Sviluppato e pubblicato da Ska Studio in sinergia con Devoured Studios, Salt and Sacrifice è un action RPG 2D dark fantasy in salsa soulslike fuso con le meccaniche di un metroidvania. Dopo il successo di Salt and Sanctuary gli sviluppatori saranno riusciti a regalarci una nuova opera degna di essere giocata? Noi abbiamo vissuto la caccia ai maghi su Nintendo Switch (qui il nostro annuncio sulla data di uscita) e questa è la nostra recensione!
Salt and Sacrifice – un mondo spietato
Salt and Sacrifice è ambientato in un mondo cupo e macabro, pieno di creature orrende e invaso da magie oscure e spietate. Non per niente i cattivoni di turno sono i maghi, esseri ormai privi di controllo e ragione, assoggettati al proprio potere e in grado di creare danni inenarrabili oltre a sfornare creature disgustose e letali che dilaniano la terra e i suoi abitanti. In mezzo a questo scenario paradisiaco, ci siamo noi.
Il gioco inizia con la possibilità di realizzare il nostro avatar, un anonimo (gli daremo noi un nome) tizio o tizia che ha commesso un crimine imperdonabile e che per questo è destinato all’esilio e infine all’esecuzione. Ma in Salt and Sacrifice c’è una possibilità per potersi salvare dalla fine: diventare un Inquisitore. Cosa significa? Significa sacrificare se stessi per diventare potenzialmente immortali votando però la propria esistenza a un unico scopo: cacciare i maghi.
Esatto, gli Inquisitori hanno come unico scopo quello di dare la caccia ai maghi, inseguirli, braccarli e infine eliminarli. Una sorta di missione per purificare il mondo dalla loro malevola presenza. Per farlo, non saremo soli, ovviamente, nell’hub di gioco troveremo altri nostri “simili” ma dobbiamo ammettere che la trama in sé non stupisce per approfondimento. L’intreccio stesso è un contorno, una mera giustificazione per gettarci in azione.
Non aspettarti neanche una lore approfondita o ben raccontata, in Salt and Sacrifice il grosso della narrazione lo fa l’atmosfera stessa del titolo tra ambientazioni e nemici. E tutto sommato funziona anche discretamente bene, d’altronde Salt and Sacrifice punta tutto sul gameplay che, almeno su carta, si propone come un incontro tra Dark Souls e Monster Hunter ma compressi in un mondo 2D e con meccaniche da metroidvania.
Muori, muori e ancora… muori
Come anticipato, Salt and Sacrifice è un action RPG 2D con ambientazione dark fantasy, uno schema di fondo da metroidvania e un’anima da soulslike seppur con boss in stile Monster Hunter. Ma procediamo con ordine. Prima di tutto, il titolo esordisce facendoci creare il nostro avatar. Oltre l’aspetto estetico, quello che conta di più è la classe e il crimine. La prima è abbastanza standard anche se decisamente varia: dal chierico, al guerriero, al ladro. Non manca praticamente niente. Ogni classe ha i suoi pro e contro, le sue armi specializzate, delle mosse e abilità uniche e così via.
Poi abbiamo i crimini. Ossia: cosa ha commesso il nostro protagonista per meritarsi la pena di morte. Anche qui, la scelta è abbastanza ampia e va a intaccare abilità e piccoli extra che ci faranno compagnia durante il titolo. Sono dei veri e propri bonus la cui combinazione con la classe non deve essere presa troppo alla leggera. Salt and Sacrifice, infatti, non è un titolo che perdona. Tutt’altro.
Creato l’avatar, entriamo subito nel vivo dell’azione con un tutorial non molto esaustivo ma che ci fa capire subito che la vita a Salt and Sacrifice non sarà una passeggiata e che ci toccherà subito abituarci a parare e schivare. E lo diciamo subito: la schivata è legnosa. Il titolo è un vero e proprio soulslike e questo si traduce in una difficoltà elevata con nemici anche minion di basso conto che possono metterci alle strette.
Non solo, in Salt and Sacrifice quasi tutti i nemici sono in grado di scaraventarci letteralmente in aria facendoci svolazzare per l’area di gioco, atterrandoci e rendendoci fin troppo vulnerabili. Per difenderci e sopravvivere, dovremo padroneggiare le meccaniche di crafting del titolo che ricordano, neanche troppo velatamente, quelle di Monster Hunter. Peccato che i materiali utili a migliorare il nostro equipaggiamento siano in possesso dei maghi e dei loro cloni (copie che appariranno successivamente alla loro eliminazione).
Ogni mago che, ricordiamo, sono il nostro obiettivo principale, è specializzato in un tipo di magia e fornirà un tipo di materiale. Inoltre, cacciare i maghi, come potrai immaginare, non è semplice. Volendo sintetizzare all’osso la modalità ludica di Salt and Sacrifice potremo dire che è composto da: esplorazione, localizzazione del mago, inseguimento del mago e boss fight con eliminazione del mago. Sì, tutto incentrato sul mago.
Sì, le boss fight sono al limite della frustrazione ma quello che abbiamo trovato ancora più difficile sono gli inseguimenti. Inseguire un mago significa scontrarsi con i nemici già presenti nell’area di gioco che potrebbero però anche diventare nostri involontari alleati. Il problema è il caos a schermo unito a un quantitativo di minion spesso esagerato e ingiusto. E sappiamo tutti cosa significa in un soulslike dover affrontare più nemici insieme, no? Ecco, in un piano 2D le cose si complicano ancora di più.
Inoltre, come ogni soulslike che si rispetti, anche qui l’esperienza (il sale) verrà persa in caso di morte e dovremo tornare al punto in cui siamo stati abbattuti per poterla recuperare. Non mancano i totem che fungono da falò e un enorme schema a ragnatela in cui investire i nostri sforzi e potenziare il nostro eroe. Ma, come detto, Salt and Sacrifice è un titolo che può risultare estremamente punitivo nelle sue meccaniche oltre che stancante.
Ad alcune azioni legnose come la già citata schivata e il sovrannumero di nemici, bisogna segnalare una gestione dei checkpoint non sempre logica con alcuni troppo lontani e altri inspiegabilmente vicini. La gestione stessa dei materiali per l’equipaggiamento ci vedrà ad affrontare più e più volte gli stessi maghi sperando nei drop a noi necessari.
Insieme è più divertente
A mitigare la frustrazione e la ripetitività tipica del genere, qui percepita in modo maggiore a causa di una ciclicità dell’azione di inseguimento e caccia ai maghi, c’è la possibilità di cooperare online o in locale con un amico. Qui la difficoltà cala un pochino e il divertimento si moltiplica premiando entrambi i partecipanti e permettendo anche un’esplorazione più libera. Una meccanica ben implementata e che migliora l’esperienza generale del titolo.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Salt and Sacrifice non è affatto male riuscendo a offrire un impatto tetro, cupo e macabro molto efficace. L’inizio non è dei migliori ma pian piano gli orrori diventano più originali, le creature sorprendono e gli scontri pirotecnici coi maghi esaltano. Almeno visivamente. Sul piano ludico, dovrai allenarti non poco per capire cosa è solo scenico e cosa invece può farti realmente male (tanto male).
La struttura dei livelli non dispiace, seppur classico, l’anima da metroidvania emerge chiedendoci di rivivere alcune sezioni con nuovi strumenti (come il rampino) per raggiungere zone inediti con tesori e nuovi nemici. L’esplorazione, quindi, ne giova molto. E se te lo stai chiedendo, no, Salt and Sacrifice non è un open world ma un open map con aree aperte a cui puoi accedere dall’hub principale.
Il sonoro non dispiace ma sorprende meno con tracce un po’ anonime. Buoni gli effetti sonori. Apprezzata invece la presenza dei sottotitoli in lingua italiana che aiutano non poco nel giostrarsi tra le interfacce di gioco. Infine, il titolo si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo anche se la versione portatile, forte della sua stessa natura, presenta qualche problema con la dimensione del testo e delle interfacce stesse.
Sì, puoi ingrandire manualmente ma alcune di queste come quella delle abilità, viene ingrandita troppo uscendo dallo schermo e diventando illegibile. Insomma, la conversione non è perfetta e richiede un po’ di cambiamenti per ritrovare le giuste dimensioni.