I ragazzi di Dot 4 Joy cercano di inseguire questa chimera con Rehtona, per gli amici più stretti Another, un puzzle game che eredita molte idee da capostipiti del genere ma che non per questo non prova ad innovare e a dare una nuova lettura a meccaniche ben conosciute dagli appassionati. Fra un blocco da spingere con forza, una leva da tirare con il giusto tempismo e due realtà alternative con regole differenti da imparare a gestire, sarà riuscito Rehtona a far breccia nel nostro cuore?
Dove diamine sono finiti tutti?
In Rehtona interpreteremo, guarda caso, una ragazzina di nome Rehtona: la fanciulla vive ai confini di una città colorata e ricca di Shiba Inu, una di quelle città tranquille e pacifiche che sembrano vivere in una strana stasi perenne. Come ogni mattina Rehtona decide di racarsi nella piazza del villaggio cavalcando la sua enorme aquila di legno, arrivata a destinazione però la curiosità della ragazza la spinge ad attraversare una strana porta.
Varcata la soglia Rehtona si trova in un mondo tetro e inquietante e spaventata decide di tornare sui suoi passi ma, varcata nuovamente la soglia, la ragazza scopre tutti gli abitanti della città sono svaniti nel nulla. Starà a noi risolvere il pasticcio combinato dalla ragazza e scoprire cosa si cela dietro a questa stramba sparizione di massa.
A cavallo fra passato e presente
L‘alternanza fra i due mondi di cui abbiamo parlato prima non è solo un espediente narrativo anzi, è vero e proprio cardine dell’esperienza ludica di Rehtona. Nel gioco, strutturato attorno ad una ventina di livelli, dovremo risolvere dei puzzle ambientali attraversando due fasi ben distinte: prima di tutto dovremo riuscire a recuperare la chiave che permetterà di accedere al mondo oscuro, e poi, attraversato il corrispettivo portale, ci ritroveremo in una versione speculare del livello affrontato fino a quel momento in cui dovremo raccogliere il pezzo di un Puzzle. Eccovi un esempio:
Il problema è che, fra noi e il raggiungimento della chiave, prima, e del puzzle, poi, si dipanano una serie di letali laser, interruttori, casse da spostare e leve da attivare che non ci renderenno l’impresa facile. Per nostra fortuna però Rehtona ha dalla sua parte un potere piuttosto singolare: la ragazza, dopo essere entrata nel portale, ha assunto la capacità di creare un proprio clone, una sorta di fantasma che, mentre nel mondo reale si limiterà a fluttuare dove lo abbiamo generato, nella versione oscura della nostra realtà si trasformerà in una statua di pietra necessaria per portare a termine i vari livelli.
Il mondo oscuro ha però le sue regole e, pur ricalcando quasi in tutto il livello nel mondo reale, alcuni blocchi scompariranno, si apriranno nuove vie e se ne chiuderanno delle altre. In poche parole, quando sarete convinti di aver compreso come risolvere un livello, attraverserete il portale e vi renderete conto il più delle volte che la vostra soluzione non è più attuabile. Proprio per questa dualità i livelli di Rehtona appaiono il più delle volte molto semplici all’inizio, cioè fino al raggiungimento della chiave, e diventano molto complessi dopo aver attraversato il portale.
Casse, leve ed interruttori
La cosa che ho apprezzato maggiormente di Rehtona è che, progredendo nei vari stage, gli sviluppatori abbiano deciso di aggiungere nuovi elementi di complessità. Con brevi tutorial infatti, ogni tot livelli, viene inserita una nuova meccanica che, pur non stravolgendo la formula del titolo, riesce nell’intento di rinnovare l’interesso verso il puzzle successivo: se inizialmente dovremo solo spostare delle casse nel giusto ordine, dopo una manciata di livelli, ci troveremo di fronte a casse speciali, leve da azionare, zone antigravitazionali e chi più ne ha più ne metta.
Le soluzioni dei livelli non sono mai banali ma, secondo me, la difficoltà non è sempre ben bilanciata ponendo il giocatore di fronte a stage che, a volte, vi richiederanno di spremere le meningi e, delle altre, risolverete in una manciata di mosse. Nonostante questo il gioco si lascia giocare più che volentieri dall’inizio alla fine trainato, non tanto dalla frammentata narrazione, ma dalla soddisfazione che riceverete al completamento di ogni singolo stage, segnale universale della bontà dei puzzle proposti.
Tra un blocchetto e un altro
Rehtona sfoggia dal punto di vista estetico una pixel art colorata e ben fatta ma che a lungo andare non riesce ad avere abbastanza carattere. Sarà perché questo stile grafico è ad oggi abusatissimo, sarà perché le ambientazioni che visiteremo hanno principalmente necessità riguardanti il game design che velleità estetiche, ma Rehtona non riesce nell’intento di rendersi memorabile. Anche dal punto di vista del sonoro non c’è niente di specifico da esaltare, trovandoci di fronte ad un comparto di effetti sonori e musiche buone ma nulla di più.
Ho trovato la longevità del titolo adeguata alla sua fascia di prezzo, pur non potendovi dare stime molto precise sul tempo di completamento dato che dipenderà dalla vostra capacità di trovare la soluzione, i 25 livelli messi a disposizione dal titolo vi daranno il giusto filo da torcere e non vi faranno pentire dei soldi spesi.