Ricordo ancora quando nell’aprile del 2018 tornai a vestire i panni di Kratos per l’inizio della sua epopea norrena. Il mercato videoludico (e a dirla tutta anche quello cinematografico) iniziava ad affacciarsi alla grande ondata di remake e reboot che ha letteralmente invaso il mercato negli ultimi anni. Il nuovo God of War però metteva subito in chiaro una cosa: c’è bisogno di cambiare. Nel mio caso, da grande fan del Fantasma di Sparta, il cambiamento mi ha spiazzato inizialmente, ma poi mi sono reso conto di avere tra le mani un ottimo prodotto, ed è stato amore incondizionato.
Bene o male tutte le saghe che ormai consideriamo storiche stanno dimostrando negli ultimi anni di avere bisogno di un cambiamento per risultare ancora appetibili ai nuovi giocatori, o semplicemente per trovare una giusta collocazione in un mercato in costante cambiamento. Basti pensare ad Assassin’s Creed, che nell’ultima trilogia (a partire da Origins) ha abbandonato completamente la sua comfort zone per diventare un vero e proprio Action GDR in piena regola.
In questo clima di rivoluzione e cambiamento però c’è una serie che, pur rimanendo sostanzialmente identica a sé stessa capitolo dopo capitolo, non risulta mai noiosa e anzi riesce a mantenere un fascino e una solidità che si basa proprio su capisaldi come personaggi carismatici e gameplay ben rifinito. Parlo ovviamente di Sniper Elite, e in particolare di Sniper Elite 5, il nuovo capitolo numerato della serie di sparatutto in terza persona. Un titolo che mi ha subito dato l’impressione di “essere a casa” senza però risultare un semplice e inutile more of the same, quanto piuttosto un naturalissimo seguito delle avventure di Karl Fairburne, ma analizziamo nel dettaglio questa nuova avventura francese!
Un buon giorno per (non) morire
Francia, 1944, il nostro cecchino Karl Fairburne deve sventare un progetto nazista segreto noto come “Operazione Kraken”. Come da tradizione per la serie, le vicende saranno ambientate nel contesto della Seconda Guerra Mondiale e andranno a mescolare eventi storici e personaggi realmente esistiti ad altri elementi fittizi.
La trama in sé sarà molto lineare, come da tradizione per la serie d’altronde, e assumerà, in perfetta continuità con il tipo di narrazione proposto fin dal primo capitolo, i toni di uno spy movie in piena regola, con salvataggio della bella di turno all’ultimo secondo, esplosioni, azioni rocambolesche… e tante altre da compiere nell’ombra e in perfetto silenzio.
La narrazione poi, così come il gameplay, sarà articolata in una ben precisa sequenza di missioni con obiettivi differenti e ben variegati, così da lasciare integra la semplicità della trama, senza però che risulti noiosa. Allo stesso modo, anche i personaggi secondari, non saranno nulla di più che macchiette ben poco memorabili, ma sono comunque stati contestualizzati a dovere e non si ha mai l’impressione che stridano con il contesto generale, e in linea di massima riserveranno sempre una battuta memorabile al giocatore!
C’è però da affrontare il proverbiale elefante nella stanza: Sniper Elite 4 ha regalato ai giocatori nostrani delle magnifiche riproduzioni digitali di paesaggi italiani mozzafiato, come si comporta invece il Sud della Francia in questo quinto capitolo? Certamente, a livello di fascino (e lo dico anche con un pizzico di campanilismo) le ambientazioni perdono un po’ rispetto al predecessore, ma non si può dire che ci ritroviamo davanti a brutte ambientazioni (anzi! Chapeau!) che puntano soprattutto sulla varietà.
Nel corso delle varie missioni infatti ci ritroveremo davanti letteralmente di tutto: interni, esterni, pioggia, sole, ambientazioni notturne, diurne… insomma, chi più ne ha più ne metta! Anche il semplice voler scoprire cosa ci riserverà la Francia nella missione successiva diventa un ottimo motivo per proseguire!
Silenzioso… e letale.
Come accennato in precedenza, il gameplay di Sniper Elite 5 rimane tutto sommato identico ai suoi predecessori, seppure presenti effettivamente qualche piccola (e talvolta apprezzabile) novità. Il nostro Karl Fairburne avrà infatti a disposizione un discreto arsenale composto da principalmente da pistole, fucili d’assalto ed esplosivi di ogni sorta, ma il posto d’onore in questa armeria è dedicato al vero protagonista del gioco: il fucile da cecchino.
Per quanto il nostro cecchino possa contare su una vasta scelta di armi, come sempre nella serie l’approccio a viso aperto non sarà mai il migliore, ed è anzi sempre sconsigliato in quanto l’offensiva nemica si rivelerà soverchiante praticamente nella quasi totalità delle situazioni. Il titolo infatti invita caldamente a utilizzare sempre e comunque un approccio stealth con eliminazioni furtive o a utilizzare distrazioni di ogni sorta per ritrovarci sempre in situazioni di vantaggio rispetto ai nemici.
Naturalmente, la vera icona della serie sono le eliminazioni a distanza, da effettuare rigorosamente col nostro fidato fucile da cecchino. Le più spettacolari verranno enfatizzate dal classico X-Ray, ovvero da un breve filmato a rallentatore che seguirà tutto il percorso del proiettile e, arrivato nei pressi dello sventurato nemico, ne mostrerà a raggi X gli organi e le ossa, mostrando anche i danni interni al corpo provocati dall’impatto: un vero e proprio marchio di fabbrica per la serie!
Il gioco inoltre propone un ottimo mix tra simulazione realistica (con tanto di modifiche alle armi e attrezzature) e arcade, dal momento che a fine missione avremo un report completo di punteggio che aumenterà in base alla spettacolarità, o furtività, delle nostre azioni o al fatto che avremo raccolto o meno i collezionabili di diverso tipo sparsi per la mappa.
Le mappe, ampie, dettagliate e sempre ben strutturate, renderanno ogni singola missione un sandbox nel quale ci potremo sbizzarrire con una varietà di approcci non indifferente, cercando sempre la maniera più lineare o fantasiosa per arrivare al nostro obiettivo. Proprio a questa complessità ed efficacia del level design credo sia da attribuire un comparto multiplayer online non proprio esaltante.
Il titolo ce la mette tutta per rendere anche l’offerta online al livello del resto, come le varie modalità multiplayer ben differenziate tra loro e tutte molto dinamiche, ma è palese che il titolo, tanto nel level design quanto nello shooting, sia pensato per essere indirizzato principalmente verso il single player e che il comparto multiplayer online sia un’aggiunta quasi forzata e più che altro dettata dal mercato, dubito infatti che con illustri colleghi gratuiti come Call of Duty Warzone o Apex Legends, i server di Sniper Elite 5 rimarranno popolati a lungo.
C’è però un’intuizione relativa al multiplayer a mio avviso davvero ben riuscita: l’Invasione dell’Asse. Attivare questa modalità darà vita a un multiplayer asincrono che ricorda molto quello dei Souls di casa FromSoftware, in quanto consentirà a un giocatore “ostile” di invadere letteralmente la nostra partita nei panni di un soldato nazista, il suo obiettivo ovviamente sarà quello di dare il via a una lunga caccia all’uomo e tentare di stanarci nella mappa ed eliminarci, quasi come succedeva col multiplayer di Deathloop, ma in maniera decisamente più “sobria” e strategica.
Comparto tecnico, non ancora “next-gen”
Il titolo di questo paragrafo parla chiaro: purtroppo Sniper Elite 5 rientra tra quelle produzioni che mi sarebbe piaciuto avesse avuto uno sprint in più verso la next-gen, ma la sua natura crossgenerazionale purtroppo pesa in maniera alquanto significativa. La versione presa in esame per questa recensione è quella per PlayStation 5, ma il titolo non sfrutta del tutto l’hardware e le sue potenzialità.
Anzitutto, per quanto riguarda il comparto grafico, se ambienti e condizioni atmosferiche vengono resi in maniera davvero soddisfacente, non si può dire lo stesso per i modelli facciali, che sembrano sempre fin troppo plasticosi e con lo sguardo spesso vacuo, privo di espressione, e perso nel vuoto. Se graficamente l’intera produzione si attestasse su un livello medio probabilmente ci troveremmo davanti a una situazione meno critica, ma vedere due rese grafiche così distanti tra loro purtroppo mette ancora di più in risalto gli aspetti meno riusciti.
E il freno a mano tirato si sente, in versione PlayStation 5, anche per quanto riguarda l’utilizzo del DualSense, le cui caratteristiche sono state sfruttate solo in parte. Si può notare infatti una diversa responsività dei grilletti adattivi in base all’arma e alla modalità di fuoco utilizzate, ma che non cambia poi più di tanto, e un purista della serie che dovesse decidere di ricorrere solo ed esclusivamente al fucile da cecchino per portare a termine gli incarichi si perderebbe completamente la feature. Totalmente assente invece il feedback aptico, ed è un vero peccato, dal momento che le varie condizioni climatiche o il respiro nelle fasi di cecchinaggio si sarebbero prestati alla perfezione nell’essere riprodotti con questa caratteristica del controller di casa Sony.
Per quanto riguarda il comparto sonoro invece, il team di sviluppo ha fatto un lavoro discreto dal punto di vista dei rumori ambientali e dell’audio spaziale, due caratteristiche essenziali in un titolo dalla natura fortemente improntata verso lo stealth, ma non si può dire lo stesso purtroppo per quanto riguarda la colonna sonora, composta da tracce tutto sommato accattivanti, ma del tutto anonime.
In definitiva, Sniper Elite 5 è un ottimo titolo, profondo, divertente, e con una varietà di approcci messi a disposizione del giocatore che rende onore alla serie. Tutti i capisaldi della saga vengono rispettati e la formula sembra destinata a non accusare i segni del tempo; tuttavia, il titolo non è purtroppo esente da difetti, tra i quali spicca il peso della sua natura crossgenerazionale e un multiplayer fin troppo accessorio e dimenticabile.