Senza girarci troppo attorno, dopo il clamoroso successo di Hellblade: Senua’s Sacrifice, l’annuncio di Senua’s Saga: Hellblade 2, lo ha fatto balzare immediatamente in cima, o quasi, alla lista dei giochi più desiderati. L’attesa è stata lunga, quasi estenuante, con notizie che purtroppo sono sempre state scarse e mai esaustive per la curiosità del giocatore, ma la fiducia verso Ninja Theory non è mai venuta meno. Il tempo trascorso da quei Game Awards del 2019 è stato parecchio, ingolosendo il giocatore sempre di più. Ma non sempre la troppa attesa è giustificata, e dopo aver avuto la possibilità di giocare e completare Hellblade 2, ho deciso di non recensirlo a caldo, ma attendere un po’, metabolizzare il tutto e proporlo al giocatore proprio come farebbero le voci nella testa di Senua, perché questo titolo è molto contraddittorio.
Senuas’ Saga: Hellblade 2, dov’eravamo rimasti?
Gli eventi di questo seguito, prendono vita subito dopo quelli raccontati nel primo capitolo. Senza fare nessuno spoiler per rispetto di chi non ha giocato il predecessore, Senua capisce che per fermare il male che stritola la sua gente, deve combattere contro un clan di schiavisti, gente senza scrupoli che rapisce i più deboli per offrirli in sacrificio. Ovviamente il suo viaggio non sarà lineare, e da lì a breve l’obbiettivo cambierà quasi radicalmente.
Onestamente il primo capitolo mi sembrava abbastanza autoconclusivo e soprattutto ben riuscito come finale, quindi la mia curiosità su come questi eventi avrebbero preso forma era altissima. La prima differenza con il primo viaggio di Senua è che in Hellblade 2 saremo meno soli, infatti avremo spesso una “spalla” a camminare al nostro fianco, trucco utilizzato per raccontare meglio la storia del gioco e far conoscere i co-protagonisti, anche se a conti fatti questo è un titolo molto esagerato.
La storia è sempre cruda, contorta e dalle sfumature horror, ma l’impressione è che questo seguito, nel raccontare le vicende di Senua, non sia riuscito a raggiungere le vette del primo capitolo. Soprattutto nelle fasi conclusive, finale incluso, Hellblade 2 non regge il confronto. Bada bene, non stiamo minimamente insinuando che sia una brutta storia, ma sembra essere molto nascosta con la “scusa” delle allucinazioni di Senua. Purtroppo è impossibile spiegarlo senza fare spoiler, e per questo ci fermiamo qui.
L’utilizzo dei personaggi che conosceremo durante il breve viaggio (circa 7 ore per completare la storia), non è stato profondo, con gli stessi che non lasciano un grande segno, eccezione fatta per uno soltanto. Tutti però riusciranno a catturare l’attenzione del giocatore, e molto del merito è da attribuire alle espressione facciali degli stessi, ottenute dall’utilizzo estremo dell’Unreal Engine 5.
Esprimendo un pensiero riassuntivo sulla trama come farebbero le voci di Senua, “bella questa trama cupa, intensa e scarsamente realizzata, dove i comprimari non hanno il peso che dovrebbero, però Senua è la solita certezza, ma sta molto sotto al primo, anche se ricorderemo per molto tempo questo viaggio“. Si, frasi molto contraddittorie che però esprimono in maniera accurata quello che, a mente fredda, sto ancora pensando di questo gioco.
Gameplay, funzionale ma che non porta nessuna innovazione, anzi…
Forse la parte che mi ha scottato di più in Hellblade 2 è stato proprio il gameplay. Che questo seguito avesse la spina dorsale del primo capitolo lo potevamo immaginare, ma che fosse identico davvero no, anzi, addirittura con qualcosa in meno nel combattimento.
Il loop di gameplay si divide in esplorazione/walking simulator, combattimenti sempre viscerali e coinvolgenti, e puzzle da risolvere. Il tutto funziona, proprio come il primo capitolo, ma lì funzionava meglio, dove tutto sembrava essere costruito in maniera perfetta. Parlando delle sezioni esplorative, le mappe sono davvero evocative, visivamente stupende, e davvero molto poco dettagliate, nel senso che la maggior parte del tempo la trascorreremo in aree all’aperto, volutamente aspre e desolate, povere di dettagli come invece accadeva nelle aree di Senua’s Sacrifice. Anche il senso di star seguendo sempre dei binari è molto più forte che nel primo capitolo.
La parte esplorativa presenta ancora gli enigmi da risolvere allineando oggetti ambientali per scovare delle rune, e in più si è aggiunta una specie di manipolazione del terreno. Concentrandoci su delle sfere in giro per la mappa, potremo far comparire o scomparire delle sezioni di ambiente, per liberare o creare dei nuovi passaggi. Onestamente, sin nella prima run, nessuno di questi enigmi è riuscito a impegnarci, risultando davvero semplici, quasi guidati, come se non volessero ostacolare il giocatore. Quello che mi è mancato è proprio il piacere di risolvere un enigma, mentre qui gli stessi son sembrati messi lì per allungare il brodo.
Hellblade 2: combat system
Il sistema di combattimento è pressocché identico al primo capitolo, e questo, pur considerando la bontà dello stesso, non è proprio un merito, soprattutto considerando che quello di Hellblade 2 ha subito anche un downgrade. Iniziamo con il dire che le combo sono di meno e soprattutto meno efficaci, quasi inutili, perché alla fine basterà alternare l’attacco debole a quello pesante. Inoltre qui è stato rimosso il colpo melee, il calcio che Senua utilizzava nel primo capitolo per prendere le distanze dal nemico, soprattutto quando era circondata da più avversari.
Bene (o male), in questo seguito questo attacco non serve, perché non affronteremo mai più nemici in contemporanea, o meglio, le situazioni ci vedranno lottare in inferiorità numerica, ma i combattimenti saranno sempre uno contro uno. Già, una scelta che facciamo fatica a comprendere. Come manovre difensive sono rimaste la parata e la schivata, da utilizzare al meglio a seconda della situazione, perché alcuni colpi dei nemici saranno parabili e schivabili, altri se parati danneggeranno la postura di Senua rendendola vulnerabile, mentre altri se non schivati ci infliggeranno comunque danni. Ritorna dal primo capitolo anche lo specchio, accessorio che ci permetterà di rallentare il tempo consumando una carica di concentrazione.
A questo dobbiamo anche aggiungere la poca varietà di nemici e le animazioni identiche quando gli stessi sono in gruppo. Ci è capitato più volte di vedere la stessa animazione situazionale, nello specifico Senua sconfigge il nemico con lo scudo, arriva quello con l’ascia che la colpisce al volto, e questo si ripete ogni volta che i due nemici sono in coppia. Vista la ridondanza di nemici, ci aspettavamo che almeno le animazioni dei combattimenti e delle finisher fossero più varie, ma non è stato così. Bisogna però sottolineare che da quanto Hellblade 2 riesce a coinvolgerti, a volte viene voglia di gridare insieme a Senua quando si affondano i colpi per scaricare la tensione, e questo riescono a farlo pochissimi titoli.
Altra nota dolente, purtroppo nessuna fight è stata degna di nota come costruzione o narrazione, e anche nei combattimenti la sensazione che il gioco non voglia punirti (parliamo di difficoltà normale) è grande. Le poche volte che siamo finiti per terra in fin di vita, Senua schivava inesorabilmente il colpo fatale per rimettersi in piedi e continuare la lotta.
Anche se sappiamo che queste erano le intenzioni di Ninja Theory per Hellblade 2, purtroppo non c’è molto altro da dire come gameplay, se non che assieme ai totem è stato aggiunto un altro collezionabile da trovare, questa volta scovando dei volti mimetizzati nell’ambiente. Concentrandoci su di essi si aprirà un a strada nascosta che ci porterà al collezionabile.
I giochi mentali di Senua
Quello che era stato il punto forte del primo capitolo, ritorna anche in questo Hellblade 2, ovvero la psiche di Senua, la quale le gioca diversi scherzi, la confonde, la incita, la esalta, la demoralizza, la sostiene e l’abbandona senza sosta, il tutto tramite le voci, ormai fidate compagne di viaggio della guerriera e allucinazioni visive e uditive. Anche qui ci troviamo a fare un paragone con il primo capitolo, perché in questo caso, questi “giochi mentali” sono stati gestiti meglio in passato, con Hellblade 2 che non riesce a raggiungere e a dare al giocatore quelle sensazioni disturbanti del primo capitolo. Bisogna specificare che, nel caso di questo seguito, tanto fa anche il fatto di aver già vissuto questo tipo di esperienza con il primo capitolo, quindi Hellblade 2 non gode del fattore sorpresa.
Nel primo capitolo eravamo rimasti colpiti e terrorizzati da diverse situazioni, come l’essere inseguiti da una creatura maligna, che poi altro non era che la nostra mente, impauriti dal rimanere nel buio, perché anche qui qualche entità malvagia era in agguato e via dicendo. Purtroppo tutto questo in Hellblade 2 viene esaltato meno, ed è un vero peccato.
D’altro canto però Hellblade 2 riesce a coinvolgere come pochi altri giochi fanno, non facendoti semplicemente giocare, ma essere parte del viaggio. Sentirai il dolore, la paura, le fatiche e i dubbi di Senua, li farai tuoi. Tu accompagnerai queste emozioni nel viaggio e loro accompagneranno te.
Tecnicamente un bel compromesso
Tutti siamo rimasti estasiati dalla grafica del volto di Senua, e dobbiamo dire che anche in game, Hellblade 2 offre quel livello di qualità, e forte di questa potenza presenta anche una modalità foto davvero profonda e completa, forse anche con troppe opzioni. Ma quanto costa quella qualità visiva e delle animazioni? Beh, davvero molto, a iniziare dalle barre nere sempre presenti su schermo. Si, a quest’ultime prima o poi ci si abitua, però l’impatto iniziale non è davvero piacevole, perché vanno a “mangiarsi” un terzo dello schermo.
Anche il livello grafico degli ambienti è davvero alto, e molte volte siamo rimasti a bocca aperta, attivando sempre la modalità foto per catturare quegli scorci, ma anche qui c’è il compromesso. Le zone che andremo a esplorare saranno quasi sempre all’aperto, con pochi elementi a fare da dettagli. Anche i pochi accampamenti visitati non sono sembrati allo stesso livello grafico del resto di Hellblade 2.
Le animazioni dei combattimenti sono fantastiche: si vedono le ferite in tempo reale e la pioggia lavare il sangue dalle stesse, ma anche qui il prezzo da pagare è stato alto. Hellblade 2 durante i combattimenti presenta pochissime animazioni e che tendono a ripetersi come già detto prima. Inoltre, quando staremo affrontando i nemici, l’ambiente intorno sarà sempre coperto da qualche foschia, evento atmosferico o altro, catapultandoci sempre in quella che a tutti gli effetti sembrerà un’arena scura, sfocata. Certo, volendo trovare analogismi con Hellblade 2, questa arena potrebbe essere la mente di Senua, ma non crediamo sia così. Le voci di Senua direbbero “grandissima grafica, ma poca grafica”.
Dove Hellblade 2 tocca livelli altissimi è nel comparto sonoro, sia esso nel doppiaggio, negli effetti ambientali o nella colonna sonora. Le voci che avremo sempre in testa sapranno trasmettere l’emozione del momento, il doppiaggio di Senua e degli altri personaggi è formidabile, e alcune colonne sonore, soprattutto quei tamburi nei durante i combattimenti, faranno rizzare i peli del giocatore, galvanizzandolo e trascinandolo nella foga dello stesso. Durante le sessioni di gioco su Hellblade 2 non nego di aver menato due schiaffi alle cuffie per colpa del suono degli insetti nel gioco.