Sviluppato da Natsume e FuRyu e pubblicato da quest’ultimo in sinergia con NIS Ameria, Reynatis è un action gdr in terza persona fortemente narrativo e dall’impatto estetico decisamente discutibile. Noi abbiamo vissuto le storie di Marin e Sari su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a combattere fra le strade di una Shibuya più oscura del solito?
Reynatis tra bene e male
2024, Shibuya, Tokyo, Giappone ed è proprio fra queste strade famosissime e già viste in altri videogiochi, che si svolge il canovaccio di Reynatis un’opera fortemente narrativa e dotata di una lore non semplicissima e neanche originale ma che riesce, col giusto tempo, a coinvolgere e ad appassionare. Ma procediamo con ordine. Il primo personaggio di cui faremo conoscenza è una tale Sari Nishijima, un’austera e seriosa soldatessa che scopriamo far parte di un gruppo militare denominato M.E.A. e che si occupa dell’ordine pubblico.
Nel dettaglio, tale ordine è legato al liberarsi delle minacce magiche che affliggono nell’ombra le strade di città. Questo perché, il mondo di Reynatis è un mondo magico dove i possessori di magia sono costretti a celarsi fra il pubblico onde evitare gogne pubbliche o l’intervento del già citato M.E.A. Ironia della sorte, proprio nel M.E.A. ci sono dei maghi, una sorta di maghi legalizzati, tra cui la stessa Sari e relativo team.
Detto in breve, chi lavora nella M.E.A. ha scelto consapevolmente di mutilizzare il suo dono, ossia la magia, per il bene della città affrontando quindi i maghi ribelli (come criminali che usano la magia per i propri scopi), stravaganti organizzazioni di cui non diremo altro onde evitare spoiler e la rubrum. Quest’ultima, è una particolare droga, vera e propria fissazione di Sari e che porta i “senzamagia” a trasformarsi in veri e propri abomini, privati di umanità e assetati di distruzione.
La storyline di Sari, che ricordiamo essere solo una dei due protagonisti di Reynatis, è una storia che esordisce in modo scandito, fatto di missioni rigide e regole ferree che stendono le basi per farci capire al meglio com’è vivere nella Shibuya progetta da FuRyu e soprattutto ci fornisce le giuste e coerenti motivazioni per quanto saremo costretti a vivere nei panni di Marin, il secondo protagonista.
Marin Kirizumi è un mago solitario che ha sempre vissuto nell’ombra, celando le proprie abilità. Abilità di alto livello e che lui intende migliorare ulteriormente, incentrato su uno scopo ben preciso: diventare il mago più forte per poi diventare “libero”. Marin è il membro più oscuro e taciturno del duo ma non pecca di carisma e anzi, avrà un arco di crescita discretamente interessante seppur in parte telefonato.
Allo stesso tempo, l’intreccio narrativo di Marin è quello inizialmente meno comprensibile, fatto di esplorazione e conoscenze casuali e che possono un po’ spiazzare. In realtà, tanto Marin quanto Sari, contribuiscono, nella loro iniziale alternanza di capitoli e trame, a dar vita a un mosaico sempre più complesso e variegato che abbiamo sinceramente apprezzato. Reynatis inventa (e modifica) delle proprie regole e dona vita a una sequela di eventi che avvicinano l’opera a una sorta di anime interattivo e dotato anche di elementi umoristici e momenti fortemente drammatici.
A potenziare la narrativa, troviamo anche un sistema di applicazioni per una sorta di smartphone dove spicca quella di messaggistica. qui, in modo similare ad altri titoli, avremo l’occasione di scambiare messaggi coi membri dei rispettivi team in chat prefabbricate ma con la possibilità di poter dare risposte diverse (seppur anche queste siano già prestabilite). Tale attività del tutto secondaria, contribuisce ad approfondire la tipologia dei legami tra i personaggi e a dar più spazio ai membri secondari che guadagnano così battute extra anche intriganti.
O attacchi o difendi
Reynatis è un action gdr in terza persona che sacrifica un sistema di statistiche da seguire per concentrarsi sul combat system che si mostra veloce, appagante e fluido seppur non immediato e accessibile. Il motivo è legato al fatto che ogni guerriero (potremo avere un team di massimo tre personaggi liberamente e velocemente intercambiabili anche durante il corso delle battaglie) può o attaccare o difendersi e le due azioni sono fortemente interconnesse.
Ci spieghiamo meglio, in Reynatis ci sono due modalità. La prima è denominata Supressed Mode e vede il nostro personaggio in modalità “difensiva”. In questa fase, non possiamo combattere e spesso è la naturale conseguenza della consumazione della nostra barra d’azione. In compenso, se abbiamo un buon tempismo, potremo schivare quasi ogni colpo nemico dai proiettili aerei ai colpi ravvicinati.
I colpi a distanza attivano una sorta di rallenty alla Matrix mentre i colpi standard ravvicinati attivano sia il rallenty sia uno cerchio di simboli da riempire tenendo premuto il rispettivo tasto azione (col giusto tempismo). In questi casi, per ogni schivata ben riuscita, non solo eviteremo di subire danni, ma riceveremo anche una carica per la Liberated Mode.
Questa modalità è quella d’attacco e vede il nostro personaggio di turno in grado di sferrare colpi a raffica standard (con relative combo basilari) o eseguire uno dei due wizart equipaggiati. I wizart sono delle abilità, a loro volta potenzialibili, che potremo ottenere sia dalle missioni (soprattutto secondarie) sia raccogliendoli in giro (sono dei veri e propri graffiti che per stile grafico richiamano le spillette di The World End With You).
Ogni colpo semplice, così come ogni wizart, consuma una parte della barra azione che, se consumata, come anticipato, ci riporta alla Suppressed Mode. Tale barra, lo ripetiamo, si ricarica automaticamente ma subisce un boost notevole in caso di schivata effettuata con successo. A questo schema (inizialmente accattivante ma alla lunga ripetitivo) si aggiunge un’abilità speciale singola per ogni personaggio e un ulteriore bonus a barra azione piena che ci paralizza il nemico per qualche secondo.
Ogni battaglia richiede quindi una sapiente alternanza delle due modalità (ci si passa facilmente con un solo tasto) che diventa quindi anche un elemento strategico che, soprattutto negli scontri più complessi, riesce a regalare gradevoli soddifazioni. Questo quando tutto funziona… Purtroppo Reynatis ha una telecamera che proprio durante gli scontri fatica a seguire la velocità elevata della messa in scena, diventando ostica da gestire soprattutto in caso di scontri in luoghi chiusi.
Non aiuta neanche la gestione del livello di difficoltà che vede un esordio decisamente facile per poi offrire imprevedibili picchi nelle fasi più centrali. Niente di troppo grave ma che può portare i meno attenti a improvvise e discretamente lunghe sezioni di grinding e ricerca di nuovi wizart più utili alla causa.
Esplorare i due mondi di Reynatis
L’esplorazione in Reynatis ricopre un ruolo essenziale ma purtroppo, come il combat system, è vittima di alcune scelte ludiche discutibili. Prima di tutto, il mondo di gioco è duplice: abbiamo da un lato una splendida Shibuya con tanto di elementi iconici (l’incrocio, quel magnifico incrocio) e dall’altro c’è Another, un mondo magico in cui si accede attraverso dei portali di nebbia. Ecco, Another offre una povertà creativa spiazzante, donando un mondo anonimo e prevalentemente brutto da esplorare, composto essenzialmente da lunghi corridoi privi di ingegno.
Tornando a Shibuya, invece, bisogna fare due ulteriori evidenziazioni. La prima riguarda l’esplorazione in sé. Come detto nei primi paragrafi di questa recensione, in Reynatis la magia non è vista di buon occhio ed ecco quindi che le due modalità viste in battaglia tornano anche nell’esplorazione. In poche parole: dovrai girare in Suppressed Mode in modo da tener celato il viso (in particolare gli occhi) e quindi non farti riconoscere come portatore di magia.
Purtroppo, Shibuya non è un luogo tranquillo e in Suppressed Mode non avrai modo di localizzare l’aura malvagia di persone corrotte che possono quindi ingaggiarti anche a notevole distanza. L’ingaggio fa scattare la battaglia e questa ti costringe ad abbandonare la Suppressed Mode e quindi a svelarti pubblicamente. Cosa comporta ciò? La gente ti vedrà per quel che sei realmente e inizieranno a farti foto e a parlarne velocemente sui social con tanto di indicatore a schermo che va a decrescere (da 10 a 1).
Quando si arriva a uno, arriva la M.E.A. che ti sfiderà in battaglia annientandoti. Per buona parte del gioco, infatti, è impossibile resistere a questi scontri e ti ritroverai così a subire numerosi game over che alla lunga possono stancare. Come evitare ciò? I modi per far calare l’indicatore da “ricercato” in stile GTA sono due: fermarsi in determinati luoghi indicati anche su una pratica mini mappa o cambiare velocemente zona per poi eventualmente tornarci subito dopo.
E qui veniamo alla seconda cosa da evidenziare su Shibuya: la sua area di gioco. Esplorare le strade cittadine, infatti, è lento. Il motivo è una suddivisione in micro aree con tanto di micro caricamenti in stile Monster Hunter dei primi tempi che spezza il ritmo. Un open map sarebbe stato decisamente meglio e più al passo coi tempi. Concludiamo segnalando che Reynatis possiede una serie di missioni secondarie opzionali, racchiuse in una simpatica applicazione, che aiutano a potenziare e offrono anche qualche microtrama inedita e interessante con tanto di colpi di scena gradevoli (ma ahinoi non mancano missioni vuote e prive di attrattiva).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Reynatis sfigura subito. L’impatto col titolo ci riporta all’era PlayStation 3 riuscendo a sfigurare anche con buona parte dei titoli di quella generazione. è difficile difendere il titolo FuRyu in questo versante se non grazie a Shibuya stessa. Le strade cittadine, i palazzi, persino le pubblicità, offrono una visione generale efficace e un’atmosfera di tutto rispetto. Peccato per le aree limitate che mozzano l’entusiasmo.
Per quanto riguarda i personaggi, esclusi i principali (alcuni dotati di gradevoli trasformazioni e una buona dose di creatività), sono semplicemente brutti e riciclati all’infinito. Anche le animazioni sono orribili con labbra spesso immobili o auto che sembrano slittare sull’asfalto. La situazione, per fortuna, migliora in battaglia, con movenze decisamente più fluide e accattivanti anche se non sempre perfette (specialmente per alcuni nemici).
C’è però da dire che nonostante l’arretratezza tecnica estetica, Reynatis non soffre di bug di sorta e anzi l’esperienza di gioco, una volta apprese e accettate le sue regole, diventa coinvolgente grazie anche a una narrativa accattivante e a una colonna sonora semplicemente splendida. Il sonoro è infatti affidato a Yoko Shimomura ed ecco spiegato il perché, giocando a Reynatis, si può avere il sentore di essere in una sorta di Kingdom Hearts più cupo e spigoloso.
La musica funziona alla grande, varia, ben studiata e orecchiabile. Nonostante alcune ripetizioni, non stanca praticamente mai e anzi rende più gradevole l’intera esperienza. Esperienza che, tocca segnalarlo, è orfana della lingua italiana (assenti anche i sottotitoli). Un ostacolo non da poco considerando la mole di testo decisamente generosa.