L’originale This War of Mine ha fatto il proprio debutto nel panorama videoludico nel lontano 2014, scuotendo gli animi di molti giocatori con un nuovo modo di raccontare e concepire il più umano (e disumano) dei drammi: la guerra. Nessuno spazio per la spettacolarità dell’azione che troneggia in serie storiche come Call of Duty o Battlefield, ma un terribile evento riportato nell’intimità delle vere vittime di eventi così crudeli, che spesso non sono i soldati, ma i civili.
Gli sviluppatori di casa 11 bit Studios hanno in passato affermato di aver preso ispirazione in particolare dallo storico assedio di Sarajevo, che con la sua durata di ben quattro anni (dall’aprile del 1992 al febbraio del 1996) ha segnato uno degli eventi più tetri per la storia europea. Eppure, nonostante le dichiarazioni del team, giocare This War of Mine Final Cut Edition esattamente in questo periodo storico, nel quale l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si fa giorno dopo giorno sempre più violenta, è davvero significativo ed è un’esperienza che ogni giocatore dovrebbe affrontare.
Gli eventi narrati nel gioco riescono a rimettere in prospettiva la storia e i traumi umani, il conflitto narrato non ha coordinate storiche e geografiche ben precise per scelta degli sviluppatori, che andando a privare gli eventi di contorni ben definiti non li rendono meno efficaci, ma fanno sì che il dolore dei personaggi assuma dei confini universali, mettendoci davanti non a personalità, ma a persone, che riescono ad assumere tratti umani nonostante si tratti di semplici avatar digitali costituiti da una manciata di pixel.
Il più umano dei racconti
This War of Mine Final Cut mette davvero tanta carne al fuoco, raccogliendo in un unico pacchetto i contenuti di cui la versione base si è arricchita nel corso degli otto anni trascorsi dalla release originale, in particolare saranno presenti due modalità di gioco le quali presentano delle differenze che, per quanto non sostanziali, andranno a modificare l’essenza stessa del gioco e l’approccio richiesto al giocatore.
La campagna principale si articolerà in due differenti modalità: quella classica e la modalità sopravvivenza. In entrambi i casi saremo a capo di un manipolo di sopravvissuti che dovranno resistere con pochi mezzi a disposizione e cercare di procurarsi i beni di prima necessità in scenari ovviamente devastati dal conflitto. Approfondiremo meglio la questione nella sezione dedicata al gameplay, per quanto riguarda invece la trama vera e propria, a farla da padrone è la modalità Storie, aggiunta solo in seguito al gioco base, per fortuna, mi sento di aggiungere.
Se infatti la campagna principale non presenta un vero e proprio canovaccio narrativo, la modalità Storie presenta tre racconti differenti, ognuno unico e toccante a modo suo. Dei tre in questione, sono due in particolare ad avermi colpito: La promessa di un padre e Braci morenti (per quanto anche L’ultima trasmissione non sia certamente inferiore agli altri due).
La promessa di un padre è indubbiamente il più umano dei tre racconti, intimo e crudissimo nel suo svolgimento ci vedrà vestire i panni di un padre, rimasto solo con la figlia malata nel bel mezzo dell’assedio. La storia narrata difficilmente lascerà insensibili i giocatori, mettendo in mostra indecisioni e contraddizioni umane, ma anche l’incredibile fermezza e resilienza che un uomo può mostrare quando si ritrova coinvolto in una situazione infinitamente più grande di lui.
Braci morenti invece mette in piedi una storia dai risvolti etici e filosofici. Preferisco non fare troppi spoiler perché ritengo che più di tutti questo racconto debba essere vissuto a causa delle scelte etiche che si è chiamati a fare; sappi solamente che ti ritroverai a prendere (senza troppi mezzi termini) decisioni nel quale dovrai capire cosa definisce l’identità di un popolo e di una persona, e quali sono le tracce che vale la pena lasciare nella Storia (e sì, la S maiuscola è voluta). Personalmente, uno dei racconti più intensi che si possano vivere pad alla mano.
Un gameplay che non si sente a casa…
Per quanto riguarda il gameplay, This War of Mine Final Cut non va ovviamente a modificare nulla dell’originale, rimanendo un gestionale in tempo reale nel quale dovremo pensare non solo ad amministrare le poche risorse a disposizione dei sopravvissuti, ma anche a intessere e preservare rapporti umani che potrebbero rivelarsi cruciali nelle fasi più avanzate della campagna. Un alleato in più sarà sempre un’ottima risorsa, ma non possiamo fidarci di tutti a prescindere, dovremo quindi essere in grado di pesare a dovere ogni singola parola dei nostri interlocutori senza farci trascinare dalle emozioni o dagli eventi del momento.
A prescindere dalla modalità di gioco selezionata, le giornate nel titolo si articoleranno in due momenti ben distinti: il giorno e la notte. Le ore diurne saranno dedicate alla gestione delle strutture in cui troviamo rifugio, dovremo quindi reperire materiali e risorse nelle immediate vicinanze; col favore delle tenebre invece potremo decidere se mandare un sopravvissuto a esplorare luoghi distanti per recuperare altre risorse, oppure se lasciare i sopravvissuti a riposo o a montare il turno di guardia per difendere i propri averi.
Inutile ribadire che il giocatore dovrà sempre essere estremamente attento alla gestione delle risorse, dal momento che non saranno mai abbondanti, e anzi una leggerezza di troppo potrebbe pregiudicare il successo di un’intera run. This War of Mine Final Cut però si premura di venire incontro anche ai giocatori che cercano un’esperienza più rilassata e vogliono concentrarsi solo sulla scoperta delle storie dei personaggi, ogni parametro relativo alla difficoltà sarà infatti personalizzabile per venire incontro alle esigenze dei giocatori, andando così ad attenuare sensibilmente il livello di sfida.
Consiglio tuttavia, ai giocatori che volessero provare integralmente l’esperienza per come è stata pensata dagli sviluppatori di cominciare dalla modalità Storie. Se l’esperienza originale si apre fin dalle primissime battute a decine di approcci da parte dei giocatori, le Storie proposte dagli sviluppatori invece mostrano una scrittura ben precisa, che lo sviluppatore potrà modellare, ma non guidare, in una sorta di lungo tutorial che potrà prepararci poi alla guerra senza quartiere presente nella campagna principale.
Per quanto il gioco presenti una scrittura toccante e superiore alla media di parecchie altre produzioni, analoghe e non, e il suo gameplay sia ricco di spunti e opzioni da calcolare con cautela, non è però esente da difetti. In particolare, i comandi sono stati palesemente pensati per essere fruiti su PC con mouse e tastiera: soprattutto in presenza di scale e scelte multiple all’interno dei menù, diventa veramente difficile orientare il personaggio controllato verso la scelta da noi desiderata utilizzando il joystick, una situazione purtroppo fin troppo comune e che molto spesso porta a dover ripetere più volte la stessa azione prima di riuscire a concluderla in maniera corretta.
Comparto tecnico, un netto passo avanti!
Ricordo bene che l’originale This War of Mine fu tra i primi giochi che ottenni gratuitamente tramite PlayStation Plus (parliamo del 2016) e mi colpì per la sua grafica minimale, ma efficace. Questa riedizione riesce però a superare nettamente un lavoro che avevo già apprezzato anni fa! Gli sfondi di gioco sono più belli che mai, e sono graziati da una direzione artistica che ha deciso di puntare su toni seppia resi con tratti che sembrano pennellate ad acquerello; una scelta decisamente azzeccata che, soprattutto nei suoi cromatismi, trasmette alla perfezione la malinconia dei personaggi.
Anche per quanto riguarda il comparto sonoro, le sonorità saranno sempre lievi e spesso cederanno il posto ai silenzi, in un gioco di armonie che spesso verrà interrotto da rumori improvvisi come bombe e spari, eventi inaspettati che non potranno che accrescere l’angoscia dei giocatori interrompendo conversazioni intime e momenti toccanti davanti al quale, nel caos del conflitto, non ci si può fermare.
In definitiva, This War of Mine Final Cut è ovviamente il modo migliore e più completo in assoluto per recuperare l’opera di 11 bit Studios. Un titolo che presenta una scrittura sopra la media, capace di affrontare in maniera umana e ben calibrata il dramma della guerra, il tutto viene poi arricchito da un’ottima direzione artistica e da un gameplay profondo, seppur non privo di difetti che tradiscono la natura di un gioco orientato principalmente alla fruizione tramite mouse e tastiera.