19 giugno 1999
una data che sicuramente i più maturi e prima di tutti Sony ricorderà come il giorno in cui il mondo videoludico subì uno shock. Partiamo con ordine mettendo in chiaro che la vicenda accadde un anno dopo l’uscita di Resident Evil 2 sulla cara vecchia prima PlayStation. Era un periodo di controversie tra chi si schierava dicendo che i videogiochi portassero alla violenza e chi li vedeva esattamente per quello che sono: puro intrattenimento.
Ma cosa successe?
I giornali di tutta la nostra penisola, pubblicarono la notizia che il gip di Roma aveva messo in atto un’azione di sequestro sul territorio nazionale delle copie di Resident Evil 1 e Resident Evil 2 mettendo sigilli a 5.500 confezioni che si trovavano sugli scaffali di 350 negozi negandone così la vendita. La motivazione di tale sequestro fu quella di istigazione alla violenza e influenza dello sviluppo psichico e sulla personalità dei ragazzi.
Insistendo su questa strada, gli “esperti” dichiararono che nel decorso del mese dovuto a finire il capitolo della saga Capcom, questo periodo avrebbe creato angosce e paura di addormentarsi oltre a far in modo che gli utenti assorbissero modelli e comportamenti negativi. Chiaramente stiamo parlando di un periodo in cui anche guardare un film di Sergio Leone era considerato “psicologicamente non adatto al pubblico”, ma che ci fosse dell’altro sotto questa decisione è ovvio pensarlo.
Evidentemente questo sequestro in fretta e in furia fu dovuto dal fatto che svolgendosi in una centrale di polizia, l’arma aveva paura di ritrovarsi ragazzini ad armi spianate nelle centrali? La domanda viene spontanea nel momento in cui decisero di attuare il sequestro basandosi sull’art. 528 che cita:
L’art 528 c.p. punisce le pubblicazioni e gli spettacoli osceni, senza precisare il concetto di “osceno”. Occorre a tal fine ricorrere all’art. 529 c.p. il cui comma 1 dispone: “Agli effetti della legge penale si considerano osceni gli atti e gli oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore”.
In piccola parte si può pensare a questa decisione basandosi anche sul massacro della Columbine High School negli U.S.A. nel 1999, in cui venne additato Doom come colpevole della causa della strage, tanto che un movimento composto da genitori portò in causa le software house che poi persero miseramente dato che non c’erano prove che collegavano la strage all’utilizzo da parte dei due ragazzi di Doom.
Come ben si sa agli albori dell’evoluzione tecnologica dei videogiochi con scene sempre più vicine al vero e un percorso filmografico sempre più in evoluzione, erano moltissime le persone che si battevano contro la violenza proiettata su schermo e il caso di Resident Evil 1 e Resident Evil 2 è un chiaro esempio.
Come è ovvio pensare Sony si oppose a questa scelta chiedendo il riesame del decreto del sequestro, dato che non concedeva a qualche “esperto” il diritto di rovinare il suo fatturato e il seguito del pubblico che piano piano diventava sempre più grande nei confronti della neo console. Le polemiche sul videogioco costrinsero i produttori a far registrare a Londra uno spot meno cruento del primo creato per pubblicizzare l’uscita di Resident Evil 2 in Europa, ma nonostante questo il Movimento per i diritti Civili combatté comunque per vietarne la vendita oltre a prepararsi per combattere la proiezione di film “criminali” in Tv.
Ma voglio precisare che il Bel Paese non è l’unico ad avere movimenti che si battono per vietare la messa in vendita di videogiochi “violenti e psicologicamente non adatti al pubblico”, anche paesi come: Cina, U.S.A., Germania e molti altri sono favorevoli a vietare la vendita di videogiochi con scene di violenza. Forse anche grazie a questo episodio Resident Evil 2 è diventato il capitolo più amato della saga dai videogiocatori, rimanendo così tanto impresso nel cuore da spingere Capcom a creare un Remake sulle console odierne sfamando la voglia di ritornare a Raccoon City del pubblico.