Da grande fan del genere horror in ogni media, mi rendo conto che dopo aver masticato un bel po’ il genere è difficile che qualcosa riesca ancora a spaventarmi. Anche il genere in sé e chi lo produce si sta rendendo conto di un cambiamento generale nel pubblico, ormai sempre più difficile da spaventare o sorprendere, infatti le opere più brillanti degli ultimi anni tendono sempre più a inquietare e lasciare un senso di angoscia piuttosto che spaventare lo spettatore.
C’è tuttavia un tipo di horror che riesce sempre provocarmi un senso di disagio e di orrore costante e invasivo: l’horror che non vuole sembrarlo e che anzi fa di tutto per sembrare un prodotto rivolto ai più giovani. Un esempio su tutti è indubbiamente la serie Higurashi, nella quale la commistione tra personaggi dai tratti infantili e i destini cruenti ai quali vanno incontro risulta particolarmente disturbante; rimanendo in ambito videoludico potremmo citare Doki Doki Literature Club, che colpisce il giocatore all’improvviso con una violenza inaspettata che segue a un dating sim molto tranquillo e pacato; o ancora, la serie Yomawari.
La serie di survival horror, nata nel 2015 a cura di Nippon Ichi Soft, arriva alla sua terza interazione con Yomawari: Lost in the Dark, l’oggetto di questa recensione, andando così a creare una trilogia di titoli slegati tra loro a livello di trama, ma che condividono diverse ambientazioni, mostri (che in buona parte non sono comunque originali, ma prendono spunto dal folklore giapponese) e tematiche. Questo nuovo capitolo della serie sarà all’altezza dei suoi predecessori? Analizziamone assieme i vari aspetti!
Se guardi troppo dentro l’abisso…
Yomawari: Lost in the Dark basa buona parte del suo fascino sulla sua trama, perciò ne parlerò il meno possibile lasciando a te il piacere (e purtroppo anche l’amarezza dati alcuni temi molto forti trattati) di fare luce sulle inquietanti vicende del gioco.
Dopo un basilare editor del personaggio ci ritroveremo a percorrere un assolato corridoio tipico delle scuole giapponesi, noteremo subito però che c’è qualcosa che non va nei comportamenti dei nostri compagni di classe. Il nostro personaggio infatti sarà il bersaglio di ingiurie e atti di bullismo vari che gli altri ragazzi non si preoccuperanno nemmeno di nascondere, facendoci intuire che si tratta di una situazione all’ordine del giorno.
Il nostro protagonista è palesemente sull’orlo di un crollo, e ciò che succede poco dopo ci fa presagire il peggio… ma al peggio non c’è mai fine… Dopo un piccolo intermezzo, il nostro si risveglierà in un luogo sconosciuto, molto simile all’ormai iconico Sottosopra di Stranger Things, nel quale una misteriosa ragazza lo guiderà affermando di conoscerlo, noi tuttavia non sembriamo avere memoria di questa ragazza.
Questo inquietante mondo si rivelerà ricco di minacce demoniache e inquietanti, e come se non bastasse la ragazza sconosciuta ci rivelerà che siamo stati colpiti da una maledizione e che se non la scioglieremo entro l’alba il nostro destino sarà una morte atroce e inevitabile. Comincerà quindi la nostra ricerca di un modo in cui sciogliere il sortilegio con una pesante spada di Damocle rappresentata dall’inesorabile scorrere del tempo che ci porterà all’alba.
Qui c’è tutto ciò che devi sapere prima di tuffarti nel mistero, il grande pregio di Yomawari: Lost in the Dark sta nel suo saper imbastire una narrazione solida e intricata, che lascerà molte zone d’ombra all’interpretazione del giocatore, ma che allo stesso tempo non sarà mai eccessivamente fumosa e anzi, ci porterà verso le battute finali in maniera abbastanza chiara e lineare se vorremo percorrere il percorso che ci porterà dritti alla risoluzione del mistero, ma che saprà anche ricompensare con tanta lore e più sfumature di significato il giocatore che imbraccerà il coraggio a due mani e si farà strada tra i vicoli più oscuri del mondo di gioco.
Se non li vedo non possono vedermi…
Come anticipato, la principale minaccia del gioco saranno le inquietanti mostruosità che infesteranno il mondo alternativo nonché i vicoli della città, che durante la notte sarà deserta, andando a rimarcare ulteriormente il senso di solitudine del protagonista. Yomawari: Lost in the Dark rispetta i canoni dei capisaldi del genere survival horror in stile Clock Tower, rendendo quindi i giocatori totalmente inermi nei confronti delle minacce sovrannaturali.
Un po’ come accadeva nel bistrattato (ma dopotutto apprezzabile) Silent Hill Shattered Memories, avremo pochissime alternative, anzi, non avremo alternative: l’unica via di salvezza sarà la fuga, in quanto il nostro protagonista non sarà in grado di fronteggiare le minacce sovrannaturali che lo stanno braccando. A rendere la formula interessante però c’è la gestione della torcia e l’uso dell’audio.
In ogni horror che si rispetti, l’audio è fondamentale, e il titolo lo implementa come una componente essenziale del gameplay, consigliandoci caldamente al primo avvio di indossare un paio di cuffie per vivere al meglio l’esperienza. In precedenza però ho accennato anche all’utilizzo della torcia, che crea un dinamico contraltare alla necessità di avere un audio che sia il migliore possibile.
Usare la torcia infatti ci permetterà di far luce e orientarci nelle varie ambientazioni, tuttavia, rivelerà anche la nostra posizione a ogni sorta di creatura presente nelle vicinanze, l’unico modo per evitare il Game Over istantaneo sarà quello di chiudere gli occhi, letteralmente, dal momento che l’intero schermo si oscurerà! Per orientarci potremo fare affidamento solo sull’udito in quanto battito cardiaco del nostro personaggio si farà sempre più forte man mano che ci avviciniamo a una minaccia.
Per non rendere il tutto troppo frustrante nelle fasi più ardue ci saranno ovviamente anche degli indicatori visivi delle minacce nonostante siamo tecnicamente ciechi in determinate situazioni, utili senza dubbio, ma per vivere un’esperienza completa e discretamente profonda consiglio comunque di affidarsi solo all’udito. Mentre tenteremo di sopravvivere alle minacce in questione, il cuore del gameplay starà nella risoluzione di enigmi ambientali e non, che ci permetteranno di trovare oggetti chiave e sbloccare nuove aree da visitare.
Per il resto, come mood il gioco mi ha ricordato molto il JRPG psicologico Omori, ma l’impianto da GDR qui è nettamente più snello rispetto a quello strutturato da OMOCAT e si rivede principalmente nella gestione dell’inventario nel quale andranno a finire gli oggetti che troveremo nel corso della nostra disavventura, che potremo mettere in relazione tra loro per ricostruire l’ampia lore e i collegamenti tra personaggi ed eventi grazie anche a descrizioni criptiche il giusto in stile Dark Souls.
Facciamo luce sul comparto tecnico!
Per quanto riguarda il comparto tecnico, Yomawari: Lost in the Dark è un piccolo gioiellino che riesce a risultare molto gradevole senza avere troppe pretese. Anzitutto, come detto in apertura, le tematiche horror sono molto lontane dalla resa grafica, che si presenta con una veste cartoon in stile chibi con personaggi dal corpo minuto e dalle teste sproporzionate.
Come anticipato, il comparto sonoro si lega indissolubilmente al gameplay, e a parte gli effetti sonori come battito cardiaco, fruscii e rumori resi alla perfezione tramite un audio spaziale molto curato, anche le varie tracce della colonna sonora contribuiscono a creare un costante clima di tensione e inquietudine costante che accompagna il giocatore nel corso di tutta l’esperienza.
In definitiva, Yomawari: Lost in the Dark è un titolo senza molte pretese, ma che farà sicuramente la gioia degli amanti dei survival horror pronti a tuffarsi in un mistero dalle tinte oscure e disturbanti e desiderosi di un’esperienza al cardiopalma in cui un singolo passo falso potrebbe portare il nostro protagonista a un destino tremendo.