfida!
C’è però un dettaglio che mi lascia perplesso, questo titolo, ancor prima del lancio (lo sto giocando infatti a una decina di giorni dal day one) ha indubbiamente il retrogusto di un’occasione mancata. Una volta terminate le campagne, se non si sente il bisogno di mettersi alla prova con sé stessi, rimane ben poco (completismo incluso) da fare; spero vivamente che per il futuro gli sviluppatori abbiano già pensato a un comparto online che possa mettere i giocatori l’uno contro l’altro in PvP (anche se, per ovvi motivi, comporterebbe la necessità di eliminare il bullet time dal gameplay) o quantomeno rendere disponibili delle leaderboard grazie al quale si possa gareggiare per battere i punteggi altrui.
Comparto tecnico psichedelico!
Durante il reveal di Rollerdrome, un altro aspetto che mi aveva lasciato perplesso (oltre alle tante idee che sembravano buttate a caso senza un’amalgama ben definita) era il comparto tecnico, che perlomeno a livello grafico sembrava molto poco ispirato. Pad alla mano mi sono dovuto completamente ricredere! Questo titolo è la prova lampante di come un’atmosfera si possa sposare alla perfezione con la grafica e rendere il risultato finale molto più impattante!
Anzitutto, a livello di art direction ci ritroviamo davanti a forti ispirazioni fumettistiche, videoludicamente il risultato appare molto simile a quanto fatto con XIII (ovviamente l’originale del 2003 e non il tremendo remake del 2020), che guardacaso era tratto proprio dall’omonimo graphic novel. I colori che caratterizzano la produzione sono infatti netti e non particolarmente accesi, che ben si sposano al mondo quasi interamente “squadrato” che viene mostrato ai giocatori arena dopo arena.
Tanto nella grafica quanto nel sonoro sono palesi i riferimenti alla cultura anni ’80, tanto che a livello stilistico Rollerdrome mi ha ricordato tanto il recente Deathloop, che viveva di atmosfere pulp e psichedeliche; proprio per quanto riguarda la colonna sonora poi il titolo dimostra di avere stile da vendere, con tracce ritmatissime che accompagnano alla perfezione il loop di gameplay e le atmosfere del mondo di gioco.
Come anticipato poi, Rollerdrome debutta su PC e in esclusiva console su PlayStation 4 e 5. La versione provata per la recensione è proprio quella per PlayStation 5 e va detto che gli sviluppatori hanno fatto un lavoro discreto per quanto riguarda l’integrazione col DualSense e con le sue caratteristiche uniche. Proprio come succede nel già citato Deathloop infatti, ogni arma restituirà un feeling diverso tramite i trigger adattivi, feeling che cambierà quando il caricatore sarà in procinto di esaurirsi tra l’altro, un dettaglio forse da poco per chi ormai è abituato al nuovo controller di casa Sony, ma che mostra l’impegno a livello di ottimizzazione svolto dal team e la volontà di utilizzare a tutto tondo l’hardware su cui si sviluppa.
In definitiva, Rollerdrome è un esperimento inaspettatamente riuscito che presenta un gameplay accessibile a tutti, ma impegnativo da padroneggiare, con un tasso di sfida crescente durante tutta la campagna e nel post game. Anche dal punto di vista tecnico il gioco non delude e anzi si rivela molto accattivante sia graficamente che per quanto riguarda il comparto sonoro. Unico neo della produzione sembra essere la mancata intenzione da parte degli sviluppatori di fornire un supporto post lancio e un comparto multiplayer.