La prima menzione di Riftbound su iCrewPlay risale a settembre 2021. Oggi, a distanza di quasi nove mesi, siamo riusciti a provarne la versione completa, che ci ha abbastanza soddisfatto, sebbene si tratti di un prodotto piuttosto elementare (ma non per questo povero di sfida).
Scopriamo insieme l’esordio della software house indipendente australiana Barrel Smash Studio (certo, con un nome del genere ci sarebbe stato da aspettarsi un beat ’em up o qualcosa di più ‘esplosivo’).
Riftbound, una ‘falla’ nella pace
Riftbound ha inizio nell’amenità di un luogo noto come Foresta incantata, abitata da creature elementali sulle quali spicca la Grande Quercia, un essere tanto antico quanto saggio che ci fa da mentore a partire dal momento in cui la pace del posto viene turbata da orde di non morti riversatesi nel mondo dei vivi attraverso una fenditura tra piani d’esistenza, dalla quale è risorto anche un misterioso essere che sembra essere la guida degli invasori.
Nostro compito è aiutare la Grande Quercia e gli elementali suoi compagni a respingere il nemico facendo appello ad una miriade di magie. Lavorando al contempo di inventiva e di strategia onde impedire che le orde nemiche riducano la foresta ad un inferno in terra.
Mentre il nostro viaggio verso la Fenditura Oscura prosegue, i nemici si faranno sempre più ardui da contrastare, ma nello stesso tempo anche i nostri poteri non smetteranno mai di crescere battaglia dopo battaglia.
Classico ma a suo modo vario
Come abbiamo già anticipato, il gameplay di Riftbound è quello di un tower defense nudo e crudo che, tuttavia, riesce a riservare una buona dose di sorprese e ad incuriosire chi gioca, specie se si tratta di qualcuno che abbia passione per il genere.
Principale (ma non unico) scopo di ogni livello è respingere le ondate di nemici (di solito quattro). Essi si muovono su cinque binari paralleli orizzontali divisi in caselle, su ciascuna delle quali potremo schierare uno dei nostri elementali, principali attori della difesa, consistente nell’impedire ai nemici di attraversare l’intera ‘scacchiera’. Uno spazio leggermente minimo a nostro parere, ma comunque funzionale al titolo per com’è, dunque totalmente opinabile.
Ogni elementale evocato ha una sua funzione specifica, che varia dal rimpinguare la nostra riserva di mana più velocemente (è il caso dei cosiddetti Aetherling) al bersagliare il nemico con attacchi di natura ed elementi variabili (il più basilare tra gli elementali ‘d’attacco’ è il Waterling), fino ad arrivare ad elementali puramente difensivi come gli Stoneling, che pur non rispondendo agli attacchi nemici sono in grado di incassare un elevato numero di danni prima di soccombere.
A livelli superiori è possibile evolvere gli elementali in modo da potenziarli (ad esempio i Waterling possono mutare in Elementali del gelo, dotandosi di forza e rapidità d’azione maggiori).
Accanto allo schieramento degli elementali è possibile sfruttare diversi incantesimi, tendenzialmente meno costosi in termini di mana e più veloci nel ricaricarsi rispetto ai primi. Tra i primi che incontriamo ci sono il Getto d’acqua, che oltre ad infliggere danni al bersaglio lo sposta di binario, e il Muro di pietra, in grado di rallentare l’avanzata nemica su ben tre binari causando anche un breve stordimento.
Una gestione di mana oculata e rapidità nell’elaborazione delle varie strategie da applicare in base alle tipologie dei nemici che avanzano inesorabilmente sono fondamentali onde trionfare (abbiamo giocato un bel po’ di livelli a modalità hard e dunque sappiamo ciò che diciamo).
La varietà dei nemici è essa stessa un grande punto di forza per Riftbound: dagli scheletri indifesi e semplici da abbattere si passa alle loro controparti corazzate, agli arcieri e ai fastidiosi Evocatori, che se non sconfitti per tempo possono rinfoltire i ranghi avversari molto rapidamente, mettendoci in grande difficoltà nel gestire le difese e nell’elaborare le strategie.
Non mancano le boss fight, le quali mettono ancora più alla prova la rapidità di pensiero ed azione di chi gioca, dato che, a fronte di una scorta di mana iniziale più elevata e di un minore tempo di ricarica e minore costo di mana tanto per elementali quanto per incantesimi, anche i nemici compaiono più velocemente, e gli attacchi del boss spazzano via in un baleno un gran numero dei nostri alleati, costringendoci ad agire in fretta ma senza mai abbandonare la lucidità.
Una volta appressi i rudimenti di Riftbound (dopo una serie forse un po’ troppo lunga di livelli tutorial obbligatori) ecco che si palesano anche i suoi elementi ‘card game‘: livello dopo livello dovremo infatti scegliere quali elementali e incantesimi poter usare in base ai punti magia a nostra disposizione, da ciò la necessità di rigiocare più volte lo stesso livello onde comprendere quale sia il migliore assortimento di abilità.
Accanto al corso normale della trama Riftbound affianca dei livelli sfida, i quali permettono di sbloccare nuove abilità tra elementali e incantesimi, ma che come ulteriore difficoltà hanno la caratteristica di non lasciare a chi gioca la scelta delle abilità da usare, costringendolo ad affrontare il livello con ciò che il gioco offre.
Tanto per i livelli di trama normali quanto per i livelli sfida spesso sono previste sfide accessorie, per esempio qualche volta potrebbe capitare di dover proteggere un gruppo di elementali già presenti sulla scacchiera oppure di sgominare le ondate prima che un fiume straripi. Tutto ciò aumenta positivamente la varietà del titolo, consentendo a chi gioca di non annoiarsi praticamente mai e di non dare nulla per scontato.
Una piccola gioia per gli occhi e per le orecchie
Il ‘made with Unity‘ che campeggia sullo schermo appena Riftbound viene lanciato, che molte volte lascia presagire grosse delusioni in tali e tanti termini, questa volta non ha colpito: il titolo scorre perfettamente tanto a livello estetico quanto a livello tecnico. Non abbiamo infatti riscontrato bug di sorta e ogni elemento visivo e sonoro è perfettamente sincronizzato con quanto avviene in game.
L’estetica ‘cartoonesca‘ e fantasy è in grado di soddisfare una buona fetta di palati videoludici di diverse fasce anagrafiche, così come la colonna sonora, epica ma vivace al tempo stesso.
La navigazione, caso più unico che raro per un titolo indipendente di questi tempi, è anch’essa ben organizzata e piacevole da fruire, il che costituisce un punto a favore di Riftbound da non considerare di poco conto.