Ci sono giochi che dovrebbero essere messi in una categoria particolare denominata “trita budella”, con riferimento diretto alle interiora del giocatore e non a quelle del suo alter-ego digitale. Questa particolare tipologia di giochi è caratterizzata da una difficoltà molto alta e da un livello di sfida che in alcuni tratti diventa veramente proibitivo, portando il giocatore stesso a lasciarsi andare in “espressioni verbali molto, ma molto colorite” e alla distruzione del primo oggetto a portata di mano. Tra i titoli più significativi e iconici ci sono sicuramente i Soulslike, ma a questa categoria appartiene anche l’ultima fatica firmata da Pixel Reign, che racconta le fantastiche e truculente avventure del famosissimo ladro Robbie Swifthand, per gli amici italiani “Roberto manolesta” (vi prego concedetemi questa traduzione).
Uscito sulla piattaforma di Steam lo scorso 20 settembre 2018, oggi arriva ufficialmente anche su Nintendo Switch l’ultima avventura del famoso ladro “Roberto”, dal titolo Robbie Swifthand and the Orb of Mysteries, che si ritrova intrappolato in un dungeon “farcito di armi mortali” alla ricerca di un oggetto che può cambiare le sorti dell’intera umanità.
“Save us from this Nightmare!”
Sono quasi sicuro che la maggior parte di voi che leggerà questa recensione sa già dove andremo a finire, ma siccome è mio arduo compito tenervi aggiornati su quello che accade nel mondo dei videogames, parto subito con il raccontarvi la semplice e scontata trama (quasi accessoria…) che si cela dietro a Robbie Swifthand and the Orb of Mysteries.
Il famosissimo ladro “manolesta” si risveglia all’interno di un dungeon sotterraneo, convocato da uno strano spirito fluttuante che, senza mezze misure, lo mette davanti a un compito molto rischioso, quasi suicida, che consiste nel ritrovare l’Orb of Misteries o “Globo dei misteri”, con la promessa di essere liberato dal dungeon e di ricevere una ricca ricompensa. Il giocatore si troverà a fianco del ladro dalle mani di velluto e insieme a lui dovrà farsi strada attraverso i vari livelli del sotterraneo, tra enigmi impegnativi, lame rotanti, asce, spuntoni affilati e tante altre “disgrazie” pronte a fare letteralmente “a pezzettini” qualunque cosa passi di lì. Ovviamente la vera sfida è quella di arrivare alla fine di ogni singolo livello (che è rappresentato da una porta che si apre) tutti interi, cosa veramente molto difficile.
Parola d’ordine: “Learn to Die”
Nonostante una trama quasi scontata, Robbie Swifthand and the Orb of Mysteries offre un livello di sfida molto alto, grazie anche alla possibilità di scegliere il livello di difficoltà tra “Not so Hard”, “Hard” e “Insanity” (…non si chiama così per caso, infatti corrisponde allo stato mentale raggiunto dall’utente una volta completata l’avventura).
In aiuto del giocatore, per fortuna, c’è la possibilità di riprovare ogni singolo livello infinite volte, senza nessun limite di vite o barre di energia che si consumano. L’unico contatore con il quale bisogna rapportarsi è solo quello che tiene conto del numero di morti raggiunte dal giocatore durante l’intera avventura, numero “insanguinato” destinato a crescere inesorabilmente. Ogni volta che Robbie viene affettato da una lama rotante, schiacciato da un macigno, infilzato da una lancia, fulminato, sventrato, ecc. resterà un piccolo malconcio fantasmino a ricordarne la triste sorte e a “guidare i tentativi futuri”. In fondo questo gioco porta con sé una morale molto importante: per andare avanti è necessario… morire e imparare dai propri errori!
Se i primi stage sono facili da superare con un paio di morti o anche nessuna, i livelli più avanzati sono un vero e proprio insieme contorto e sadico di trappole sanguinarie, che fanno capire quanto gli sviluppatori odino il mondo che li circonda. Alla necessità di rimanere in vita, tra le molte minacce mortali del dungeon, si aggiunge anche la gestione di piccoli globi luminosi dorati che fungono da chiavi di attivazione dei congegni che controllano l’apertura delle porte di fine livello.
Il “sadico titolo” firmato da Pixel Reign presenta un design grafico pulito e fluido che permette di vivere un’esperienza di gioco gradevole, morti spietate a parte, e nello stesso momento intensa. Lo stesso comparto sonoro si adatta perfettamente alle ambientazioni e, con i suoi toni comici, riesce a restituire perfettamente l’atmosfera in cui è immerso il povero Robbie Swifthand. Chiude il quadro un gameplay semplice e intuitivo, che bene si adatta all’hardware della console ibrida di casa Nintendo; piacevole da giocare sia in modalità TV che in modalità portatile. Unico difetto del prodotto, che in parte viene mitigato dall’ottimo livello di sfida, è la monotonia nella quale tende a precipitare il gioco dopo aver affrontato un buon numero di livelli iniziali. Ciononostante il titolo proposto da Pixel Reign è un piccolo feroce capolavoro che vale la pena di aggiungere alla propria libreria di videogames e che saprà regalarvi ore e ore di intensa furia distruttiva e indiscriminata.
Robbie Swifthand and the Orb of Mysteries è disponibile da oggi per Nintendo Switch direttamente sull’eShop alla modica cifra di 17,99€, mentre sulla piattaforma di Valve è acquistabile per 15,28€ scontato del 10%. In entrambi i casi, se deciderete di acquistare questo interessante titolo, il vostro medico sarà molto contento.