Sviluppato da Xeen e Square Enix e pubblicato da quest’ultima, Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è il remake 3D del classico targato 1993 e facente parte della SaGa series. Trattasi di un Jrpg non lineare e con combattimenti a turni discretamente classici e un intrigante sistema di esperienza. Noi abbiamo occupato per generazioni e generazioni il trono di Avalon su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a diventare il sovrano e a dare la caccia ai “Seven Heroes”?
Romancing SaGa 2: Un classico che si difende con spada e scudo
Lo diciamo subito: Romancing SaGa 2 era un titolo di nicchia ed è rimasto un titolo di nicchia nonostante diversi accorgimenti user friendly e più moderni. Parliamo di un’opera dalla difficoltà elevata, da strutture ludiche complesse e che richiede molta pazienza, ingegno e impegno. Tale complessità, può tenere lontani i neofiti e i meno avvezzi al genere ma, d’altro canto, è una manna dal cielo per gli appassionati e tutti coloro che cercano sfide fortemente imprevedibili e molto soddisfacenti.
Come anticipato, Romancing SaGa 2 è un remake totale in 3D di un’opera nata nel 1993 in 2D e che già al tempo si presentava molto innovativa e ancor più coraggiosa nel proporre meccaniche punitive e un sistema di crescita e di prosecuzione, anche narrativa, non lineare che, se da un lato permette di innovare un po’ il genere (ancora oggi) dall’altro presta il fianco a diverse critiche, non solo legate a una curva di difficoltà sempre più ripida.
Una storia di re con poco carisma
Iniziamo subito dalla trama che non è brutta. non lo è affatto ma va vissuta in modo diverso rispetto agli standard a cui siamo abituati oggi. Banalmente, Romancing SaGa 2 è una storia del regno, non dei suoi re e rispettivi team di battaglia. Qui il focus è incentrato sullo scorrere del tempo, sulla terra stessa di Avalon e dintorni, sul susseguirsi di eventi (alcuni potenzialmente missabili in base alle nostre decisioni), su alleanze, assalti, tradimenti e scoperte.
Si tratta quindi di una narrazione ad ampio respiro che ha come protagonisti gli eventi stessi oltre che i malvagi di turni: i “Seven Heroes”. Questi occupano il sottotitolo del gioco per un valido motivo: sono il fulcro del mutamento di tutta l’opera. Ma chi sono costoro? Come da nomea, si tratta di sette individui che hanno fatto la storia del terre di Romancing SaGa 2 in vesti di eroi. Ma sono anche eroi che non sono stati giustamente rispettati ma, bensì, sfruttati. Usati. Esiliati.
Tali potenze sono state quindi corrotte e il loro rancore si è trasformato in ira e sete di vendetta. Loro bramano il dominio e non si fanno alcuno scrupolo dei popoli che un tempo proteggevano. Ed eccoci quindi ritrovati immischiati in una leggenda che diventa realtà e in eroi che diventano più cupi e brutali del male che prima combattevano. Ed è proprio la lore su questi sette ex eroi l’elemento che spicca di più nella narrazione del titolo targato Square Enix, riuscendo a coinvolgere grazie anche a intriganti flashback.
Cosa non funziona? I protagonisti. Escluse le prime generazioni di re e discendenti, ben presto Romancing SaGa 2 presta il fianco a un palese problema: i personaggi del cast non hanno carisma. Sono cliché spesso silenziosi, limitati a poche frasi cicliche e a stereotipi abbondantemente già visti. Appassionarsi a uno di loro è particolarmente difficile e anzi, la loro presenza nel team sarà motivata principalmente per il ruolo e le statistiche in possesso (o forse per l’estetica seppur anche questa diventerà abbastanza ripetitiva).
Il motivo di tale povertà caratteriale è dovuta essenzialmente a due cose: il cambio continuo di generazioni e il permadeath. Il primo è inevitabile ed è legato ai balzi temporali cui saremo soggetti. Si tratta di momenti, non sempre facili da prevedere, dove il titolo ci costringerà ad abbandonare il re di turno per poter selezionare il suo successore (ereditandone ogni abilità ed esperienza). Tale evento ha un suo significato anche nella narrazione e non è solo legato allo scorrere incessante del tempo e qui ci fermiamo per non fare spoiler.
Come difendere il regno
Romancing SaGa 2 è un Jrpg a turni in 3D che solo all’apparenza sembra utilizzare una struttura classica riuscendo a integrare innumerevoli processi ancora oggi molto coraggiosi ma decisamente non per tutti. La prima cosa da dire riguarda i personaggi, ognuno dotato di classi (per un totale di 30), statistiche ben precise, abilità, magie, la possibilità di impugnare fino a due tipologie di armi diverse (con relative skill) e di indossare un equipaggiamento discretamente standard (scudo, accessori, elmi, ecc.).
Tra le prime cose che noterai giocando a Romancing SaGa 2 sono due mancanze: abilità ed esperienza. Le prime sono orfane di un albero ramificato da sbloccare e non esistono skill points da impegnare. Come si apprendono quindi le abilità? In battaglia e in modo apparentemente casuale. In poche parole, più utilizzi una data arma, più questa salirà di esperienza e più ci sono probabilità di apprendere nuove abilità (probabilità che verrà anticipata da un’icona a forma di lampadina che apparirà vicino a una o più skill da dover utilizzare ancora e ancora).
Questo sistema riguarda anche le magie e non è racchiuso al solo protagonista ma a tutti e cinque i membri del nostro team (che potremo costantemente aggiornare e personalizzare). L’apprendimento delle abilità (che riguarda tanto quelle offensive quanto quelle difensive come parry, schivate, ecc.) non è l’unica cosa che potrebbe risultare “fuori dagli schemi”. Anche l’esperienza non esiste, non come te lo aspetteresti. I personaggi, infatti, non hanno un livello di crescita. Eppure, ci sono innumerevoli esperienze che vengono accumulate e suddivise.
In pratica, ogni arma usata (o magia) in battaglia riceverà esperienza con tanto di level up che ne andranno a potenziare l’efficacia. Non solo, anche punti vita e punti magia cresceranno autonomamente di battaglia in battaglia, ampliando i limiti a ogni level up (sia del re di turno che del suo team). Si tratta quindi di una crescita frammentata e che procede di pari passo con un costante upgrade dell’equipaggiamento (unico modo per incrementare gli altri valori dei personaggi).
Questo sistema permette inoltre di non “rompere” il gioco che anzi, aumenta costantemente il suo livello di difficoltà rendendo anche una lotta apparentemente banale, potenzialmente letale. Infatti, come preannunciato, Romancing SaGa 2 prevede anche il permadeath dei singoli personaggi, incluso il re di turno (con tanto di elezione di nuovo successore). In pratica, ogni personaggio a un determinato numero di “Life Points” che, a ogni K.O. scende di un valore. Se azzerati, il personaggio è definitivamente fuori dai giochi (cosa non da poco).
Per evitare tale disastro, il titolo ci chiede di studiare sempre alla perfezione ogni singolo nemico, padroneggiando anche la “linea temporale” che scandisce i turni di ogni combattimento e che viene influenzata dalla velocità (a sua volta determinata dal tipo e dalla quantità di equipaggiamento indossato dal singolo personaggio) di ogni membro e creatura coinvolta in battaglia. A tal proposito, i nemici possono essere deboli, o avere maggior resistenza, a una o più tipologia di armi e di magie, cosa da tenere in considerazione soprattutto contro i midboss e i boss.
Da segnalare anche una gestione dell’inventario molto limitata: ogni personaggio può portare solo due oggetti consumabili. Questo evita un abuso di utilizzo di oggetti curativi. Non solo… se da un lato, dopo ogni battaglia, vedremo i punti vita curarsi da soli, dall’altro i punti magia non verranno ricaricati autonomamente se non utilizzando rari punti magici o spendendo molti soldi per i pochi oggetti dedicati alla magia. Questi due elementi minano l’abuso di cure e ci spingono a ponderare accuratamente ogni singola mossa: quando attaccare, quando difendersi, quando usare le skill e così via. Consumare ogni punto magia equivale ad avere un personaggio spesso inutile (in quanto limitato a poche mosse).
Infine, ma non per importanza, la formazione della squadra sul campo (da mutare autonomamente e più volte in caso di necessità), suddivisa in tre linee, può portare a diversi vantaggi e svantaggi. Banalmente: chi è in prima linea ha più possibilità di essere preso di mira ed è quindi sconsigliabile piazzarci un ranger (che andrebbe invece posizionato nelle retrovie potenziandone anche l’attacco a distanza). A seconda dei membri in campo e dell’andamento dello scontro, avrai anche l’occasione di eseguire uno o più “Unique Attack“, una serie di combo speciali che coinvolgono più membri del team e che, se utilizzata al momento giusto, può salvarti da brutte situazioni.
Esplorare un mondo “nuovo”
Romancing SaGa 2 sorprende anche nella creazione del proprio mondo e delle relative vicende. In poche parole: esistono eventi missabili ed esistono missioni affrontabili in modo differente. Ad esempio, in base alle tue priorità, potrai affrontare una missione principale sbloccando alleati o percorsi alternativi che potrebbero facilitare (o complicare) l’andamento della storia. C’è quindi una concreta possibilità di mutare le situazioni, anche in termini di alleanze, dell’intero regno.
Molto dipende quindi dalla tua volontà di prestare o meno aiuto, di esplorare eventuali zone, di rispettare tempistiche e soprattutto di evitare i salti temporali prima di completare determinate missioni secondarie (ovviamente qui è assente un sistema di calendario come in Metaphor: ReFantazio, di cui puoi recuperare la nostra recensione). Il nostro consiglio, è di esplorare il più possibile anche perché Xeen ha fatto un lavoro molto buono sul level design.
Tralasciando una vaga ripetitività di location ed elementi e una non sempre originale proposta ambientale (solite miniere, grotte, fogne, foreste, ecc.), il mondo di Avalon e dintorni spicca per una gradevole e totale riformulazione in 3D con scenari ora lineari, ora più labirintici. Non mancano sviluppi verticali e aree segrete così come percorsi alternativi o persino scorciatoie da liberare in stile souls. Insomma, esplorare in Romancing SaGa 2 è coinvolgente e appagante seppur molto difficile, considerando la mole di nemici a schermo che, seppur visibili, non sempre sono facili da schivare.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, considerando l’opera originale, ci sentiamo di premiare il lavoro svolto da Xeen. Il primo impatto riporta ovviamente a opere del calibro di Trials of Mana (curato sempre da Xeen, appunto) e questo non è necessariamente un male seppur si discosta molto dalla tipologia, soprattutto nel character design, proposto dal recente capitolo SaGa (vedi SaGa: Emerald Beyond).
Noi abbiamo decisamente apprezzato la palette cromatica, i colori accesi e la modellazione di personaggi e, soprattutto, delle ambientazioni. Per i personaggi tocca evidenziare come, nonostante le generazioni passino, molti di questi non sembrano subire il peso del tempo così come, oltre che caratterialmente, anche esteticamente, tendono un po’ ad assomigliarsi (salvo alcuni esteticamente molto accattivanti e identitari).
Il sonoro si difende molto bene con musiche coinvolgenti, ben remixate e soprattutto coerenti con la messa in scena. Buono anche il doppiaggio, sia giapponese che inglese, senza eccessi e che riesce a dar un pochino di carattere in più a personaggi altrimenti abbastanza piatti. Peccato, invece, per la totale assenza della lingua italiana, un ostacolo non insormontabile ma comunque da tenere in considerazione.