Shadow of the Colossus è sicuramente un capolavoro: da molti definito come l’opera magna di Fumito Ueda e Team Ico, il gioco è riuscito a conquistare il cuore degli appassionati durante l’ormai lontana sesta generazione videoudica.
Ai tempi, l’avventura di Wander fece capire agli amanti del medium cosa fosse possibile creare grazie al connubio fantasia e informatica: il risultato è stato un titolo che riesce a farti sentire così piccolo in un mondo popolato da creature mastodontiche. Riuscire nell’impresa non è da tutti, specialmente se teniamo conto dei limiti tecnici di PlayStation 2. Se vuoi approfondire questa perla d’altri tempi, ne abbiamo discusso in separata sede.
Shadow of the Colossus ha ottenuto un remake nel 2018 sviluppato da Bluepoint, che ha apportato maggiore dettaglio grafico al gameplay calzante, seppur a tratti legnoso, dell’opera originale. Questo sottolinea l’importanza del titolo, poiché non tutti i videogiochi possono godere di un rifacimento, ma solo i più significativi.
La peculiarità che differenzia SOTC da altri titoli è la struttura degli scontri con i Colossi, il punto focale del gioco: in questo articolo andremo a stilare una classifica di tutti i Colossi, dal peggiore al migliore, valutando ogni boss secondo due criteri, ovvero quello estetico ed il gameplay della battaglia. Non perdiamoci in chiacchiere ulteriori e andiamo a scoprire le posizioni di ogni creatura.
Attenzione: il contenuto di questo articolo contiene spoiler di trama e gameplay di Shadow of the Colossus
Shadow of the Colossus, una classifica dei colossi
16. Celosia (Undicesimo Colosso)
Nella posizione più bassa della graduatoria troviamo Celosia, uno dei Colossi meno imponenti del gioco.
Sebbene sfiguri nell’aspetto se messo a confronto con altri boss del titolo, è nel gameplay che troviamo il punto più sfavorevole di questa creatura: se da una parte è divertente trovare la soluzione per scalfire la sua corazza, i problemi cominciano nella fase di danno, dove il Colosso (lecitamente) inizierà a dimenarsi per sbilanciare Wander, finendo per ridurre ai minimi termini la finestra d’attacco e arrecando non poca frustrazione.
Inoltre, nel caso Celosia caricasse il giocatore, quest’ultimo dovrà passare svariati secondi a terra, spezzando i ritmi di gioco e riducendo il tutto ad uno spamming di tasti per riuscire a risollevarsi il più velocemente possibile.
15. Quadratus (Secondo Colosso)
Quadratus è il primo boss quadrupede che incontriamo in Shadow of the Colossus: faremo la conoscenza di questo toro mastodontico già nelle fasi tutorial del gioco, ma fin da subito si evince il design davvero sottotono, il che qualifica il suo aspetto come il meno incisivo della prima trance di Colossi.
In termini di gameplay si tratta di uno scontro molto semplice, seppur leggermente più ingegnoso di quello del primo Colosso: basterà soltanto colpirgli uno zoccolo per riuscire a scalarlo ed arrivare ai suoi punti critici per portare a termine lo scontro. Nulla di eccessivamente epico.
14. Phaedra (Quarto Colosso)
Il Colosso equino è sicuramente ispirato esteticamente, grazie agli arti spuntati che lo contraddistinguono dagli altri suoi simili. Purtroppo, è durante lo scontro che questo boss mostra le sue lacune: aspettare che Phaedra raggiunga Wander nei cunicoli risulta poco avvincente, se poi a questo sommiamo l’attesa dell’accovacciarsi della bestia per salirgli sul groppone, si evince che la battaglia non è altro che attendere che Phaedra sfoggi la sua mancanza d’arguzia. Per sconfiggere questo Colosso non bisogna fare altro che aspettare per tutta la durata dello scontro.
13. Barba (Sesto Colosso)
Il gigante barbuto, nonostante non si differenzi molto da alcuni Colossi bipedi che sconfiggeremo, ha una miglior caratterizzazione grazie alla lunga barba che sporge dal suo viso.
I peli facciali di Barba saranno determinanti per l’esito positivo del combattimento: qualora riuscissimo a scalarli, potremmo arrivare ai punti deboli del Colosso altrimenti irraggiungibili.
Il procedimento per aggrapparsi alla barba però è alquanto rivedibile: non bisognerà fare altro che attraversare tutta l’arena per raggiungere un punto cieco che obbligherà Barba ad abbassarsi.
L’unica cosa che può rimanere impressa nella mente del giocatore, è la morale dello scontro: spesso, l’astuzia batte la forza bruta.
12. Cenobia (Quattordicesimo Colosso)
Cenobia, esteticamente molto simile a Celosia, è il secondo Colosso di piccola taglia che incrociamo sulla nostra strada: l’aspetto estetico è sicuramente più ispirato rispetto all’altro suo simile, e la bellezza della location dello scontro valorizza al meglio la battaglia.
L’ambiente stesso sarà parte integrante dello scontro, poiché per sconfiggerlo dovremo necessariamente spingere Cenobia a colpire tutte le colonne della città in rovina. Nonostante la bossfight parta con le migliori intenzioni, far crollare tutte le colonne potrebbe stuccare il giocatore, specialmente nel caso il colosso incappasse in qualche bug che non gli permetta di colpire il colonnato.
11. Basaran (Nono Colosso)
Basaran è uno dei Colossi più imponenti di tutta l’opera targata Fumito Ueda: il gigante a forma di tartaruga riesce ad incutere terrore nel giocatore non solo per il suo aspetto tanto affascinante quanto inquietante, ma anche grazie alla locazione del mostro, situata in una grotta che si affaccia su di un campo di geyser.
L’atmosfera sinistra però sarà dalla nostra parte: per sconfiggere Basaran, sarà necessario portarlo su di un geyser, cosicché il getto d’acqua riesca a sollevare la tartaruga. Starà a noi, con il nostro arco, riuscire a far capovolgere il colosso. Nonostante la soluzione sia una delle più intriganti dell’intero gioco, riuscire a far cadere Basaran in trappola non è appagante, complice l’intelligenza artificiale che rischierà di mandare a monte i piani del giocatore. Inoltre, il boss cercherà di colpirci dalla lunga distanza tramite dei proiettili emessi dalle sue fauci, lasciando il giocatore in preda alla frustrazione.
10. Argus (Quindicesimo Colosso)
Esteticamente, Argus non riesce a distinguersi dalla maggior parte dei Colossi bipedi. Ciononostante, è uno dei boss più grandi del gioco, e questo gli dona maggior fascino, pur restando omologato a sembianze di Colossi come Barba e Valus. Purtroppo, essendo posizionato nelle battute finali del gioco, dopo aver visto delle creature elementali e dalle forme più ispirate, Argus fa storcere il naso.
Lo scontro con questo gigante sarà determinato dall’interazione ambientale: dovremo servirci dei suoi colpi localizzati su precise parti dell’arena per riuscire a salire sempre più in alto e saltargli sulla testa. Insomma, lo scontro non offre nulla di originale, ma in compenso la locazione della battaglia è una delle più spettacolari del gioco.
9. Valus (Primo Colosso)
Nonostante il suo aspetto basilare, Valus riesce a fornire un primo impatto straordinario, e racchiude alla perfezione l’essenza del titolo.
Questo è infatti soltanto il primo Colosso che incontreremo, ma è stato valorizzato a regola d’arte, grazie ad una stazza abbastanza importante e al suo aspetto che rispecchia appieno i canoni stilistici dell’opera.
Purtroppo il suo combattimento è davvero troppo semplice: essendo un tutorial, la sua sconfitta non richiede una soluzione troppo ricercata, ed inoltre il gioco ci suggerisce come procedere. Ciononostante, è un ottimo assaggio di gameplay e game design.
8. Hydrus (Settimo Colosso)
Uno dei colossi più aggressivi è sicuramente Hydrus: questo è il primo boss acquatico del gioco, ed è a forma di anguilla. Oltre al suo design sviluppato in lunghezza piuttosto che in altezza, la caratteristica che lo differenzia da altri Colossi sprovvisti di zampe è da ricercare nei tre giganteschi picchi elettrici collocati sul dorso della creatura.
Per riuscire a salirgli in groppa, bisognerà attirare la sua attenzione: dopo aver schivato le scariche elettriche, basterà aggrapparsi alla coda per iniziare la scarpinata fino alla testa di Hydrus. Una vera e propria lotta di resistenza, considerando che l’animale tenterà di farci cadere immergendosi furiosamente in acqua. Si tratta di uno scontro davvero avvincente.
7. Dirge (Decimo Colosso)
Il design di Dirge è quello di un serpente della sabbia, ed il suo aspetto è estremamente convincente: oltre ad essere costituito dal lapalissiano manto peloso utile per scalarlo in fase di danno, il suo corpo è contornato da accattivanti scaglie ossee che marcano il carattere aggressivo di questo Colosso.
Dirge cercherà di coglierci di sorpresa, restando nascosto nella sabbia e pronto ad attaccare Wander quando meno se l’aspetta: per vincere lo scontro, dovremmo scagliare le frecce negli occhi della bestia mentre siamo in sella ad Agro, in modo che il serpente sbatta su una roccia e rimanga stordito giusto il tempo per colpire il suo punto critico.
Nel caso Dirge riuscisse a colpirci, ci sottrarrà una grande quantità di salute: questo lo rende uno dei colossi più pericolosi dell’intero gioco.
6. Malus (Sedicesimo Colosso)
L’ultimo Colosso del gioco è quello più imponente ed alto di tutti: Malus ha una forma umanoide, e l’enorme muraglia di pietra che lo circonda è parte integrante della sua armatura. Forse non è il boss più bello di Shadow of the Colossus, ma riesce nell’intento di trasmettere epicità.
Ciò che rende Malus affascinante, è il lato romantico dello scontro: Wander ha attraversato un coraggioso viaggio per giungere dinanzi al suo ostacolo finale, e per farlo ha dovuto dare l’addio al suo compagno di mille avventure. Le condizioni meteorologiche, che sono state soleggiate per tutta la caccia ai Colossi, ora sono burrascose e scure. La tensione è palpabile, mentre Wander impugna la spada per l’ultima volta, in attesa che il suo destino, qualunque esso sia, si compia.
La bossfight è suddivisa in una fase iniziale prevalentemente platforming, dove dovremmo avvicinarci a Malus tramite le trincee sotterranee ed evitare i suoi colpi magici. Dopodiché, bisognerà scalare la sua corazza per giungere alla testa e finalmente sconfiggerlo. Nonostante la creatività di Ueda ci abbia fornito battaglie migliori, si tratta tutto sommato di una degna chiusura.
5. Kuromori (Ottavo Colosso)
Quello di Kuromori è l’aspetto più unico che possiamo trovare in Shadow of the Colossus: se la maggior parte dei Colossi condividono i tratti somatici o la struttura corporea, Kuromori è l’unico boss a forma di lucertola dell’opera.
Semplice ma accattivante, il nostro lucertolone si trova rinchiuso in una sorta di arena dallo sviluppo verticale: la chiave di lettura dello scontro consiste nel convincere Kuromori ad arrampicarsi sul muro. Appena questo sarà abbastanza in alto, dovremo essere scaltri a tirargli frecce sulle zampe: cadendo dall’altura, Kuromori lascerà scoperto il suo punto critico, ma la nostra velocità d’esecuzione sarà fondamentale per la buona sortita della battaglia.
Personalmente, ho apprezzato questa bossfight proprio per la sua componente fortemente action, che posiziona lo scontro fra i più frenetici del gioco: saremo noi a dettare i tempi della battaglia.
4. Gaius (Terzo Colosso)
Possiamo affermare che Gaius sia il primo vero e proprio Colosso del gioco: dopo i tutorial di Valus e Quadratus, il terzo bersaglio sembrerà molto più aggressivo già dalle prime impressioni. Il suo aspetto rasenta quello di un cavaliere, infatti sarà anche armato di un pilastro di roccia che usa a mo’ di arma contundente.
Esteticamente è uno dei Colossi rappresentativi dell’opera, al punto tale da diventare il protagonista della cover art del remake, a discapito del povero Valus, raffigurato sulla copertina del titolo originale.
A differenza dei suoi due predecessori, per riuscire a scalare il corpo di Gaius bisognerà trovare una soluzione non convenzionale, riuscendo a rompere il bracciale destro. Tuttavia, è possibile anche scalarlo alla maniera meno convenzionale, seppur con non poche difficoltà.
3. Pelagia (Dodicesimo Colosso)
Pelagia è uno dei Colossi più ispirati di Shadow of the Colossus: lo troveremo in un lago, dove sarà possibile notare sin da subito la sua importante stazza fisica.
L’imponenza del mostro che sembra enorme, nonostante metà del suo corpo sia nascosto sott’acqua, trasmette un senso di inettitudine al giocatore.
Sulla sua testa, possiamo notare delle pietre a forma di molare incastonate sul suo cranio: queste si dimostreranno utilissime per riuscire a scoprire il punto debole del Colosso.
La vera genialità infatti è da ricercare nel gameplay: una volta riuscito a salire in groppa, Wander dovrà colpire una delle pietre per far si che il Colosso si sposti nella direzione desiderata. Raggiunta una delle tre piattaforme e dopo aver sparato qualche colpo dalla distanza, Pelagia si alzerà, mostrando il suo unico punto debole situato all’altezza del petto.
2. Phalanx (Tredicesimo Colosso)
In seconda posizione troviamo Phalanx, una delle creature più maestose in Shadow of the Colossus: nonostante questo sia molto più lungo di Hydrus e Dirge, Phalanx è completamente innocuo e non cercherà di attaccare Wander.
Phalanx riesce a volare ad alta quota, grazie alle sue quattro ali anteriori e alle sacche a gas: proprio durante la presentazione, vediamo che il Colosso sbuca dalla sabbia desertica per raggiungere il cielo e volare in tranquillità, senza curarsi della presenza del nostro guerriero.
Per riuscire a salire sul dorsale di Phalanx bisogna colpirlo con le frecce, precisamente verso le sacche a gas poste sul lato inferiore della sua corporatura: una volta distrutte, il Colosso pacifico perderà quota ed inizierà a trascinare le sue ali sulle dune di sabbia. A cavallo di Agro, potremo raggiungere le sue appendici per arrivare ai suoi tre punti critici.
Questo scontro è arte applicata ai videogiochi: lo scenario deserto aggiunge quel pizzico di bellezza mista a malinconia. Mentre ci troviamo ad alta quota proviamo emozioni contrastanti nel riuscire ad uccidere un nostro obiettivo, che non ha mai voluto farci del male.
1. Avion (Quinto Colosso)
Nella lunga trafila di Colossi, Avion riesce a spuntarla su tutti: questo gigantesco falco di pietra lascia il giocatore in balia dei dubbi, su come riuscire ad affrontare una simile creatura che si libra fra le rovine che spuntano dalle profondità del lago.
Neanche il tempo di riflettere, che Avion inizia a piombare verso Wander per porre fine alla sua vita: ma man mano che questo si avvicina, si intravedono dei punti d’appoggio sulle sue ali.
Appena il volatile sta per caricarci, un salto permette al nostro eroe di aggrapparsi al pelo di Avion prima che questo si libri in aria, dando inizio ad uno scontro al cardiopalma.
È quando finalmente riesci a colpire tutti i suoi punti critici, mentre il falco precipita senza vita sul fondale del lago, che realizzi di aver sconfitto un nemico che fino a pochi minuti prima reputavi invincibile.
Shadow of the Colossus ha dimostrato di dare il meglio di sé nelle battaglie in volo, riuscendo ad instaurare sentimenti in un giocatore che, in teoria, sta semplicemente premendo dei tasti mentre guarda uno schermo. Onore al Team Ico e Fumito Ueda, creatori di alcune delle bossfight più espressive della storia dei videogiochi.