Sviluppato da Crytivo e Soda Den e pubblicato da questi ultimi, Roots of Pacha è un simulatore di vita ambientato nella Preistoria e con un focus particolare sull’agricoltura. Dopo aver recensito la versione per Steam (qui trovi la nostra recensione completa) siamo tornati indietro nel tempo usando la Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Roots of Pacha – come facevano i preistorici?
Roots of Pacha non si limita semplicemente a offrire un sistema di simulazione passivo e focalizzato unicamente sul gameplay ma al suo interno è imbrigliata una struttura narrativa lineare che prova, nel suo piccolo, a offrire un canovaccio anche abbastanza articolato e che va a fornire una vaga coerenza alle azioni che dovremo compiere a schermo. Ma procediamo con ordine.
Prima di tutto, dovrai realizzare il tuo avatar grazie a un sistema di personalizzazione sufficientemente vario seppur non molto sorprendente o originale. Una volta sistemato l’aspetto estetico, è tempo di muovere i primi passi nel mondo. Letteralmente, visto che il titolo è ambientato nella Preistoria. Esatto, sei un cavernicolo ma tranquillo, qui i cavernicoli comunicano e anzi, si abbandonano in dialoghi alcune volte troppo prolissi e poco credibili. Decisamente poco credibili.
Nel dettaglio, noi abbiamo un clan, una comunità, che è il cuore pulsante dell’intero sistema di crescita del nostro mondo. Cresce la comunità, crescono le nostre possibilità ludiche trainando con sé anche la narrazione. Anche perché oltre ad aver cura di noi e della comunità, di scoperta in scoperta, avremo anche alcuni misteri da svelare come quelli ancorati a Pacha, misteriosa divinità che fa parte del nostro culto.
Iniziamo col dire che noi siamo un “trovatello”, un orfano, adottato e accolto nella comunità che sta crescendo, seppur lentamente, all’ombra di un grande e altrettanto misterioso albero di natura “sacra”. In mezzo a questo culto ci siamo noi che fungiamo da elemento rivoluzionario che traina, appunto, le varie scoperte di gioco. Anche perché, le grandi innovazioni, saranno prevalentemente causate da noi!
Ma in Roots of Pacha non ci sono solo grandi scoperte, oh no, d’altronde il ritmo di gioco è decisamente compassato, scandito da stagioni e cicli vari, a loro volta impreziositi da eventi “rituali” ben stabiliti (alla Animal Crossing tanto per citare un titolo affine). Inoltre, come da bravo simulatore di vita quale è, non può ovviamente mancare la possibilità di interagire con gli altri membri della comunità e di instaurare perfino una relazione romantica.
Inoltre, non mancano altre comunità che vanno ad arricchire la lore del titolo, ampliando le nostre conoscenze interne al titolo e permettendoci di girovagare ancora di più nel mondo di Roots of Pacha che è abbastanza vasto e ben variegato grazie a biomi sufficientemente ben caratterizzati anche se poco originali e memorabili. Il tutto per una trama che non lascia il segno ma che è coerente con la filosofia del titolo e ci fornisce la giusta giustificazione e spinta per andare avanti.
Non solo agricoltura
Roots of Pacha potrebbe ingannare soprattutto nelle prime fasi. Non è un Harvest Moon preistorico. O meglio, ha sicuramente qualcosa di Harvest Moon ma non si limita solo a quello. Perché sì, il focus principale e iniziale sarà un campo da pulire, sistemare e in cui iniziare a piantare formando una sorta di mercato e iniziando a guadagnare qualcosa attraverso il baratto e/o la richiesta di piaceri. La base, ancora una volta, è il campo e l’agricoltura.
Ma come detto, in Roots of Pacha non c’è solo quello. E anzi, il punto positivo dell’opera di Crytivo è il senso di crescita reale. Le scoperte, che si traducono nell’aggiunta ludica di strumenti, materiali e quant’altro, è essenziale, cruciale e rivoluziona letteralmente la ciclicità dei nostri giorni virtuali. L’introduzione di un nuovo strumento può velocizzare la raccolta di materiali o introdurne di nuovi.
Sì, quasi tutti i giochi del genere si basano su concetti e strutture simili ma in Roots of Pacha questo assume anche un valore narrativo rilevante in quanto quella scoperta ha un impatto totale: narrativo e ludico. La scoperta è funzionale al racconto oltre che utile in termini ludici e questo viene vissuto in modo positivo. Il senso di crescita è tangibile, ben implementato ed è il motore principale che ci spinge a vedere cos’altro Roots of Pacha ha in sebro per noi.
E parlando di cose in serbo per noi… il titolo ha diversi pericoli dagli animali selvatici e poco amichevoli alle malattie passando per imprevisti di natura ambientale che potrebbero danneggiare i raccolti o minare l’umore del nostro clan. Oltre che la nostra stessa salute. Nulla di impossibile ma che porta a spezzare, in modo efficace seppur alcune volte fastidioso, il ciclo ripetitivo che affligge un po’ il titolo. La routine che inevitabilmente andremo a riformulare di scoperta in scoperta.
Da segnalare la possibilità di vivere l’esperienza in compagnia (moltiplicandone anche il divertimento di base) il che agevola non poco la raccolta di materiali e lo svolgimento dei vari incarichi. E se te lo stai chiedendo, ovviamente Roots of Pacha ha un sistema di crafting interno molto ben elaborato e vasto che, ancora una volta si sposa perfettamente col senso di progressione che è alla base dell’intero titolo. Un titolo che nonostante diverse accortezze, rischia comunque di stancare nel lungo termine a causa di una ripetitività generale comunque presente.
Grafica e sonoro
La grafica in pixel 2D non è affatto male e offre un colpo d’occhio generico gradevole seppur poco evocativo e originale. Le distese monocromatiche, gli elementi riciclati un po’ ovunque e uno scarso coraggio visivo, indeboliscono un pochino l’identità generale del titolo. Un peccato considerando che la base di partenza del titolo è molto buona. Anche i personaggi non spiccano molto, risultando poco carismatici e credibili.
Se la grafica è comunque ben colorata e impreziosita da animazioni, abbastanza semplici ma funzionali, il sonoro si difende ancora meglio grazie a tracce gradevoli, mai invadenti e anche sufficientemente varie. Buoni gli effetti sonori mentre va segnalata l’assenza totale dei sottotitoli in lingua italiana. Un peccato considerando che c’è un po’ da leggere e i menù, già di base non molto intuitivi, sono un po’ articolati. Nulla che tempo ed esperienza non risolvano ma è sempre un peccato quando la nostra lingua non viene considerata.
Infine, Roots of Pacha si difende discretamente bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se è in portabilità che offre il meglio, riuscendo a regalare un impatto visivo più compatto e armonioso oltre che sposandosi bene per partite mordi e fuggi.