Un viaggio iniziato nel regno di Khanduras, passato poi per le terre di Ancaria e approdato dopo quasi dieci anni a Tamriel
Si sa che parlando del genere RPG non si può non parlare della Blizzard Entertainment e del suo Diablo, ambientato nell’oscuro regno di Khanduras. Per questa volta, tuttavia, non parleremo del “grande precursore” ma di un altro grande titolo generato successivamente dalla ormai fallita Ascaron: Sacred. Metteremo, inoltre, a confronto il titolo con un altro pezzo da novanta e vale a dire The Elder Scrolls V: Skyrim.
Era il lontano 2004, quando la FX Interactive pubblicò Sacred: la leggenda dell’arma sacra, un action RPG “hack & slash” che sarebbe poi diventato l’erede putativo del precedente titolo della Blizzard.
Il gioco della Ascaron suscitò subito scalpore per il fatto che fosse uno dei primi open world, con una mappa immensa e ricca di segreti, in un periodo in cui la parola open world non aveva il peso mediatico che ha oggi. Il comparto grafico non era eccellente, ma abbastanza competitivo per quegli anni. Tuttavia il gioco, impostato con una visuale isometrica, provocava in alcuni casi seri problemi di spostamento con il personaggio. Il comparto sonoro era molto buono per quanto riguarda le musiche ed i tanti effetti (spade, ululati…), seppur con qualche svarione stilistico.
Una cosa molto interessante del titolo era la diversità tra i vari personaggi giocabili. Erano infatti presenti ben otto eroi: sei nel titolo originale e due nell’espansione Underworld, uscita nel 2005. Essi si differenziavano tra loro per statistiche e abilità, rendendo il titolo ancora più longevo.
La storia del gioco ruota intorno a due eventi principali: il trono appartenente al re, padre del principe Valor, viene usurpato dal viscido barone De Mordrey ; lo stregone Shaddar, in un terribile rito demoniaco, risveglia il Demone di Sakkara, che a sua volta risveglia armate di non morti per tutta Ancaria.
Il nostro compito sarà quello di aiutare il principe Valor a riprendersi il trono ed a fermare il demone con l’aiuto dell’Arma Sacra.
Un ulteriore punto a favore del titolo è la presenza dell’espansione Underworld, come già detto in precedenza, che propone una campagna inedita con un livello di sfida molto più competitivo, ed aggiunge due eroi ai sei presenti nel titolo originale. Possiamo definire Underworld come una sorta di seguito più che un’espansione, in quanto riprende i fatti da dove si erano interrotti, facendoci compiere un viaggio nel mondo dell’aldilà per salvare la principessa Vilya, consorte del principe Valor.
Tutte queste cose fecero di Sacred una perla capace di generare un folto seguito di fan e curiosi, permettendogli di avere ben due capitoli successivi: Sacred 2: Fallen Angel e Sacred 3.
Ma cosa accade se tutto questo viene paragonato ad un titolo del calibro di The Elder Scrolls V: Skyrim?
Sicuramente la prima abissale differenza sta nel comparto grafico: essendo il titolo della Bethesda uscito sei anni più tardi, presenta un motore grafico molto più potente, impreziosito dalle varie mod che rendono possibile l’installazione, tra le altre cose, delle texture in hd.
Skyrim è un action RPG godibile soprattutto in prima persona (tuttavia si può passare comodamente alla terza persona in qualsiasi momento), in cui la scelta del personaggio è ben diversa dal titolo della Ascaron. Innanzitutto è presente un editor di creazione del personaggio molto dettagliato, con la possibilità di scegliere tra tantissime razze differenti, ognuna delle quali va a dare un approccio singolare alla storia. Tuttavia, al contrario di Sacred, nel quale il personaggio ha una classe prestabilita, in questo titolo potremo cambiare approccio in qualsiasi istante, passando dall’utilizzare incantesimi al combattere con l’ascia bipenne o con l’arco dalla lunga distanza e così via.
Come anche Sacred, The Elder Scrolls V è un open world, ma il titolo Bethesda presenta una suddivisione delle regioni ben dettagliata ed un mondo vivo, capace di rendere l’esperienza di gioco immersiva come mai prima (ora addirittura in Realtà Virtuale).
Tra i due titoli vi è una piccolissima somiglianza riguardante la storia: nelle terre di Tamriel, infatti, il re è stato ucciso da Ulfric Manto della Tempesta e Alduin, un drago semi divino, inizia a risvegliare i suoi simili seminando il caos nel mondo.
Come ben sappiamo, negli RPG gli incipit spesso tendono ad essere simili, sta poi al cast di personaggi, alle quest ed alla caratterizzazione degli ambienti riuscire a rendere unico il prodotto.
Sicuramente Skyrim è il prodotto finale di una saga che ha fatto sempre il massimo per migliorarsi e diventare l’emblema del suo genere. I capitoli precedenti, soprattutto Oblivion, hanno sempre generato reazioni più che positive. La stessa colonna sonora di Skyrim è entrata nell’olimpo delle migliori colonne sonore videoludiche (chi è che almeno una volta non ha gridato: “Dovakin! Dovakin!“?). Sacred, invece, non è stato capace di centrare lo stesso successo di Skyrim, in particolare per quanto riguarda i due seguiti.
Probabilmente, il più grande problema di Sacred è stato il fallimento della Ascaron, poiché il passaggio alla Deep Silver ha minato il suo spirito originale, banalizzando lo stile di gioco in favore di altri fattori di minore rilevanza. Bethesda, invece, ha valorizzato, spremendo (fin troppo) il brand fino a farlo diventare un vera vera e propria icona dei videogiochi moderni.
Paragonare i due titoli, però, è complicato giacché le differenze tra i due titoli, seppur simili tra loro, sono molto marcate.
Ecco il trailer di Sacred: la leggenda dell’arma sacra:
Ecco il trailer di The Elder Scrolls V: Skyrim: