Sail Forth è un titolo che si rivolge ai giocatori sempre affamati di giochi marinareschi, che tra un abbordaggio di Sea of Thieves e un canto di Assassin’s Creed IV vogliono ancora salpare, magari all’insegna di qualcosa di più rilassante e meno improntato all’azione. Ed è proprio qui che si inserisce il gioco.
Chiaramente, parliamo di una piccola produzione indie, non paragonabile in alcun modo a questi titoloni più blasonati, ma comunque in grado di offrire un’esperienza a suo modo unica.
La storia di Sail Forth
Sail Forth ci mette nei panni di un marinaio che si risveglia su una vera e propria zattera, per poi mettersi subito in viaggio. Tra le onde, il protagonista si imbatte in un altro lupo di mare, naufragato sul relitto della sua vecchia imbarcazione. I due decidono quindi di viaggiare insieme, essenzialmente verso nuove avventure.
In queste avventure incontreranno altri membri che si uniranno alla ciurma, insieme a persone di ogni tipo – come una sorta di polpo che vende in superficie tramite una tuta antropomorfa – con varie necessità. Sail Forth non si stacca troppo da queste basi e, pur proponendo una piccola dose di mistero avanzando nella trama, risulta comunque un’avventura molto lineare, dove semplicemente si salpa e si incontrano persone.
Questo non risulta però un difetto, visto che il titolo cerca di essere spensierato e rilassato. I dialoghi sono spesso assurdi, i personaggi fanno spesso battute e in generale si respira un’atmosfera molto leggera. Proprio per questo motivo è inspiegabile la scelta di scrivere alcuni dialoghi eccessivamente lunghi, senza che effettivamente stia accadendo nulla di concreto e con personaggi assolutamente secondari.
Il gameplay al centro di tutto
Il gameplay di Sail Forth è semplice e immediato, nonché poco lineare. Semplicemente, si salpa di isola in isola, svolgendo varie attività o recuperando oggetti da portare a vari personaggi, siano essi mercanti o PNG che li richiedono. Spesso capita poi di reperire frammenti di mappa che, una volta riuniti, indicano certe location con vari tesori.
Siamo quindi davanti a una sorta di mondo aperto diviso in aree circoscritte e separate da brevissimi caricamenti, dove sono sparse varie attività da poter completare come si preferisce. Alcune fanno avanzare una storia principale, mentre altre sono semplicemente di contorno. In generale, però, tutto si concentra sulla gestione dell’imbarcazione, senza mai variare in alcun modo le meccaniche di base.
Spostarsi con la nave, per fortuna, è decisamente interessante. Premendo un tasto è possibile aumentare o diminuire la velocità, aprendo le vele in vari modi. Dopo aver aperto le vele al massimo, poi, si prende in considerazione la direzione del vento, rappresentato in basso da un indicatore. Navigando controvento, infatti, si cerca di non far gonfiare le vele spostandole “di taglio”, mentre navigando con il vento a favore si spostano in modo da farle gonfiare. Per fare questo si utilizzano i tasti dorsali e di conseguenza l’operazione è volutamente più immediata di giochi come Sea of Thieves.
La gestione della nave passa poi da vari “modelli”, che possono essere acquistati dai mercanti e ognuno con caratteristiche uniche, come manovrabilità, salute totale, spazio per la ciurma o posizione dei cannoni, inclinati in avanti o verso i lati. La ciurma, peraltro, può essere personalizzata con vari marinai incontrati in giro, ognuno con bonus passivi che migliorano la nave. Abbiamo poi la possibilità di fare personalizzazioni minori, come la colorazione di vele e scafo.
Ma salpare per i mari non è sempre sicuro e a volte ci si imbatte in pirati o roccaforti ed è il momento di far ruggire i cannoni. Questi possono essere utilizzati mirando con uno dei tasti dorsali, che mostra una sorta di cono a indicare la portata del cannone stesso. Semplicemente, poi, si punta un bersaglio a portata e si spara. Anche in questo caso, il tipo di cannoni influenza le prestazioni in combattimento: alcuni sono più veloci, altri sparano colpi a rosa e così via.
I combattimenti di Sail Forth vedono quindi un gameplay simile a quello del già citato Assassin’s Creed IV, dove si sfrutta il sistema di movimento della nave per schivare i colpi e intanto si mira con i cannoni per neutralizzare i nemici. Il tutto, però, risulta alla lunga ripetitivo, per via della poca varietà di imbarcazioni nemiche, unite alla facilità generale del combattimento (data anche dalla facilità con cui prendere la mira ad esempio) e alle poche personalizzazioni della propria imbarcazione.
Di fatto, Sail Forth iniza davvero bene, ma tende a perdersi nel lungo periodo, per via di una curva di difficioltà praticamente inesistente, che rende anche inutili alcune meccaniche. Ad esempio, proseguendo è possibile servirsi di una piccola flotta di navi, che seguono la nostra e combattono al nostro fianco. Per via della facilità generale e dell’IA alleata non troppo sviluppata, però, queste risultano più un impedimento che altro.
Restano quindi le altre attività da svolgere, come la raccolta di oggetti su alcune isole, la pesca e le fotografie da fare a luoghi o personaggi specifici. Completare queste piccole missioni permette spesso di viaggiare nel mondo di gioco, magari incrociando altri punti di interesse e sbloccando qualcosina nel mentre e risulta quindi il modo più divertente di passare il tempo.
In sintesi, Sail Forth è un gioco semplice ma divertente, se giocato senza troppe pretese. Si tratta infatti di un’esperienza non troppo complessa, che alterna combattimenti e varie attività, con un senso di progressione dato dalle personalizzazioni della nave, vera protagonista dell’avventura, anche grazie all’ottimo sistema di personalizzazione e di controllo.
Povero ma colorato
Il comparto grafico di Sail Forth non è troppo elaborato e, anzi, vediamo una virata eccessiva verso il low poly. Gli ambienti sono poveri di dettagli e decisamente spogli, così come le navi e i personaggi e di conseguenza si ha la sensazione di trovarsi in un mondo fin troppo vuoto. Per fortuna, però, troviamo un mare convincente, spesso impreziosito dalla vista di pesci o di riflessi convincenti.
Il comparto artistico sembra poi troppo generico per avere un’identità tutta sua, visto che semplicemente si limita a proporre uno stile cartoonesco.
Infine, il comparto sonoro è buono, con musiche che accompagnano l’azione.