Il roguelike è un genere molto in voga al momento. Ci sono tantissimi indie che possono essere inseriti in questa particolare categoria di giochi. Questo accade per la relativa semplicità con cui è possibile sviluppare le basi di un roguelike, data la generazione procedurale dei livelli.
Tuttavia, c’è una bella differenza tra un gioco sviluppato “per semplicità” ed un altro fatto con passione ed idee. Di fatto, nell’infinità di giochi del genere, sono pochissimi i titoli che riescono ad eccellere, proponendo un gameplay unico o profondo che possa distanziarli dalla massa.
Proprio questo è il caso di Risk of Rain. Un titolo che rientra nel genere dei roguelite, ma che risulta molto meno permissivo della maggior parte di essi, proponendo (per fortuna) una morte permanente che corrisponde all’azzeramento di tutti i progressi ottenuti fino a quel momento.
Serve un motivo per cui combattere?
La storia del gioco sembra, a primo impatto, quasi banale. In pratica, durante un viaggio spaziale, la nostra nave viene distrutta da uno strano individuo, facendoci precipitare su uno sconosciuto ed inospitale pianeta. L’inizio, mostrato attraverso un breve filmato muto, risulta essere un vero e proprio pretesto per farci immergere da subito nel vivo dell’azione.
Nonostante l’impatto iniziale, ci accorgiamo presto che la trama del gioco va ben oltre quei secondi di video. Infatti, proseguendo nell’avventura possiamo reperire informazioni sui mostri che popolano il pianeta ed avremo l’opportunita di osservare nemici ed ambienti. Tutto ciò, per i giocatori più attenti, è un vero e proprio puzzle che delinea la lore di Risk of Rain; in modo simile al modello di “narrazione” reso celebre da (passatemi il paragone) Dark Souls.
Una trama “muta” quindi, che però consente ai “puristi” del genere di cimentarsi subito nel gameplay, vero piatto forte del titolo, lasciando solo ai giocatori interessati il compito di scoprire le vicende dietro il nostro brusco arrivo.
Ciò che conta in un roguelike
Come ho accennato poco fa, il gameplay di Risk of Rain è il vero piatto forte del gioco, nonchè il motivo principale per cui considerarne l’acquisto o meno.
Ogni livello ci mette nelle condizioni di dover esplorare degli ambienti bidimensionali generati proceduralmente, sviluppati in orizzontale ed in verticale, nei quali incontriamo nemici progressivamente più impegnativi da abbattere. Il tutto si svolge in tempo reale, con un’azione che richiama i platform 2D, con l’aggiunta di elementi da Shooter.
Esplorare gli ambienti si rende necessario per il reperimento di oggetti con cui potenziare il nostro alter ego. Questi ultimi sono molto vari ed hanno gli effetti più disparati che vanno dalle cure, al danno ad area, all’aggiunta di attacchi particolari. In altre parole, servono a farci ottenere delle abilità utili in battaglia. La maggior parte di esse sono passive, ma avremo anche un singolo slot per un oggetto attivo da utilizzare dopo un cooldown.
Il titolo propone un numero impressionante di strumenti a nostra disposizione, che permettono anche di creare combinazioni devastanti, data la possibilità di accumulare un numero apparentemente infinito di oggetti. La domanda ora sembra lecita: non basta ammucchiare roba e diventare fortissimo per rendere tutto facile?
In risposta a questo quesito il gioco propone due meccaniche, una classica ed una innovativa. La prima è la già citata “casualità” che accompagna le partite: gli oggetti sono reperibili solo attraverso forzieri, santuari e distributori a scelta. A parte l’ultimo caso, tutto ciò che otteniamo è casuale, perciò non abbiamo la possibilità di fossilizzarci su una sola combinazione, ma occorre adattarsi in modo dinamico alla situazione.
La seconda meccanica rende tutto ancora più interessante: con il passare del tempo il gioco diventa più difficile. Questa frase va letta nel senso più letterale possibile. Con il passare effettivo di secondi e minuti l’ambiente diventa sempre più ostile. I nemici diventano più aggressivi, spawnano più frequentemente ed in gruppi più numerosi.
Per farci capire l’importanza di tutto questo il gioco ci permette di vedere una barra in alto a sinistra che indica il livello di difficoltà attuale, destinato a salire in modo inesorabile (con l’ultimo stadio di difficoltà sagnalato da un ironico “AHAHAHAH” per dimostrare che forse abbiamo indugiato troppo).
Questo crea un perfetto equilibrio tra queste due caratteristiche presenti in tutti i giochi del genere. Da un lato si cerca di esplorare i livelli per potenziarsi, ma dall’altro c’è la consapevolezza costante che con il passare del tempo il gioco potrebbe diventare più difficile di quanto abbiamo previsto. In conseguenza di ciò il giocatore è costantemente posto tra due fuochi che deve gestire: meglio cercare un altro oggetto oppure andare avanti al portale appena trovato? Non ho ancora oggetti di cura, meglio trovarne uno prima di avanzare oppure altri cinque minuti sono fin troppi?
Combattere per sopravvivere
Durante l’esplorazione il combattimento riveste un ruolo di primaria importanza. Sia perchè ci investiamo gran parte del nostro tempo e soprattutto per i soldi ricevuti dai nemici, che sono fondamentali per l’ottenimento degli oggetti citati poc’anzi, essendo l’unico modo per interagire con i mezzi per ottenerli.
Sui nemici c’è da dire che rispecchiano la classica progressione propria del genere: abbiamo tipi di avversari più deboli nelle prime fasi della partita, mentre ai livelli finali dobbiamo fronteggiare tipologie di nemici molto più ostici ed impegnativi.
Molto più importante e significativo degli avversari affrontati è il personaggio che scegliamo di utilizzare. Infatti, un altro cavallo di battaglia del gioco sono proprio i numerosi eroi disponibili per il giocatore. Ogni personaggio è molto diverso dagli altri per abilità e stile di gioco. Questo accade perchè tutti gli avatar possiedono quattro abilità uniche, utilizzabili dopo un breve cooldown in qualsiasi modo ed ordine. Le abilità, di fatto, vanno a definire il nostro stile di gioco ed il modo in cui dobbiamo gestire i conflitti.
Per esempio, il primo eroe che possiamo utilizzare è il commando. Quest’ultimo è pensato appositamente per i giocatori che si approcciano al titolo, offrendo uno stile molto veloce e dinamico, dato dalla rapidità del suo fuoco e dalla capriola che permette di correggere eventuali errori di posizionamento.
Andando avanti, però, possiamo sbloccare altri eroi, soddisfando particolari requisiti (come trovare tot. informazioni o reperire un particolare oggetto). Questi ultimi richiedono tattica e stile di gioco differenti: il cecchino richiede di posizionarsi a distanza, la cacciatrice permette di muoversi sparando, il geniere possiede una torretta, ecc).
Tutto questo permette di creare situazioni divertenti ed interessanti, nonchè di differenziare il gameplay abbastanza da favorire la rigiocabilità del titolo (già ottima, data la proceduralità dei livelli).
Parlando invece dei combattimenti in sè, possiamo dire che questi ultimi sono simili a quelli visibili in un Run and Gun. Il posizionamento diventa importantissimo per non farsi soverchiare dai nemici e per vincere occorre sfruttare al meglio le abilità del nostro personaggio; in modo particolare nei combattimenti contro i boss a fine piano.
Come già accennato, a questo si aggiungono gli oggetti ottenuti, che ci danno delle abilità passive da tenere in considerazione. Per questo motivo, diventa vitale imparare a conoscere la gran parte degli utensili reperibili, per avere un’idea di come possono aiutarci.
I conflitti, peraltro, non sono fini a se stessi, ma hanno come obiettivo ultimo quello di farci avanzare nei livelli. La progressione di Risk of Rain è scandita da sei piani, alla fine dei quali avremo terminato il gioco. Considerando gli standard del genere, sono troppo pochi, dato che un numero così ridotto di livelli risulta in un drastico abbassamento della difficoltà complessiva.
La progressione in un roguelike
Parlando di progressione, molti di voi potrebbero chiedersi se c’è qualcosa da sbloccare o potenziare oltre ai personaggi. La risposta è no. L’unica caratteristica che il gioco ci fa sbloccare sono i personaggi che potremo usare durante le nostre partite. Possiamo anche reperire descrizioni di oggetti e mostri, ma queste non inficiano più di tanto sul gameplay.
Proprio questo è il motivo per cui preferisco definire il gioco come un roguelike e non un roguelite. Una caratteristica del genere, infatti, è la progressione che vanta il giocatore, non il personaggio. A furia di giocare andremo sempre più lontano, fino a finire il gioco. Questo accade per l’aumento di bravura di colui che gioca, che comprende le meccaniche ed ottiene un “game sense” sufficiente a farlo proseguire.
Per questo motivo, la mancanza di power up o di sbloccabili di sorta è ben accetta, dato che sarebbero un orpello inutile o persino deleterio per l’esperienza complessiva. Risk of Rain pretende che il giocatore impari a giocare, migliorandosi in ogni partita e capendo i suoi errori. Ogni morte è motivata da uno sbaglio e non dal fatto che dobbiamo ancora potenziare gli eroi. Proprio questa caratteristica pone Risk of Rain tra i roguelike da tenere d’occhio e da considerare.
Non c’è luce senza ombra
Arrivati a questo punto della recensione è doveroso dire che anche Risk of Rain ha dei difetti, i quali purtroppo non lo fanno eccellere.
Primo fra tutti, l’assenza di un tutorial o di qualsivoglia forma di spiegazione. All’avvio, il gioco fa scegliere il commando al giocatore, per poi buttarlo brutalmente nel gameplay, senza nessuna indicazione. La conseguenza di ciò è che, a primo impatto, il titolo sembra quasi banale. Certo, giocando si comprende la profondità delle meccaniche offerte, eppure una breve spiegazione iniziale non avrebbe guastato ed avrebbe dato una prima impressione migliore di quella attuale.
Un altro difetto considerevole risiede nell’IA deficitaria. Non capita di rado di trovarsi davanti alcuni nemici che si bloccano davanti ad un gradino o che provino a raggiungerci da una piattaforma troppo in basso. Nei livelli più alti li ringrazieremo per questo, ma in fin dei conti resta un difetto.
In ultimo, sarebbe stato gradito un salvataggio che permettesse di riprendere la partita in caso dovessimo interromperla. Sia chiaro, non un Check-Point da cui ricaricare in caso di morte, ma semplicemente un salvataggio temporaneo da fare in caso dovessimo interrompere la partita. In modo simile ad altri titoli del genere: uscendo dal gioco si riprende da dove avevamo lasciato, ma in caso di morte si riparte comunque da zero. Semplice ed efficace.
La realizzazione tecnica
Parlando della parte puramente tecnica ed estetica, possiamo dire che Risk of Rain vanta degli ambienti in Pixel Art molto belli e davvero evocativi. I livelli hanno uno stile particolare, dato anche dagli sfondi, oltre che dalle piattaforme in primo piano.
Un discorso a parte, invece, per gli effetti e le animazioni. Tutto è davvero fin troppo elementare ed approssimativo. Alcune creature sono animate molto bene, ma i nostri eroi (complice anche la piccolezza degli sprite) si muovo in modo davvero minimale.
Considerando, peraltro, il problema degli sprite, è molto facile che gli ultimi momenti di gioco siano molto confusionari. Tanti mostri, effetti ed esplosioni vorticheranno intorno al nostro personaggio, che risulterà inevitabilmente nascosto da tutto il caos generato.
Sicuramente non sarà un difetto per i puristi del genere, dato che il gameplay resta la preoccupazione unica degli appassionati hardcore. Tuttavia in sede di recensione è una mancanza che va segnalata.
In ultimo, il comparto sonoro del titolo è davvero ottimo, presentando musiche molto particolari ed orecchiabili, perfette per i momenti in gioco, dato che cambiano in base a ciò che accade su schermo.
Per concludere
Risk of Rain è un gioco con ottime idee, rovinato da alcune ingenuità che sarebbero state evitabili con un pò di accortezza. Il gameplay è eccellente e risulta perfetto come un roguelike diverso dal solito. Va detto che potrebbe risultare ripetitivo per i non appassionati; inoltre, coloro che non apprezzano il genere difficilmente ignoreranno la realizzazione tecnica migliorabile e le meccaniche vecchia scuola. Per tutti gli altri, però, resta un gioco da tenere d’occhio ed aggiungere alla propria lista dei desideri per quando avrete voglia di esplorare dei dungeon in modo tutto nuovo.