Reo di non aver fornito l’accesso ai dati dei propri utenti all’FSB
Tra Telegram e il governo russo non corre buon sangue, a confermarlo è la parziale resa effettuata dalla piattaforma di Durov in giugno. La società è stata multata, in quanto sarebbe colpevole di non aver fornito i dati di alcuni utenti all’FSB, servizio di sicurezza russo.
Tornando indietro di qualche mese, in aprile è stato effettuato un attacco alla metropolitana di San Pietroburgo e, secondo i russi, proprio il servizio di messaggistica istantanea, avrebbe favorito un’eventuale comunicazione tra le cellule terroristiche, visto il modulo di protezione che offre.
Le pressioni esercitate dal governo di Putin hanno indotto il fondatore Pavel Durov ad accettare la procedura di registrazione per rientrare nel lato della legalità. Il patron di Telegram, facendo ciò, si è assicurato di non essere espulso dal paese.
Durov però non ha consegnato le chiavi necessarie al governo russo per poter decriptare le conversazioni presenti sui server; proprio per questo una corte di Mosca ha deciso di multare la società per 800.000 rubi pari a circa 11.600 euro.
Il patron ha deciso comunque di fare ricorso contro la sentenza, aprendo un “bando” per trovare un avvocato disposto a difendere la sua posizione. Impresa non facile, visto che in Russia, difendere un non partecipante al governo non giova alla reputazione.
La vicenda potrebbe creare un precedente visto che si tratta di una difesa della privacy dei cittadini, ma molto probabilmente si chiuderà con il pagamento della sanzione.