Rise of the Triad: Ludicrous Edition rappresenta una completa rivisitazione di uno sparatutto che ha segnato un’era, sviluppato da Apogee Software. Originariamente diffuso come shareware nel dicembre del 1994, la versione completa di Rise of the Triad: Dark War è stata poi rilasciata nel febbraio del 1995. Tuttavia, questa recensione si concentra esclusivamente su Rise of the Triad: Ludicrous Edition, una creazione di Nightdive Studios e pubblicato da New Blood Interactive con Apogee Software.
Il solo vedere e sentire il logo di Apogee Software riporta alla mente un’ondata di ricordi, fatti di PC che non erano lontanamente potenti quanto quelli odierni. Questa versione, basata sul motore KEX proprietario di Nightdive Studios e costruita sul codice sorgente originale, è un autentico viaggio nel tempo per un titolo dove la nostalgia è il perno centrale. Tuttavia, i nuovi giocatori che si avvicinano a questo titolo potrebbero non apprezzarne l’aspetto e la sensazione. Per capire appieno l’importanza e l’evoluzione del genere degli sparatutto in prima persona, dagli anni ’90 in poi, bisogna aver vissuto quell’epoca.
La storia di Rise of the Triad è piuttosto interessante: inizialmente, era stato pensato come il seguito di Wolfenstein 3D, ma poi Apogee ne acquisì i diritti e lo sviluppò come un gioco a sé stante. Ora, a distanza di ben 29 anni, Rise of the Triad: Ludicrous Edition unisce tutto il contenuto ufficialmente rilasciato insieme a episodi inediti, mai visti prima d’ora.
Rise of the Triad: Ludicrous Edition ci presenta la H.U.N.T.
La trama in gioco che inizialmente doveva essere il seguito di Wolfenstein 3D, come puoi ben immaginare, non è nulla di che. Sarai uno dei membri della H.U.N.T. (acronimo di High-Risk United Task Force) i quali dovranno approdare su un’isola nascosta, popolata da monaci maniaci. Tutto qui.
Non ci sono particolari colpi di scena o risvolti di trama, ma in fondo una volta era così, ovvero non c’era bisogno di avere una storia per godere di un titolo, bastava che questo fosse divertente il resto veniva da sé. Opinabile come filosofia? Sicuramente, ma i tempi erano quelli che erano, se volevi vedere una trama degna di questo nome, dovevi sederti davanti alla TV e guardarti un film, non giocare ad un videogioco.
Gameplay vecchio stile
Rise of the Triad: Ludicrous Edition è uno sparatutto vecchio stampo…molto vecchio. Vedrai solo la tua mano che sorregge un’arma e dovrai girovagare per dei livelli pieni di monaci da far fuori, o comunque ogni cosa si muova. Dici che ti ricorda Doom? Sì è vero, ma Doom non aveva i monaci.
Una volta in game, ci sono diverse campagne per giocatore singolo tra cui The Hunt Begins, che comprende i livelli della versione originale shareware, Dark War con 4 episodi e 33 livelli e infine Extreme Rise of the Triad, rilasciato originariamente come pacchetto di espansione venduto separatamente nel 1995. Quest’ultimo presenta livelli molto più impegnativi, dovuti all’evoluzione delle abilità del team di sviluppo e all’apprendimento dei generi di gioco.
Iniziando una nuova campagna, hai la possibilità di scegliere tra cinque membri dell’HUNT, un’opzione che rappresenta un progresso rispetto a Doom e Wolfenstein, dove si giocava sempre con un unico protagonista. Questi cinque personaggi sono Taradino Cassatt, Thi Barrett, Lorelei Ni, Doug Wendt e Ian Paul Freeley e ciascuno di loro ha caratteristiche diverse in termini di punti vita, velocità e precisione. Tuttavia, nonostante i 5 personaggi da poter scegliere, all’atto pratico si comportano tutti alla stessa maniera.
Il gameplay ricorda molto Wolfenstein 3D, con pareti ad angolo retto, ma questa volta abbiamo un campo visivo più ampio con cui potrai vedere il cielo e alcune strutture verticali. Al contrario di Doom e Wolfenstein 3D, la visuale non legata solo ai movimenti destra e sinistra, ma anche alto e basso, quindi potrai sparare ai nemici che si trovano sopra di te, ma non sarà disponibile un tasto dedicato al salto.
Tuttavia, ci saranno pedane e piattaforme che ti faranno balzare in aria, oltre a scale che consentono di raggiungere power-up, nuove armi e aree inedite. Inoltre, ci sono numerosi enigmi da risolvere, che possono essere nascosti dietro pannelli segreti o attivati tramite interruttori, rivelando così nuove zone da esplorare.
Nel gioco sono presenti ben 13 armi, ma potrai portarne con te solo quattro alla volta. Si inizia con una pistola che ha munizioni infinite e poco dopo, troverai una seconda pistola per averne due contemporaneamente. Inoltre, c’è una mitragliatrice MP40 sempre con munizioni infinite oltre che diverse armi ad alto potenziale, tra cui il bazooka e altre ancora.
Nel gioco non è presente una minimappa, quindi bisogna fare affidamento sulla propria memoria per ricordare dove si è stati. Inoltre, oggetti distruttibili come ornamenti o piante possono ostruire porte segrete. Se si colpiscono i lampioni o le torce, l’area si oscura, un effetto davvero sorprendente per l’epoca. Alcuni livelli presentano porte che richiedono chiavi d’argento o d’oro per essere aperte, quindi sarà fondamentale ricordare dove si sono viste per la prima volta quando le troverai.
Il gioco presenta una varietà limitata di tipologie di nemici e la maggior parte di essi può essere eliminata rapidamente con qualche colpo di pistola o di mitragliatrice. Tuttavia, alcuni di loro si dimostreranno più ostici e capaci di assorbire una quantità considerevole di colpi (in ogni caso il bazooka è sempre un’opzione valida).
Tecnicamente non è invecchiato benissimo
Rise of the Triad: Ludicrous Edition ricorda moltissimo Doom, Wolfenstein 3D e compagnia bella, anche da un punto di vista visivo. Animazioni molto spartane e grafica pixellata. Nonostante questo il lavoro fatto per passarlo a definizioni odierne è buono, ma soprattutto non soffre di nessun calo di frame nemmeno nelle situazioni più concitate, dove magari dovrai affrontare anche 10 nemici alla volta. Però c’è da ammettere che nel 2023 queste grafiche stonano con il panorama generale di altri FPS come anche le musiche, visto che queste sono fatte di toni che ricordano molto i vecchi file MIDI. Un vero e proprio shock per il giocatore che non ha vissuto quel particolare periodo.