Il 2022 è iniziato da pochi giorni e sfortuna ha voluto che tra le prime recensioni di questo nuovo anno ci sia Red Cap Zombie Hunter, un titolo di cui, come vedremo, si può tranquillamente fare a meno (se non dimenticare del tutto).
Prima di spiegare i motivi che ci spingono a parlare del titolo in questi termini è opportuno fare una piccola presentazione. Red Cap Zombie Hunter è l’opera d’esordio (per fortuna, perché errare è umano ma perseverare è diabolico) di Vialgames.com, un sito internet che fa da porto per piccoli titoli indipendenti i cui curatori sembrano aver preso la decisione di darsi allo sviluppo videoludico, speriamo con frutti migliori in futuro.
Fatta la conoscenza (per quanto blanda) delle mani dietro all’opera, andiamo a scoprirla!
Red Cap Zombie Hunter, una storia all’insegna del GVGF (già visto, già fatto)
Non c’è da premere alcuna opzione ‘Nuova partita‘ per vivere l’incipit di Red Cap Zombie Hunter: una cutscene saltabile con poche e minime animazioni apre il titolo dopo la canonica scritta ‘realizzato con Unity‘ (che novità!) Red Cap, il protagonista dell’opera (dalle sembianze piuttosto infantili), viene svegliato in piena notte da uno dei leader di una non meglio presentata resistenza antizombie che gli ingiunge di raggiungere la città, preda di una massiccia invasione di nonmorti.
Red Cap non può sottrarsi a tale richiesta d’aiuto, così esce di casa diretto al quartier generale della resistenza attraverso la via più breve ma più rischiosa: il cimitero.
Inizia dunque la traversata fatale del nostro eroe armato solamente di un fucile (e delle varie armi usa e getta che potrà raccogliere durante l’avventura), irta di zombie direttamente dalle viscere della terra, rapidi fantasmi e pericolosi laghi di fuoco.
Insomma, si profila la solita apocalisse zombie trita e ritrita da ogni medium narrativo esistente, dalla letteratura alla cinematografia fino ad arrivare al fumetto e, ovviamente, al videogioco. Non sarebbe ora di sperimentare o comunque di fingere originalità?
Bello il trial and error, ma ne vale la pena?
Come già anticipato, il gameplay di Red Cap Zombie Hunter è inflazionato tanto quanto il suo background narrativo: si tratta nello specifico di un platform shooter a scorrimento orizzontale 2D.
Al pari di ciascun titolo del genere, c’è da affrontare una torma di avversari provenienti da entrambi i lati dello schermo (e alcune volte anche da sopra). Di fatto la varietà dei nemici è abbastanza generosa, costituendo probabilmente l’unico punto di forza del titolo.
Tradizionale allo stesso modo è la suddivisione del gioco in vari livelli e il massimo di tre vite a livello, la perdita delle quali comporta la cancellazione dei progressi all’interno del singolo livello, costringendo a ricominciarlo. Così combinati il numero di vite e la quantità di nemici per area, il livello di sfida del titolo si potrebbe anche ritenere soddisfacente, se non fosse per la miriade di problemi tecnici affligenti Red Cap Zombie Hunter che vedremo nel prossimo paragrafo.
Terminato con successo ogni livello, il punteggio raccolto tramite le uccisioni e il tempo impiegato per concluderlo (altro elemento classicheggiante) viene convertito in punti esperienza, che fanno man mano salire il grado di Red Cap e gli consentono di potenziare le proprie statistiche (unica caratteristica ‘contemporanea’ del titolo, che fa a grandi linee eco agli RPG).
Quando non ci sono le boss fight ci sono gli Zombie Party, gli attimi finali dei vari livelli in cui bisogna resistere per un tempo più o meno lungo al continuo affluire di un’orda di nonmorti.
Tramite i soldi raccolti livello dopo livello si possono acquistare vari bonus, da un aumento del timer del livello ad un maggior numero di munizioni di partenza, compreso un compagno di battaglia robotico.
Il gran numero di potenziamenti disponibili delinea la natura trial and error di Red Cap Zombie Hunter, sebbene essa si traduca più che altro in una necessità di giocare e rigiocare i livelli già superati onde farmare soldi e abilità, la quale, che si apprezzi o meno, contribuisce a modernizzare un minimo il titolo. Eppure tale meccanica risulta ancora più scomoda a causa, ancora una volta, dei problemi tecnici.
La fiera degli input lag
Mai titolo di paragrafo fu più chiaro: la maggiore problematica che affligge Red Cap Zombie Hunter è proprio l’input lag, che colpisce inesorabile la maggior parte dei movimenti e che, considerando il genere del titolo, devasta totalmente l’esperienza già peratro poco esaltante di per sé. Persino titoli come Jack Axe, che pure non hanno ottenuto voti eccellenti da noi di iCrewPlay, non presentavano tale problema inaccettabile per un platformer.
Come se le varie cadute e le morti casuali a causa del suddetto difetto non bastassero, la fisica imprecisa del gioco contribuisce in negativo, rendendo impossibile schivare efficacemente tanto i nemici stessi quanto i loro proiettili.
Che si giochi usando come controller la combo mouse e tastiera o un pad, le scomodità derivanti dalle suddette problematiche infastidiscono allo stesso modo. Per fortuna non si riscontrano problemi di crash o di cali di frame rate, i quali avrebbero reso questo titolo un vero e proprio disastro.
Né il sonoro né la colonna sonora convincono troppo, ed i suoni sono parimenti sconnessi con ciò che succede in game.