Diciamo che di videogiochi a tema Western se ne sono visti parecchi nel corso degli anni, ma è la prima volta che vedo un Cowboy puntare il suo revolver contro una intera orda di demoni. Se questa premessa ti intriga, lascia allora che ti faccia da guida nel mostruoso horde game in salsa Western prodotto dai ragazzi di Draw Distance!
Una storia mostruosamente inutile
Il gioco ci fa vestire i panni di un cacciatore di taglie, che per un motivo che non voglio spoilerarti, si troverà a dover svolgere dei lavori per una strega. Purtroppo quello che è un meraviglioso incipit, si rivelerà ben presto un mero pretesto per poter far compiere al nostro protagonista le sue stragi.
La storia infatti si rivela uno dei punti deboli della produzione e finirete ben presto a saltare i dialoghi per concentrarvi direttamente sul gameplay. Durante il gioco troverete anche degli accenni di lore, che però non bastano sicuramente a creare interesse nel giocatore. Ovviamente trattandosi di un gioco a orde questo difetto rimane abbastanza marginale, anche se francamente qualche sforzo in più non sarebbe guastato.
Ammazziamo questi mostri
Passiamo quindi subito al punto forte del gioco ovvero il gameplay! Ritual: Crown of Horns è fondamentalmente un gioco singleplayer a orde con visuale dall’alto, con uno stile di gioco da arcade shooter (alla Hotline Miami per capirci meglio). Però diversamente dai suoi simili, il gioco premia gli approcci più ragionati e sconsiglia quelli alla Rambo tanto per intenderci.
Nel gioco infatti per sparare, bisognerà obbligatoriamente mirare e questo porterà il nostro personaggio a camminare invece che correre. Il sistema di mira normalmente è automatico, ma volendo si può comunque cercare di scegliere una precisa direzione (anche se non con poche difficoltà a causa dei controlli). Si deve quindi trovare il momento giusto per sparare o per correre, dando quindi una notevole impronta tattica al titolo.
I vari livelli che andremo ad affrontare saranno scanditi da un timer, che potrà andare dai 3 ai 7 minuti. Durante quel lasso di tempo, il nostro compito sarà proteggere la strega mentre compie un rituale, cercando anche di non farci ammazzare nel frattempo. Se difatti dovessimo fallire in una delle due cose, ci troveremo davanti alla schermata del Game Over e saremo costretti a ripetere il livello daccapo.
Personalizziamo il nostro cacciatore
Nel combattere le varie orde ci verrà incontro un arsenale più che discreto, formato principalmente da armi di stampo western. Oltre che all’armamentario, potremo fare affidamento pure su un vestiario (che potremo sbloccare man mano che andiamo avanti con i livelli) abbastanza ampio e ogni indumento ci fornirà un bonus passivo diverso.
Oltre però alle armi e ai vestiti, potremo fare affidamento anche su alcune magie. Infatti durante un livello, ogni volta che ammazzeremo dei nemici ruberemo loro l’anima e grazie a queste potremo utilizzare vari poteri magici. Tutta la personalizzazione del personaggio avverrà in una sorta di hub centrale, dove parlando con diversi NPC potremo appunto acquisire tutto quello che ci serve per ammazzare quei dannati mostri.
Il gioco ha una curva di difficoltà abbastanza alta, soprattutto per i non avvezzi a questo genere di giochi. Ogni movimento sbagliato o abilità usata al momento inopportuno ti porteranno sicuramente a un tragico Game Over, specialmente in alcuni livelli. Quindi il gioco risulta sicuramente godibile, se non fosse per una difficoltà gestita in maniera randomica. In realtà anche se è vero che la difficoltà è in genere abbastanza alta, vi capiterà di ripetere alcuni livelli anche 10 volte, mentre altri li supererete al primo tentativo.
Grafica mostruosamente nella media
Il gioco presenta una grafica abbastanza semplice ma alla fin fine gradevole, con un design dei livelli piuttosto ispirato e anche abbastanza vario. L’unico problema sono i pezzi di scenario nei livelli, che ogni tanto potrebbero causarvti problemi dato che non risultano ben visibili in determinati momenti. Invece i tipi di mostri che incontrerai sono pochi, ma rimangono comunque ben caratterizzati sia dal punto di vista del gameplay che da quello grafico.
Purtroppo Ritual: Crown of Horns risulta essere non troppo responsivo nei comandi e questo potrebbe portare a degli attimi di frustrazione, dato che ogni secondo all’interno di un livello risulta fondamentale. Invero anche la mira automatica molte volte, purtroppo, prenderà come bersaglio un nemico diverso da quello che avevi in mente di ammazzare, portandoti pertanto a perdere del tempo. Mi è capitato anche di incappare in diversi bug (non troppi per fortuna), di cui uno abbastanza grave che durante una particolare missione ha portato diverse volte il gioco a crashare. Mentre le performance del gioco risultano buone sia in modalità portatile che nella versione TV di Switch. Personalmente però ho preferito giocarlo in modalità Dock perché i livelli risultavano più visibili, dandomi quindi la possibilità di fare meno errori durante la partita. La colonna sonora invece fa il suo lavoro, senza però mai esaltare rimanendo quindi in uno stadio di mediocrità.
Concludendo
A conti fatti Ritual: Crown of Horns non è un brutto gioco, anzi possiede diverse idee innovative per il suo genere di appartenenza. Una difficoltà calibrata male, una gestione tecnica non ottimale e una generale mediocrità in molti aspetti, purtroppo non gli permettono di arrivare in alto. La longevità del gioco si attesta sulle 4/5 ore che potrebbero aumentare se decideste di affrontare le challenge map; ovvero le stesse mappe affrontate durante la campagna, ma con delle sfide da completare nel frattempo.
Sicuramente per il prezzo al quale è proposto gli si può dare una chance, bisogna solo stare attenti a non distruggere i propri Joy-Con durante la nostra avventura in questo bizzarro West. Ricordo inoltre che Ritual: Crown of Horns è praticamente tutto in inglese, ma la componente di testo è comunque decisamente trascurabile oltre che di facile comprensione.