Sviluppato da Adglobe e pubblicato da Binary Haze Interactive, Redemption Reapers è un videogioco strategico a turni con visual isometrica ed elementi da gioco di ruolo ambientato in un mondo fantasy oscuro e crudele. Noi abbiamo affrontato l’esercito di Mort su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Redemption Reapers – sono più di noi ma non ci arrenderemo!
Chi è amante de Il Signore degli Anelli non faticherà a rivedere nei Mort gli orchi che tanto abbiamo odiato su schermo, libri e videogame e massacrato con mano proprio in questi ultimi (soprattutto con gli ultimi due capitoli La Terra di Mezzo: l’ombra di Mordor e La Terra di Mezzo: L’ombra della guerra). Ebbene in Redemption Reapers i nemici sono proprio una sottospecie di orchi invasori crudeli e spietati.
I Mort, appunto, ricoprono il ruolo di nemesi principale dell’intera opera di Adblobe nonché scopo principale della brigata di cui i nostri “eroi” fanno parte. Ma procediamo con ordine. Il prologo di Redemption Reapers ci fa vedere con una cut-scene abbastanza curata seppur anonima, uno degli innumerevoli massacri eseguiti per mano dei malefici Mort. Questi esseri, infatti, avanzano di villaggio in villaggio devastando uccidendo qualsiasi cosa.
Resistere a un invasore numericamente forte e privo di moralità sembra una follia eppure la Brigata del Falco Cinereo non sembra intenzionata ad arrendersi. Composta da mercenari umani, questo sparuto gruppo d’individui sono tra le ultime difese rimaste contro i Mort. Ebbene, noi avremo il piacere di fare la conoscenza di cinque membri della suddetta Brigata, cinque mercenari che seppur esteticamente diversi, faticano a spiccare per carisma e identità.
Dimenticati infatti le caratterizzazioni di titoli come Fire Emblem (e a tal proposito, qui trovi la nostra recensione di Fire Emblem Engage) o la varietà di questi ultimi. D’altronde, Redemption Reapers si limita a quei soli cinque membri (senza morte permanente di questi) e, considerando la mole di nemici nonché di missioni, a lungo andare si percepisce una certa limitazione e ripetitività (sia in termini ludici che visivi nonché narrativi). Ed è la trama stessa uno dei punti deboli di Redemption Reapers non riuscendo a coinvolgere a causa di situazioni poco approfondite e già viste o lette altrove.
Gli stessi protagonisti non vengono approfonditi in modo degno, con alcuni che spiccano decisamente di più di altri e, considerando che ne sono solo cinque, si poteva decisamente fare di più. Da segnalare anche molti cliché laddove, invece, la lore generale, riservata a “cimeli” opzionali da recuperare in giro per le varie missioni, risulta interessante e restituisce un’atmosfera in linea con quanto mostrato e giocato su schermo.
Prepariamoci e andiamo a combattere
Redemption Reapers è uno strategico a turni con elementi da gioco di ruolo abbastanza classico ma solido e dal livello di sfida decisamente elevato. Prima di ogni missione, avremo a disposizione un pratico menù in cui poter gestire l’equipaggiamento, le abilità e potenziare armi e personaggi. Niente d’innovativo ma abbastanza vario. Avremo anche modo di interagire con un mercante con cui poter ampliare il nostro equipaggiamento.
E a tal proposito, anticipiamo che la gestione delle armi (potenziabili) è molto importante in quanto include il fattore “consumabile” nel senso che si consumano dopo un determinato numero di utilizzi fino a diventare inutili. Ti assicuriamo che quando succede… è brutto. Molto brutto. Ma, in compenso, potrai farle riparare nel menù di preparazione a prezzi abbastanza elevati. Come tutto, del resto. Ed ecco quindi che rigiocare le vecchie missioni per avere più esperienza e più soldi, diventa essenziale (e anche abbastanza noioso e forzato).
Ma procediamo con ordine, una volta preparato l’equipaggiamento spesi i punti esperienza, si scende in battaglia. Non ci sarà una fase di posizionamento ma i personaggi partiranno già da un punto prestabilito. Da qua, avremo modo di osservare liberamente la mappa, i nostri eroi e i nemici (con relativi range d’attacco). Come in ogni videogioco strategico che si rispetti, la mappa non è altro che una griglia di quadrati in cui muoversi, attaccare e difendersi.
Ogni eroe ha un determinato range di movimento e di attacco inoltre, nel suo turno, potrà eseguire anche diverse azioni (come attaccare, raccogliere un oggetto, curarsi o passare un oggetto all’alleato vicino). Può anche difendersi ma questa mossa farà terminare subito il turno e inoltre, se ci si difende, non si potrà contrattaccare in caso di attacco diretto. Terminare il turno senza difendersi, infatti, permetterà ai nemici di causarci più danni ma in cambio potremo effettuare un immediato contrattacco.
Questo è solo uno degli elementi strategici che compongono l’esperienza di Redemption Reapers come le “combo”. Queste vengono effettuate quando più personaggi del nostro team circondano lo stesso nemico. In tale situazione, basterà eseguire un attacco con un membro del team per far partire una combo eseguibile premendo entro un determinato lasso di tempo il comando relativo all’altro membro del team vicino al nemico appena attaccato.
Inutile dire che il sistema di combo, se ben implementato, garantirà non poche soddisfazioni e una mole di danni notevole. Ecco perché Redemption Reapers va giocato cercando di non separare troppo i membri del team, lasciandoli muovere quasi in un unico blocco in modo da limitare i danni e massimizzare gli attacchi. E parlando di limitare i danni, ogni eroe ha a disposizione una fiala di energia utilizzabile un’unica volte. Tale fiala, può essere però ricaricata quando si raggiunge una particolare “venatura” nel terreno (disponibili in determinati livelli e utilizzabile un’unica volta).
Come anticipato, Redemption Reapers ha un livello di sfida crescente dovuto principalmente al numero di nemici (spesso esagerato e che porta alla frustrazione) che saremo chiamati ad affrontare. Questo ci porta a dover minimizzare i danni anche contro i nemici più idioti , onde evitare di arrivare esausti alle ultime battute. E a tal proposito, il gioco permette di salvare a piacimento anche nel bel mezzo della missione ed è prevista anche la possibilità di ripetere la missione senza dover per forza attendere l’inevitabile game over.
Grafica e sonoro
Graficamente il titolo fatica a ritagliarsi una propria identità sia nei personaggi (Lugh è uno dei migliori ma è innegabile il paragone con Van Helsing) che negli ambienti, passando per i già citati Mort. Ciò che si mostra a schermo non è male e anzi, ci sono anche alcuni dettagli non malvagi con zoom nei combattimenti abbastanza efficaci e spesso brutali ma il gioco rimane nascosto nelle sue stesse ombre, non osando mai davvero e restando tristemente anonimo.
Discorso simile per il sonoro, nonostante un doppiaggio buono, le tracce musicali e gli effetti audio sono abbastanza standard e privi di qualcosa realmente memorabile. In compenso, il titolo presenta i sottotitoli in italiano, elemento non da poco e che ci permetterà di godere appieno di trama e lore (per chi deciderà di andarne alla ricerca). Infine da segnalare come il titolo si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo, con una nota a favore della versione portatile forte della possibilità di poter interrompere la partita quando preferiamo.