Mi sta colpendo in maniera decisamente positiva il modo in cui Sony si sta approcciando alla sua nuova generazione di hardware per la realtà virtuale col nuovo PlayStation VR2. Il nuovo visore del colosso nipponico (puoi leggere qui la nostra recensione) si è rivelato fin da subito un progetto con un’identità molto più definita rispetto al suo predecessore ed è anche palese come la compagnia abbia già delle idee molto più chiare per il supporto futuro della macchina.
Queste idee chiare si stanno senza dubbio riflettendo anche sulle software house che stanno supportando la realtà virtuale per console, con degli sviluppatori che stanno finalmente regalando ai giocatori titoli di tutto rispetto e che soprattutto possono sviluppare su un hardware davvero performante. Se ripenso alla mia esperienza con il primo PlayStation VR, in tutto il suo ciclo vitale posso ritenere davvero soddisfacenti solo le esperienze con Astrobot VR, Iron Man VR e i due Moss, e anche lì comunque la sensazione di un’esperienza non all’altezza era sempre ben presente.
PlayStation VR 2 invece, ad appena un mese dal lancio rende possibili esperienze come Horizon Call of the Mountain, Resident Evil Village in VR, le versioni next-gen dei già citati Moss, ma soprattutto, ha finalmente reso giustizia a Supermassive Games, un team di sviluppo che da qualche anno a questa parte sta lavorando col freno a mano tirato. La software house che ha dato i natali ad Until Dawn e The Quarry ha decisamente abbassato i suoi standard con la The Dark Pictures Anthology, ma con la realtà virtuale pare possa riscattarsi!
La software house infatti, dopo due esperienze che purtroppo sguazzavano nella mediocrità causata da limiti tecnici dell’hardware, ovvero The Inpatient (prequel di Until Dawn) e Until Dawn Rush of Blood (spin-off dello stesso), porta su PlayStation VR2 l’orrore in realtà virtuale con The Dark Pictures Switchback VR, l’oggetto di questa recensione, un vero e proprio compendio della prima stagione dell’antologia dell’orrore messa in piedi dagli sviluppatori, incastonata però (come Rush of Blood) in uno sparatutto su binari. Analizziamola nel dettaglio!
Benvenuto… all’Inferno…
La trama di The Dark Pictures Switchback VR è quanto di più ambivalente ci possa essere: ricca di elementi, ma allo stesso tempo decisamente fumosa e pretestuosa. Non è assolutamente un difetto, è chiaro come la produzione non voglia puntare in questa direzione e anzi si sia concentrata decisamente di più sul gameplay, c’è da dire però che il comparto narrativo non è stato assolutamente abbandonato a sé stesso, per quanto non sia comunque una colonna portante dell’esperienza.
Ci ritroveremo in un treno, circondati da alcuni passeggeri di cui non sappiamo nulla e con cui, apparentemente, non abbiamo alcun legame. Una chiamata di nostra sorella ci darà qualche piccolo dettaglio in più sulla nostra destinazione, alquanto bizzarra a dire il vero: siamo diretti verso un’attrazione turistica decisamente “infernale”, la preferita del nostro defunto padre prima di passare a miglior vita. Un incidente in galleria però andrà a scombussolare i piani del nostro protagonista, che paradossalmente riuscirà comunque a raggiungere la sua meta, ma dal momento dell’incidente in poi non potremo più fidarci di ciò che stiamo guardando.
L’incidente è stato solo un brutto sogno? Una premonizione di un triste destino? O accaduto realmente? E noi? Siamo davvero a bordo di questo rollercoaster da incubo o il nostro viaggio è semplicemente frutto della più macabra immaginazione? Le domande avranno risposta solo andando più a fondo nella nostra corsa spericolata, più o meno… Il finale infatti, nel suo essere volontariamente aperto e fumoso, lascia in realtà più di qualche dubbio; a dirla tutta però, non ho sentito eccessivamente il peso di questa scrittura raffazzonata in quanto l’interesse per degli eventi così lineari e messi in sequenza in maniera davvero pretestuosa smette di cogliere l’interesse del giocatore praticamente subito.
Ciò che The Dark Pictures Switchback VR punta realmente a fare è creare un vero e proprio compendio della prima stagione dell’antologia dell’orrore con un risultato che potrà risultare quantomeno gradevole per chi ha giocato Man of Medan, Little Hope, House of Ashes e il recente The Devil in Me, ma che metterà davanti a un giocatore che non ha vissuto queste esperienze una semplice sequela di creature da B-movie abbastanza anonime. Va però fatto un plauso al modo in cui gli sviluppatori hanno riadattato le ambientazioni dei vari capitoli della serie per poter rievocare tutte le scene e i luoghi iconici in un unico tunnel degli orrori senza soluzione di continuità.
Spara a tutto ciò che si muove!
Come anticipato, il gameplay del titolo riprende quello di un’altra produzione di casa Supermassive Games, ovvero il già citato Until Dawn Rush of Blood. Nello specifico, il gioco propone un’esperienza da sparatutto su binari di stampo fortemente arcade, con tanto di punteggi a fine livello; a dare una marcia in più alla produzione ci pensano però le caratteristiche peculiari di PlayStation VR2 e dei Sense Controller.
Anzitutto, come equipaggiamento avremo una bocca da fuoco per ogni mano e la linea di tiro sarà davvero precisa, una caratteristica necessaria dal momento che avremo costantemente una miriade di elementi e nemici a schermo su cui fare fuoco, e non sempre ciò su cui dovremo aprire il fuoco si troverà dritto davanti a noi, e anzi le mappe saranno piene zeppe di elementi nascosti come moltiplicatori del punteggio e scatole contenenti armi più potenti (come fucili da caccia e mitra) che troveremo solamente aguzzando la vista e scrutando al volo ogni angolo.
Per quanto i nemici non risultino particolarmente ispirati c’è una discreta varietà negli approcci richiesti al giocatore per eliminare le minacce in arrivo: si va dai più generici cadaveri putrefatti a creature bicefale che potremo eliminare soltanto sbarazzandoci di entrambe le teste, passando poi per spiriti molto più peculiari che sfrutteranno l’eye tracking del visore, muovendosi solo negli istanti in cui chiuderemo gli occhi o sbatteremo le palpebre così da coglierci alla sprovvista.
Per quanto l’intero gameplay ruoti attorno all’eliminare tutte le mostruosità che si avventeranno sul carrello da giostra al quale saremo ancorati (a tal proposito, gli sviluppatori consigliano di approcciare il titolo da seduti), ci saranno anche poche piccole variazioni sul tema, qualche sorta di “puzzle a tempo” che ci richiederà di sparare ad alcuni bersagli in un certo ordine; per aumentare il fattore rigiocabilità poi ci saranno anche le classiche deviazioni: sparando ad alcuni cartelli infatti potremo scegliere il nostro percorso e ovviamente a strade diverse corrisponderanno minacce differenti.
L’orrore non è mai stato così realistico…
Per quanto riguarda il comparto tecnico, come anticipato in apertura, grazie al nuovo hardware di casa Sony Supermassive Games ha finalmente potuto dare il meglio anche nella realtà virtuale. Per quanto riguarda la grafica, non abbiamo certamente la cura nella modellazione dei volti che possiamo trovare nella serie principale, le facce dei personaggi infatti risultano spesso plasticose e poco espressive, ma la resa delle ambientazioni funziona davvero alla grande, ed è ciò su cui effettivamente si doveva puntare in un titolo del genere.
Purtroppo però va decisamente meno bene per quanto riguarda il comparto sonoro, una vera e propria spina nel fianco per la software house. Per quanto la colonna sonora sia funzionale (ma di contro anche molto dimenticabile), i rumori ambientali invece funzionano decisamente meno e sembrano arrivare ovattati al giocatore, come se la nostra postazione di gioco si trovasse in una sorta di bolla, una caratteristica sul quale è molto difficile chiudere un occhio, soprattutto essendo un’esperienza in realtà virtuale in cui l’audio è fondamentale per ricreare la sensazione di realismo.
In definitiva, The Dark Pictures Switchback VR segna finalmente un punto di svolta, nonché la maturità produttiva, di Supermassive Games per le sue produzioni in realtà virtuale. Un titolo con un gameplay abbastanza classico e quasi da cabinato anni ’90, ma che nella sua semplicità funziona e diverte, andando perfino a coprire le mancanze di una narrazione fumosa e pretestuosa. Un’esperienza sicuramente imperfetta, ma che i possessori di PlayStation VR2 non dovrebbero lasciarsi scappare, soprattutto se fan dell’horror, in quanto rappresenta anche un ottimo entry point per i novelli utilizzatori di questa tecnologia.