Return to Monkey Island è l’ultimo capitolo di una storica saga di avventure grafiche, ma questo dovresti saperlo, no? Che razza di videogiocatore non conosce Monkey Island? E te ti definisci un pirat… ehm, un videogiocatore?! No, signore mio, sei solo un mozzo da last gen e nient’altro, è lunga la via per diventare un vero videogiocatore. Fortunatamente per te, sono qui per aiutarti.
Il mio nome è Julius St.LaCroix Tentaculus, ma tutti mi chiamano solo T, vai a sapere perché, e ti racconterò LA storia. No, non una storia qualunque, ma LA storia della più grande saga videoludica-piratesca di tutti i tempi. Pensavi che i pirati fossero diventati famosi grazie a Johnny Depp? La loro grande epicità era già stata diffusa molto prima proprio grazie alle vicende del prode Guybrush Threepwood.
Tutto ebbe inizio nel lontano 1990, quando Ron Gilbert e Dave Grossman idearono per LucasArts un giochino chiamato The Secret of Monkey Island. Il gioco fu un successo talmente clamoroso da scolpire a sua immagine un intero genere, quello delle avventure grafiche. Non puoi dire avventura grafica, senza dire Monkey Island. Gli autori avevano inizialmente pensato ad una trilogia, ma, dopo l’uscita del 2° capitolo, le vicende si fecero drammatiche.
Ora, non credo tu voglia un resoconto di 32 anni di vicissitudini. Non sei mica su wikipedia! Resta il fatto che, per una questione di proprietà, Gilbert e Grossman non poterono più lavorare sulla loro creatura, se non come consulenti. La trilogia rimase incompiuta, anche se uscirono altri giochi di Monkey Island, due ad opera di LucasArts (The Curse of e Fuga da Monkey Island) ed uno per tramite di Telltale Games (Tales of Monkey Island).
E’ qui che entra in gioco la Disney. Questa nel 2012 acquista la LucasArts e nella seconda metà del 2010 inizia a dare in concessione le IP per il settore dell’intrattenimento. Immediatamente Gilbert chiese di acquistare la proprietà di Monkey Island, rafforzando la sua richiesta con una petizione pubblica che raggiunge le 29.000 firme. Il popolo voleva la conclusione della trilogia.
La casa del topo però non è diventata la dominatrice del mondo per caso. Non solo vendette i diritti di Monkey Island a Terrible Toybox, lo studio indie di Gilbert, ma si accordò per una collaborazione su larga scala, chiaramente interessata ai sold… a dare alle persone quello che volevano. Della distribuzione se ne è occupato invece Devolver Digital. Così nel 2022, dopo 2 anni di sviluppo in assoluto segreto, esce Return to Monkey Island, opera ultima di Gilbert e Grossman!
Questa è la storia di come ho svelato il grande segreto di Monkey Island
Return to Monkey Island dovrebbe quindi infine fornirci tutte le risposte, no? “E’ quello che la gente vuole.” Normalmente avresti ragione a pensare così, mozzo, ma solo perché non hai mai messo piede in questa saga, altrimenti conosceresti l’assoluta irriverenza e l’umorismo caustico che la contraddistinguono. Sarebbe stata una vera delusione se avessero davvero dato tutte le risposte, ma no, Return to Monkey Island non è una delusione.
Return to Monkey Island è a tutti gli effetti un capitolo di Monkey Island gestito da Gilbert e Grossman. Il terzo capitolo a lungo promesso? Difficile a dirlo. Il suo prologo riprende direttamente la fine di Monkey Island 2, ma il resto della storia è difficile da collocare e non vengono minimamente ignorati gli eventi di The Curse, Fuga da e Tales of Monkey Island. Insomma, il canone narrativo di questa saga continua ad essere più intrigato di un intestino di balena.
La storia però ruota sempre intorno a loro: il pirata Guybrush, sua moglie Elaine e la sua nemesi fantasma LeChuck. Tornano anche molti comprimari, così come molti luoghi storici e se ne aggiungono di nuovi. La fantasia non manca, le assurdità nemmeno e tutte le tipiche tradizioni di Monkey Island sono riproposte, aggiornate e spesso anche brutalmente derise. Questa d’altronde è la natura stessa della saga e questo gioco non si nasconde dietro la nostalgia. Non solo almeno.
Al centro delle vicende di Return to Monkey Island per assurdo c’é quel segreto che tanto viene citato sin dal primo gioco della saga. Che cosa si nasconde dietro quest’isola? Quale è il suo segreto così a lungo cercato da tutti? Ti voglio bene, mio caro mozzo, e quindi ti dirò che finalmente avremo una risposta. O forse no. Andiamo, stiamo parlando di una serie che ha più buchi di uno scafo pirata dopo una battaglia!
I veri pirati sanno fare solo due cose: parlare e prendere
Essendo una saga che ha scolpito un vero e proprio genere videoludico, è chiaro che il gameplay di Return to Monkey Island va in quella direzione. Bisogna dire che, pur mantenendo scafo ed albero maestro del vecchio modello, però, le modifiche fatte per rinnovare questa bagnarola sono più che funzionali e riescono a rendere il gioco adatto a tutti, tanto ai nuovi mozzi, come te, che ai veterani virtuali, come me.
La solfa è sempre la solita. Bisogna parlare con gente e esplorare zone per cercare oggetti da dare alla gente in cambio di altro (oggetti, favori, grog) o da combinare per risolvere puzzle. Tutto per proseguire nelle vicende di Guybrush e compagni. Il solito. Ad aiutarci però adesso abbiamo dei puntini grafici che ci fanno immediatamente capire con cosa possiamo interagire in un’area e non solo. Passandoci sopra ci daranno anche un breve riassunto di quello che potrebbe succedere!
Ai miei tempi era tutto più difficile, ma ora volete tutti le bagnarole con le rotelle e la guida assistita! TSK! Vero, vero, i controlli di queste bagnarole potrebbero comunque essere più chiari e reattivi. Non sempre sarà tutto così chiaro come gli sviluppatori avrebbero voluto, ma non temere la frustrazione, mozzo! Return to Monkey Island ha anche un utile sistema di “aiuto” che ti permetterà di capire cosa fare, senza spoilerarti cosa fare, ma solo dandoti dei suggerimenti su cosa fare.
Insomma, è davvero difficile restare bloccati in questo gioco. Ideale per un mozzo come te, ma Return to Monkey Island ha anche qualcosa da offrire ai lupi di mare più scafati. Questo qualcosa sono le carte Trivia! Una quantità enorme di queste carte sono nascoste nei posti più impensabili lungo tutta l’avventura e ogni volta che ne troverai una, per raccoglierla dovrai rispondere a un quesito su tutta la saga di Monkey Island! Collezionarle è una vera sfida degna di tale nome. Altro che aiutini!
Per il resto è la solita solfa: la classica avventura dal sapore piratesco che ti spingerà a scoprire assurdi luoghi esotici mentre incontri bizzarre creature di mare e non e parli con gli individui più riprovevoli che il mondo abbia mai ideato. Se sei infine preoccupato dal non conoscere le vicende passate, tranquillo! Il libro dei ritagli di Guybrush ti permetterà di scoprire tutto quello che è successo prima!
Come dici? Non sembro io? Ma io sono io!
Ho ignorato l’elefante sulla scialuppa troppo a lungo, è ora di parlare dell’aspetto di Return to Monkey Island. E’ vero, molte delle aggiunte che abbiamo fatto a questa nave sono sicuramente positive, siamo quasi riusciti a non scontentare nessuno. Incredibile di questi tempi. Però comprendo che la vernice abbia lasciato un po’ perplessi i vecchi veterani. Insomma, una nave dei pirati rosa shocking? Un po’ forte, no?
La realtà però è che bisogna essere moderni. Comprendo che un nuovo aspetto possa disorientare chi è abituato al vecchio, ma quei colori e quelle forme seguono le nuove tendenze e noi non vogliamo che la barca affondi perché non c’é abbastanza equipaggio a bordo, no? Lo abbiamo già visto succedere. Forse abbiamo osato troppo, ma sono sicuro che, in caso contrario, ci sarebbe stato chi si sarebbe comunque lamentato dell’aspetto datato. Accontentare tutti è difficile.
Inoltre, siamo onesti, comprendo che con la benda e l’occhio di vetro sia difficile capirlo, ma sotto quell’aspetto, la barca è sempre la stessa barca. Return to Monkey Island potrà sembrare qualcosa di diverso ad una prima occhiata, ma basteranno alcuni minuti al timone per capire che lo spirito, l’atmosfera e tutto il resto di MOnkey Island sono pienamente rispettati. Hanno solo una grafica nuova per meglio attirare le masse… come fu a suo tempo con il primo Monkey Island.
Se poi sei cieco, è anche più facile. Ti basta aprire le orecchie e sentire la splendida colonna sonora piratesca che accompagnerà le tue scorribande insieme a Guybrush. Certo, vorrei capire come fai a giocare ad un videogioco a quel punto… o come fai a leggere questo articolo. Magari qualcuno lo sta leggendo per te? Sono confuso, forse mi sta passando la sbronza e questo è un problema, ma credimi, le musiche sono spettacolari anche da sobri!
Il vero tesoro non è il tesoro, ma il viaggio per il tesoro
Concludendo Return to Monkey Island è proprio quello che io, veterano di mare, mi aspettavo: un nuovo fantastico capitolo della stupenda saga di Monkey Island. Ha tutto quello che serve per farmelo adorare dall’inizio alla fine e sicuramente non resterò deluso dall’acquisto, anche se indubbiamente è tutto tranne che perfetto. Quale bagnarola pirata è perfetta, in fin dei conti?
Per te, mozzo, la storia è invece più ostica. Insomma, magari hai comprato questa barca aspettandoti un carretto… ed è ovvio che un carretto non è. Return to Monkey Island è un’avventura grafica irriverente e ironica che tratta di pirati. Se non ti piace uno di questi elementi, non sarà certo questo gioco a farti cambiare idea. Anzi, probabilmente lo odierai dall’inizio alla fine. Tranquillo però, anche io odierei te a quel punto. Tutto torna.
Return to Monkey Island non costa per altro manco pochino. Lo si trova su Nintendo Switch e Steam a 24.99 euro. Ci compri un sacco di altre barche con quella cifra, per non parlare della quantità di grog che puoi ingurgitare a pari prezzo. Questo però è Monkey Island e non si dice di no a Monkey Island. Ha una marcia in più. L’ha sempre avuta, anche quando non c’erano Gilbert e Grossman al timone… figuriamoci ora che sono tornati!
A tal proposito, secondo molti questo è destinato ad essere l’ultimo Monkey Island. Mi chiedo che cosa abbiano bevuto per essere rincitrulliti così tanto. Prima di tutto, che senso ha una conclusione che è a metà della propria storia? Ma poi, davvero vuoi farmi credere che, dopo aver faticato tanto per avere i diritti della propria creatura, Mr. Gilbert intenda fermarsi qua? Ma fatemi il piacere! Credo proprio che stia iniziando a soffiare il vento giusto per Monkey Island. Leva l’ancora e preparati a salpare.