Ruggnar è un titolo che parte da premesse interessanti e per certi versi originali. Siamo infatti davanti a un dungeon crawler senza nemici, dove le trappole e gli ostacoli ambientali rivestono un ruolo centrale nelle sfide poste dall’avventura. Ecco quindi che l’esplorazione diventa un elemento di gameplay rilevante che, per certi versi, diviene più importante rispetto al solito.
Vediamo quindi se Ruggnar riesce ad appassionare o se è destinato a essere dimenticato.
La storia di Ruggnar
Ruggnar non ha una trama troppo elaborata ma, nonostante tutto, riesce comunque a proporre un pretesto narrativo che resta interessante fino alla fine. Il regno dei nani, un tempo florido, ha ora esaurito le sue ricchezze e i suoi abitanti sono costretti a vivere in povertà. Per questo motivo, il protagonista (Chiamato appunto Ruggnar) decide di avventurarsi in un dungeon vicino, dove si dice ci siano ricchezze.
Arrivato sul posto, Ruggnar trova effettivamente varie monete d’oro da raccogliere, ma qualcosa non va: il luogo è buio e abbandonato, e un misterioso mercante sembra avere qualcosa di strano. Nulla di troppo elaborato, appunto, ma sufficiente a dare un minimo di interesse alla breve avventura del protagonista.
Tra luci e ombre
Il gameplay di Ruggnar è quello di un platform 2D a scorrimento orizzontale, dove il giocatore si trova di fronte a vari livelli non troppo lunghi, ma spesso molto elaborati. Ognuno di essi è infatti una stanza sviluppata anche in verticale, dove si alternano trappole di vario tipo, ascensori, piattaforme e, cieliegina sulla torta, un’oscurità perenne.
Questa è proprio il fulcro centrale di Ruggnar, dato che ogni livello è costantemente avvolto da un buio quasi completo e le uniche fonti di luce sono le candele che ci portiamo appresso. Il nostro protagonista ha infatti una candela montata sul suo elmetto, illuminando quindi l’ambiente intorno. Questa, però, si esaurisce col tempo o a contatto con l’acqua.
Inoltre, abbiamo la possibilità di lanciare una candela per illuminare porzioni di livello avvolte nell’ombra, magari per vedere cosa ci aspetta sotto una piattaforma di cui non vediamo il fondo, o per interagire con alcuni interruttori per la risoluzione di enigmi.
Questi ultimi, peraltro, sono un’altra colonna portante del gameplay di Ruggnar e richiedono spesso di aprire delle porte cercando una chiave, un interruttore o, appunto, sfruttando le candele. Ma nei dungeon non ci sono soltanto porte chiuse. Tra i vari ostacoli troviamo infatti trappole di ogni tipo, pozze di lava o di acqua e molto altro.
In ogni caso, però, tutto va affrontato semplicemente correndo, saltando e lanciando candele. Ruggnar presenta infatti un gameplay molto semplice, che basa tutto il suo fascino su poche meccaniche, sfruttate però in molti livelli diversi. Durante l’avventura vengono aggiunti piccoli poteri aggiuntivi, ma la formula base subisce comunque poche modifiche.
Questo rende Ruggnar un gioco perfetto per partite mordi e fuggi, per cui si presta davvero bene. Al contrario, però, lunghe sessioni di gioco mostrano la forte ripetitività dell’esperienza, che non riesce mai a decollare in maniera consistente, sfruttando al massimo le sue meccaniche.
L’oscurità, per esempio, non diventa mai una vera e propria minaccia, visti i numeri generosi delle candele e data una visibilità fin troppo ampia anche dopo che queste si sono spente. Allo stesso modo, le trappole non riescono a garantire sufficiente varietà da stimolare il giocatore per diversi livelli di fila.
Ci sono poi alcuni difetti strutturali, che minano inevitabilmente l’esperienza. Respawnare ai checkpoint, per esempio, si accompagna alla perdita di tutte le monete raccolte, che quindi vanno nuovamente recuperate, con frustrazione annessa. Il mercante presente tra i livelli, poi, consente di acquistare un gran numero di candele, facilitando quindi i livelli.
In poche parole, Ruggnar è un buon gioco, adatto soprattutto a sessioni mordi e fuggi, nonché perfetto per una fruizione in mobilità. Non siamo però davanti a un’esperienza eccelsa o, comunque, a qualcosa in grado di tenere incollati davanti allo schermo troppo a lungo.
Tra luci e ombre di Ruggnar
Il comparto tecnico di Ruggnar è davvero eccellente. Da una parte troviamo infatti una pixel art godibile, accompagnata da effetti di luce sempre soddisfacenti e da sprite e ambienti sufficientemente dettagliati. Dall’altro lato siamo poi di fronte a un comparto artistico che, pur essendo generico, riesce comunque a essere piacevole.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, grazie a musiche adatte alle varie occasioni, accompagnate da un doppiaggio sorprendentemente curato.