Da anni ormai SEGA ci ripropone i propri classici nella collana Ages, consentendoci di giocare sulle console moderne grandi titoli del passato, talvolta nati come coin-op per sale giochi.
Man mano che la serie si dipana su Nintendo Switch, ci troviamo ad avere a che fare con titoli meno conosciuti e famosi rispetto ai vari Sonic o Virtua Racer; tuttavia si tratta comunque di pietre miliari della casa giapponese ancora oggi godibili, come nel caso di G-LOC Air Battle.
Il nome del gioco si riferisce ad un fenomeno reale, ovvero la “Perdita di Conoscenza indotta dalla forza G” (in inglese G-force induced Loss of Consciusness, da cui l’acronimo) che può colpire i piloti di caccia quando vengono sottoposti ad un’accelerazione intensa.
Al di là del titolo, ciò che rende interessante questa uscita della serie Ages è il fatto che il titolo in questione non ha mai ricevuto un porting della versione arcade, diventando un vero e proprio cruccio per tutti gli appassionati. Ha avuto delle versioni per Game Gear, Master System e Mega Drive, ma tutte differenti dal cabinato originale e comunque ormai distanti nel tempo. Almeno fino a questa versione per Switch.
Siamo naturalmente lontani dai feedback del famoso R360, cabinato costituito da una sfera che poteva ruotare liberamente seguendo le evoluzioni del caccia a schermo; tuttavia abbiamo la possibilità di goderci un’esperienza più simile possibile all’originale, comodamente a casa. Che non è male.
G-Loc Air Battle, come After Burner
Nonostante il nome diverso, basta avviare G-LOC per rendersi conto che siamo in presenza di un appartenente alla serie After Burner. A differenza della serie di grande successo, in questo caso l’azione non è in terza persona ma ci troviamo nel cockpit di quello che sembra un F-14 Tomcat, l’aereo di Maverick in Top Gun per intenderci. Occasionalmente, la telecamera si sposterà dietro il caccia quando saremo inseguiti da un altro velivolo, per aiutarci nella manovra di disingaggio.
G-LOC è un susseguirsi di brevi missioni, molte delle quali consistono nel distruggere un certo numero di unità nemiche; a seconda della missione potranno essere altri aerei oppure navi in acqua o ancora vari tipi di installazioni nemiche.
A comandare il tutto un costante cowntdown, elemento comune a molti titoli dell’epoca, per cui completare la missione aumenta il tempo residuo per il giocatore. Una volta finito il tempo, il game over è inevitabile e bisogna ricominciare daccapo con un nuovo gettone.
Si tratta dell’unica limitazione imposta dal gioco, dal momento che abbiamo vite infinite e un misuratore del danno, per cui alcuni attacchi non distruggeranno l’aereo al primo colpo. Il respawn dell’aereo funge tuttavia da penalità, rubandoci secondi preziosi che potrebbero fare la differenza.
Il controller, come nell’arcade originale, comanda i movimenti dell’aereo offrendoci allo stesso tempo il massimo controllo sul reticolo di mira del caccia. L’ F-14 è dotato di mitragliatore Vulcan con munizioni infinite, mentre i missili, da sparare solo una volta fatto il lock del nemico, sono disponibili in quantità limitatae vengono ricaricati a fine di ogni missione.
Le unità nemiche si limitano a volare davanti al nostro aereo, per cui abbatterle è semplicissimo sia con i missili che con il mitragliatore; stessa cosa vale per i bersagli navali e gli edifici.
Quindi potremo inanellare facilmente missioni su missioni, tutte simili tra loro. Il gameplay di G-LOC Air Battle può quindi sembrare ripetitivo, ma all’epoca era abbastanza normale.
In più, essendo un titolo per sala giochi non è stato progettato per essere giocato per periodi lunghi, ma piuttosto come un qualcosa di diverso dalla massa, che convincesse i giocatori a spendere qualche gettone per un po’ di azione mordi e fuggi.
Questo aspetto rimane nella versione per Switch, che dà il massimo se giocata in breve sessioni. Tenendo bene a mente questo fattore, il gioco riesce ancora ad essere adrenalinico per la durata di una partita singola, a meno che tu non sia uno di quei giocatori sempre a caccia di high score.
Anche in questo capitolo di SEGA Ages sono infatti inserite le classifiche mondiali online, una mossa intelligente che garantisce ad ogni titolo una discreta rigiocabilità.
Da un punto di vista visivo, tenuto conto che parliamo di un titolo del 1990, G-LOC cattura di più l’occhio rispetto al predecessore After Burner; gli scenari sono più dettagliati e nitidi e appaiono posizionati molto più in basso rispetto al nostro aereo, dando al volo una sensazione un po’ più realistica.
Il ritmo complessivo del gioco è più lento che non in After Burner, lo si nota principalmente nelle missioni in cui sorvoliamo dei canyon o dobbiamo colpire le navi volando su un fiume. A qualche giocatore mancherà quindi la sensazione di frenesia e velocità tipiche di altri giochi e se questa mancanza veniva mascherata dalle particolari caratteristiche dell’R360, che permetteva di compiere vere e proprie evoluzioni comodamente seduti, in questa versione non è possibile ovviare in alcun modo. Con il risultato che il gioco perde in brillantezza.
Come negli altri titoli della collana SEGA Ages, M2 aggiunge una versione alternativa chiamata Ages Mode. In questa modalità, il giocatore ha un lock sul nemico più veloce rispetto alla versione arcade e più missili a disposizione.
Le missioni si susseguono allo stesso modo della partita originale, ma abbiamo un solo credito a disposizione.
Purtroppo è l’unica possibilità in termini di gameplay extra, non c’è altro.
I fan della serie Agesb ritroveranno tutte le opzioni principali, come la possibilità di giocare con la versione giapponese o internazionale, che hanno alcune piccole differenze, e ci sono numerose opzioni audiovisive atte a fornire al giocatore un’esperienza quanto più personalizzata possibile.
Infine, anche se l’esperienza di gioco è piacevole e senza grossi problemi, si ha la sensazione che potesse essere fatto qualcosa di più per avvicinare il gioco ai gusti più moderni.
Si tratta in ogni caso di una delle uscite più importanti, dal momento che il titolo di Yu Suzuki testimonia quello che SEGA Ages dovrebbe essere per gli appassionati: la riproposizione di un gioco che è stato dimenticato nel passato, da riscoprire su una console moderna, con tutte le agevolazioni delle piattaforme attuali.