Uno dei temi più antichi della letteratura è quello della damigella in pericolo, in cui una giovane donna è tenuta prigioniera contro la sua volontà da un malvagio individuo o è intrappolata da una maledizione. L’unica persona in grado di salvare la damigella è una figura eroica altruista, magari un cavaliere in armatura scintillante.
Questo topos è stato ripreso più volte anche nei videogiochi. Basti pensare ad alcuni dei casi più emblematici, come quelli di Super Mario, dove l’idraulico italiano deve salvare la principessa Peach, o The Legend of Zelda, serie nella quale Link ha il compito di liberare la principessa Zelda dalle grinfie di Ganondorf. A questo ricco genere oggi si unisce anche Runnyk.
Runnyk: un vichingo che ha deciso di non combattere… anzi, no!
Runnyk è un vichingo lontano dai classici stereotipi che caratterizzano i guerrieri norreni. Al protagonista del gioco, infatti, non piace combattere e non ha interesse a partecipare ad alcuna battaglia. Questo lo ha isolato e allontanato dai suoi compagni, lasciandolo solo. La vita di Runnyk cambia quando incontra un’anima affine alla sua, con cui trascorrere giornate piene d’amore.
Un giorno, la compagna di Runnyk si ammala gravemente. La maga a cui il protagonista si rivolge gli spiega che solo Odino, il dio della guerra della mitologia norrena, è in grado di guarire la donna. Per poter essere ascoltato da Odino, Runnyk dovrà dimostrare di essere pronto a combattere e recuperare le quattro Rune Magiche.
Queste pietre permetteranno al vichingo di raggiungere le Terre Incontaminate e di incontrare il dio. Runnyk si dice pronto a combattere e a salvare la sua amata a qualsiasi costo. Il suo viaggio ha inizio.
La trama del gioco appare dunque, fin da subito, abbastanza banale e priva di spunti interessanti. Il viaggio dell’eroe per poter salvare la sua amata è, come anticipavamo in precedenza, un classico topos letterario, che qua viene trattato senza alcuna originalità. Anche il linguaggio utilizzato è molto semplice, ma questo può essere un elemento a favore di chi non ha una conoscenza troppo approfondita dell’inglese. Il titolo, infatti, non supporta la lingua italiana.
Oltre a ciò, l’incipit del gioco ci ha lasciati abbastanza perplessi. Runnyk viene presentato come un vichingo diverso dagli altri, talmente diverso da essere stato isolato. Si tratta di una caratteristica interessante, che sarebbe potuta essere approfondita. Invece lightUP lancia il sasso ma ritrae immediatamente la mano, negando la loro stessa premessa: dopo un paio di veloci schermate di dialogo, ecco che il protagonista è chiamato a combattere per la vita della sua amata, e non vede l’ora di farlo. Un capovolgimento di personalità fin troppo rocambolesco.
Combattere per poter salvare la vita della propria amata è un motivo più che valido per il protagonista di imbracciare la propria arma. A non convincere è il modo in cui questo brusco cambiamento viene presentato. Il passaggio poteva essere più approfondito, dando spazio magari al dissidio interiore di un vichingo che ha sempre rifiutato di combattere ma adesso si trova costretto a farlo.
Inoltre, ciò che più colpisce e che non permette di empatizzare con la missione del protagonista è il fatto che, di questa donna amata, non venga nemmeno detto quale sia il suo nome. Nel gioco viene semplicemente chiamata “lei” e “cara”. Runnyk è disposto a tutto per salvarla, è la donna della sua vita, e non pronuncia nemmeno una volta durante tutto il gioco il suo nome? La scelta ci ha lasciato più che sorpresi, restituendoci l’idea di un incipit davvero frettoloso e di una storia troppo approssimativa.
In viaggio alla ricerca delle quattro Rune
Il gioco è un action-RPG in 2D con una classica struttura da metroidvania. Il giocatore può quindi esplorare la mappa interconnessa senza avere un itinerario preciso da seguire durante l’esplorazione e potendo contare, con l’avanzare del gioco, su nuove abilità.
L’unica modalità presente nel gioco è quella principale. Una volta terminata la partita sarà possibile continuare a esplorare la mappa in cerca dei tesori non ancora scoperti. Come anticipato in precedenza, lo scopo del giocatore sarà quello di conquistare le quattro Rune Magiche, così da guadagnarsi l’accesso alle Terre Incontaminate e chiedere a Odino di provvedere alla guarigione dell’amata.
Ottenere le Rune sarà un compito veloce. La durata di Runnyk, infatti, si assesta attorno all’ora di gioco. Questa può essere protratta da alcune problematiche di gameplay che potrebbero costringerti a dover affrontare lo stesso nemico più volte. Alcune situazioni, infatti, creano momenti di grande frustrazione.
L’elemento più fastidioso in assoluto è la mancanza di un sistema di collisioni. Quando i nemici ti avvistano, infatti, corrono verso di te per colpirti. Una volta che il giocatore viene colpito, l’avversario entra dentro lo sprite del protagonista, e non appena cessa la breve parentesi di invulnerabilità dovuta al danno appena subito, ecco che si viene nuovamente colpiti a ripetizione.
In alcune situazioni è possibile spostarsi per risolvere questo problema, anche se i nemici più veloci difficilmente lasciano tempo sia per fuggire che per girarsi e attaccare, quindi si rischia comunque di essere colpiti di nuovo e di reinnescare lo stesso meccanismo. Altre volte, in cui gli spazi erano molto più ridotti, ci siamo però ritrovati a morire più volte di fila sempre a causa di questo motivo. Eccezion fatta per questa spiacevole parentesi, il gameplay risulta ben bilanciato, e le diverse abilità e oggetti sbloccati si integrano bene con i comandi base del gioco.
Combattere contro i nemici farà guadagnare al giocatore punti esperienza che gli permetteranno di salire di livello e migliorare così le proprie statistiche (punti vita, punti magia e forza). Le Rune, in particolare, andranno a costituire le magie che Runnyk potrà utilizzare: ad esempio, utilizzando la Runa dell’Acqua il protagonista potrà non solo proseguire nell’esplorazione della mappa, ma anche congelare i nemici per alcuni istanti. Un aspetto, questo, che restituisce al giocatore un buon senso di progressione e di novità durante la partita.
Per ottenere alcune Rune sarà necessario affrontare un boss. Anche i combattimenti contro questi nemici soffrono della problematica delle collisioni illustrata in precedenza. In particolare, il mostro affrontato per guadagnare la Runa di Ghiaccio è quello che più di ogni altro potrebbe mettere in difficoltà. La grande dimensione di questo nemico, infatti, fa si che quando si viene colpiti non si riesca poi ad allontanarsi da lui prima che cessi la parentesi di invulnerabilità.
Le Rune Magiche e i boss sono legati a un altro aspetto importante del gioco: i riferimenti alla mitologia norrena. Il protagonista vichingo, la richiesta di aiuto a Odino, le Rune stesse sono tutti riferimenti diretti alla cultura nordica. La stessa sacerdotessa a cui Runnyk si rivolge è chiaramente una völva, sacerdotessa e veggente addetta a praticare il Seiðr, un rito legato proprio a Odino e capace di prevedere il futuro, ma anche di dispensare morte, sventura e malattia. Anche il misterioso anziano con una benda sull’occhio che dispenserà consigli a Runnyk durante il suo viaggio ha un esplicito riferimento alla mitologia norrena, che non sveliamo per evitare di fare spoiler.
Tutti questi riferimenti arricchiscono l’esperienza di gioco, ma lasciano comunque una certa insoddisfazione perché potevano essere sfruttati in maniera più completa. Ad esempio i boss affrontati non sembrano riferirsi in alcun modo alla mitologia norrena. L’unico nemico che potrebbe suggerire un collegamento è il lupo posto a guardia della Runa di Ghiaccio, che ricorda vagamente Fenrir, il lupo nato dall’unione tra il dio Loki e la gigantessa Angrboða. Per gli altri, facciamo fatica a trovare riferimenti.
Questo è un peccato. Runnyk è un gioco breve, e vedere tutti i suoi elementi amalgamati da riferimenti precisi e accurati riguardo alla mitologia di riferimento avrebbe dato maggiore solidità e interesse alla storia raccontata.
Un’avventura vichinga su Nintendo Switch, tra alti e bassi
Runnyk è realizzato in pixel grafica. I modelli dei personaggi e delle creature avversarie sono ben realizzati e abbastanza dettagliati. A livello grafico sono, però, soprattutto gli scenari a catturare l’attenzione. La mappa è infatti divisa in tre biomi, ognuno ben caratterizzato rispetto agli altri da elementi e ambientazioni uniche. La differenza tra uno scenario all’altro è evidente, e a beneficiarne è tutta l’esperienza di gioco.
Dal punto di vista sonoro, invece, i commenti non sono altrettanto lodevoli. In generale gli effetti audio sono davvero poco ispirati. Questo vale sia per la colonna sonora, molto anonima e simile in ogni parte della mappa, che per gli effetti di gioco dal suono retrò ma abbastanza banali. Alla fine del gioco, non una sola traccia audio del gioco rimarrà impressa nella memoria del giocatore.
I comandi di gioco risultano estremamente semplici. Oltre ai consueti movimenti impartiti con la levetta sinistra, Runnyk presenta un tasto per saltare, uno per usare la propria arma e uno per utilizzare le magie legate alle Rune. Con il pulsante X, inoltre, si può aprire l’inventario e visualizzare la mappa di gioco.
Proprio la mappa presenta un problema abbastanza insolito per un metroidvania. Aprendo la rappresentazione grafica del mondo di gioco, infatti, vedremo solamente una serie di rettangoli che rappresentano le aree già esplorate. Sulla mappa, quindi, non solo non sono scanditi i diversi ambienti di giochi (sarebbe bastato colorarli in modo diverso, o segnare l’area di ingresso/uscita da un ambiente), ma non sono nemmeno segnati eventuali scrigni trovati ma non ancora aperti o qualsiasi altro elemento di interesse che avete incontrato.
Se, dunque, trovato un oggetto prezioso durante il gioco ma in quel momento non avete ancora le abilità necessarie per prenderlo, dovrete sostanzialmente imparare a memoria qual è la sua locazione, perché la mappa non la indicherà. Ci sembra una scelta abbastanza insensata. A cosa dovrebbe servire una mappa che non aiuta il giocatore a orientarsi?