Sviluppato da Truant Pixel e pubblicato da Perp Games, Rogue Flight è un gioco di navicelle spaziali in stile arcade. Nel dettaglio, si tratta di uno sparatutto su binari con una narrativa improntata sullo stile, soprattutto per quanto concerne i dialoghi tra i vari personaggi, anime degli anni 80-90. Noi abbiamo sorvolato lo spazio tra la nostalgia del passato su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a decollare?
Rogue Flight anime e nostalgia nello spazio
Lo diciamo subito: Rogue Flight ha una trama (elemento non scontato in un rail shooter) e, seppur non originale e infarcita di elementi presi di peso da tanti anime ben più famosi (Evangelion, Gundam, ecc.) offre uno spaccato, con tanto di lore annessa, di un mondo futuristico che riesce a catturare e trascinare per tutta la sua (ahinoi abbastanza scarsa) durata. La narrazione offerta cerca quindi di andare oltre il ruolo di accessorio cercando di lasciare qualcosa e ci riesce a patto di essere dei nostalgici degli anni ‘90, fine ‘80.
La specifica è doverosa in quanto Rogue Flight utilizza un linguaggio e un ritmo che deve tutto alle opere di quel periodo e, seppur orfano di identità forte, l’opera firmata Truant Pixel ha il vanto di riuscire a coinvolgere con forte nostalgia. Tra brevi frasi di allerta ad altre, immancabili, dove la navicella viene preparata all’azione, le rievocazioni al mondo dei robottoni (e non solo) si sprecano. Ma andiamo più nel dettaglio, Rogue Flight è ambientato in un futuro distopico dove il pianeta Terra è stato dato alle fiamme.
Chi è il cattivo di turno? Ironia della sorte… è il sistema difensivo automatizzato ideato dall’uomo. Ebbene sì, ancora una volta siamo davanti all’ennesimo caso dove la macchina si ribella al suo creatore, pianificando una rivolta massiccia e dando vita a un massacro senza precedenti che costringe i pochi superstiti a rifugiarsi nel sottosuolo. Per loro fortuna, è proprio qui che trovano una base segreta, sede dell’Arrow, una particolare ed evoluta navicella spaziale. E indovina chi dovrà guidarla? Esatto: noi. L’eroina di questo titolo è l’unica con esperienza da pilota e, carica di speranze e buoni propositi si mette alla guida dell’Arrow per una missione potenzialmente suicida.
Come avrai potuto notare, la narrazione di Rogue Flight, come in parte anticipato, non brilla per l’intreccio o per trovate innovative, eppure funziona, riuscendo a portarci in un viaggio vorticoso e in alcuni casi anche sorprendente. Senza contare la presenza dei finali multipli (ne sono tre in totale e basati su un’unica scelta), elemento che spinge di rigiocare un titolo altrimenti assai breve (meno di un’ora per una singola run).
Guidare una navicella che va quasi da sola
Rogue Flight è un rail shooter in 3D e, per chi non lo sapesse, si tratta di uno sparatutto su navicella dove il movimento e quindi l’avanzamento nel corso delle aree di gioco è automatico. Il nostro scopo è quindi quello di eliminare ogni cosa presente su schermo e, contemporaneamente, evitare i proiettili nemici onde e scongiurare una fine miserevole. Anche sul gameplay, dobbiamo evidenziare che Rogue Flight non innova niente ma va a inserirsi, con una certa furbizia, in un sottogenere non molto popolato di titoloni recenti.
Basti pensare che, pad alla mano, le vibes con titoli come Star Fox sono praticamente immediate. E in quanti sentono la mancanza di uno Star Fox come si deve? Ecco. Rogue Flight prova, nel suo piccolo e con le dovute differenze, a colmare quel vuoto, piantandosi come portatore di una nostalgia, anche ludica, che riesce a colpire e a far sentire quasi “a casa”. Oltre al movimento, avremo la classica combo di arma principale e secondaria (affidati ai grilletti del pad) e la possibilità di “schivare”, o virare che dir si voglia, con una certa rapidità.
Da segnalare che il titolo offre un’immersione 3D (lungo 9 aree diverse) di tutto rispetto ma non sempre chiarissima. Più volte ti ritroverai a schivare o troppo presto o troppo tardi… ma nulla che del sano allenamento non possa risolvere. Interessanti, invece, le boss fight seppur, anche in questo caso, non siamo davanti a situazioni originali e memorabili. Ma il pacchetto di Rogue Flight prova ad andare leggermente oltre la sua natura spiccatamente arcade con ben due elementi.
Il primo è un ampio e generoso, nonché ben descrittivo e profondo editor della navicella, con innumerevoli livree (oltre 100), stemmi e personalizzazioni di vario livello, dal design alle armi. Gli appassionati, quindi, potranno dedicarsi all’editor per dar forma alla navicella dei loro sogni e anche per mettersi alla prova con diversi set di equipaggiamenti. Il secondo elemento, è una modalità sbloccabile che va a trasformare il titolo in un roguelite: una sola vita ma con bonus casuali.
Per quanto provi a variare la formula arcade base, ammettiamo che la modalità roguelite non è riuscita a catturarci più del dovuto, venendo in parte oscurata dalla modalità classica ben più affascinante e, ancora una volta, nostalgica. Tra l’altro, evidenziamo anche la possibilità di poter modificare il livello di difficoltà del gioco dando così modo anche ai neofiti di approcciarsi a questo genere di titoli.
Ricordiamo che il titolo, seppur breve in una singola run, offre diversi percorsi narrativi che spingono a scoprire ogni risvolto del racconto. Inutile dire che, se la trama non cattura, la durata del titolo permane decisamente bassa. In compenso, segnaliamo che su PlayStation 5 non abbiamo assistito ad alcun bug o rallentamento di sorta, nonostante l’ampia mole di elementi su schermo (basti pensare alla seconda area).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Rogue Flight si difende discretamente bene (nota di merito per gli effetti visivi di proiettili, laser e giochi di luce vari) sia per il versante 3D, utilizzando un low poly un po’ nostalgico ma in alcuni casi povero di dettagli e abbastanza anonimo (se non proprio monotono), sia per il versante “scenico-narrativo”, dando vita a una sorta di mini-anime con tanto di (splendida) opening animata e musicata, proprio come se fosse la sigla di apertura di un anime degli anni ‘90. Elemento che coinvolge subito e che preannuncia una colonna sonora di tutto rispetto.
Il sonoro, infatti, funziona discretamente bene tra musiche coerenti e adrenaliniche, mai ridondanti o fastidiose e un doppiaggio (in giapponese o in inglese) composto da un cast con esperienza lavorativa proprio nel settore degli anime. Buoni anche gli effetti audio mentre non possiamo non segnalare la graditissima presenza (non scontata) dei sottotitoli in lingua italiana che vanno a rendere la trama e le sue ramificazioni comodamente accessibili praticamente a chiunque.